QUOTIDIANO LA REPUBBLICA ANTICACCIA : IL CACCIATORE NON E’ UN BRACCONIERE

Il massacro dei cyber-bracconieri: a caccia di animali in estinzione col Gps

I cacciatori pagano gli hacker per entrare nell’account email a cui vengono inviati i dati trasmessi dalle frequenze dei collari fatti indossare agli esemplari in pericolo. Possono così rintracciarli con l’aiuto di una semplice antenna e abbatterli


ROMA – 
Da quelli che catturano il pettirosso spezzandogli le zampette con le trappole ad arco a quelli che ammazzano i lupi con le polpette imbottite di cianuro, i bracconieri sono tutti, chi più chi meno, criminali.

Tra i cacciatori di frodo ora è apparsa una nuova categoria, più scaltra e diabolica delle altre. Quella dei cosiddetti cyber-poachers, ossia coloro che per braccare le specie in via di estinzione, siano essi tigri o rinoceronti, intercettano le frequenze inviate dai collari GPS che portano gli animali, per poi massacrarli.

Questi collari sono usati dagli etologi o dalle guardie forestali per studiare il comportamento degli animali, per valutare il loro territorio di caccia o per tenere sempre sotto controllo i loro spostamenti.

I bracconieri si tramutano in hacker (o più semplicemente si rivolgono a pagamento alle prestazioni di un hacker) per entrare nell’account email  a cui vengono inviati i dati trasmessi dai collari fatti indossare agli esemplari in pericolo. Una volta ottenute le informazioni, possono loro stessi seguire gli spostamenti degli animali, rintracciarli con l’aiuto di una semplice antenna e infine abbatterli.

L’allarme sulle efferatezze compiute dai cyber-bracconieri proviene da molte parti del pianeta. L’hanno lanciato dal Sud Africa le organizzazioni che proteggono il rinoceronte, la specie più ambita per via del prezzo esorbitante sul mercato nero che ha raggiunto il suo corno. Richieste di aiuto giungono anche da altri Paesi africani, dove la preda prediletta dei cacciatori illegali è l’elefante, anche perché oggi nel sud-est asiatico l’avorio delle loro zanne costa più di mille dollari al chilo.

Altre segnalazioni indicano che alcuni hacker sono entrati nell’account che conteneva tutte le informazioni dell’Iridium GPS Satellite Collar, il collare indossato da una tigre della riserva Panna Tiger, nello stato indiano di Madhya Pradesh. Per mesi, il collare ha inviato all’account violato i dati su luogo dove si trovava la tigre. Poi, per fortuna, la batteria del collare si è scaricata interrompendo la trasmissione di questi preziosi dati.

Anche i biologi della Carleton University di Ottawa denunciano questo sofisticato sistema di bracconaggio sul lupo canadese, che viene così facilmente individuato e ucciso, risparmiando al suo assassino interminabili caccie nei boschi. Dall’università canadese arriva anche un altro tipo di segnalazione che riguarda l’uso che fanno dei tag alcuni tour operator, per scovare nella giungla di un parco gli animali selvatici da mostrare alle loro comitive.

http://www.repubblica.it/ambiente/2017/03/02/news/bracconieri_cyber_poachers-159584110/?ref=RHPPBT-BH-I0-C4-P1-S1.4-T1

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