PRIMA DI TUTTO IL PERCHE’ DEL COLOMBACCIO COME RICHIAMO

Prima di iniziare il nostro percorso sull’argomento che ci interessa credo sia indispensabile fare una premessa: tutto ciò che dirò, che ci diremo, avrà un’unica finalità: portare il nostro o i nostri colombacci a caccia con noi, nel senso che non interessa l’allevamento fine a se stesso ma l’uso venatorio del “richiamo” colombaccio. Questo soprattutto perché io credo che è proprio attraverso quell’intesa necessaria tra il cacciatore e i suoi ausiliari che si realizza quel connubio fatto di tante piccole attenzioni che poi, nel caso specifico del colombaccio, se tutto va come deve, può divenire un’intesa veramente produttiva ai fini venatori.
Per essere più chiaro vi annoierò con un piccolo aneddoto, (scoprirete andando avanti che mi piace usarli spesso, gli aneddoti) che alcuni di Voi conoscono già avendolo riportato in una divagazione sul colombaccio che i soci della sezione di Firenze hanno già letto a seguito della sua diffusione da parte di Silvestro Picchi.
Eravamo in gennaio, mese in cui i colombacci cominciano ad essere un poco schifiltosi nei confronti dei richiami ma io cacciavo in un posto, nel cuore della macchia, dove sparo solo io ormai da più di vent’anni, questo a causa della sua quasi inaccessibilità e dove, proprio per questo, la percentuale delle curate si era mantenuta nel tempo più che accettabile. Ma non quella volta. Tempo da colombacci, freddo, tanto sole, ventarellino di tramontana dalle spalle, niente volantini e richiami su due ribaltine messe nei soliti posti, dove per intenderci ero costretto a sparare con il 20 a causa della frequenza delle posate vicine, ma proprio vicine al piccione. Ebbene quel giorno gli uccelli blu mi stavano causando stati di stress diffuso. Ammiccavano bene al richiamo ma quando la planata arrivava sui 40 metri sdegnavano decisi, certo della mimetizzazione del capanno, e ancora di più della sistemazione dei richiami cominciai a fare qualche tentativo che alla fine mi determinò addirittura a togliere i piccioni. Ebbene quel giorno mi venne in mente di adoperare il colombaccio come richiamo. Intendiamoci non era proprio un’idea nuova per me. Quando facevo il cacciatore di acquatici a tempo pieno e se gli uccelli non avevano il “becco schiaccio” potevano anche non volare, avevo avuto un’esperienza con il capanno alla nostra sinistra che a un certo momento cominciò a legare nel “gioco” fischioni, morette e quant’altro insieme alle anatre germanate. Inutile dire che spesso stavi a guardare lui che sparava, non c’erano pippole, gli uccelli, quasi tutti, gli andavano diritti come fusi.
Bene fermiamoci qui per adesso, e alla prossima vi dirò di quello che accadde quando, per la prima volta, misi un colombaccio sull’asta.