CESARE NELLE TERRE DELL’ALTA VAL DI CECINA

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Come tutti gli anni dal 1994 a oggi (sono cambiati in peggio stimoli e motivazioni ) finita la stagione venatoria ufficiale, e cioè quella che chiude il 31 gennaio come da calendario venatorio , mi trovo nel periodo febbraio-metà marzo a prolungare il periodo di caccia per terminare il piano di abbattimento stabilito dalla Regione Toscana. Non starò a esternare in questa circostanza le contraddizioni crescenti dilaganti che stanno attraversando ad oggi la selezione Toscana ( s minuscola di proposito ), ben noti sono i miei disappunti che preferisco bypassare e venire a raccontare lietamente quanto è accaduto domenica 04-03-2018. Sì.  proprio il giorno delle elezioni politiche che han decretato l’inizio della 3° Repubblica. Forse…

Telefonicamente di prima mattina con l’amico livornese Luca, oramai anche lui assiduo  frequentatore della campagna senese,  concordo un’uscita pomeridiana a caccia di selezione. Per dirla tutta, già decidono  i miei figlioli la sera avanti di farmi ancora uscire munito di carabina e binocolo. Stanno scardinando le mie drastiche decisioni di abbandono prelievo selettivo, anteponendo il loro brio e la loro voglia di voler andare a caccia, al mio disgusto prevaricante per questa nuova selezione . E babbo logicamente accontenta i suoi amati pargoli ….Infatti, le uniche tre uscite effettuate a oggi, sono state sempre effettuate  in loro piacevole (ed impegnativa) compagnia, incuranti della pioggia e della neve cadute in questo inizio di anno. Arrivato alle 15,00 a casa mia Luca, spaziamo di fantasia immaginando posti buoni e posti da scartare in base al vento e alla situazione meteo,per poi andare a scegliere di appostarsi in una zona con meno pressione venatoria possibile  e che potesse dare ad entrambi possibilità di successo. Una zona impervia e difficile da raggiungere con qualsiasi mezzo motore situata nell’ alta Val di Cecina ove il contesto del paesaggio e la morfologia del terreno,rende tutto bellissimo ed incantevole anche solo starci ad osservare . Logicamente si parla di una zona,di zone,in cui ci sono gli appostamenti del nostro gruppo, regolarmente censiti e mappati  in Regione Toscana, come appostamenti per selezione cervidi e bovidi distretto Val di Cecina -Gruppo 8. Rammento per l’ennesima volta all’amico labronico, la mia inamovibile volontà di non sparare a femmine e piccoli di caprioli e daini e quindi rivolgendo la mia attenzione solo alla categoria maschi di quest’ultima specie. Appartengo alla vecchia generazione di selecontrollori  che rispettano con ligia fermezza e serietà regole scritte e non scritte, eticità dell’azione venatoria e fermi biologici naturali della fauna selvatica. Nonché  gli stati di gravidanza  e/o prole a seguito. Son fatto così, signori tecnici faunistici emergenti….o distruggenti .

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Quindi con tutta la truppa, ovvero sia il sottoscritto, il livornese e mio figlio piccolo Cesare, saliamo sul  Pajero alla volta della vallata di San Piero. Il figlio più grande Ettore, decide di andare con mio papà suo nonno, nelle foreste della Selva credendo e sperando  di avere più fortuna del fratellino .E così non sarà.

Giunti sul posto ed espletate le pratiche cartacee richieste, Luca si dirige verso l’appostamento teoricamente più propizio per il capriolo ed io con Cesare mi dirigo nell’altro posto situato più in basso e che domina una meravigliosa vallata tutta da osservare. A mio vedere più adatto per il prelievo del  daino. Il tempo a dorco e la giornata tiepida ma nuvolosa,azzarderei uggiosa, pare darmi da subito ragione. Sono appena le 16,15 quando ci sediamo nell’appostamento, che vista la conformità del  terreno, non è posto su altana rialzata ma bensì in terra mimetizzato dentro un roveto  e ben  attrezzato con solidi appoggi per un tiro sicuro ed efficace .Una sorta di altana in legno alloggiata ad altezza zero. Dicevo appunto che le gioie per gli occhi iniziano subito tant’è nel  versante opposto a dove eravamo, intravedo chiaramente ad occhio nudo una grossa ed animata macchia scura muoversi tra le radure. Deduco, immagino (spero) all’istante che si tratti di un bel daino intento a cibarsi. Porto lo Swarowsky agli occhi e come d’incanto le lenti austriache mi riflettono  la visione di un bellissimo daino palancone che sta pascolando tranquillamente tra la bassa macchia e prati mezzi bruciati dalle gelate settimanali. Estraggo dallo zaino il cannocchiale “lungo” 20 x 50 sovietico comprato a Messina nel lontano 1994, che mi conferma quanto avevo già scrutato col binocolo. Un gran bel daino, nero come la pece, con due pale che sembrano quelle di uno scavatore Caterpillar. Che emozione….allungo la mano  in cerca del  fianco di mio figlio ed indico lui il punto ove stava la meravigliosa creatura. Parliamo di 1km circa in linea d’aria e lui col suo binocolino giocattolo certamente non riesce a vedere. Leggo il suo sguardo  : “ babbo ma cosa vuoi, io non vedo nulla, io scruto qui nel nostro campo a 200 metri….cosa mi vuoi dire ?!  “ L’ingenuità e l’innocenza di chi sogna con la sua attrezzatura  e il fucilino giocattolo sempre con lui nelle nostre uscite, apre un sorriso di amore sulle mie labbra. Lo bacio in fronte e gli dico che là lontano ci sarebbe quel  bel daino che tanto lo fa sognare ,ma che vista la distanza, non possiamo far altro che osservarne maestosità ed immensa bellezza . Chapeau.…

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Nel mentre rivolgo lo sguardo scrutante più vicino a noi, il mio udito distingue chiaramente un ripetuto calpestio netto ed abbastanza rumoroso, tanto da farmi pensare ad  un branco di cinghiali . Ma non riesco a vedere nulla nel bosco e nel campo niente  fa ingresso. Velocemente registro  ed inoltro un messaggio vocale con WhatsApp a Luca situato a 500 metri da me sull’altro lato del poggio, riferendo quanto sentito e chiedendo lui se avesse visto nulla. La sua risposta è negativa. Non faccio in tempo a distogliere l’attenzione dal telefono  che tre animali brucano già tranquillamente di fronte a dove sono appostato. Trattasi di una intera famigliola di caprioli, mamma babbo e piccolo dell’anno meritevoli solo della mia attenzione fotografica. Cesare sobbalza e freme :“ Babbo.. babbo ..guarda….i  caprioli (già li riconosce dalla non presenza della coda )”….spara babbo spara “ .” No ..Cesare, lo sai !!??  “  Vedo che ammutolisce deluso. Intanto  con la coda dell’occhio destro chiaramente del movimento attira la mia attenzione; la direzione è quella del rumore udito 5 minuti prima. Fiotti di adrenalina del cacciatore entrano in circolo …    “ I cinghiali di prima non visti  ??? ”    No, col binocolo all’occhio distinguo chiaramente le pale di un animale chino ed intento a pascolare.” Cesare ..Cesare..,” sussurro e attiro la sua attenzione con cautela e senza rischiare di fare troppo rumore. ” Ci deve essere un palancone che mangia nella linea della luce…gli ho visto solamente il palco e poco più in là la sagoma di altro daino non riconosciuto” gli dico sempre sommessamente. Normalmente il palancone ha con se lo scudiero, ovvero un  fusone o un balestrone che pascola e condivide gran parte dell’anno insieme a lui. Purtroppo il ciglio che delimita il campo con la linea  della luce, intramezzata da un piccolo boschetto, fa sparire subito la visione dell’animale. Il cuore inizia a cambiare frequenza cardiaca. I battiti aumentano come incombe veloce l’avvicinarsi dell’ oscurità. Le 17,10 con tempo nuvoloso ed una leggera pioggia rendono tutto tremendamente novembrino e scuro.

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I minuti scorrono lentamente tanto da farli sembrare ore. L’attesa è elettrizzante Ogni giro di lancetta rilascia kilogrammi di delusione per aspettative mancate. Ma il dama dama evidentemente non ha intenzione di cambiare menù. Ancora la famigliola di caprioli che sciaguratamente sicuri della mia loro non attenzione , continuano a mangiare nel  verde del  fondovalle a 250 metri circa dal mio appostamento. Il mio sguardo scruta di nuovo la radura posta alla mia destra al di là del boschetto ove il ciglio definisce chiaramente un dosso. Altra vampata di adrenalina …poco più in la una livrea bianca somigliante una forca capovolta , riaccende il fuoco  in me. Semmai si fosse mai spento.

Una delle due bestie mostrava la parte posteriore ovvero il cosi detto  specchio anale. Altro  “No categorico “tra me e me…non ho mai sparato e mai sparerò ad un animale nel suo di dietro. Porto all’occhi il telemetro per rendermi effettivamente conto della distanza  e vedo che 110 metri in moderata pendenza, ci separano  dall’eventuale colpo. Ma  ahimè…di nuovo la vegetazione sopprime l’emozione palpitante. Respiro profondamente per rallentare il battito cardiaco che aumenta prepotentemente e gioia delle gioie, rivedo dove prima, il palco dell’animale che muovendosi ,definisce chiaramente il suo atto di cibarsi. Solo che adesso ha fatto 2 metri in avanti e se pur protetto dal dosso, quando si toglie dai ributti erbacei ed alza la testa per controllare,offre al mio Swarovsky  6 x 42 la nitida immagine della testa taurina e metà del collo muscoloso . Affretto il pensiero  : mi basta  !  110 metri con il giusto appoggio e con la Voere 270 w ben tarata come penso di avere, mi sono sufficienti per tentare il colpo risolutivo. Sono le 17.20 e la posizione infausta della bestia con l’avvicinarsi delle tenebre ,non possono che farmi ragionare in altro modo. Abbiamo la chance di tiro.. devo agire senza tentennamenti. Faccio cenno a Cesare che ci siamo ed armo lo stecher dell’arma.  Il Re alza di nuovo la testa per controllare il territorio. Sarà la sua ultima volta.

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Il boato emesso dal colpo in carabina riecheggia fino ai poderi  della Casanova. Un attimo e una figura che si inarca al di sopra del dosso, rimane ben impressa nella mia corteccia celebrale. Giro lo sguardo verso Cesare che chiedendomi con gli occhi l’esito, cerco di rincuorarlo dallo stupore della prima volta di uno sparo così tanto vicino e presente . “Cesare.. Cesare.. ..non so come sia andata. Facciamo trascorrere qualche minuto e nel mentre riponiamo il tutto….poi andiamo insieme  laggiù a controllare.. stammi dietro e tanto tanto silenzio ..”  sono le indicazioni che gli impartisco prima di avviarci verso l ’anschuss .

Sistemato le ottiche e le carabattole del bimbo nello zaino, ripongo l’arma nella custodia e con fare guardingo, ci avviamo sul punto ove presumo l’animale sia volato nelle verdi praterie. Cesare mi segue dietro a pochi metri di distanza imitando il mio passo leggero e non fiatando di una sola parola.. ogni mio passo è seguito dal suo fare circospetto ed emulante . Ci siamo quasi…Mi affaccio al di là del dosso e come una magica visione intravedo le immense pale dell’animale giacente inerme. “Cesare…Cesare….vieni a vedere !!  “

Gli occhi sfavillanti , il sorriso e la gioia del mio bambino nello scorgere la preda , è un’immagine che mai potrò scordare. Entrerà a far parte del mio album dei ricordi venatori insieme alle altre avventure già vissute col primo genito Ettore. E già Ettore…proprio lui che ai primi fotogrammi via WhatsApp inviati dal fratello insieme al balestrone ( tale trattasi se pur all’ultimo anno ) già fremeva  col nonno per  venire ad aiutare il suo babbino a portare in macchina il daino catturato. Babbino che oggi ha reso felice il fratellino minore Cesare alla sua prima esperienza reale di caccia, così come lo è stata per lui nel  lontano 2014. Il tempo passa ed i ricordi non sbiadiscono mai, sempre presenti indelebili ed emozionanti  grazie alla passione e all’amore che i miei splendidi figli, birbanti quando decidono di esserlo, riescono a trasmetter ogni qualvolta ci immergiamo nelle affascinanti terre dell’Alta Val di Cecina.

A completamento della serata ,nel mentre che io e Cesare ci avvicinavamo al daino catturato, Luca  effettuava il suo prelievo selettivo come previsto da piano, su femmina giovane di capriolo. Caparbietà e meticolosità del sottoscritto han capovolto l’esito di una sua padella .Che padella poi non era…Ma questa è un’altra storia ….

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Daino Maschio Balestrone  80 kg. previsto dal nostro piano di abbattimento.

Distanza di tiro : 110 metri telemetrati

Arma usata :  Voere Kufstein 2165  calibro 270 Winchester

Ottica  : Swarovsky  Habicht  6 × 42

Cartuccia ricaricata con Palla Sierra Spitzer da 130 grani.

Massimiliano Piersimoni