Ancora “La Repubblica” e le sue crociate anticaccia…e antipesca

Caccia e pesca uccidono anche i bambini

 Secondo i dati del tutto parziali dell’Associazione Vittime della Caccia, ricavati attraverso articoli di stampa locale e relativi all’esclusivo utilizzo delle armi da fuoco di pertinenza venatoria, tredici bambini sarebbero morti fra il 2007 e il 2015, e altri 23 feriti, grazie al cruento hobby di circa seicentomila italiani.

A chiudere in tragedia lo scorso anno, è toccato al dodicenne di Sapri (provincia di Salerno) raggiunto da un colpo di carabina al petto durante una battuta al cinghiale a Morigerati, nel Golfo di Policastro, e ricoverato all’ospedale in condizioni gravissime.

Anche la pesca, del resto, miete le sue giovani vittime, dal tredicenne defunto nel 2010 nelle acque di Catania, impigliato alla corda della propria fiocina, fino ai bollettini dell’estate scorsa, che annoverano un sub di sedici anni trafitto dalla sua stessa arma nelle acque del palermitano, e una ragazza di Brindisi, diciassette anni, colpita all’avambraccio dalla fiocina di un pescatore mentre stava facendo il bagno. Non si contano inoltre gli ami, di ogni dimensione, conficcati in faccia, negli occhi e in altre zone del corpo.

Ma i minori non rappresentano che in minima quota i caduti sotto i colpi di cacciatori e pescatori, che oltre a popolare un tragico elenco mobilitano giocoforza risorse pubbliche: elisoccorsi, ambulanze, ospedali, intervento di forze dell’ordine e corpi specializzati. Quante volte, ad esempio, in chirurgia vengono chiamati i vigili del fuoco per recidere ed estrarre arpioni e lance metalliche della pesca?

Aggiornato all’8 gennaio 2016, il bollettino dell’Associazione Vittime della Caccia riferisce, riguardo l’ultima stagione venatoria, di 35 morti  e 35 feriti fra i cacciatori, nonché un morto fra la popolazione civile in aggiunta a 14 feriti, di cui tre minorenni.

Oltre ai milioni di animali sterminati dagli amanti della persecuzione alla natura, la stessa Associazione ha raccolto notizia dell’uccisione di tre gatti adulti e una cucciolata, otto cani, otto ghiri, e ancora germani reali, caprioli, aquile reali, falchi, aironi, poiane, cicogne, ibis sacri, fringuelli. Cinque cani feriti sono ancora in vita, paralizzati o ciechi, come pure riportano gravi lesioni permanenti numerosi rapaci protetti, e ciò nonostante impallinati.

C’è poi chi, come l’attivista-divulgatrice Paola Re (a breve l’esordio giornalistico con una rubrica sulla testata online Città Futura), ha radunato episodi drammatici inerenti alla caccia ma non necessariamente all’uso delle armi, vedi in Toscana la testata assestata a un uomo che lamentava l’eccessiva vicinanza degli spari alla propria abitazione, o i due cacciatori finiti in un dirupo a Pietrapiana Reggello (Firenze) salvati con un dispiego di personale e mezzi pubblici, mentre per il collega caduto a San Donato in Fronzano, Reggello (Firenze) i soccorritori appuravano che non c’era più nulla da fare.

 Dalla fucilata in gola riservata da un cacciatore a un agricoltore di Lucca, il quale, nel novembre scorso, gli intimava di allontanarsi dal proprio terreno, fino a innumerevoli episodi di bracconaggio, incluso il colpo di fiocina inferto a una razza incinta, la quale agonizzando partoriva mentre i bagnanti del ravennate si rivoltavano contro l’aggressore, tutto ci parla di sangue, esercizio di violenza, educazione alla violenza, pericoli e brutture privi di giustificazione.

“Sono incidenti fortuiti, in automobile si muore di più” sono soliti obiettare cacciatori e pescatori. Peccato che i loro utensili, al contrario di qualsiasi altro strumento in uso alla popolazione civile, siano espressamente concepiti per uccidere, lacerare, squartare in nome di un molesto e insensato divertimento. Quest’ultimo non può dunque essere paragonato ad alcuna attività normale, né in tal modo motivato.

@margdam
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