Credo di poter continuare i racconti con il medesimo intento di trasmettere conoscenze, azioni ed emozioni di caccia.
Non vogliono escludere nessuno, ma non devono essere intesi come testimonianza fra veterani, bensì come strumento di ricerca di condizioni necessarie per il mantenimento, lo sviluppo e la tradizione dell'arte della caccia.
Una caccia vissuta con strumenti occasionali e per certi versi poveri, ma arricchita da maestri e da ausiliari eccellenti e ricchi di valori, in un ambiente naturale di grande interesse.
E' difficile essere compresi da una generazione di cacciatori che ha l'opportunità? legittima di avere potere di acquisto e di movimento(seppure in ambiti territoriali), il mio desiderio è quello di poter riuscire a convincere il giovane che la vera (e non l'unica) passione ed arte della caccia la si può trovare anche oggi che ci consideriamo bistrattati e bastonati dai media in generale.
Esistono spazi ancora sufficenti, selvaggina ancora valida, compagni e amici disponibili, fedeli ausiliari che possono riempire giornate vuote o di scarsi carnieri.
Era una giornata di caccia programmata a selvaggina mista, (dalla cencina all'elefante), partiamo per boschi con il mitico "baffo".
La zona distante da casa è raggiunta con un fuori strada, "baffo", ancora a guinzaglio, avventa un selvatico.
Ispeziono lo stradello e scorgo una impronta di un cinghiale di media taglia, singolo.
Conosco la zona a menadito e indico agli amici tre o quattro possibilità? di sparo, giudico il selvatico accovato in una certa zona e dispongo le poste.
Libero il mitico e di lì a breve scova e inizia l'abbaio a fermo con melodie e metodo da brivido. Accosto e il cinghiale parte in direzione di un amico, sento lo sparo e il cane che prosegue in lontananza, mi avvicino e in una nuvola di fumo scorgo un amico che impreca per una cartuccia che aveva preso l'umido e non gli aveva permesso un tiro efficace.Si prosegue e dopo un po di tempo, baffo ritorna a cercarmi per scovare un'altra preda, che avviene puntualmente prima di pranzo.
Si ripete la disposizione della braccata e questa volta tocca a me fallire il bersaglio in maniera abbastanza clamorosa, il selvatico va molto lontano e baffo rientra verso la fine della giornata, affaticato e deluso ma con occhi umani comprensibili di un impegno oltre ogni limite.
Gli offro un pezzo di pane e due carezze, e si rientra verso la macchina distante alcuni km, baffo è libero di seguirci senza guinzaglio, ormai era stanco e pensavo io non più disponibile alla cerca.
Nell'attraversare un incolto, scova una lepre che viene puntualmente mancata da un'altro amico partecipante alla penosa giornata vissuta.
Morale: non è un racconto che trasmette emozioni, ma vuole avvicinare i giovani alla caccia, sì con strumenti moderni ma essenzialmente con l'ausilio di un cane fedele e capace di riempire una giornata vuota di carniere ma ricchissima di significato per la grande e infaticabile disponibilità? dell'amico "baffo", insostituibile nel suo modo di proporsi, con quegli occhioni umani che ti facevano sentire sempre e comunque "amico"suo, anche in quelle penose giornate che non gli facevi mordere la preda.
Aida, la breton che tengo in giardino, è intelligente e dal muso e gli occhi brillanti e felici, oltre che brava, ma gli occhi di BAFFO resteranno insostituibili.
Non rimpiango assolutamente, dobbiamo accettare la diversità? come ricchezza altrui, non vogliamo clonazioni dei nostri ausiliari, piuttosto più tolleranza e pazienza da dedicargli
un abbraccio con rispetto,
Rimescolo