Negli anni 70, quando ero nel pieno delle mie facolta visive e uditive, e avevo una gamba avvezza alle grandi distanze, ero solito aspettare giornate di pioggia o di nebbia (o tutteddue)per andare a cacciare i colombi in sosta in grandi territori boschivi.
Una mattina di gennaio del 1969/70 non ricordo bene l'anno, mi incamminai bardato di giacca, pantaloni e stivali di gomma verso le "grotte dei partigiani" e anche più in là?.Indosso una vecchia cacciatora e la cartuccera con dentro una ventina di cartucce di plastica piombo 6 e 5 e tre quattro cartucce a pallettoni, un pezzo di pane e salame, due o tre noci, un mandarino e via.
Era abbastanza freddo e una pioggerella fitta mi accompagnò per tutto il tragitto, in giro non c'era anima che potesse disturbarmi, tanto erano proibitive le condizioni atmosferiche, tant'è che arrivato sul posto la pioggia aumentò e a tratti comparvero anche banchi di fitta nebbia.
Sapevo che stazionavano in quei luoghi un buon numero di colombacci, e la mia attrattiva e curiosità? era quella di scoprirne il comportamento e la cacciabilità? in tali condizioni. Mi soffermai a ridosso di una lecciaia, con alcune grosse querce vicine, ormai prive di foglie.
In queste condizioni tutto sembra deserto, non senti una merlo, nè un pettirosso, non vedi una volpe nè una martora, e non hai la minima percezione che ci siano segnali di vita selvatica.Da racconti di Rimescolo (babbo) rifletto e decido di perlustrare una vecchia strada di confine interdetta a qualsiasi motore a scoppio.
Ho finalmente raggiunto il luogo di sosta del colombaccio, sotto la pioggia ancora battente iniziano a partire dai lecci con sordi e cupi battiti d'ala, tipiche di volatili con piume bagnate, piccoli contingenti di favaccioni.
Mi sforzo oltremisura per avvistarne qualcuno all'interno delle lecciaie, non ci riesco, mi volano via tutti....il tempo passa, continuo in punta di piedi e a testa in su, l'ennesima ispezione, improvvisamente sento dei rumori, non conosco l'origine scruto in basso e scorgo due cinghiali che trotterellano in lontananza, non provo nessun interesse, sarebbe stata una follia sparargli.
Sta piovendo lievemente, e una brezza di vento inizia a scuotere i lecci intrisi d'acqua, la nebbia si dissolve.Sono "molle"(bagnato) di sudore, gli impermeabili dell'epoca erano delle torture, non c'era traspirazione, o non avevo soldi per comprarne di migliori....
In pochi minuti (saranno state le 11/12)il cielo si rischiara e inizia il risveglio della foresta, è tutto un volo di colombacci alla ricerca del cibo.
Il volo iniziale sordo e cupo velocemente diventa sibilante e melodioso, e riesco a colpirne alcuni che mi si posano nelle vicinanze, principalmente sulle querce alte e spogliate.
Rientro a casa con le giuste prede e un pizzico di esperienza in più, bagnato e felice,
con i panni affumicati per aver tentato di asciugarli al fuoco.
In seguito e fino a pochi anni fa, ho ripetuto questo tipo di caccia in solitario, piano piano ho sorpreso alcuni soggetti impiantati sotto la pioggia, ho avuto catture di altre prede, cinghiali, volpi, martore, caprioli.
Sotto la pioggia, in cerca di selvaggina, in solitario, una realtà? che dovresti assaporare. Nel bosco non c'è deserto, mai! anche i topi si possono vedere e sentire, basta essere soli, consapevoli e curiosi di scoprirne tutti i segreti della sua popolazione.Questa la vera difficoltà? di caccia con conseguente soddisfazione interiore.
Non vorrei avervi annoiato,
con rispetto saluto,
Rimescolo