MIGRAZIONE POST-NUZIALE DEL COLOMBACCIO E PRESSIONE ATMOSFERICA
Studi condotti presso l'Osservatorio Ornitologico dell'Argentaria e nel Parco Naturale della Maremma.
I Colombacci in autunno migrano generalmente in condizioni di alta pressione con cielo sereno e venti favorevoli provenienti dai quadranti settentrionali (tramontana » grecale e levante). Viaggiano sullo strato di aria calda che si trova in linea di massima a circa 300 mt. dal suolo. Questo gli consente di risparmiare energia e spostarsi velocemente a circa 70/80 km/h. Non è sempre così perché abbiamo assisto a massicce migrazioni anche con venti contrari e cielo coperto da nubi, però sempre in presenza di campi di alta pressione, mentre con cielo sereno, tramontana e bassa pressione i colombacci non migrano, limitandosi ad effettuare spostamenti per ragioni trofiche.
Sappiamo bene che una massa d'aria continua a salire fino a quando la sua temperatura rimane più elevata di quella dell'aria circostante. Se questa situazione persiste via via che l'aria sale, l'atmosfera è definita instabile. Se invece una massa d'aria in ascesa raggiunge rapidamente l'equilibrio termico con l'ambiente circostante (cessando di sollevarsi), le condizioni vengono definite stabili. Aria fredda sopra aria più calda determina quindi instabilità? , mentre aria calda sopra aria fredda produce normalmente condizioni stabilità?.
Le variazioni di temperatura della superficie terrestre determinano riscaldamenti e raffreddamenti dell'aria e di conseguenza diminuzioni e aumenti di densità? che si traducono in variazioni di pressione. In uno stesso luogo si potranno verificare quindi variazioni di pressione giornaliere o diurne, stagionali o irregolari.
Un esempio di variazione stagionale, per chiarire le idee, è la formazione di una zona di alta pressione sull'Asia centrale in inverno, sostituita da una zona di bassa pressione in estate, quando la temperatura aumenta considerevolmente sul continente. Le variazioni irregolari sono in relazione al carattere del tempo: la pressione diminuisce all' avvicinarsi delle perturbazioni atmosferiche e aumenta nuovamente dopo il loro passaggio.
In generale quindi la pressione atmosferica può variare da un luogo all'altro o anche in uno stesso luogo per varie ragioni di ordine meteorologico.
Queste condizioni vengono sfruttate dall'avifauna durante la migrazione.
A Partire dal 2004 è stata utilizzata - presso l'osservatorio dell'Argentiera - una stazione meteorologica dove abbiamo rilevato giornalmente: pressione atmosferica, umidità? dell'aria e temperatura al suolo. Questo ci ha permesso di scoprire che differenti specie di uccelli migrano sfruttando particolari condizioni di pressione atmosferica.
Variazioni della pressione atmosferica e migrazione
Le cause che portano a una variazione della pressione atmosferica possono essere di natura termica o di natura dinamica.
Nel primo caso è il contributo del riscaldamento solare a portare alla variazione: nelle ore più calde l'aria a contatto con il suolo si riscalda, si dilata e sale nell'atmosfera. Questa risalita provoca un accumulo di molecole d'aria nella parte alta dell'atmosfera, con una conseguente divergenza dell'aria verso l'esterno della colonna. In questo caso al suolo si registra una diminuzione della pressione poiché il numero di molecole d'aria che compongono la colonna è diminuito (negli alti strati si registra invece un aumento della pressione). Al contrario, un raffreddamento del suolo causa un raffreddamento degli strati più bassi dell'atmosfera che essendo più pesanti, cadranno lentamente verso il suolo; il vuoto lasciato negli strati alti richiama aria dalle zone circostanti. Di conseguenza la pressione al suolo aumenta perché è cresciuto il numero di molecole d'aria contenute nella colonna in esame (negli alti strati si registra un calo della pressione).
Per cause dinamiche si intende il contributo legato alla presenza di zone cicloniche o anticicloniche. Nelle cosiddette zone cicloniche l'aria viene spinta da moti ascensionali verso le parti alte dell'atmosfera, da dove poi viene spinta verso l'esterno della colonna. Il numero di molecole all'interno della colonna quindi diminuisce e la pressione al suolo cala. Al contrario in una zona anticiclonica l'aria viene spinta dall'alto verso il basso, richiamando molecole d'aria negli alti strati della colonna. Il numero totale di molecole nella colonna aumenta e la pressione al suolo cresce.
Variazioni della pressione sono legate anche all'arrivo di masse d'aria con caratteristiche termiche diverse. L'arrivo di aria calda in quota, più leggera, comporta un calo della pressione, mentre l'arrivo di aria fredda, più pesante, causa un aumento della pressione. E' chiaro quindi che le cause che influenzano la pressione atmosferica e di conseguenza la migrazione dei colombacci sono di natura dinamica e non termica.
Sotto i 1.015 hPa, si parla di depressione... Sopra questa «linea magica»?, i colombacci migrano, mentre in condizioni di bassa pressione questi uccelli si fermano in luoghi sicuri, che già? conoscono, dislocati lungo la loro rotta. Le soste possono protrarsi per alcuni giorni in attesa che la pressione atmosferica si ristabilisca. Questo periodo generalmente viene sfruttato per riposarsi e recuperare energie. Ai migratori in sosta non è concesso occupare zone che appartengono agli svernanti i quali difendono il proprio territorio assumendo moduli comportamentali simili agli stanziali. I colombacci non svernanti durante il periodo di sosta non avendo a disposizione una loro zona di foraggiamento, sono costretti a spostarsi nel territorio del Parco e anche fuori da questo alla ricerca di cibo. Per questo motivo il loro comportamento risulta essere meno eterogeneo rispetto agli svernanti, poiché devono reperire in fretta cibo necessario per proseguire nella loro rotta migratoria. Tale condizione impone loro di scendere anche a terra per nutrirsi di germogli, semi vari e occasionalmente di qualche invertebrato; mentre gli svernanti durante il mese di ottobre - novembre scendono dagli alberi, dove reperiscono cibo, solo per bere e lavarsi il piumaggio.
E' stato verificato inoltre che gli svernanti sono i primi ad arrivare nel territorio del Parco Naturale della Maremma.
Ad oggi, non è stato possibile verificare come si comportano i colombacci che svernano all'interno del Parco nel caso di assenza o scarsità? di risorse trofiche, poiché negli anni 2004 » 2005 - 2006 è stata registrata una abbondante produzione di ghianda, sia di leccio che di quercia, oltre alle olive degli oliveti prospicenti la zona d'indagine, di cui questa specie si nutre.