In particolare, la Corte ha confermato il punto essenziale dell’operazione: i circa 160 agenti dei corpi di Polizia provinciale trasferiti alla Regione conservano la qualifica di ‘agente di polizia giudiziaria’. Sono l’unica figura professionale autorizzata, nell’organico della Regione, a portare un’arma e ad avere poteri di indagine, perquisizione, sanzione e arresto.
“Le sentenza conferma la bontà del percorso di riorganizzazione attuato in Veneto, in sintonia con le Amministrazioni provinciali, per far fronte al quadro confuso creato dalla riforma Delrio – commenta il vicepresidente della Regione Gianluca Forcolin, con delega al personale – Istituendo il Servizio regionale di vigilanza abbiamo inteso garantire la piena continuità di una fondamentale funzione di controllo e presidio del territorio, di contrasto al bracconaggio, alla pesca di frodo e alla repressione delle frodi in agricoltura, assumendo funzioni e personale nella dotazione organica della Regione”.
“La Regione Veneto è stata la prima regione a farsi carico delle competenze non fondamentali delle Province, impegnando 40 milioni del proprio bilancio per far fronte agli effetti di una riforma caotica e calata dall’alto, che ha trasferito alla Regione varie funzioni amministrative, tra cui quelle in materia di caccia, pesca e agricoltura”, sottolinea Forcolin.
“Istituendo a partire dal 2017 il Servizio regionale di vigilanza, nel quale ora confluiranno gli agenti delle Province e della Città metropolitana di Venezia –evidenzia l’assessore all’agricoltura, caccia e Pesca Giuseppe Pan – la Regione ha potuto assicurare continuità al lavoro di controllo e salvaguardia del patrimonio faunistico-ambientale, svolto dai corpi di polizia provinciale, garantendo loro indennità e trattamento economico maturati nell’amministrazione di provenienza. E’ di fondamentale importanza che la suprema Corte abbia riconosciuto la validità e la rilevanza della scelta regionale di mantenere agli agenti del Servizio di vigilanza regionale la pienezza della professionalità e delle qualifiche di cui erano titolari nell’inquadramento provinciale, e in particolare quella di ‘ufficiale di polizia giudiziaria’, con un approccio che la Regione ha voluto sin dall’inizio allineare alle linee guida strategiche del Piano nazionale di contrasto alle attività di bracconaggio. In questo modo non viene disperso un patrimonio di professionalità, di competenze e di qualifiche, assicurando così a tutto il territorio le stesse funzioni esercitate un tempo dalle amministrazioni provinciali”.
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