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SI’ AGLI AGNELLI ESPOSTI IN VETRINA – VINCONO I MACELLAI, IL TAR BOCCIA L’ORDINANZA DEL COMUNE DI NAPOLI – CRISTIANA LAURO: “UNA STORIA CHE FA RIDERE I POLLI E DIMOSTRA COME L’IPOCRISIA SIA IL MODO PIÙ EFFICACE PER FAR FINTA DI AFFRONTARE UNA QUESTIONE IMPORTANTE: MANGIARE MENO CARNE…” – E LA BRAMBILLA DEPOSITA IN PARLAMENTO UN DISEGNO DI LEGGE

Cristiana Lauro per Dagospia

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Onnivori, vegetariani, vegani, animalisti convinti. E poi allergici, modaioli, malati immaginari, portatori sani di narcisismo contrabbandato per intolleranza alimentare, esibizionisti, oltranzisti, gastronomi, gastrofighetti fashionisti, inguaribili rompicoglioni: la storia dell’ordinanza del Municipio che vietava di esporre a Napoli agnelli e capretti morti nelle vetrine delle macellerie e del ricorso al Tar vinto dai macellai che si erano messi sghembi fin da subito, fa ridere i polli.

E’ l’ennesima dimostrazione di quanto l’ipocrisia sia il modo più efficace per far finta di affrontare una questione importante con la cui sostanza non vogliamo sporcarci le mani. Basta sfiorare il tema, trattare l’epidermide con un po’ di maquillage – che per definizione interviene sulla presenza e se ne fotte dell’essenza – e dar da bere a qualcuno che la questione sia stata affrontata, in parte risolta.

Dice bene Cozzella su Repubblica Sapori e riflette su una questione “squisitamente estetica, per così dire, non una campagna per mangiare meno carne di agnello, ma il divieto di esporne le carni”… In pratica i bambini non vedono carcasse di cuccioli in vetrina, ma in casseruola e poi direttamente nel piatto, per festeggiare la Santa Pasqua con tutti i cuginetti.

Il politicamente corretto è l’altra faccia dell’ipocrisia, ma non possiamo continuare a far finta di niente.

Gli allevamenti intensivi sono una porcheria. Mangiare cuccioli è eticamente orribile. Occorre garantire agli animali un ciclo di vita secondo natura, in campagna e all’insegna del benessere. Basterebbe insegnarlo ai nostri bambini, sensibilizzarli, nel rispetto di quel grande assioma della filosofia e della nostra esistenza che si chiama etica, non morale: etica.

agnellino agnellino

Dovremmo mangiare meno carne (e se lo dice Simone Fracassi che è un macellaio, c’è da crederci), assicurare il benessere dell’animale e – prosegue Fracassi – una volta sacrificato, utilizzarne tutte le parti comprese le interiora, ritenute meno nobili. Sarebbe un buon sistema per macellare molti meno capi di bestiame.

Dario Cecchini, il noto macellaio di Panzano in Chianti ha fatto una scelta etica e non tratta cuccioli di nessuna razza. Utilizza solo animali cui sia stata garantita una vita lunga e possibilmente all’aria aperta. E’ già qualcosa. Fa riflettere che siano i macellai ad approfondire l’argomento, quando in tanti fan finta di niente.

2. L’AGNELLO MORTO? LONTANO DAGLI OCCHI

Eleonora Cozzella per www.repubblica.it

Il tentativo di cancellare 2000 anni di cultura in 20 anni di politicamente corretto”.

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Così Marino Niola, antropologo e docente universitario di Miti e riti della gastronomia contemporanea, definisce il divieto di esporre nelle vetrine delle macellerie di Napoli agnelli e capretti da parte dell’assessorato alle politiche sociali del comune. Il divieto, stabilito con delibera dell’assessora Roberta Gaeta, è adesso stato sospeso perché il Tar ha accolto il ricorso dei macellai partenopei. Ma la questione resta.

Gaeta, maestra elementare esperta di disagio minorile alla guida dell’assessorato alle Politiche sociali, aveva emanato l’ordinanza perché “vedere oggi capretti ed agnelli scuoiati, con gli occhi vitrei, appesi a testa in giù nelle vetrine delle macellerie è uno spettacolo che a molti fa male e soprattutto ai più piccoli costretti loro malgrado a guardare da spettatori passivi”.

Ma subito si era fatta sentire Assocarni con le parole del direttore generale François Tomei: “Delle due l’una: o il provvedimento è di sanità pubblica, ma allora è contrario alle norme igienico-sanitarie nazionali e comunitarie vigenti che consentono l’esposizione di carcasse nelle vetrine appositamente refrigerate, oppure al contrario, ma sarebbe gravissimo, l’ordinanza è stata emanata con il solo intento di promuovere le convinzioni personali di alcuni, che sono rispettabilissime, purché rimangano nell’alveo della propria vita privata”. Tomei aveva anche dato l’affondo personale con un “l’assessora si preoccupi piuttosto delle baby gang”, come dire che il disagio minorile ha ben altre origini ed espressioni.

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Fa riflettere in ogni caso la questione squisitamente, per così dire, estetica. Non una campagna per mangiare meno carne di agnello, ma il divieto di esporne le carni. Dunque non vedere la carcassa del cucciolo di pecora o di capra fa stare più tranquilli i bambini che poi a tavola, come da tradizione, lo vedranno servito arrosto o fritto (secondo un’indagine della Coldiretti/Ixè sarà servito in quattro tavole su 10 nelle case, nei ristoranti e negli agriturismi, per un consumo totale, secondo il Consorzio dell’agnello Igp di Sardegna, di circa 800 mila animali)?

C’è una scelta di non voler vedere? Secondo Marino Niola si tratta proprio di questo, del distacco sempre crescente tra la natura e la vita dell’uomo. “Vogliono farci credere che la vita sia un agriturismo bio, ma non abbiamo più contatto con il ciclo vitale, con la consapevolezza che gli animali vengono allevati e poi uccisi e che questo fa parte della piramide alimentare da sempre”. Questa che alcuni definiscono una stage degli innocenti è in realtà una parte della nostra cultura agropastorale. “Anche chi oggi non è credente – dice Niola -non può rinnegare due millenni di storia plasmati dalla tradizione cristiana”.

E da un punto di vista laico l’uccisione di molti agnelli e capretti in primavera era – come sottolinea Giovanni Ballarini, presidente dell’Accademia della Cucina italiana, nel libro La cucina delle festività religiose – un’esigenza alimentare. Il periodo in cui le nascite degli ovini si intensificano è anche quello migliore per fare il formaggio. Molti agnelli venivano uccisi per preservare le risorse di latte. Una pratica ancestrale dunque, che poi col Cristianesimo acquista anche significato religioso.

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D’accordo su questa linea anche alcuni tra i più noti macellai in Italia, noti nel mondo della gastronomia per il lavoro di divulgazione. “Il problema del non esporre agnelli o capretti – sostiene Michelangelo Masoni di Viareggio – mostra la disconnessione con la realtà. Quella stessa che fa credere ai bambini che il latte venga fabbricato come le lampadine o che i polli abbiano 4 zampe come i cani, perché non hanno mai visto un pollo non solo vivo ma nemmeno intero. Il pollo non è solo la coscia o l’ala. Come il vitello è non solo il filetto, ma ormai gli animali si vedono solo sporzionati al supermercato. Non dovremmo preoccuparci di urtare la loro sensibilità mostrando un agnello morto, dovremmo caso mai fare più cultura, portare i bambini nelle fattorie, far vedere loro tutta la filiera”.

Gli fa eco Simone Fracassi,  in quel di Castel Focognaro, secondo cui il problema è un altro: “Bisogna caso mai mangiare meno carne, ma allevarla in campagna come un tempo e non in allevamenti intensivi. Bisognerebbe assicurare il benessere animale e trattare poi la carne per quello che è: un sacrificio. Esseri che erano vivi e poi sono morti per la nostra alimentazione. Quindi usare tutto l’animale, non solo costine e filetto, ma anche interiora, coda, testa e tutte le parti meno nobili. In questo modo si possono macellare meno capi, assicurare agli animali vite più naturali e avere anche carni migliori. Ciò detto fa parte delle nostre tradizioni ed sarebbe assurdo un divieto di questo genere”.

carne d'agnello carne d’agnello

Un po’ fuori dal coro Dario Cecchini, che in quel di Panzano in Chianti è famoso per declamare la Divina Commedia a memoria mentre taglia bistecche. “E’ un problema che non mi riguarda perché sono un macellaio atipico. Non tratto cuccioli: nè maialini da latte, nè vitelli, nè agnelli o capretti. E’ una scelta etica di volere solo animali che hanno avuto una vita lunga e possibilmente felice all’aria aperta. Vengo da generazioni di contadini, e gli animali che si macellavano erano quelli tosti che avevano passato una vita come bestie da lavoro. Anche per questioni di gusto preferisco carni più sode di animali adulti, le trovo più saporite e gustose”.  Ma la conclusione dà però ragione ai colleghi: “Se però mi si dice che non le possono esporre per non urtare la sensibilità allora mi inquieto. Troppe cose in nome del politicamente corretto vorrebbero farci togliere, togliere il crocefisso dalle scuole, togliere i simboli della nostra cultura, questo non mi sta bene. Le tradizioni sono importanti”.

berlusconi agnellini berlusconi agnellini

3. BRAMBILLA CONTRO IL MACELLO DEGLI AGNELLINI

Da il Giornale

La tempistica è perfetta. A tre giorni dalla domenica di Pasqua viene depositata in Parlamento il primo disegno di legge che tenta di fermare la strage degli innocenti. Stiamo parlando ovviamente dei piccoli agnelli, che una tradizione che si perde nella notte dei tempi vuole protagonisti della nostra tavola il giorno di Pasqua (o di Pasquetta). L’ idea del disegno di legge è questa. Ovviamente la proposta normativa tende a regolamentare tutto il settore della macellazione.

berlusconi brambilla (1) berlusconi brambilla (1)

E come scopo principale si pone quello di vietare l’ uccisione dei cuccioli di ogni specie allevate a questo scopo. Il primo firmatario è Michela Vittoria Brambilla, deputata di Forza Italia. «Dietro la filiera della carne spiega la parlamentare – ci sono sofferenza e crudeltà, che giustificano la scelta etica di non mangiarla, sostenuta fin dall’ antichità. Si può cominciare risparmiando la vita degli animali più giovani, dei cuccioli, ed è questo il senso del messaggio che mandiamo con la proposta di legge contro la macellazione degli animali che non hanno raggiunto l’ età adulta. Il mio scopo è attirare l’ attenzione sul problema della carne: oggi sappiamo che è necessario ridurne il consumo non solo per rispetto verso altri esseri senzienti, ma anche per tutelare la nostra salute e l’ ambiente».

Nei banchetti sulle piazze del Paese, i delegati della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’ Ambiente continuano, intanto, il lavoro di informazione e sensibilizzazione perché le cifre non sono rassicuranti. Nonostante il costante declino degli ultimi anni (si è passati da circa 812 mila tra agnelli e capretti macellati nel picco pasquale del 2010 a circa 420 mila dell’ anno scorso), siamo comunque di fronte «a un’ assurda, ingiustificabile mattanza». Il testo del ddl propone la messa al bando dell’ abbattimento, della macellazione, nonché dell’ importazione ed esportazione per tali finalità, di animali che non abbiano raggiunto l’ età adulta. Infatti, alle normali sofferenze del macello, che nel nostro paese interessano 700 milioni di animali l’ anno, i cuccioli sommano il dolore della separazione dalle madri.

BERLUSCONI PASCALE CON GLI AGNELLINI BERLUSCONI PASCALE CON GLI AGNELLINI

«Strappare alle madri animali così piccoli sottolinea la parlamentare di Forza Italia – è una delle pratiche più crudeli di un’ industria complessivamente crudele come quella della carne». «Le asettiche confezioni dei supermercati – conclude la Brambilla – non raccontano tutta la verità. Mangiare le carni di questi piccoli è quanto di più lontano si possa immaginare dallo spirito di una festa religiosa che celebra la resurrezione e la vita».

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http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/si-rsquo-agnelli-esposti-vetrina-vincono-macellai-tar-170499.htm

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