La fine della caccia di Selezione in Toscana ?

(ovvero come distruggere cinque lustri di buona gestione in un attimo)

 

Ultima ma sicuramente non l’ultima delle brutte notizie, la Regione Toscana consente da quest’anno l’accesso agli esami per l’abilitazione alla caccia di selezione, anche ai cacciatori che non hanno seguito corsi di formazione specifici ed obbligatori.

Ciò, a nostro parere, disattende, immotivatamente, quanto auspicato da ISPRA nelle sue linee guida per la gestione degli ungulati (91/2013), ed in particolare quanto riportato ai paragrafi 7.0 e 7.1 alle pagine 181 e seguenti.
Purtroppo risulta chiaro chela Regione Toscana, per soddisfare interessi ed appetiti di talune categorie sociali ed economiche, ha ormai deliberatamente deciso di ridurre drasticamente, o forse è più corretto dire distruggere per sempre, l’immenso patrimonio faunistico ancora presente sul suo (e NOSTRO) territorio. Regolamenti, disciplinari, tempi di caccia biologici, corsi di formazione ed anche il controllo del territorio sono ormai considerati dalla nostra politica, ostacoli, fattori limitanti da eliminare, al fine di velocizzare il raggiungimento dell’obiettivo.
La caccia di selezione (ed anche il limiere sulla sola specie cinghiale), è una nobile pratica venatoria, ecologicamente compatibile e non impattante, purché basata sul rispetto di rigide regole, quali:

  • formazione degli aspiranti selecontrollori (e conduttori di limiere)
  • adeguati e SERI esami di abilitazione come da protocollo ISPRA
  • periodi di caccia rispettosi delle esigenze biologiche delle specie
  • censimenti obbligatori (ovvero: no censimenti, no assegnazioni)
  • controllo dei capi abbattuti
  • controllo del territorio da parte dei soggetti preposti e pesanti sanzioni in caso di mancato rispetto di regolamenti e disciplinari.

Sono occorsi venticinque anni per costruire le solide e complesse basi di questa forma di caccia nuova per i nostri territori, ed abbiamo ottenuto risultati di tutto rispetto, il più importante dei quali è stato la crescita culturale di quei cacciatori (e sono davvero molte migliaia) che si sono avvicinati alla caccia di selezione con entusiasmo.
Oggi invece assistiamo alla scientifica distruzione di tutto quanto è stato faticosamente costruito con passione da quei pochi illuminati che ormai cinque lustri fà avevano intravisto nella caccia di selezione l’unica reale possibilità di riscatto e di crescita di un mondo venatorio ormai giunto al capolinea perché ancorato a schemi predatori socialmente inaccettabili, e non più compatibili con le moderne esigenze di rispetto e tutela della natura.
Questo è ciò che sta accadendo in Toscana: niente più formazione obbligatoria, esami ridotti a mera formalità, abbandono della pratica del controllo dei capi abbattuti, vigilanza ormai svolta da pochi volontari e da un pugno di reduci dalle epurazioni dei corpi di Polizia Provinciale.
Una volta ridotta la selezione a banale gesto di bracconaggio autorizzato, il prossimo passo geniale sarà forse la girata con ausilio di cani a cervi, caprioli e daini?
Pur consapevoli di attirare gli strali di molti, ci viene spontaneo gridare un appello: ISPRA salvaci tu!!

Il Presidente di URCA Senese
Silvio Debolini

http://www.urcasiena.com/2017/02/16/la-fine-della-caccia-di-selezione-in-toscana/

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