I° ATTIVO ASSOCIAZIONE REGIONALE CACCIATORI TOSCANI

arctCCT

Cari compagni,

oggi è un giorno importante. Importante per ognuno di noi e importante per la caccia in Toscana e non solo in Toscana. Meno di un anno fa, insieme a tanti di voi, eravamo su un autobus diretto a Fiuggi. Sembra sia passata un’eternità da quel momento e sembra che sia passato così tanto tempo perché questi nove mesi, per ognuno di noi, sono stati un periodo di sofferenza. Preoccupazione, incertezza, delusione e rabbia non ci hanno mai abbandonati.
Mentre la caccia e i cacciatori, là fuori, venivano travolti dalla tempesta perfetta, dalla Legge obiettivo, dai ricorsi sulle nomine dei Comitati di gestione, dall’incostituzionalità della riforma degli ATC, dagli innumerevoli ritardi della Regione e dei suoi uffici, noi eravamo chiamati ad occuparci di altro, eravamo chiamati a rispondere delle nostre idee.
Ma erano le stesse idee che erano state celebrate negli ultimi Congressi nazionali e regionali, quelle che parlavano non solo di unità ma di un progetto unitario in cui la nostra associazione, in virtù della propria identità riformista e del proprio pensiero lungo, avrebbe dovuto svolgere un ruolo egemone. A quelle idee, in Toscana, eravamo riusciti a mettere le gambe e a dare un nome. Siamo riusciti a far convergere su questa prospettiva tutta la dirigenza regionale della maggiore Associazione venatoria italiana, la Federcaccia, alla quale è doveroso riconoscere in questo percorso piena coerenza e lealtà, così come è doveroso riconoscere, in questo, che è stata la bontà delle nostre idee e dei nostri progetti a influenzare e a cambiare la maggiore Associazione venatoria toscana.

E proprio mentre quelle idee e quel progetto, mentre la CCT, con impegno e fatica, otteneva i primi e importanti risultati, mentre la necessità dell’unità del mondo venatorio si manifestava in maniera lampante sulla pelle dei cacciatori, noi, unici in Italia, eravamo chiamati a far vedere i conti, eravamo incalzati sul tipo di dimissioni che i nostri dirigenti erano stati costretti a rassegnare, eravamo chiamati a dar conto dell’uso del marchio e del logo.

Può anche essere legittimo, per un’associazione, ritenersi contraria all’unità, ma questo dovrebbe quantomeno obbligare la sua dirigenza nazionale a produrre una lettura alternativa e convincente, a fornire un’analisi compiuta, nobile, ben costruita. Nulla di tutto questo è accaduto ed è drammatico constatare come alla dignità di un’altra proposta si sia preferito offrire i codicilli degli Statuti e la caricatura dell’appartenenza. Chi oggi idolatra il totem della bandiera, dell’appartenenza sciocca e becera senza proporre un progetto politico di respiro ampio, è in malafede e porta i cacciatori italiani nel ghetto.
Per più di un anno abbiamo subito, dando prova fino alla fine del profondo senso di responsabilità che ci ha sempre contraddistinto. Hanno subdolamente estromesso i nostri dirigenti regionali, hanno imposto il veto sulle nostre attività locali, ci hanno fatto fuori dai centri decisionale in materia di cinofilia, hanno arbitrariamente azzerato organismi democratici ancora in piedi, hanno messo la bocca e le mani sulle nomine dei nostri rappresentanti negli ATC.
Poi hanno preso il Codice etico, lo hanno aperto, e ci hanno detto che siamo dei traditori, dei disonesti e dei ladri.
Si devono vergognare.
E si devono vergognare non solo per aver tradito il lavoro che tutti voi in questi anni avete dedicato all’associazione, si devono vergognare soprattutto per aver provato in tutti i modi ad affossare questo progetto, per aver cercato di riportare il mondo venatorio in dietro di vent’anni, si devono vergognare per aver pensato alla loro sopravvivenza anziché al bene e al futuro della caccia e dei cacciatori. Mentre noi mettevamo a segno una vittoria culturale storica, portando la Federcaccia sulle nostre posizioni di una caccia sociale e popolare, loro grattavano la pancia della parte più retriva e conservatrice di quell’Associazione, nella sclerosi più disarmante che avremmo potuto immaginare.
Che restino lì, col loro codice etico, a contemplare la miseria nella quale hanno affossato i nostri ideali, perché per noi erano ideali e non un marchio e un logo.
È per questo che oggi è un giorno importante, perché finalmente possiamo tornare a fare quello vogliamo e sappiamo fare. Pensare e parlare di futuro.
L’ARCT nasce da qui, nasce dal profondo disappunto di chi non riesce a fir finta di niente, di chi non riesce a chiudere gli occhi davanti al difficile momento che abbiamo davanti. Se vi guardate intorno, se guardate i volti di quelli intorno a voi, vi renderete conto che la nostra identità noi non dobbiamo trovarla: ce l’abbiamo già. Ed è questa identità quella che abbiamo portato e che continuiamo a portare, con forza, sotto l’ombrello della CCT. Ci siamo mossi sottotraccia in questi mesi, senza fuochi d’artificio o becere sparatorie populiste, e lo abbiamo fatto per serietà. Non siamo nati per dividere ma per unire. Abbiamo tentato, pazientemente, di procurarci una nostra assicurazione attraverso un’estensione dei servizi da parte della FIDC: purtroppo è stato per ora un tentativo infruttuoso. È servito però a dimostrare e a ribadire due cose importanti: che non volevamo una polizza a tutti i costi; che la via verso l’unità è ostacolata, seppur in modi e forme diverse, da tutto l’arco delle maggiori associazioni nazionali. Ci siamo rivolti all’ANUU, pur consapevoli che avremmo avuto più una tessera che una polizza, e l’ANUU, con grande disponibilità e serietà, ci ha consentito di sigillare un accordo sui ristorni regionali e territoriali. È stato difficile far comprendere ai soci queste delicate e scivolose dinamiche, ma ci siamo riusciti; e questo è stato possibile perché dietro a quel bollettino non solo ci sono mani e facce inconfondibili, ma anche perché dietro a quelle mani e a quelle facce c’è un’idea nuova, vincente, bella e necessaria. Oggi iniziamo a scrivere una storia nuova, non solo per noi ma per tutti i cacciatori. Sarà una strada in salita e servirà tutta la nostra convinzione e una buona dose di impegno.
La situazione che stiamo vivendo, relativamente al ruolo, alle funzioni e alla futura costituzione dei nuovi ATC Toscani rischia di produrre la progressiva paralisi dell’intero sistema di governo e gestione della materia.
I tempi di approvazione delle modifiche alla Legge Regionale e dei regolamenti risultano molto distanti dalle previsioni dell’Assessore e soprattutto risultano fortemente condizionati dai tempi della Commissione (si stanno ancora illustrando gli articoli modificati della Legge da parte del relatore). Ancora deve iniziare l’analisi del testo sui regolamenti.
Abbiamo dovuto prendere atto dell’estrema confusione che si è generata sulla questione delle nomine. Non solo imperversano i CinqueStelle – identitariamente anti-caccia – con specifiche interrogazioni sulle procedure adottate per l’individuazione della componente del mondo ambientalista, non solo i ricorsi su questo versante sono già stati annunciati da alcune associazioni, ma anche sul fronte della rappresentanza venatoria si presentano seri problemi nell’ordine del metodo adottato e nelle conseguenti ripartizioni su determinati ATC. Anche qui il rischio di ricorsi è molto alto.
La rappresentanza dei componenti istituzionali è ancora al punto zero. Se ne parlerà dopo le elezioni e anche in questo caso non si conoscono né i tempi, né le procedure, né i criteri da adottare (ad esempio la questione di genere, la rappresentanza delle minoranze presenti in Consiglio, ecc.). C’è poi il problema della Commissione che dovrà valutare sia i criteri complessivi, sia la validità dei nomi, sia la calendarizzazione.
Considerato tutto questo e considerata anche l’imminente pausa estiva siamo ormai proiettati verso l’autunno. Si tratta di un vero disastro dal punto di vista della programmazione, degli investimenti e delle risposte gestionali come, ad esempio, l’applicazione della Legge obiettivo, la divisione delle aree vocate e non vocate, la caccia di selezione e i distretti per i cervidi, la programmazione della piccola selvaggina, le misure di salvaguardia e di contenimento danni, ecc. Tutti aspetti, questi ultimi, di cui dovrebbero occuparsi Comitati di gestione ormai con le valige in mano ed amministratori che nella maggior parte dei casi non saranno riconfermati. In molti comitati si opera già con sei membri, come ad esempio a Livorno, e la componente agricola, in certe situazioni, minaccia di non partecipare più alle riunioni e di non approvare più gli atti e gli impegni di spesa.
Il coordinamento degli ATC Toscani da oltre tre settimane ha inviato un documento all’attenzione dell’Assessore dove si ponevano questi ed altri problemi urgenti (approvazione dei Bilanci di previsione, quote per la polizia provinciale, gare e procedure di programmazione, ecc.): ad oggi non è stata data nessuna risposta né individuata una data per il confronto richiesto. Si naviga a vista nel buio e ogni ATC opera secondo discrezionalità. L’ultimo, quanto emblematico caso è rappresentato dalle linee guida per l’acquisto della piccola selvaggina che gli uffici hanno predisposto dopo che alcune gare erano già partite, data la ristrettezza dei tempi: ad oggi nessuno sa come e se procedere con i bandi aperti.
Sorge il dubbio legittimo che si stia davvero rasentando il caos e se i tempi si allungano potrebbe essere utile quanto indispensabile la scelta del commissariamento degli ATC, così da stabilire una certezza amministrativa e tentare di risolvere, nei tempi dovuti, l’emergenza funzionale.
Questa è la situazione che ci troviamo davanti, quella che ci accompagnerà domani nell’impresa del tesseramento. Ci aspetta un grande lavoro da fare sul territorio, parlando con i cacciatori di questi e di altri problemi, nel difficile rapporto con quei nostri ex compagni di viaggio che per motivi spesso di spicciola convenienza ancora tergiversano, aspettano, restano lì. Restano in un’associazione che mortifica le autonomie dei territori, che è ormai romano-centrica e antidemocratica; un’associazione che di fronte a questo scenario, di fronte alla piena emergenza sulla gestione faunistica, sostiene ed acclama la Regione solo per ostacolare l’autonoma e pungente critica della CCT sui provvedimenti, sulle modifiche legislative, sui ritardi che ci stanno paralizzando. Mai come oggi le politiche venatorie in Toscana sono così arretrate e gli unici ad applaudire sono rimasti loro. Continuando a perseguire, inoltre, un rapporto fallimentare e inefficace con il mondo ambientalista, in un’eterna adorazione ancillare e secondo un’idea da rigettare su base empirica, come recentemente è stato dimostrato dall’azione di ricorso europeo coraggiosamente e legittimamente intrapresa dalla CCT sui calendari e sui tempi di caccia ad alcune specie.
In questo momento più che mai il nostro mondo ha bisogno di unità, perché solo unendo i cacciatori potremo contare e potremo trattatare, potremo sederci al tavolo con gli agricoltori e stringere un nuovo patto per salvare la caccia sociale. È il laboratorio toscano l’unico in grado, oggi, di fornire una spinta per le vicende nazionali. La FENAVERI, per come è strutturata e per le finalità che si propone, è uno strumento inservibile, una fusione a freddo, di facciata e lontana dalla realtà. È la nostra esperienza che deve invece essere aiutata e sospinta, in virtù di una fisionomia compatibile per arrivare ad imporsi come un modello per tutta l’Italia.
Dobbiamo essere sui territori, il prima possibile. Dobbiamo organizzare incontri e assemblee sia come ARCT sia come CCT. E dovremo organizzarci, dove sarà possibile con l’aiuto della Confederazione, a tradurre il senso dell’unità anche nelle questioni locali. Senza gli apparati elefantiaci del passato creiamo una rete di informazione rapida ed efficiente, che sappia dare risposte ai nostri soci. Stabiliamo e seguiamo una strategia che tenga conto delle nostre idee ma anche delle nostre forze. Sarà tutto diverso ma abbiamo la possibilità di riscrivere tutto, al meglio, insieme.
L’incontro di oggi non è una celebrazione, anche se ha un valore simbolico importante; è un incontro operativo. Abbiamo cercato di contenere il numero degli invitati proprio per avere la possibilità di costruire insieme una realtà nuova. Abbiamo una grande responsabilità, che è quella di non deludere non solo i nostri compagni di viaggio, ma anche di non deludere quell’idea di prosperità e dignità che ci sentiamo in diritto di avere come cacciatori. Abbiamo però anche una grande opportunità, quella di poter osservare la realtà intorno a noi e da quella ripartire, riscrivendo le nostre linee organizzative, comunicative e gestionali.
Mettiamoci al lavoro e facciamo crescere ancora la CCT, per fare, il prossimo anno, un ulteriore salto di qualità.

Benvenuti al primo Attivo dell’Associazione Regionale Cacciatori Toscani. Buon lavoro a tutti.

San Miniato, 10 giugno 2017

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