CACCIA: SCUOLA E SORSO DI VITA

Che la caccia sia scuola di vita è un’assodata verità: levatacce, fatica, pazienza infinita, sacrifici e
costanza per rincorrere obbiettivi spesso difficili da render concreti. Niente è garantito … tanto meno il carniere che per chi vive la caccia in modo etico e sostenibile non rappresenta l’unico senso compiuto della grande passione.
Una giornata spesa ai nostri capanni che si conclude con un bel mazzetto di colombi è un risultato
soddisfacente, ma quante volte anche realizzando scarsi carnieri siamo stati comunque gratificati da pure emozioni vissute a contatto con Madre Natura.
Ecco, la caccia sa regalare doni che in ogni modo riempiono l’animo.
La caccia ha anche altre doti “terapeutiche” in grado di offrire ristoro e prospettiva a persone che sanno superare i propri limiti anagrafici per continuare a godere dei frutti che Diana dispensa. E’ questo il caso del signor Gigi, un omone classe 1933, che in barba alla sua carta d’identità ancora ha forza e costanza per vivere intere giornate in attesa dei colombacci. Siano dolci giornate autunnali, siano rigide e corte giornate invernali il nostro “Gigione” (così a volte il suo nome viene storpiato amichevolmente) altro non desidera se non continuare a vivere la caccia a modo suo.
Ecco allora due anime compatibili, quella di Gigi e quella di Mario, saldamente cementate dal saper
attendere prede che solleticano la fantasia e richiedono abilità per essere cacciate seguendo particolari tecniche venatorie. Trattiamo della caccia con lo sparo a fermo, sublimazione di uno stato d’animo ed al contempo esponenziale viatico di un ben particolare rapporto che viene ad instaurarsi tra prede e predatore.
I colombacci non si posano, o meglio dire i cacciatori non riescono a posare i colombacci? Ecco che le mani non corrono ai fucili. Semplice a dirsi, meno banale da farsi.
Provare per credere.
Non resta che esternare sinceri e meritati complimenti sia a Gigi, sia Mario. Al primo per la grinta che ancora lo contraddistingue ed al secondo per la sensibilità d’animo che lo porta a far sì che il suo amico possa continuare a vivere la caccia.
L’augurio del Club Italiano del Colombaccio, in questo caso, non può essere più appropriato: “Lunga vita al colombaccio e lunga vita ai cacciatori tradizionali di colombaccio.

La Redazione