ARCT RISPONDE A SORRENTINO

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Il presidente nazionale dell’Arci Caccia, Sergio Sorrentino, nella sua veste di responsabile pro tempore dell’Arci Caccia Toscana, scrive alla CCT nonché ai soci e alle strutture dell’Associazione, motivando le ragioni per le quali risulterebbe immotivata la sospensione dell’Arci Caccia dalla Confederazione dei Cacciatori Toscani.
Questa volta Sergio Sorrentino utilizza, tra l’altro, quale argomentazione, gli atti amministrativi che sono stati assunti ed approvati dal gruppo dirigente dimissionario dell’Arci Caccia Toscana nel 2015 e nel 2016 (a cominciare dal presidente Fabio Lupi) finalizzati ad onorare gli impegni dall’associazione nei confronti della CCT.
Il paradosso, nella fattispecie, non sono, evidentemente, quegli atti amministrativi, ma l’utilizzo strumentale che ne fa Sergio Sorrentino che in più occasioni ed in altri tempi ha manifestato insofferenza e contrarietà verso quegli atti, tali da giustificare, a suo parere, come si può evincere da delibere e missive successive, un giudizio critico complessivo verso la gestione contabile e finanziaria dell’Arci Caccia Toscana che ha determinato, subito dopo le dimissioni del gruppo dirigente, il commissariamento del comitato regionale dell’associazione.
Ora, dunque, Sergio Sorrentino riconosce l’onestà e la correttezza dei bilanci degli anni precedenti alla sua gestione commissariale e riconosce il fatto che, contrariamente a quanto più volte ripetuto, non esistono violazioni e scorrettezze contabili, prese, di contro, a pretesto per gettare fango sull’operato corretto e trasparente dell’allora gruppo dirigente. Le ragioni del contendere perciò sono solo politiche e progettuali tenute sotto coperta per nascondere la palese doppiezza dell’Arci Caccia sul tema dell’unità dei cacciatori.
Questi i fatti veri che ora Sorrentino vorrebbe manipolare per rimuovere la sospensione dell’Arci Caccia da parte della CCT e che è avvenuta per una serie di palesi inadempienze da parte dell’Arci Caccia Toscana durante la gestione dello stesso Sorrentino a cominciare dal rispetto del costo tessera per i singoli cacciatori con l’esclusione del logo CCT sulle tessere dell’associazione. Ragioni di sostanza e non burocratiche.
Peraltro Sergio Sorrentino, ora, annuncia di voler assolvere al mancato pagamento del bollino pro capite per cacciatore con un esborso centrale pari al numero complessivo dei soci dell’associazione. Insomma per l’Arci Caccia di Sorrentino, a suon di danari, si vorrebbe stendere un velo (pietoso) sugli errori commessi mantenendo però la differenza di costo minore (ribadita in tante circolari interne e pubbliche) tra i cacciatori dell’Arci Caccia e i cacciatori delle altre associazioni aderenti alla CCT ed alimentando così una forte concorrenzialità al ribasso tra le diverse organizzazioni.
Sergio Sorrentino però in questo spericolato excursus, tipico di chi viaggia a vista senza una destinazione certa, elude come sempre di esprimersi sulle ragioni di fondo di quella sospensione.
All’Arci Caccia di Sorrentino in realtà interessa solo un’operazione di facciata sul fronte dell’unità del mondo venatorio poiché fin dall’inizio si è detta contraria alla costruzione della Casa Comune dei Cacciatori nella CCT e alla possibilità di iscrivere individualmente i cacciatori senza l’obbligo di aderire ad una delle associazioni aderenti. Per la CCT, e per noi dell’ARCT alla quale stanno aderendo migliaia di cacciatori fuoriusciti dall’Arci Caccia, la strada dell’unità organica ed organizzativa è segnata. In questo modo saranno più forti le battaglie, che sono tante, per migliorare la caccia sociale e popolare e per rafforzare il ruolo dei cacciatori nella gestione faunistica ed ambientale del territorio.
Il resto sono chiacchiere e polemiche senza costrutto. A noi non interessano.
Semmai ci rammarica profondamente prendere atto della fine ingloriosa di quella che fu una grande Associazione; proprio per l’affetto che ne proviamo, fa davvero male al cuore vedere l’Arci Caccia trasformata in un contenitore di giochi di prestigio, di tattiche per la mera sopravvivenza, di bassezze che impoveriscono chi le concepisce e chi le riceve.
Questa Arci Caccia non ha più nulla da offrire a questo mondo.
Con le chiacchiere e i distintivi si cerca di sopravvivere oltre ogni limite.
Con la nota di ieri l’attuale gruppo dirigente dell’Arci Caccia lo ha definitivamente superato. Anzi è andato oltre, è ormai proiettato nel grottesco e nella farsa.
Sempre più cacciatori se ne accorgeranno.

ARCT

Firenze, 1 agosto 2017

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