Etica e caccia.
A parte radicali detrattori della caccia, votati ad inveire ed a chiedere l’applicazione di norme sempre più draconiane che riducano ulteriormente i margini della nostra passione, esistono persone (tante) con le quali è possibile avere un dialogo costruttivo. Certo, per dare corso a questo dialogo occorre avere argomenti da proporre.
Questa premessa per introdurre il concetto di etica applicata alla caccia. Il dizionario della lingua italiana al termine “etica” così evidenzia: l’etica è la disciplina che cerca di studiare e definire in modo oggettivo e razionale regole che consentano di distinguere comportamenti umani buoni o giusti e cattivi o sbagliati.
Bene, veniamo ora al fatto che ha originato queste osservazioni. Fatto che è accaduto recentissimamente nell’Alta Valtiberina e che è stato documentato da un breve filmato girato dal signor Stefano P.
Questo video mostra una grossa pianta avvolta da edera e due colombacci che si corteggiano nonostante la presenza del cacciatore. Lo stato d’animo del signor Stefano e le sue parole a commento della parata nuziale ben rappresentano il termine “etica della caccia”: il protagonista, tradito dall’emozione, ammette platealmente di non riuscire ad alzare il fucile nei confronti della coppia in amore.
Occorre aggiungere altro. Credo proprio di no se non esprimere vivissimi complimenti per l’etica della caccia ben impressa nel cuore e nella mente del signor Stefano.
In contro altare a questa emblematica situazione potremmo citare la recente proposta di delibera della Regione Emilia Romagna che, lamentando grossi danni alle colture agricole prodotte dai colombacci nelle province di Ferrara, Bologna e Ravenna, identifica nello “sterminio” della specie da effettuarsi nei momenti di cova ed allevamento della prole il metodo più funzionale (non certo quello più etico) per raggiungere una drastica riduzione delle popolazioni di selvatici presenti nei citati territori.
Senza andare a ripescare poesie di Giovanni Pascoli (relative a rondini che non tornano più al nido), ma limitandoci ad evidenziare norme europee e nazionali che vietano la caccia quando i selvatici sono dediti alla cova o all’allevamento della prole, vorremmo conoscere quale “etica – gestionale” abbia caratterizzato il pensiero dei legislatori dell’Emilia Romagna.
Per concludere … ci permettiamo di suggerire a chi dovrebbe “studiare e definire in modo oggettivo e razionale regole che consentano di distinguere comportamenti umani buoni o giusti e cattivi e sbagliati”, di prendere ad esempio dal signor Stefano P. che in pochi attimi ha saputo scegliere un chiaro dovere morale impresso nel suo cuore: dovere morale verso se stesso e gli altri (collettività), ma anche dovere morale nei confronti di Madre Natura.
Redazione Club
Grazie a Mario per il contributo.