La rinuncia dei cacciatori ai piani di controllo di specie selvatiche problematiche non mi trova d'accordo, il cacciatore moderno e responsabile dovrebbe pretendere di gestire il territorio e la selvaggina che lo popola. Scritto questo mi vorrei soffermare sul piano di controllo del colombaccio dell'Emilia Romagna. Credo che i colombacci che possono causare danni all'agricoltura sono, al pari dei piccioni, gli stanzializzati, cioè quelli che hanno rinunciato alla migrazione, quindi quelli che nidificano e si riproducono ormai da diversi anni nel su/europa, Italia compresa. I colombacci migranti (ottobre/novembre)si fermano in Italia giusto il tempo di alimentarsi velocemente(meteo permettendo) per poi proseguire la migrazione nei paesi più a sud/ovest, Spagna, Portogallo, Africa settentroniale e anche Sardegna. Stessa sosta alimentare veloce viene ripetuta nel periodo Febbraio/Marzo prima di riprendere la migrazione verso la nodificazione nei paesi nordici. Non si deve ignorare altresì che negli ultimi 15/20 anni abbiamo assistito al fenomeno degli svernanti nella nostra penisola, in grandi contingenti, però con un calo considerevole nella stagione venatoria 2024/2025. Un piano di controllo che non tenga conto di queste particolarità è evidentemente contestabile. Si rischierebbero abbattimenti di colombacci in migrazione pre/nuziale da una parte e colombacci nidificanti stanzializzati dall'altra, senza distinzione alcuna. L'intervento del cacciatore è necessario e praticabile quando effettivamente il problema si presenta, come in questa realtà particolare. Non può essere paragonato alla caccia di selezione per specie presenti sul territorio tutto l'anno, in esubero e problematici. Mi risulta che in Emilia Romagna ci siano 600 porto d'armi uso caccia, praticanti le varie discipline. Da questa realtà la Regione con il consenso e la disponibilità dei cacciatori, dovrebbe avvalersi per concordare piani di controllo in zone a rischio danni all'agricoltura accertati. A mio avviso un'altra modifica potrebbe essere fatta sul numero giornaliero dei prelievi in tempi di calendario venatorio, utilizzando anche i giorni di silenzio venatorio, autorizzando anche le aziende agrituristico/venatorie in determinate situazioni di effettiva necessità. Chiaramente con serietà e rigore ai soli autorizzati. Sono contrario a prolungamenti del calendario venatorio per le motivazioni sopra scritte e interventi primaverili. In altre parole, interventi mirati, in luoghi circoscritti, in tempi limitati alla sola necessità concordata con gli enti territoriali. Gestione del problema. I capi eventualmente a disposizione dovrebbero essere destinati a fini sociali, direttamente ai proprietari terrieri interessati e ai componenti il piano di controllo. Il colombaccio è una eccellenza alimentare e come tale va valorizzata, non sprecata. Sul numero di colombacci da abbattere (55000) non ho dati oggettivi..mi sembrano però eccessivi. Perdonate la mia illusione, sarebbe un desiderio...ovviamente come la penso io.
Un caro saluto,
Rimescolo