Forse nel mio post di giorni fa non sono riuscito a spiegare bene il perché della mia preferenza per la caccia classica con la posa delle palombe. La ragione è la maggiore bellezza - la forte emozione, del tutto
particolare, che è prerogativa di questa caccia. E questo lo può dire soltanto chi la abbia praticata, perché a immaginarla, non si ha neanche lontanamente idea della emotività che fa vivere.
Per gli appassionati veri della caccia delle palombe e non dello sparare alle palombe, i tanti perfezionismi necessari per praticarla con successo, sono solo uno stimolo, e non un freno, perché sono il mezzo per arrivare a vivere quelle magnifiche emozioni che appartengono a quella che può ben meritare la
definizione di “arte della caccia”. E l’arte è bellezza, la bellezza emozionante di un branco altissimo che scende ad ali chiuse sull’appostamento, meritata ricompensa delle fatiche, dei disagi, degli insuccessi.
Giamp50 esordisce nel suo post con questa frase: ”la posa di un branco di palombe è molto più emozionante di una tripletta“. Mi sembra perciò che abbia
già chiarito tutto, ma poi, inaspettatamente, conclude che: ”è molto più semplice, meno rischioso, più divertente e redditizio il tiro a volo“.
Accontentarsi del meno non può trovare d’accordo un appassionato; la caccia oggi, che non serve più per vivere, non può che privilegiare l’emozione, e quanto più questa è forte, tanto più è da preferire, o no? E’ vero che per la caccia a fermo è necessaria soprattutto una certa tranquillità, più ancora del tipo di bosco, ed è vero che nella regione Marche la assurda distanza di 300 metri tra appostamenti è sicuramente un problema, però, salvo casi di assoluta impossibilità, dico che vale la pena di provarci, lo dico soprattutto
per coloro che non l’hanno mai provata, perché quelli che ancora la praticano, lo sanno bene se vale la pena ! L’idea di relegare le “palombare” a museo, che purtroppo penso sia abbastanza diffusa, la trovo triste, frutto solo di ingiustificata rassegnazione, perché, ripeto, salvo casi estremi, la scelta dipende solo da noi. Buttare alle ortiche tutta la raffinata cultura che appartiene alla caccia classica, per sostituirla con una sempre più grossolana approssimazione perché finalizzata al più semplice tiro al volo, non è
evoluzione in progresso, bensì in regresso. In campo alimentare è in atto una forte riscoperta dei prodotti tipici, delle nostre eccellenze; ma la caccia delle palombe era, ed è, una nostra eccellenza venatoria.
Bisogna rendersene conto. L’entusiasmo nel lavorare alla sistemazione dell’impianto, dei capanni, all’addestramento e alla scelta dei volantini, al posizionamento delle “palpe”, pensando a quando e come dovranno essere azionate, e poi - parte integrante di questa caccia - la convivialità, resa particolarmente brillante da un’atmosfera speciale con bellissime emozioni; questo è la caccia delle palombe, un fatto, anche culturale, meritevole di essere tramandato alle nuove generazioni, questa è la nostra eccellenza!
Vasco dice che la caccia a fermo è più redditizia di quella a volo, e non ha torto, a condizione, naturalmente, che tutto sia fatto nel modo giusto, perché l’approssimazione non è tollerata dalle palombe.
Parla anche di un problema legato alla simultaneità dello sparo da parte dei cacciatori nei vari capanni. Questo non è mai stato un problema, infatti non è difficile sparare al comando di un segnale. Certo, è capitato che qualcuno, per l’emozione, abbia sparato al 2 della conta, come pure è capitato che qualcuno
abbia sparato a una palpa, ma sono episodi davvero eccezionali; non così per i volantini che vengono ogni tanto uccisi dove si spara a volo. No, lo sparo simultaneo non rappresenta un problema ricorrente, si impara presto a sparare correttamente. Mi permetto di esprimere un parere personale, che per qualcuno
sarà forse un po' stralunato: tra molte palombe uccise a volo e la posa, anche di un solo grosso branco, preferisco largamente quest’ultima, perché, a mio parere, la redditività della caccia, oggi - anno 2023 -, è data dall’emozione che è in grado di procurare. Un grosso branco alto o altissimo che si riesce a far posare, per un appassionato rappresenta uno spettacolo ed un’emozione fortissima, bellissima, oltre che una grande soddisfazione. Che altro ci deve essere? Osservo che al cinema, a teatro, a un concerto, si vivono emozioni, non si riportano trofei, o , peggio, pezzi di carne .
O mi sbaglio ?