Caro Luca, se parliamo di anatre vado in overdose, Ero letteralmente partito e confesso che almeno in due , tre occasioni ho rischiato letteralmente la vita. Non consiglio a nessuno l'attraversamento di un bacino palustre di notte sotto una tempesta epocale con l'acqua che scavallava la punta del barchino, che non era poi tanto barchino, cinque metri e 20, ma era di ferro! Conservo ancora i remi, artigianali, un sol pezzo la pala, lunga un metro e il braccio che terminava con un doppio artiglio sempre in legno per il recupero delle anatre e degli stampi, belle remate sempre da una parte sola perchè con il destro si voga e con il sinistro, nel togliere il remo dall'acqua, si dà la direzione. Un mondo che per noi, o meglio per me, non c'è più. Ma conservo nella memoria tutta la cultura che freneticamente affastellavo perchè l'anatra è una droga. Sai per un certo periodo ho fatto il birdwatcher e in primavera, armato di un attrezzatura di un certo rispetto, andavo a fotografare le anatre e i trampolieri di passo. Diana ha pubblicato numerose mie foto, forse non altamente professionali ma credo molto "vere". Ciao