FORUM Club Italiano del Colombaccio

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Topics - massimiliano

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Con un lungo intervento su Umbria24, Emanuele Bennati, presidente regionale di Arcicaccia Umbria, prende posizione sul problema cinghiali. "La questione cinghiale - dice -  è ormai da tempo fuori controllo, nessuna novità! ArciCaccia sta lo dicendo da anni ma la pandemia in corso ha aggravato ancora di più il problema, all’orizzonte si delineano le solite strategie folcloristiche volte, più che a risolvere le vere questioni, a evitare confronti concreti e soluzioni condivise. ArciCaccia concorda che siamo da tempo di fronte a un problema che sta mettendo a dura prova il mondo agricolo, ed è proprio per questo che invece di fare slogan inutili, ha più volte richiamato tutti i portatori d’interessi ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Le colpe e i fallimenti non possono ricadere tutte sul mondo venatorio che troppo spesso è stato additato, forse per comodità o forse per nascondere i fallimenti delle scelte volute, come unico colpevole del problema cinghiale. L’impegno dei cacciatori a supporto degli agricoltori quest’anno ha subito limitazioni importanti dovute all’impossibilità di spostarsi, e ha messo a nudo il limite degli strumenti e dei metodi utilizzati evidenziando un aumento dei danni all’agricoltura quasi doppio allo scorso anno e un aumento costante di incidenti con la fauna selvatica; segno evidente che le soluzioni messe in campo fino a ora non sono sufficienti e nemmeno idonee a contrastare tale fenomeno".

"Il problema cinghiale - prosegue  -  non riguarda solamente l’Umbria ma ormai l’Europa e tutta la penisola e, se vogliamo individuare possibili soluzioni, dobbiamo analizzare il problema in tutte le sue varie sfaccettature tenendo conto delle moltissime variabili che possono intervenire. Ricordiamo che negli ultimi 50 anni c’è stato un abbandono dei terreni agricoli per oltre 10 milioni di ettari, in favore di un aumento di circa 4 milioni di ettari di boschi, fattori estremamente favorevoli che hanno profondamente contribuito a una espansione di tutti gli ungulati (cinghiale, capriolo, daino e cervo), a scapito di tutte le altre specie di fauna, la creazione di aree protette o di conservazione che limitano qualsiasi tipo di intervento, l’incuria totale in cui vertono, le modalità d’intervento dettate da leggi e norme o pareri che limitano le azioni che si possono mettere in campo, le lungaggini burocratiche, la mancanza di competitori naturali che si contendono lo stesso habitat, la grande capacità adattiva della specie, l’ibridazione della stessa frutto di errori fatti nel passato, l’abbandono delle zone collinari, i cambiamenti climatici che incidono sulla riproduzione della specie, come dimostrato da studi scientifici; sono anche queste colpe dei cacciatori?"

"Non si può relegare il problema solo alla gestione dei distretti, al numero dei capi abbattuti durante il periodo di caccia che dura solamente tre mesi e con uno sfasamento temporale con i tempi dell’agricoltura o con regolamenti non al passo con i tempi. In Umbria  - dice l'ArciCaccia -  esistono realtà di confine, dove si registrano ingenti danni, dove il cinghiale non può essere solo un problema umbro: le aree protette di confine delle regioni limitrofe sono serbatoi immensi di cinghiali che causano danni in Umbria e si rifugiano al di là del confine, ma i danni gravano sui bilanci degli Atc umbri.  Queste sono problematiche che non possono essere affrontate guardando solamente all’interno del confine amministrativo regionale. Ci aspetteremmo di sentir parlare di questi e altri argomenti nelle varie audizioni: queste problematiche devono essere affrontate e valutate e le soluzioni non possono essere solo gli spot politico-dottrinali. Nelle occasioni che ci sono state date di ascolto da parte delle istituzioni, abbiamo ribadito più volte che la soluzione non può essere solamente la possibilità di abbattere indiscriminatamente il cinghiale, a meno che (come già detto) questo non sia il modo per nascondere le mancanze altrui, ma servono anche interventi di tipo ambientale per limitare le zone di rifugio nelle aree di maggior presenza, tornare a coltivare con colture a perdere le aree collinari per allontanare la fauna delle colture intensive. Servono azioni congiunte su più fronti: gli interventi di contenimento anche quando effettuati con la massima responsabilità non sono sufficienti perché limitati nel tempo e nello spazio e, nella maggioranza dei casi, non sono risolutivi risultando solo un palliativo; questo perché si interviene sempre a danno avvenuto. Arci caccia negli anni scorsi è stata molto critica a proposito delle decisioni assunte dalla Regione sulla gestione del problema cinghiale e sulle modalità di caccia varate dalla regione, ritrovandosi sempre in minoranza e isolata anche all’interno del mondo venatorio. Abbiamo offerto la massima collaborazione a istituzione e mondo agricolo, sia nel suggerire norme più efficaci a tutela del mondo agricolo, con documenti a disposizione di tutti, dimostrando senso di responsabilità e rispetto nei confronti degli agricoltori che non vorremmo vengano strumentalizzati, in quanto solo in una fattiva collaborazione di tutti i portatori d’interesse si può per certo individuare soluzioni valide al problema. Sappiamo perfettamente che parte del mondo venatorio, non sempre ha risposto con senso di responsabilità di fronte al problema, ma non è il caso di Arci Caccia: sono anni che stiamo chiedendo alla Regione Umbria un regolamento per gestire la specie e uno per esercitare la caccia al cinghiale, nell’ottica di rispondere alle esigenze che sono maturate all’interno del mondo venatorio e agricolo."

"In questo momento particolare - insiste Bennati - ci preoccupa il silenzio assordante delle associazioni agricole che, fino a qualche mese fa, erano agguerrite con i cacciatori e con la Regione chiedendo interventi e fondi per fronte al problema cinghiale. Per chi ha memoria corta, ricordiamo che alcuni anni fa abbiamo lavorato per mesi al fianco di Coldiretti e Cia, con il contributo fondamentale del compianto professor. Bernardino Ragni, per la redazione di un piano di gestione dei conflitti faunistici, che le associazioni agricole stesse, e in primis Coldiretti, al termine del lavoro svolto, si rifiutarono di sottoscrivere e inviare alla Regione per il dictat dei propri dirigenti, mettendo anche in profondo imbarazzo i loro rappresentati intervenuti al tavolo; ecco perché quando si fa appello al senso di responsabilità è bene ricordare chi siamo stati e chi siamo. Da anni sosteniamo la necessità di creare una filiera controllata per la valorizzazione delle carni di cinghiale, dove vengano conferiti i capi abbattuti dagli interventi di contenimento autorizzati dalla Regione e che il ricavato sia destinato come previsto dal regolamento regionale 5 del 2010, ma è doveroso che la filiera rispetti requisiti stringenti, altrimenti il rischio è che per poi mantenerla, l’Umbria diventi un grande allevamento a cielo aperto.  Le esternazioni emerse in audizione circa il sostegno univoco verso le associazioni venatorie ci lasciano l’amaro in bocca e ci fanno presagire anche solo il pensiero di un estromissione del mondo venatorio dalla discussione, il che sarebbe una sconfitta intellettuale e sociale, e non vorremmo mai pensare che dietro si nasconda altro… il tutto, tra l’altro in contrasto netto con le dichiarazioni dell’assessore Morroni, che ha più volte dichiarato di volere un confronto costante con il mondo venatorio. Apprendiamo che gli uffici regionali preposti stanno lavorando a un nuovo piano di gestione della specie cinghiale, ed è inutile ribadire che prima della stesura completa del piano, ci sia un confronto tra gli uffici e le associazioni venatorie per portare un contributo fattivo nella stesura dello stesso, portando elementi di discussione nuovi al tavolo. Arci caccia è disponibile alla più ampia e fattiva collaborazione, con tutte le associazioni, sia con gli agricoltori che con l’amministrazione regionale, ma non è più disponibile ad accettare scelte dettate da interessi univoci e personalistici da chiunque essi siano proposti, ed è certa che una eventuale esclusione del mondo venatorio dalla discussione non sarebbe utile ha nessuno, anzi, caso mai, sarebbe dannosa per tutti. Siamo perfettamente coscienti del problema e che certe scelte non sono più rinviabili: vogliamo che tutti i cacciatori e in particolare le squadre che esercitano la caccia al cinghiale ne prendano coscienza. Occorre rimanere uniti, perché fallire sulla gestione del cinghiale significa decretare la fine del modello di caccia sociale che oggi conosciamo. Non ci possiamo più permettere il lusso di far prevalere l’interesse di pochi a scapito di quello collettivo, perciò di fronte all’attacco massiccio che sta venendo avanti da parte del mondo agricolo, serve responsabilità e capacità di fare massa critica, senza divisioni o prevaricazioni nei confronti di altri cacciatori che esercitano la caccia al cinghiale o altre forme di caccia. Non ci possiamo permettere più divisioni all’interno del nostro mondo, molto spesso create ad arte, anche da alcune associazioni venatorie per il favore della tessera o della politica… “divide et impera”, dicevano i romani".

 "Facciamo appello al senso di responsabilità dei molti cacciatori. Abbiamo il diritto di difendere la nostra passione e anche il dovere di tutelare chi ci ospita - conclude il presidente di ArciCaccia umbra - .  Affrontare una emergenza – e purtroppo ci siamo resi conto di che cosa significhi in questo anno per motivi ben più gravi – fa sì che le azioni di chi è chiamato ad amministrare e a rispondere a una esigenza reale non sempre siano scelte popolari, perciò è giunto il momento di dimostrare che il mondo venatorio è all’altezza della situazione. Arci caccia è in campo per difendere la caccia sociale e il modello italiano, ma abbiamo bisogno del sostegno e della responsabilità dei cacciatori tutti. Ce lo impone il ruolo e il rispetto che abbiamo verso i nostri iscritti e verso tutti i cacciatori, che continuamente si sentono additati come unici responsabili del problema. Questo non lo possiamo permettere più, non vogliamo difendere i furbi, noi vogliamo difendere gli onesti; gli errori fatti nel passato da alcune associazioni venatorie, come il far prevalere la voce grossa dei prepotenti, e il limite della politica regionale che per fini elettorali ha cavalcato il consenso, hanno causato danni incalcolabili al mondo venatorio. Il cacciatore moderno deve essere consapevole che la sua opera deve essere utile a ripristinare velocemente gli squilibri che si sono determinati in natura e non solo sulla specie cinghiale, diventando un modello utile per la collettività. Solo così ci guadagneremo il rispetto che merita la nostra categoria".

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Ricevamo dall’Ufficio territoriale di Siena della Regione Toscana:

L’emergenza COVID-19, come è ben noto, ha determinato la assegnazione di tutti i dipendenti della sede territoriale di Siena al Tele Lavoro Domiciliare Straordinario in forma mista, garantendo la presenza in ufficio di almeno un funzionario per ogni giornata.

A beneficio degli utenti si dettagliano di seguito le presenze:
Lunedì: FAZZI, GUERRINI
Martedì: FAZZI
Mercoledì: MATTII
Giovedì: MATTII
Venerdì: GUERRINI
L’accesso del pubblico può avvenire solo su appuntamento telefonico da parte del referente del procedimento che interessa. La funzionaria solitamente incaricata della gestione degli appostamenti fissi sarà assente dal servizio per i prossimi mesi.

Gli appuntamenti inerenti le istanze per gli appostamenti fissi saranno curati da Fazzi nei giorni indicati.

Questo comporta che, nei giorni di presenza, gli appuntamenti saranno limitati ai soli casi in cui ci siano problematiche, approfondimenti urgenti o consultazioni tecniche particolari.
Pertanto non potranno essere fissati appuntamenti in ufficio per la semplice consegna dei moduli di conferma annuale degli appostamenti per il 2021, che è un adempimento semplicissimo da eseguire senza accedere agli uffici.

L’invio del modulo (RT03_11/2018) facilmente scaricabile dal Portale WEB della Regione (clicca QUI), potrà regolarmente essere fatto in tre modalità alternative, indicate in ordine di priorità:

1. Invio tramite PEC all’indirizzo regionetoscana@postacert.toscana.it, (possibile ovviamente solo da altra casella PEC, magari quella della associazione se viene svolto tale servizio), tale modalità è da preferire per le garanzie di ricezione immediatamente che fornisce;

2. Invio tramite POSTA ORDINARIA all’indirizzo “Regione Toscana, Settore “CACCIA” – Via Massetana, 106 53100 SIENA”
ATTENZIONE! Da evitare la raccomandata A/R! Ci sono stati molti problemi di consegna negli ultimi mesi!

3. Deposito diretto nella cassetta postale istallata all’esterno dell’ufficio sulla destra del portone di accesso.

Si evidenzia che nelle modalità 2 e 3, anche nella remota ipotesi di disguidi o smarrimenti, il titolare conservi comunque per sè una ricevuta di pagamento del bollettino postale da spillare alla autorizzazione originale, in modo da essere sempre in grado di dimostrare l’avventuo pagamento entro il 28/2/2021.
Anche per quanto attiene le richieste di nuove collocazioni, trasferimenti titolarità o aggiunta complementari, oppure le richieste di nuove autorizzazioni (dal 1 al 31 marzo) in linea generale non è necessaria la consegna diretta in ufficio.
In questi casi però è prudente utilizzare la PEC a garanzia dell’invio. In alternativa si può fissare un appuntamento, ma si confida nella autodisciplina degli utenti per limitare le richieste di appuntamento ai soli casi problematici.

Grazie per la collaborazione.

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La Presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, ha firmato oggi un’ordinanza che consente ai cacciatori umbri lo spostamento al di fuori del proprio comune, nelle giornate di sabato 9 e domenica 10 gennaio, per esercitare le attività di controllo della fauna selvatica e la caccia, nel rispetto delle normative in materia venatoria e delle misure di distanziamento sociale e prevenzione antiCovid. È quanto rende noto l’assessore regionale alla Caccia, Roberto Morroni.
   L’ordinanza regionale prevede che “nelle giornate del 9 e 10 gennaio 2021 è consentito lo spostamento al di fuori del comune di residenza, domicilio o abitazione:
●    per le attività di controllo della fauna selvatica autorizzate dall’amministrazione regionale;
●    per l’esercizio dell’attività venatoria nell’ambito territoriale di caccia di residenza venatorio ovvero di iscrizione, compresa la caccia da appostamento fisso, e tutte le attività complementari alla caccia e al controllo, come, ad esempio, l’addestramento e allenamento cani, il recupero degli ungulati feriti e il trasporto e trattamento delle carcasse presso gli appositi centri di raccolta, nel rispetto della normativa di settore;
●    per l’esercizio venatorio all’interno delle aziende faunistico-venatorie e delle aziende agri-turistico venatorie, in quanto autorizzati dal concessionario dell’azienda, nel rispetto della normativa di settore”.
   Il provvedimento è limitato “ai soli residenti anagraficamente in Umbria ed esclusivamente all’interno dei confini amministrativi regionali e, pertanto, non è consentita l’attività venatoria né l’attività di controllo ai cacciatori e ai soggetti abilitati e autorizzati con residenza anagrafica fuori dai confini amministrativi della Regione Umbria, anche nel caso di domicilio o abitazione all’interno del territorio regionale”.
    Gli spostamenti e l’esercizio di tutte le attività venatorie e di controllo “dovranno avvenire nel rispetto delle misure di distanziamento sociale e con l’utilizzo dei previsti dispositivi di protezione individuale”.

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Il presidente nazionale Massimo Buconi ha scritto al Direttore di Rai 1, al Presidente Rai e ai membri della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per denunciare un nuovo intervento del conduttore de “L’eredità” contro la caccia e i suoi praticanti. Di seguito il testo

 

Egregio Direttore,

ancora una volta nel corso della trasmissione televisiva “L’eredità”, in onda nella fascia preserale sulla rete da Lei diretta, il conduttore Flavio Insinna si è lasciato andare a commenti discriminatori e offensivi nei confronti dell’attività venatoria e dei suoi praticanti.

Il comportamento di Insinna, non nuovo a questo genere di interventi, è reso ancora più grave per essere messo in atto approfittando della propria notorietà attraverso un mezzo, quello televisivo, che gli garantisce ampio seguito e l’assenza totale di un contraddittorio sulle opinioni espresse in merito alla caccia e ai cacciatori, denigratorie di una categoria di cittadini che esercita una attività pienamente legittima, prevista e normata dalle leggi dello Stato.

Una situazione ancora più inaccettabile alla luce del fatto che avviene attraverso l’uso di un canale della televisione di Stato.

Il servizio pubblico d’informazione della RAI prevede un codice etico cui rispondono, o così dovrebbe essere, i comportamenti non solo dei giornalisti, ma di tutti i professionisti che vi lavorano e che sono tenuti al rispetto dell’imparzialità nello svolgimento delle proprie mansioni e ruoli.

Per questi motivi e a tutela dei tesserati e dei cacciatori in generale, Federazione Italiana della Caccia ha deciso di rivolgersi alla direzione Rai, ai Partiti e ai Gruppi Parlamentari perché la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi faccia chiarezza su questo, ennesimo, episodio che vede protagonista il conduttore del programma.

Parallelamente Federcaccia ha dato mandato ai propri legali di valutare gli estremi per intentare un procedimento legale per diffamazione nei confronti del conduttore e della Rete.

In più, perfettamente consapevoli di quelle che sono le “regole dello spettacolo” e consci che una trasmissione come quella in oggetto e chi la conduce valgono per quanta economia generano e pubblicità portano nelle casse del canale, sarà nostra cura invitare tutti i nostri iscritti e i cacciatori italiani e le loro famiglie – un bacino potenziale di qualche milione di spettatori – a non seguire più “L’Eredità” e a preferire altre marche rispetto a quelle pubblicizzate prima, durante e immediatamente dopo il gioco.

Certi di un Suo interessamento a tutela della imparzialità di informazione e di pari opportunità di tutti i cittadini, La salutiamo rimanendo in attesa di un concreto segnale di intervento affinché certi episodi non abbiano a ripetersi.

Il presidente Federcaccia Massimo Buconi

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La Regione Toscana conferma che nelle giornate in cui la Regione ricadrà in zona “arancione” si applica l’ordinanza n. 117 del 5 dicembre 2020, che nelle norme finali prevede che la stessa ordinanza si applichi ogni volta che il territorio della Regione diventa “arancione”.

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La Confederazione Cacciatori Toscani ,CCT ,rende noto che il Presidente Giani ha appena annunciato in diretta Facebook, che domani (sabato 5 dicembre, ndr) firmerà un'ordinanza che consentirà di esercitare la caccia da domenica 6 all'interno dell'ATC di residenza venatoria.
 
"Una posizione da noi sollecitata da settimane che sembra aver trovato attenzione" commenta CCT.


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Discussioni Generali / UNA MIGRAZIONE INSODDISFACENTE
« il: 05/11/2020 - 11:03 »
Sotto tono il passo degli abituali protagonisti alati
(03/11/2020)

In uno scenario sociale sempre più preoccupato per il contenimento del virus Covid-19 – apparso sulla scena europea all’inizio di questo funesto 2020 e che, dopo un’estate nella quale ha avuto una fase rallentata nella sua diffusione in Italia, alla fine di ottobre è riapparso, meno letale, ma comunque preoccupante e più incontrollabile – sembra che anche gli uccelli abbiano subito la negatività di un anno che tutti vorrebbero finisse al più presto, portando con sé tutte le amarezze e le delusioni che l’hanno contraddistinto, comprese quelle a livello ornitologico e venatorio. Durante la fase migratoria, infatti, le specie alate non hanno eccelso in abbondanza numerica sin da agosto (il mese estivo collegato per antonomasia all’apertura del periodo migratorio), così come nei mesi successivi che avrebbero dovuto regalare soddisfazioni agli appassionati ma che, purtroppo, non sono mai arrivate.
Il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine ha classificato l’agosto 2020 tra i mesi di agosto più caldi in cui si sono registrate temperature di 0,9°C al di sopra della media, ma ben al di sotto della media dei periodi estivi più caldi registrati nel 2003, 2010, 2018 e 2019. Diverse ondate di caldo hanno determinato temperature molto più alte della media in Europa centrale e occidentale ma, anche a livello globale, si sono registrate temperature particolarmente sopra la media nel sud-ovest degli USA, nel nord del Messico, nel nord-ovest della Siberia e sulla maggior parte dell’oceano Artico. Le temperature dell’aria sopra l’oceano sono state per lo più sopra la media, sebbene nell’emisfero australe numerose regioni abbiano registrato temperature al di sotto della media. In questo contesto la migrazione post-nuziale ha visto uno scarso movimento di molte specie di transahariani che, rispetto gli anni precedenti, non si sono notati in gran numero. In particolare, va sottolineata la scarsa presenza della Balia nera che non ha eccelso durante il mese, per poi diventare quasi assente in settembre. Tra i Luì presenti, pochi i grossi e verdi e quasi assente il bianco. Non si hanno notizie particolarmente positive per il Beccafico e il Pigliamosche, quest’ultimo già da tempo in diminuzione.  Dalla seconda decade di agosto si sono avuti i primi timidi segnali di presenza del Prispolone, che ha poi protratto la sua migrazione con scarsi numeri sino alla fine del mese. Scarsi anche gli Stiaccini e i Culbianchi. Il Codirosso e la Capinera hanno mantenuto il loro trend positivo dopo una buona nidificazione nei territori a loro adatti. Nulla da segnalare, invece, per le anatre se non la presenza delle specie più comuni accompagnate dai limicoli come il Piro piro culbianco e il Piro piro boschereccio.
Il mese di settembre è stato considerato dai meteorologi il più caldo mai registrato in Europa, balzando al primo posto dei più caldi, con un’anomalia di ben 1,8°C rispetto alla media 1981-2010, di 0,2°C superiore al precedente record di settembre 2018. Le temperature sono risultate sopra la media su quasi tutto il Continente, ma con evidenze maggiori nel comparto nord-orientale. Da segnalare il caldo record in Francia a metà mese. Poche le aree con temperature al di sotto della norma, in particolare la Spagna, la Scozia e soprattutto l’Islanda. In Italia il tempo subisce comunque un improvviso cambiamento, con freddo e pioggia incessante nell’ultima decade del mese. Temperature che calano improvvisamente di 10-15°C, persino con neve.  Era da 50 anni che le temperature minime non scendevano così in basso in questo mese. A Milano e Torino, ad esempio, domenica 27 settembre si sono registrati rispettivamente 5 e 4°C di notte, ma i valori sono risultati molto bassi anche sul resto del Nord e in Toscana, con minime al di sotto dei 10°C. L’intensa fase di maltempo, innescato dalla discesa di aria fredda dal Nord Europa, termina negli ultimi giorni del mese con l’alta pressione che è pronta a riconquistare il terreno perduto e a ristabilire un tempo più stabile, almeno per qualche giorno. Nonostante tale situazione, a settembre il passo non aumenta il suo ritmo e le specie che solitamente appaiono in maggiori quantità hanno una presenza limitata. È il caso del Prispolone, della Cutrettola e della Balia nera, quest’ultima ancora più scarsa. Unica eccezione è rappresentata dal Lucherino, dallo Storno e dal Colombaccio che si presentano in buon numero. In ultimo, il Tordo bottaccio, che solitamente ha la sua prima grande apparizione nell’ultima decade del mese, quest’anno in molte zone si fa attendere, presentandosi alquanto sottotono nella media collina dove appaiono anche le prime Passere scopaiole e i primi, ma pochi, Pettirossi. Nelle campagne le poche Allodole sono accompagnate dal Culbianco e dallo Stiaccino, ma sempre con numeri ridotti. Tra gli anatidi si osservano le prime Alzavole e l’onnipresente Germano reale. Tra i limicoli continuano i movimenti migratori dei vari Piro piro, Pantane e, nelle zone più adatte, il Beccaccino fa la sua comparsa.
Arriviamo ad ottobre, il primo mese autunnale, che sul Mediterraneo centrale e sull’Italia si è manifestato decisamente in linea con i parametri tipici stagionali. Un mese che ha mostrato in prevalenza tempo uggioso, affondi depressionari ricorrenti e naturalmente piogge diffuse su buona parte del territorio. In riferimento all’Italia le azioni instabili hanno interessato frequentemente le nostre regioni a vari passi. Tuttavia, gran parte dell’Europa centro-settentrionale ha avuto piogge sopra la norma, che diffusamente hanno colpito anche il Centro-Nord dell’Italia. Piogge mediamente nella norma al Centro-Sud, salvo qualche surplus sui settori appenninici tra Campania Lucania e sulle aree interne calabresi e, invece, piogge un po’ sotto la norma sulla Sicilia, sull’Abruzzo centro-orientale e su buona parte della Sardegna. Relativamente all’andamento termico, gli impulsi instabili ricorrenti e in prevalenza di matrice nord-atlantica hanno favorito temperature spesso più fresche della norma, tant’è che nel complesso è prevalsa un’anomalia negativa su gran parte del territorio, fino anche a 2/3°C in meno rispetto alle medie tipiche del periodo. Ottobre vede una più consistente presenza del Tordo bottaccio, specie per la quale, grazie ai diversi studi sulle migrazioni dei Turdidi, è stato appurato con certezza che gli individui che passano da noi provengono dall’Est\Nord-Est dell’Europa con rotte Nord-Est/Sud-Ovest. Ma quest’autunno i numeri che riguardano la presenza della specie sono stati sempre relativamente modesti rispetto agli scorsi anni, anche durante le “furie” avvenute nei giorni 1, 10 e 19 in cui si sono presentati con un numero leggermente più consistente. Durante queste piccole furie si sono registrati anche i primissimi Tordi sasselli, in particolare il 28 e il 31. E, mentre in Francia i primi del mese viene segnalato un ottimo passo del Tordo bottaccio, senza indicarne però la giusta proporzione, nel Nord Italia il Pettirosso, nella seconda decade, si presenta più numeroso, unitamente al Luì piccolo. Continua la buona presenza del Lucherino, dello Storno e del Colombaccio e sono ancora presenti alcuni transahariani ritardatari come il Culbianco che si fa vedere con gli ultimi contingenti sino alla terza decade del mese nella quale aumentano ancora le segnalazioni di Pettirossi. Nella seconda decade del mese appaiono i primi piccoli gruppi di Fringuelli, ma sempre in numero scarso. Da segnalare le primissime Peppole e Cesene che, comunque, non entusiasmano gli osservatori e si sottolinea l’assenza del Frosone. Intanto, nelle campagne Pispole e Spioncelli compensano la scarsa presenza del Fanello. Non si hanno, infine, notizie entusiasmanti sulla Beccaccia, mentre il Beccaccino, come alcuni altri anatidi, si osserva in numero contenuto nelle aree umide.
In questo scenario ornitologico si conclude anche ottobre, ma la migrazione di quest’anno da tutti gli appassionati verrà ricordata come strana e sottotono, soprattutto per quanto riguarda i grandi e tradizionali protagonisti di questo bellissimo fenomeno naturale, e cioè i Tordi, i Fringuelli e i Frosoni. Ma i tempi, le stagioni, i primi freddi autunnali, la caduta delle foglie, l’aria divenuta frizzante ed eccitante dopo la tranquillità estiva, fanno sempre sognare coloro che sperano nei migranti alati che appaiono nei cieli tersi. Il profondo fascino dell’enigmatico rito della migrazione e la bellezza dell’autunno nelle campagne italiane fa sempre godere chi li sa
cogliere anche nella sua altalenante dimostrazione.
(Note redatte da Walter Sassi al 31/10/2020)
https://www.anuu.org/il-passo_38_0_0_ita.html

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Sabato sette settembre si è riunito ad Arezzo il Consiglio direttivo del Club Italiano del Colombaccio, all’ordine del giorno il rinnovo delle cariche sociali, disamina sulle problematiche venatorie, non più tollerabili, che puntualmente, tutti gli anni, si ripresentano prima dell’apertura della caccia, la ricerca sul colombaccio, le feste del Club a scopo  benefico.  Notevole interesse  ha suscitato la notizia di disponibilità delle Associazioni Venatorie data a sostenere l’iniziativa del nostro Club riguardante la ricerca scientifica sugli isotopi analizzati nelle penne dei colombacci in migrazione autunnale che verrà gestita dal Prof. Keith Hobson (Dipartimento di Biologia London, Ontario, Canada) e dal Prof Enrico Cavina coordinatore del Club per la ricerca scientifica sul colombaccio (Columba palumbus). Si è inoltre ripresentata all’attenzione del c.d. la necessità di ampliare lo studio di (Progetto Colombaccio Italia) studio sulla migrazione del colombaccio in transito in Italia portato avanti dal Club con la partecipazione fattiva di tantissimi cacciatori  che da oltre venti anni ci fanno pervenire  i dati sulla migrazione del colombaccio del passo  di ottobre  e novembre. Non da meno il Progetto di Rinaldo Bucchi (MSM) Monitoraggio Selettivo Migrazione, appena iniziato lo scorso anno, più che significativo il risultato ottenuto, quindi l’analisi “a pettine” di Bucchi concentrata nelle rotte migratorie più importanti è da ritenersi di estremo interesse quindi è senzaltro da riproporre anche per il  prossimo ottobre.

Un ringraziamento particolare da tutto il c.d. è stato  rivolto alle associazioni di La Spezia  Poggibonsi e Firenze che da tanti anni si fanno promotori di beneficenza, preme sottolineare che le su citate Associazioni del Club Italiano del Colombaccio hanno devoluto, in azioni benefiche,  oltre 135.000 €.

L’assemblea termina con ritrovato spirito di collaborazione da parte di tutti i componenti del c.d.

 

Consiglio Direttivo:

 

Presidente - Francesco Paci

Vice Presidente – Rinaldo Bucchi, Fernando Brogioni, Silvestro Picchi

Segretario – Silvestro Picchi

Tesoriere – Amedeo Castellani

Amministratore sito/forum Graziano Giovanetti – Feligetti Vasco

 

Consiglieri : Bececco Luca – Bianchi Denis – Bucci Maurizio – Brogioni Mario Bruno – Celsi Federico – Faccin Dario – Feligetti Vasco – Gessi Franco – Giovanetti Graziano – Gori  Franco – Innocenti Terfiro – Lazzeri Ermanno – Occhiucci Silvio – Piersimoni Massimiliano – Putignano Daniela –  Rossi Giampaolo – Troni Alessio.

 

Club Italiano del Colombaccio.

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Il recente Regolamento Regionale approvato con DPGR n° 48/r/2017 ha introdotto una significativa modifica anche per quanto riguarda la convalida annuale da parte dei titolari di autorizzazione all’impianto di un appostamento fisso di caccia.

Vediamola nel dettaglio:

i titolari di autorizzazione sono tenuti entro il 28/2 di ciascun anno a confermare la validità del proprio appostamento effettuando il pagamento della tassa di concessione regionale e facendo pervenire tale versamento alla Sede Regionale competente.

La modifica introdotta dall’art. 60 comma 2) prevede la possibilità di evitare la decadenza dell’appostamento pagando la prevista tassa di concessione ANCHE DOPO il 28/2 e FINO AL 31/5 di ciascun anno.

In questo caso però scatta una sanzione amministrativa prevista dall’art. 58 lettera q) della L.R. 3/94 oblazionabile in Euro 100,00.

Coloro che per qualunque motivo, non avessero provveduto ad effettuare il pagamento di convalida entro lo scorso 28 febbraio possono effettuarlo entro e non oltre il giorno 31 maggio p.v. con l’importo consueto di Euro 56,00 facendo pervenire la ricevuta alla Sede Territoriale competente della Regione Toscana. A questi soggetti in tempi successivi sarà notificata la sanzione sopra ricordata ma conserveranno la titolarità del proprio appostamento fisso per le stagioni venatorie future.

Si coglie infine l’occasione per ricordare a tutti i titolari di autorizzazioni di appostamento fisso che non lo avessero fatto sinora di far pervenire la ricevuta del pagamento della tassa di concessione regionale alla competente Sede Territoriale Regionale utilizzando l’apposito modulo RT 2 reperibile nella sezione modulistica .

http://www.regione.toscana.it/-/comunicazione-per-conferma-annuale-appostamenti-fissi

https://www.ilcolombaccio.it/CMS/toscana-comunicazione-per-conferma-annuale-appostamenti-fissi/

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Discussioni Generali / RITROVIAMO I CANI DI FERNANDO
« il: 07/12/2017 - 15:43 »
Salve, sono Lazzi Fernando al quale sono stati rubati questi  quattro cani  per caccia alla lepre di razza Segugio Italiano.. neri focati dei quali, un maschio a pelo forte, uno a pelo raso, due femmine entrambi  a pelo raso.

Faccio un appello, a tutti i cacciatori d’ Italia perbene, pensando che siano sempre moltissimi , se per caso veniste in possesso di qualcuno di questi cani vi prego di mettervi in contatto con me, vi chiedo questo non per la bravura dei cani, ma per affetto non solo mio, ma soprattutto della mia nipotina di quattro anni con i quali giocava moltissimo. Cell. 3200666794  E- Mail   fernandolazzi@live.it

Auguro a coloro che li hanno rubati un buon Natale e un felice Anno Nuovo, sperando di non sapere mai  i vostri  nomi  e le vostre facce.

 

Tanti Auguri di Buone Feste a Tutti quei Cacciatori ai quali è rivolto il mio appello.

Lazzi Fernando

07_12_2017 Pievescola-Casole d’Elsa-Siena


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