Si Giamp50 ( mi riferisco al tuo penultimo post, l'ultimo deve essere stato uno scherzo dell'informatica ), dicevo si, o meglio ni, o piuttosto no . Concordo sul fatto che un discrimine sia anche nell'etica dello sparo, per cui sparare a fermo a distanza eccessiva o con bersaglio parzialmente coperto è ugualmente condannabile che sparare a volo a distanze eccessive. Ma questo non è affatto il discrimine vero tra le due situazioni, che è nell'atmosfera, nell'emozione, assolutamente diverse. Solo chi ha vissuto la caccia classica con sparo a fermo, può essere testimone attendibile al riguardo, perchè immaginare non funziona; un noto proverbio dice: "un conto è morire e un conto è parlare di morte". Proprio così. Dici che un discrimine è anche nella qualità dell'azione : sono d'accordissimo, però ammetterai che l'azione dove si spara a volo è molto più semplificata rispetto a quella dove le palombe vengono fatte posare . Legittimo, per carità sparare al volo da appostamento con i richiami, come è legittimo sparare al passo ecc.ecc., ma qui non stiamo parlando del fatto se sia legittimo o no, stiamo parlando di che cosa possa dare maggiore soddisfazione, soprattutto per chi usa i richiami per esercitare un'azione di "caccia" e non di semplice tiro. La grande diversità è nell'atmosfera, nel pathos che caratterizza l'appostamento dove si spara a fermo: i momenti che precedono la posa del branco, magari con le palombe basse basse proprio sopra la testa, che in genere, prima di fermarsi vogliono verificare che tutto sia tranquillo, senza sospetto ( con il rischio che se ne vadano ), ebbene quei momenti rendono completamente diversa l'emozione dei cacciatori rispetto a dove si spara a volo, perchè qui l'emozione finisce quando le palombe sono arrivate a tiro e manca la parte più intensa che culmina con lo spettacolo della posa " molto più emozionante di una tripletta " come hai scritto tu. Chi impazzisce perchè non ha potuto sparare a palombe venute vicinissime e non posate, credo debba preferire il tiro al piattello, perchè sono convinto che chi è un appassionato vero di questa caccia non può che ricercare la sua forma più ricca , più difficile, ma anche più soddisfacente . L'Avv. Mazzotti nel suo ben noto libro, parla delle cacce umbre e marchigiane, dove si sparava a fermo, come della più alta scuola della caccia delle palombe. Ecco perchè credo che questa possa essere "la caccia delle palombe" ; le forme semplificate, posono essere chiamate come si vuole, ma credo che l'originale sia cosa diversa da una copia, per giunta tutt'altro che fedele. Senza offesa per nessuno, perchè chi comprende il senso di questo discorso, non ha davvero motivo di offendersi . Un'ultima considerazione riguardo al tiro : volo e fermo . Certo, il tiro a volo è più appagante in astratto, ma in concreto la tensione emotiva che caratterizza lo sparo a fermo è talmente coinvolgente che bisogna solo viverla per capirla fino in fondo. E comunque, sparare a volo comporta la perdita di quella atmosfera speciale, di quel pathos unico . Per contro con lo sparo a volo viene dato un contributo al sempre maggior timore e diffidenza delle palombe, con gli esiti in parte già verificati e con il timore che quelli temuti si presentino prossimamente .