LIPU BIRDLIFE ITALIA – WWF ITALIA
Ai Presidenti e ai Senatori delle Commissioni
13ª Territorio, Ambiente, Beni ambientali
14ª Politiche dell'Unione europea
Senato della Repubblica
Roma, 3 luglio 2014
Spettabile Senatori,
quella che si presenta a voi in questi giorni, con la conversione del decreto legge 9 e in particolare
con l’articolo 16 comma 1, è un’occasione storica, attesa e invocata da decenni: cancellare per
sempre dal nostro Paese i richiami vivi, una delle pratiche più violente ancora in atto sugli animali
selvatici.
I richiami vivi sono piccoli uccelli migratori che dopo le fatiche della nidificazione, affrontano il
grande viaggio dal Nord al Sud Europa e giungono in Italia, dove però sono catturati con le reti e
destinati ad una vita di buio, prigionia, sevizie. Tutto ciò, per essere portati all’esterno durante la
stagione venatoria ed essere usati appunto come richiami vivi, cioè come inganno per attirare con
il canto i loro simili, affinché i cacciatori possano abbatterli.
Questa attività è ormai in voga solo in alcune regioni d’Italia, eppure continua a fare danni ecologici
e impartire sofferenze gratuite agli animali selvatici. Come se non bastasse, è una pratica che ha
sollevato la condanna della Commissione europea, che da poche settimane ha aperto una
procedura di infrazione contro l’Italia, considerato che la cattura degli uccelli selvatici è attività
rigorosamente vietata dalla direttiva uccelli.
Con grande chiarezza, la Commissione ha chiesto all’Italia, con la dettagliata lettera di messa in
mora, di interrompere finalmente questa pratica, dopo trent’anni di scempio della natura e del
diritto, e di fare come si fa in tutto il resto d’Europa: cacciare – se è proprio necessario - senza
l’uso dei richiami. Scrive la Commissione:
“Vi sono numerose valide alternative alla cattura di uccelli per la cessione ai fini del richiamo mediante
reti. Infatti, poiché la cattura di richiami vivi è finalizzata alla caccia delle stesse specie di uccelli, la
Commissione considera che la stessa potrebbe avvenire innanzitutto senza l'utilizzo di richiami o per
esempio con l'utilizzo di fischietti (richiami a bocca). Infatti, nella maggior parte delle regioni italiane e degli
altri Stati Membri, la caccia a tali specie è effettuata, con successo, senza utilizzare richiami vivi (e senza
quindi l'uso di mezzi vietati per la loro cattura)”.
Il decreto 91 contiene una norma (l’articolo 16, comma 1) che intende rispondere alle richieste
europee, sebbene lo fa in modo blando, lasciando ancora la possibilità di usufruire di deroghe al
divieto di cattura e di detenere un certo numero di richiami vivi. E’ invece il momento di chiudere
per sempre questa brutta storia italiana, che il nostro Paese, così bello e ricco di biodiversità e
amore per la natura, non merita davvero più.
Per questo alleghiamo il nostro emendamento, sostenuto dapprima da una petizione che in poche
settimane ha raccolto 50 mila firme e successivamente sostenuto da un numero enorme di
adesioni: centinaia di migliaia di cittadini che dicono basta ai richiami vivi.
A loro, spettabili senatrici e senatori, rivolgiamo dunque il nostro appello: non perdano questa
grande occasione di cultura e civiltà. Sostengano e approvino l’emendamento. Facciano in modo
che la brutta pagina dei richiami vivi sia voltata per sempre. Non perdano questa grande
occasione.
Il presidente della Lipu BirdLife Italia
Fulvio Mamone Capria
Per
Lipu BirdLIfe
------------------------------------------------------------------------
I richiami vivi
Una scheda informativa
Cosa sono i richiami vivi
I richiami vivi sono gli uccelli selvatici catturati e utilizzati per attirare altri uccelli
appartenenti alla medesima specie durante l’attività venatoria. I richiami, detenuti in
piccole gabbie, vengono posizionati intorno all’appostamento di caccia e servono ad
attirare altri consimili, una volta che questi si avvicinano all’appostamento vengono
abbattuti dal cacciatore.
La cattura, la detenzione, l’uso
La cattura degli uccelli avviene essenzialmente tramite reti verticali posizionate nei pressi
di valichi montani in grosse strutture chiamate “roccoli”. Qui gli uccelli in migrazione sono
attirati da altri uccelli loro consimili utilizzati come richiamo, una volta finiti nelle reti
vengono prelevati e messi in grandi sacchi e poi trasferiti in anguste gabbiette. Da questo
momento in poi inizia una vita di prigionia dove gli animali sono sottoposti, oltre che alla
privazione della vita libera, ad ogni tipo di stress derivante da traumi in gabbia, da
alimentazione inadeguata, da malattie indotte dalla cattività e per finire dai trattamenti
farmacologici a base di testosterone utilizzati per far cantare sempre di più questi poveri
uccelli, trattamenti che inducono danni irreversibili e spesso letali.
Gli uccelli detenuti in gabbia in locali bui per gran parte dell’anno vedono al luce naturale
solo in quel periodo quando sono trasportati sui luoghi di caccia durante la stagione
venatoria.
Cosa dice la direttiva Uccelli
La direttiva Uccelli vieta, all’articolo 8, il ricorso a qualsiasi mezzo, impianto o metodo di
cattura o di uccisione in massa o non selettiva o che possa portare localmente
all’estinzione di una specie, in particolare quelli elencati all’allegato IV, lettera a.
L'allegato IV, lettera a, alla Direttiva elenca i mezzi, impianti o metodi di cattura o di
uccisione di uccelli che devono, in particolare, essere vietati dagli Stati membri, tra cui
figurano le reti.
Cosa dice la legge italiana
La legge 157/92 permette (agli articoli 4 e 5) l’utilizzo dei richiami vivi. Lo permette,
perlalro, come attività ordinaria e nemmeno come attività straordinaria, da effettuarsi in
regime di deroga.
L’articolo 4 stabilisce che le Regioni possono autorizzare l'attivazione di impianti per la
cattura di uccelli da richiamo, previo parere dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica
(oggi ISPRA). La titolarità degli impianti compete alle Amministrazioni provinciali, mentre
la gestione degli stessi è affidata a personale riconosciuto idoneo dall'Istituto Nazionale
per la Fauna Selvatica. Le catture possono avvenire nei confronti delle specie
Pavoncella, Colombaccio, Allodola, Merlo, Cesena, Tordo bottaccio, Tordo sassello, (fino
al 1996 anche Passera d’Italia, Passera mattugia e Storno)
L’articolo 5 stabilisce che la quota massima di esemplari che si possono detenere è di 10
unità per ogni specie, fino ad un massimo complessivo di 40 unità per chi esercita
l’attività venatoria da appostamento fisso (10 unità per chi esercita l’attività venatoria da
appostamento temporaneo).
L’uso dei richiami vivi è consentito solo con esemplari identificati mediante anello
inamovibile. La sostituzione di un richiamo può avvenire solo attraverso la presentazione
dell’esemplare morto da sostituire. C’è tuttavia un ampio sistema di illegalità, che vede la
rimozione degli anelli e la sostituzione degli esemplari di richiamo deceduti con nuovi
esemplari, ai quali viene apposto illegalmente l’anello.
La vendita di uccelli di cattura utilizzabili come richiami vivi non è consentita.
L’articolo 5 demanda inoltre alle Regioni l’emanazione di norme, previo parere dell'Istituto
Nazionale per la Fauna Selvatica, per l’allevamento, la vendita e la detenzione di uccelli
allevati appartenenti alle specie cacciabili, nonché il loro uso come richiami, nonché di
norme relative alla costituzione e gestione del patrimonio di richiami vivi di cattura.
Sempre alle Regioni viene demandato il compito di disciplinare la procedura sull’
inanellamento dei richiami.
L’illegalità dietro i richiami vivi
E’ necessario tenere in conto che dietro l’utilizzo dei richiami vivi c’è anche un
diffusissimo bracconaggio legato alla cattura degli uccelli selvatici, tanto al nord quanto al
sud. In Campania è certa l’esistenza di organizzazioni di bracconieri dediti alla cattura di
varie specie di Tordi, che vengono inviati nel Nord Italia dove vengono poi utilizzati come
richiami vivi.
Anche nel Nord Italia sono presenti gruppi organizzati intenti alla falsificazione degli anelli
e al commercio illegale dei richiami. In alcuni casi si è registrato l’uso di sostanze
farmaceutiche al fine di alterare il ciclo biologico degli uccelli.
Le regioni dove è diffuso l’uso dei richiami vivi
Situate soprattutto al Nord Italia, sono la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la
Toscana, le Marche, il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia
Le contestazioni dell’Europa
Procedura Pilot e ora messa in mora
Le catture effettive di uccelli per richiamo dal 1994 al 2005 (dati
ISPRA).
1994 11320
1995 36173
1996 32202
1997 37496
1998 41443
1999 51722
2000 38223
2001 49377
2002 51688
2003 54863
2004 53188
2005 72075
TOTALE 529770
-----------------------------------------------------------
e ancora tanto altro ...
continuate a far la guerra a MARIO PERUZZI...che tanto gli altrei stanno per farci un lato B da urlo..
Bravi..insistete !