FORUM Club Italiano del Colombaccio

Filippo Trocchi

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Risposta #2 il: 20/11/2013 - 18:08
A parer mio non vi e' dubbio che tutta la caccia dovra'andare nella direzione della gestione faunistica tuttavia non si deve cadere nell'errore di relegare l'onere del prelievo a soli  "esclusivisti"di questo o quel tipo di caccia."cacciare di piu' per abbattere meno"e' un motto francese che spiega benissimo il giusto modo di approcciare la Caccia del futuro.Il bello e' andare a caccia non fare sontuosi carnieri.personalmente preferirei trovare 20 fagiani il giorno godendo del lavoro del cane e  abbatterne 2 a settimana oppure 3 beccacce al di con un complessivo di 10 a stagione e questo puo' e dovrebbe essere esteso a tutti i selvatici Colombaccio compreso questo e' il mio parere saluti

colombaiosenese

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Risposta #1 il: 19/11/2013 - 11:18
I tempi cambiano…
Editoriale Beccacce che Passione 6-2013

Abbiamo già sottolineato sulle pagine di questa rivista come la caccia di selezione, che richiede una formazione specifica ai cacciatori, si sia rivelata uno strumento gestionale vincente e un mezzo efficace per ottenere consensi tra l’opinione pubblica meno intransigente circa l’attività venatoria. Ai cacciatori di selezione, infatti, è generalmente riconosciuta una corretta cultura ambientale e un ruolo significativo nella gestione faunistica.
La caccia di selezione, con i suoi rigori, le regole, la richiesta di formazione continua e di impegno in numerose attività ambientali, ha certamente contribuito a sdoganare una nuova immagine del cacciatore. Quello che però ci preme di più, nel corso di questa breve riflessione che introduce alla lettura di questo nuovo numero di Beccacce che Passione, è sottolineare che l’effetto più importante che ha introdotto non è un’immagine nuova dei seguaci di Diana (per quanto fatto socialmente rilevante), né tanto meno il concetto – assolutamente errato – che attraverso questa forma di prelievo si selezioni la fauna selvatica (si lasciano i migliori e si tolgono i peggiori, migliorando le popolazioni selvatiche… eresia!). Piuttosto il fatto che, prima di tutto, ha “selezionato” i cacciatori. Ha selezionato quelli che, motivati a imbracciare una carabina, hanno prima “subìto” l’onere di dover frequentare nuovi corsi, superare esami, dare la propria disponibilità per le attività di monitoraggio e così via, per poi accettarlo di buon grado, del tutto convinti che questo sia l’unico percorso possibile per continuare a praticare la caccia.
I tempi cambiano e se una volta, imbracciando un fucile, tutto (o quasi) era concesso, oggi paghiamo le conseguenze di un ambiente depauperato delle proprie ricchezze. Tra le cause di ciò, non ultima l’eccessiva pressione venatoria, condotta senza tenere nella giusta considerazione il fatto che l’ambiente e la fauna non sono risorse illimitate.
Troviamo quindi “originale” che spesso venga puntato il dito contro cacciatori che in passato si sono limitati a fare quanto era loro concesso, ma che, con il senno di poi, la conoscenza, lo studio e l’impegno, hanno oggi ben compreso l’importanza di misure a tutela di un prelievo commisurato allo status delle popolazioni cacciate.
Si sono adeguati ai tempi e soprattutto hanno capito che ha creato un danno la superficialità con cui in passato non si è tenuto conto delle conseguenze. Certo, c’è chi persevera nell’errore, c’è chi “santo” non è, c’è chi non è in buona fede, ma guardare sempre il peggio e non il meglio sa tanto di incapacità di rinunciare a ciò che è troppo comodo…
E’ nostra convinzione, invece, che migliorando si ha il diritto di ottenere di più.
Molti beccacciai, la maggior parte, hanno sicuramente già dimostrato la volontà di impegnarsi in questo senso, mettendosi a disposizione e dedicando il loro tempo a una serie di attività che hanno aiutato a raccogliere importanti informazioni sulla Scolopax rusticola e sull’ambiente che la ospita. Oggi, come è già accaduto in Abruzzo, dimostrano anche la volontà di accrescere le proprie conoscenze e competenze.
Si parla in maniera sempre più concreta che quella alla beccaccia possa diventare una forma di caccia specialistica. Non vogliamo che la specializzazione diventi un’ulteriore misura restrittiva, ma un’opportunità che, insieme agli oneri, porti anche onori (ad esempio la possibilità, per i cacciatori abilitati alla caccia specialistica alla beccaccia, di prolungare i tempi di caccia oltre i normali periodi previsti dal calendario per la specie) a tutti coloro che fanno rinunce e sacrifici per garantire un futuro alla regina.
La caccia specialistica migliora i cacciatori. Anche per questo, oltre che per le emozioni uniche che questo meraviglioso migratore ci regala, dobbiamo ringraziare la beccaccia.

La redazione
Beccacce che Passione 6-2013
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da IL CACCIATORE.COM

perdete 2 minuti per leggere,secondo me è molto interessante............