FORUM Club Italiano del Colombaccio

Rimescolo

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Risposta #243 il: 07/02/2013 - 17:46
Bravo Flavio, e come si dice, anche te hai cagato nel Vaso....

bonaaaaa

ILFAINA

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Risposta #242 il: 07/02/2013 - 16:49
D.N.A DA CACCIATORE.
Fin dall'infanzia sono sempre stato attratto da tutta la natura, avendo avuto la fortuna di avere una casa in campagna e stato semplice per me crescere e approfondendo conoscenze e dando risposte a tutte le mie mentali domande..Ho sempre amato il vecchio vivere, il profumo della legna nel camino che lasciava un intenso odore hai panni che vestivo, la nonna che si alzava prima di tutti accendeva il focolaio  e mi preparava la colazione.. La vera colazione secondo me,un buon caffellatte in una bella tazza con fette di pane con su burro e marmellata da lei preparata con cura e con passione. Per dire la verità? ero sempre io il primo a svegliarmi da tanto volevo godermi la campagna andavo a letto con il pensiero e il desiderio che venisse giorno il più presto possibile, ma rimanevo sveglio nel letto in attesa di sentire il minimo rumore nel piano di sotto per poi scendere velocemente a dare un forte abbraccio alla nonna.. un amore indescrivibile.. Facevo colazione, prendevo la mia balestra ( strombola) il mio coltellino uno dei miei bastoni da me intarsiati e uscivo nel fresco del mattino. Che bellezza da tanto volevo fare non sapevo da dove cominciare, e tutti i giorni la solita storia.

La casa era un vecchio casolare enorme nel bel mezzo del bosco e la casa piu vicina ( non abitata) rimaneva ad alcuni chilometri poi il paese ( Castellina Marittima ) era lontano 7 chilometri.. ne avevo di territorio da scorrazzare senza limite, potevo fare quello che volevo nessuno poteva brontolarmi non vedendomi , perche non ero tanto un bravo e buono bambino ma ben si una vera peste con l'argento vivo nella pelle ne combinavo di cotte  e di crude tutti i giorni.
 Ma arriviamo al piccolo Flavino come venivo chiamato in famiglia, pronti si parte ,via su per il monte lungo un piccolo stradello mi facevo ore di cammino scrutando in silenzio tutto quello che mi circondava, che spettacolo la natura dicevo gia a quel tempo..rimanevo ore ad osservare il merlo, il pettirosso e qualsiasi animale volatile o no che incontrassi. Flavino ne a combinate tante che dovrei scrivere per giorni per raccontarle tutte e sicuramente mi scorderei qualcosa quindi ne cito alcune. Una mattina delle tante arrivo in cima al monte Vaso e nel tirar balestrate a dx e sx trovo per terra mezza sotterrata una gigantesca mina anticarro lanciata da un aereo in tempo di guerra non esplosa,era troppo pesa per portarla in braccio come trofeo a casa ,quindi l'unica cosa che mi venne in mente fu farla rotolare giù giù lungo la viottola fino a casa , arrivato vicino a casa dopo un oretta e mezzo di pedate e rotolamenti incomincio a urlare a mio zio che stava vicino alla stalla a tagliare la legna..zio corri vieni e darmi una mano..non vi dico le botte che presi da mio padre quando uscito da casa sentendomi urlare vide la bomba , ma sopratutto vide come la stavo facendo arrivare a casa.
Un altra volta sempre sul Monte Vaso trovai in una fossa franata non so quanti teschi e  ossa buttate li sempre durante la seconda guerra mondiale.. secondo voi cosa penso bene di fare Flavino , be le porto tutte a casa a far vedere alla nonna alla mamma e alle zie...tutte religiose e supestiziose ,immaginatevi voi la reazione..aribotte da orbi.Alla fine me le fecero riportare dove le avevo tolte con tanto di preghiere a acqua santa presa nella chiesa del paese.
Flavino poi e divento Flavio e avevo sempre più man mano che crescevo bisogno di sapere e di conoscere non mi bastava più il pettirosso con la balestra o lacciolo ,avevo bisogno di una quasi arma ,ecco che dopo aver limato il fegato di mio padre non so per quanto,spunto la mia prima carabina a pallini di piombo...Ora si che non mi ferma più nessuno pensai subito , volevo abbatterci un cinghiale poi visto che non gli facevo niente ( PERCHE CI HO PROVATO PIU DI UNA VOLTA) tornai in me dando la caccia a tutto quello che mi capitava nell'occhio, piccioni della nonna,i soliti pettirossi,merli, poi mi venne in mente di andare a tirare hai fagiani all'interno della voliera della riserva di monte Vaso per la contentezza di Gilberto la guardia della riserva. Che pensate che non abbia preso altre botte.. e come. Ma che mi importava a me , io andavo a caccia!!!.. botte e caccia per me andavano bene!! Era piu forte di me, ma proprio non ce la facevo..Non vi dico le lotte fatte perche non mi portavano a caccia i miei zii.. pensandoci bene avevano ragione, diciamola tutta ,non gli davo pace, volevo sparare per forza e cosi tanto per forza che alla età? di 11 anni spunto il mio primo fucile, il calibro 24 a tronchino..immaginatevi voi che cosa mi avevano dato in mano........ Al tempo in cima al monte cera un bel passo e i miei zii avendo la casa proprio sotto il monte andavano sempre li ,chiaramente io con loro..ci mancherebbe!! botte da orbi ..tante da indurre lo zio a darmi le cartucce contate altrimenti le avrei finite tutte in un giorno.
La sera non riuscivo ad addormentarmi per paura che io non mi svegliassi al mattino e gli zii approfittassero per non portarmi , allora trovai la soluzione.. dormivo nel salone proprio davanti al camino, dovevano per forza scaldarsi appena alzati e fare colazione...ed io ero li ..già? belle e pronto...

Flavio e diventato Flavione ed ha ancora stampato in mente tutti gli odori e sapori dei tempi andati.. Ora facendo tesoro del percorso della mia vita sono consapevole di essere nato cacciatore e come tale voglio rimanere fino al mio ultimo respiro.
Poi un giorno vi racconterò il resto.
Un abbraccio a tutti.

-giamp50

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Risposta #241 il: 03/02/2013 - 12:10
Concordo con Te "Rimescolo", ma quando si ha a che fare con chi sistematicamente ha fatto della scorrettezza al fine di disturbare la propria condotta è dura mostrarsi eticamente superiore, si sa, siamo uomini!

ILFAINA

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Risposta #240 il: 02/02/2013 - 22:00
Ogni volta che parcheggiavo la macchina in quel posto ( tra l'altro l'unico posto nel raggio di un paio di k.m ) era inevitabile che Lirio venisse a vedere chi era, ma non cera versi ...facevo piu silenzio possibile.. ma lui sembrava mi aspettasse!! E bimbo, mi diceva , allora ne hai prese beccacce??? E rincominciava la solita storia... che quando era giovane lui bastava fare neanche un k.m di macchia per trovarne una diecina, poi quella volta che ne trovo una ventina tutte insieme a sbeciare allo sgrondo del castro del suo maiale e che con una botta ne prese 6 e poi e poi e poi.......io ascoltavo come un bambino ascolta una fiaba e mi immaginavo quello che avevano visto i suoi occhi.... Ma avevo una gran furia di andare a cercare la regina e lui mi teneva li prigioniero dei suoi racconti.. non mollava..Capivo che parlava poco con le persone perche abitava da solo con sua moglie in una casetta parecchio isolata e ogni incontro era una opportunità? di dare sfogo alle sue esperienze passate con quei racconti caricati da una vecchia passione..... Lirio era un uomo secco secco con un nasone gigante, lui diceva ..vedi la natura a voluto che io e la beccaccia ci assomigliassimo...e ci rideva....Il bosco per un raggio di tre o quattro k.m era pieno di viottole fatte da lui, ogni volta mi suggeriva dove cercarla ,di dove passare.. mi diceva poi taglia di li che ti ho fatto una nuova viottola per arrivare a quelle vecchie carbonaie in cima al poggio.....
Erano 6 anni che non andavo piu li in quella zona perche non avevo piu il cane, quest'anno a meta Novembre ci sono andato con Dea ,appena parcheggiato ho notato subito che la casa era tutta sistemata e recintata a dovere, mi sono detto... ma ma Lirio?? poi ho visto due macchine all'interno del cortile.... e poi e uscita una signora che mi dice ... ma non lascerà? mica la macchina li vero??? io rispondo perche da noia?? certo noi non vogliamo cacciatori qui vicino!!! io conto quasi fino a uno e rispondo... mi sa che allora avete scelto il posto sbagliato, prendo la macchina la sposto piu avanti ,la parcheggio alla meno peggio e vado .... appena entro nel bosco capisco che era morto gia da un po il vecchio Lirio.......... il bosco era rientrato in possesso delle belle viottole fatte da lui.....
Un pensiero a un vecchio beccacciaio.
Flavio

Rimescolo

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Risposta #239 il: 02/02/2013 - 21:19
Agire d'istinto, a volte non corrisponde alla giusta risposta che uno vorrebbe dare.

Fra le due azioni vissute, sono convinto che la migliore fosse stata quella di consegnare le prede ai legittimi "scovatori", come spessissimo è risuccesso, ma comunque anche il tuo atteggiamento è risultato pronto, furbesco e di temperamento.

Un saluto,

Rimescolo

-giamp50

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Risposta #238 il: 02/02/2013 - 00:28
prova

-giamp50

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Risposta #237 il: 02/02/2013 - 00:27
Bel racconto di "Rimescolo" dei tempi che furono. Anche dalle nostre parti allora capitavano, sebbene nella maggior parte vi era rispetto e collaborazione, bischerate simili dovute od a beffe od a mancanze di simpatie personali.

Più o meno in quegli anni cacciavo di frequente nella vallatella sotto casa, che però era frequentata anche da un cacciatore di mezza età? dirimpettaio di collina con i suoi due compagni, invidioso e grande ropiballe, cercava sempre di saltarti davanti.

Quella mattina sentii la classica canizza della levata e li vidi qualche centinaio di metri in basso sulla sinistra. Oramai lepre e cani erano fuori tiro e la furbona veniva proprio nella mia direzione.

Io mi trovavo ad un terzo della collina su di una spianatina e di fronte a circa duecento metri vi erano le tabelle della zona di ripopolamento, a pochi metri un profondo fosso di scolo. Feci due salti e mi catapultai dentro il fosso con il cane.

Poi iniziai a pensare, se gli sparo quell'invidioso mi vede e poi, lui grande ed in compagnia ed io ragazzetto e da solo, me la prenderà? sicuramente. No, mi dissi, la soddisfazione non gliela voglio dare.

Feci arrivare la leprona ad una ventina di metri, balzai fuori dal fosso col cane sbracciando.

Alla furbona momenti gli prende un colpo, gira di botto di 90°, copre in un baleno quei duecento metri, si infila tra le tabelle e se ne va sicura su per la collina della zona di ripopolamento.

Quando il rompiballe arriva vuol sapere perchè non avevo sparato, gli rispondo che avevo il fucile in sicura. Si fà? una risata ma nel profondo amara e si consola sparlando con i suoi compagni dei giovani cacciatori.

Avesse saputo di quanto invece mi sentivo soddisfatto ...

Rimescolo

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Risposta #236 il: 01/02/2013 - 21:13
SANTINO.....
Il fatto risale al settembre 1967, prima licenza di caccia.

Il vecchio e astuto Santino che ho già? citato in un altro racconto, faceva parte della folta schiera di maestri di caccia che avevo l'onore di seguire nelle prime annate venatorie, durante le quali non c'erano limiti di carniere, di orari da rispettare, di silenzi venatori, di involucri che "nascondessero" il fucile, di fondi chiusi che ostacolassero il libero circolare nei terreni altrui, sempre con il massimo rispetto per la proprietà? e per i derivati da essa.

Esisteva una sorta di complicità? con i piccoli proprietari terrieri, o contadini che dir si voglia, spesso erano loro stessi che ti indicavano la presenza di selvatici (nobile stanziale o migratoria).

I cinghiali non avevano ancora fatto la loro comparsa, e quei pochi esemplari di "maremmani" se ne stavano ben nascosti nelle macchie folte e intricate, difficilmente cacciabili e veramente selvatici, erano capaci di avvertire la presenza umana a distanze considerevoli, e con una sbruffata di avvertimento si dileguavano nel folto.

Ma torniamo a quella mattina di settembre che con Santino eravamo a cercar lepre in località? Piaggie/Poggio al Lupo.

Freccia, la canina di Santino, dava voce sulla pastura notturna, in una oliveta tutt'ora esistente, ma ahimè abbandonata e piena di rovi, (ora spesso dimora di cinghiali), e non troppo distanti da noi, ma nel versante opposto della collina, altri due cacciatori stavano probabilmente cercando la stessa lepre, una bella femmina di circa 4 kg.

Santino seguiva la cagna negli spostamenti e suggeriva percorsi e posizione ad entrambi, un vero conoscitore delle abitudini della "baffona".

Alle spalle, a circa due/trecento metri, c'era la riserva del "MARUZZI", che a onor del vero irradiava in territorio libero una bella consistenza di selvaggina nobile stanziale, la storia evidenzierà? che fu un grave errore combattere quelle gestioni private, sull'onda di una paventata speranza di equità? sociale! così non è stato!

A metà? mattinata, sento provenire dalla collina due cani in seguita, cerco di osservare nella direzione della riserva e di seguire la voce dei cani, quando scorgo la leprona che mi viene dritta.

Uno sparo deciso e la capriola tipica del sevatico colpito di "punta", mi fanno sobbalzare di felicità?.

I due cani che evidentemente avevano la padronanza del territorio, non seguirono la traiettoria insolita della lepre ma andarono dritti in riserva, dove normalmente ogni selvatico scovato in terreno libero, cercava rifugio.

Non vi era dubbio, Santino arrivò da me in un baleno, e senza indugio costruì con lo scarpone un covetto dietro una "tignamica" vicino ad un ulivo.

Ti è scappata dal covo mi disse....

Ovviamente di li a poco incontrammo l'altro mio grande maestro che chiamavano "Professore", Perfetto di nome, il quale con grande naturalezza e maestria si limitò a chiedere se la lepre fosse femmina o maschio, senza batter ciglio.

Fra i due non correva grande intesa, ma il compagno di battuta di Perfetto non digerì che avessimo ucciso la lepre palesemente scovata dai suoi cani e fu necessaria la verifica del covetto costruito all'occorrenza.

Alla verifica assisterono il babbo del compagno di Perfetto detto il professore, un altro cacciatore neutrale e il sottoscritto che dovette mostrare il luogo e la spelata della lepre con la traiettoria di fuga dal presunto covo.

Con stupore il vecchio Angiolone e il neutrale Panizzi misero a tacere la presunta frode, io tenni la parte per amor di Santino, ma il Professore non credette alla bufala, sapeva che al Poggio al lupo pascolava una grossa lepre femmina che era facilmente riconoscibile dai cacarelli tondi e chiari.

Con questo racconto non credo di aver fatto torto alla furbizia e scaltrezza di Santino, fu una bella e buffa parentesi, uno strattagemma che riuscì a convincere quasi tutti, ma il PROFESSORE era di un altro spessore....

Non ho conclusioni pretestuose, è la verità?, ad ognuno di voi l'interpretazione giusta per quell'epoca....oggi sarebbe un'assurdità?.

Con rispetto,

Rimescolo

-giamp50

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Risposta #235 il: 25/01/2013 - 19:13
Era la terza/quarta mattinata che scarpinavo dietro la Lilla, setter inglese neanche del tutta pura, nel tentativo di riuscire ad arrivare al covo di quella leprona.

La Lilla si era dimostrata gran specialista sulla lepre e già? mi aveva dato numerose soddisfazioni. Presa la passata non mollava ed una volta arrivata nei pressi del covo ispezionava ogni palmo di terreno e difficilmente gli sfuggiva.

Si lo so, la vera caccia alla lepre è con i segugi, però se si ha la fortuna di avere un cane da ferma con il pallino della lepre il divertimento è grande ugualmente e le soddisfazioni anche.

In più di un'occasione mi dimostrò le sue doti superiori sulla lepre dando della biada anche a squadre di segugisti.

Ma quella lepre sembrava irrangiungibile, mangiava in un campetto di erba medica, attraversava un paio di boschetti, bighellonava vicino l'argine del fiume, entrava in un grande campo di arato, faceva visita alle tre quercie girandovi attorno e poi, in un intreccio indecifrabile di passate, scompariva nel nulla nel gran campo di arato.

Anche quella mattina, più o meno, la Lilla fece la stessa strada, ma quando arrivammo alle tre quercie nell'arato non vi si dilungò più di tanto.

Stranamente rialzò la testa, allargò di un 2-3 cento metri disegnando un semicerchio. Subito mi prese il dubbio che l'avesse levata, ma non uno scagno, arrivò quasi all'argine del fiume, rimise naso a terra, doppiò una recinzione, prese una stradina bianca per un cento metri, saltò in un'altro arato e dopo alcune decine di metri iniziò la sua solita cerca metodica, zolla per zolla, di quando riteneva essere arrivata in vicinanza del covo.

Ero alle stelle, mi aveva fatto faticare una settimana, ma oramai ero certo che fosse lì, era solo questione di minuti, dovevo solo stare attento a mantenere una visuale di ampia gradazione poichè a volte qualcuna tende a sgaiattolare via non vista.

La Lilla accelera un pò con due traverse poi raddrizza verso un palo di fili elettrici, accenna la ferma rompe e salta. Ma stranamente non sento il belare tragico della Lepre. Corro, la Lilla continuava ad annusare a dritta ed a manca tra pezzi di pelliccia e spezzoni di piedi.

Rimango impietrito, il volpone mi aveva preceduto, chissà?, forse anche lui la teneva sotto osservazione da giorni!

-giamp50

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Risposta #234 il: 21/01/2013 - 12:40
Mah, che vuoi Vasco, a quel tempo, se la memoria non mi inganna, 1.973, non vi erano certo problemi di sudate!

Sai, sono ricordi del passato che ogni tanto riaffiorano, ricordi che rimangono impressi nel profondo dell'ammasso delle cellule neurali (si dirà? così?), ovattati ma indelebili per l'emozioni che hanno a suo tempo suscitato. Ciao.

Vasco

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Risposta #233 il: 20/01/2013 - 23:41
Insomma giamp quel fagiano ti ha fatto camminare non poco, conoscendo il territorio marchigiano immagino che sudata fece allora, quel giovane nembrotte. Bello giamp....

Un abbraccio.

vasco

-giamp50

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Risposta #232 il: 20/01/2013 - 23:03
Da poco tempo ero andato ad abitare in quella zona e, senza importunare, cercavo di prendere contatti e conoscenza con chi ci abitava e con i cacciatori della zona.

Il mio più prossimo vicino, per così dire essendo a circa 300mt, era un tipo un pò originale. Mi dissero, narrandomi degli episodi, pronto anche a passare a vie di fatto se offeso o quant'altro, senza tante remore.

Poi, iniziando a conoscerlo, mi resi conto che era anche un uomo di gran cuore, sia Lui che la Sua famiglia.

Quando passavo avanti casa sua, se lo vedevo, mi fermavo per fare due chiacchiere.

Quel giorno lo vidi col braccio sinistro imbragato al collo, pensai subito che fosse caduto con la moto, dato che non la guidava con la dovuta prudenza e visti i precedenti.

Invece mi raccontò, con la mia massima incredulità? e con il dubbio che mi prendesse in giro, cosa gli era capitato il giorno prima, giorno di apertura della caccia.

In compagnia di altri due amici battevano con i segugi le collinette ad est di casa mia, sul tardi i cani entrarono in una vecchia vigna, di quelle basse poco curata con erba alta tra i filari.

I due compagni erano posizionati in alto, mentre lui si fermò in basso alla fine di un filare.

I segugi, entrati nella vigna, iniziarono qualche scagno. Poi levarono e si scatenò l'inseguimento con tutta la potenza della sinfonia cagnesca.

Il leprone, un maschione vecchio e grosso, prese il filare dove in fondo era posizionato il mio vicino ed, incalcalzato da vicino dai cani, quando si trovò di fronte Giannetto, questo era il suo nome, spiccò un salto andando ad impattarsi sulla sua spalla sinistra e rimanendovi anche aggrappato per qualche secondo.

Mentre mi raccontava cercavo di rimanere serio, conoscendo i suoi trascorsi, ma mi sembrava talmente incredibile che non capivo se mi prendesse in giro.

Poi, conoscendo bene i suoi due compagni di caccia, mi confermarono il tutto e, per diverso tempo, ricordando l'episodio, ci sbellicammo dalle risate, sempre naturalmente in assenza dell'attore principale temendo qualche reazione istintiva e primordiale.

DIEGOBACCARELLI

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Risposta #231 il: 20/01/2013 - 01:23
giamp, onore al cacciatore, ora un po' meno giovane e al promettente Spinone per la bella, entusiasmante azione di caccia da te mirabilmente descritta. E' la meravigliosa storia della caccia, il miracolo che si ripete, si rinnova e si ripropone per la gioia del cacciatore e del suo fedele, inseparabile Amico a quattro zampe.

Complimenti.

diego

prova2013

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Risposta #230 il: 20/01/2013 - 22:52


-giamp50

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Risposta #229 il: 19/01/2013 - 21:04
Non aveva ancora due anni Gem, ma già? aveva ampiamente dimostrato eccezionale potenza olfattiva, potenza di lavoro e grandissima passione, caso più unico che raro nella razza Spinone, come purtroppo nei decenni seguenti dovetti amaramente constatare.

Il cacciatore era molto giovane e di conseguenza ancora acerbo, più preso dalle focosità? giovanili che dall'osservazione dei dettagli.

Metà? ottobre, cacciata in una vallatella con pendenze elevate, il cacciatore, dopo un paio d'ore pomeridiane infruttuose, sfiduciato si sedeva a tre quarti delle collinette, il Gem continuava imperterrito a cercare.

Iniziava la sistematica ispezione di un siepone con querce. Arrivato quasi in cima, scomparso dentro, prima che il cacciatore capisse, un vecchio fagiano maschio, sgaggiolando a più non posso, si buttò giù per la collina scoscesa.

Il giovane cacciatore inesperto, rialzatosi in piedi, cuore in tumulto, lasciò andare un paio di colpi ma, data la distanza e la velocità? del vecchio, non capì.

Lo vide arrivare al fosso, sorvolarlo e girare a sinistra dietro a dei pioppi.

Sguardo fisso ma non lo vide sorpassare quel gruppo di piante, ergo doveva essersi rimesso lì.

Scese di corsa i trecento metri scoscesi rischiando di rompersi l'osso del collo, attraversò il fosso ed indirizzò il cane in quel tratto di roveto sovrastato dai pioppi, ma il Gem non ne voleva sapere e tendeva a risalire a monte.

Il nembrotte lo richiamò, lo rimbrottò, si incavolò, alla fine, visto che non c'era modo di far cercare il cane in quel tratto, completamente sfiduciato, lo lasciò fare.

Il Gem risalì risoluto il fosso, a circa 3-4 cento metri andò in ferma, non un muscolo si muoveva, naso al vento, immobile.

Il cacciatore dopo qualche minuto si portò dietro al cane, cercava un punto con visuale ottimale ma un canneto non si voleva spostare. Non pensò minimamente di attraversare il fosso e prendere posizione dall'altra parte.

I minuti passavano, un sudore freddo bagnava la fronte, le braccia incominciavano a tremare, nulla mutava. L'acerbo cacciatore non resse, prese una zolla di terra e la lanciò nel canneto.

Uscì inveendo basso coperto dalle canne, un colpo a vuoto, il vecchio scese lungo il fosso e poi virò a sinistra per un laterale stretto ed interamente coperto da rovi, piante ed arbusti.

Imboccato il fosso laterale, fatto un centinaio di metri, si iniziò una battaglia all'ultimo sangue tra il Gem ed il vecchio fagiano ferito ed oramai non più in grado di volare.

Cinquanta metri dentro al forteto, si sentivano entrambi, poi il Gem usciva sul campo, seguiva l'usta per un 10-20 metri e poi di nuovo giù dentro, e così via.

Era entusiasmante ma anche estenuante. I sole era calato.

Poi il giovane cacciatore si ricordò che a monte vi era una strada da trattore che attraversava il fosso. Lasciò cane e fagiano, si mise a correre e raggiunse l'attraversamento, si piazzò in mezzo, gambe aperte, fucile puntato in basso, e tra se si disse: da qui non passerai!

Li sentiva entrambi mentre procedevano una cinquantina di metri a valle, a tratti. Non arrivavano mai, sembrava un'eternità?. Poi risentì il procedere del cane a pochi metri, i muscoli si tesero, ma il fagiano sembrava scomparso. Improvvisamente il becco e la testa si materializzò fra le gambe, il vecchio tentò una svolastrata a sinistra ma oramai, ferito e sfinito, di poco effetto, ed il giovane cacciatore ebbe facilmente la meglio. Un attimo dopo lo Spinone bianco arancio emerse da quell'intrigo di rovi, erbe ed arbusti ed uscì nello stesso punto, per recuperare soddisfatto il vecchio.