Annamaria Procacci
Caccia, con le nuove norme rischio deregulation
La lobby delle doppiette è in declino, ma sia su base locale che nazionale si moltiplicano i tentativi di far saltare i vincoli a protezione della fauna. Dall’apertura delle riserve naturali alla cancellazione dei divieti che tutelano le specie tutelate come orsi e lupi. “Vogliono dichiarare guerra agli animali e alla biodiversità”
di MARGHERITA D’AMICO
Caccia, con le nuove norme rischio deregulationROMA – Perché mai i cacciatori dovrebbero desiderare che il cosiddetto sovrappopolamento di cinghiali, daini, caprioli, abbia fine? Perché la politica, anziché proteggere l’insostituibile patrimonio naturalistico devastato dall’uomo, dedica sforzi alla tutela dei 600mila cacciatori italiani, che si stanno estinguendo per conto proprio? Tale missione trova d’accordo movimenti e partiti opposti, come il Pd e la Lega Nord. E mai come in questo periodo, accusano le associazioni ambientaliste e animaliste, si assiste a deregolamentazioni venatorie da parte di Governo e Regioni.
“Guerra agli animali, alla biodiversità e non da ultimo ai cittadini, con militarizzazione del territorio. Lo scellerato smembramento del Parco dello Stelvio è la punta dell’iceberg”, osserva Annamaria Procacci, consigliere dell’Enpa-Ente nazionale protezione animali ed ex-parlamentare con i Verdi, la quale, in quella veste, fu fra i principali legislatori della normativa quadro 157/92 su fauna selvatica e caccia.
Le concessioni venatorie traggono giustificazione dal dichiarato soprannumero di alcune specie, a partire dai grandi e prolifici cinghiali che provennero da Est a opera degli stessi cacciatori. Certo è che la loro eccessiva presenza nuoce ai campi seminati. Non è tuttavia possibile ottenere una sola parola da Coldiretti, amplificatore per eccellenza dei danni all’agricoltura, sul perché non ci si concentri su divieto (e persecuzione, quando illegali) dei ripopolamenti a uso venatorio, di allevamento e vendita. E ancora, non hanno tempo di rispondere nel merito della linea di partito Emilio Rossi∗, governatore Pd in Toscana, né Luigi Zanda, capogruppo Pd in Senato.
“Una minaccia per animali e persone”, i rischi della deregulation della caccia
Sta di fatto che la Toscana ha approvato una normativa, concepita dall’assessore all’Agricoltura Marco Remaschi, che per tre anni permette di cacciare cinghiali e altri ungulati senza limiti di stagione e nelle oasi naturalistiche. Nel frattempo, il senatore Massimo Caleo (Pd) (leggi l’intervista) ha redatto un testo di modifica della Legge quadro sulle aree protette 394/91, in discussione al Senato, inserendo anch’egli la facoltà di sparare in qualsivoglia periodo, persino a specie sotto tutela e nei parchi sotto regime di tutela. Cosa rimarrebbe allora alla natura?
A loro volta le province autonome di Trento e Bolzano, attraverso lo Schema della norma di attuazione dello Statuto del 1974 che dovrà essere varata dal Consiglio dei Ministri, s’industriano per sottrarsi ai dettami della legge nazionale, iniziando dalla persecuzione alla pacifica marmotta, per proseguire forse con faine, stambecchi, orsi. Anche il lupo, poche centinaia di esemplari in tutta la Penisola, è a rischio e la Liguria di Giovanni Toti (Forza Italia), benché il nostro paese sia oggetto di una procedura “pilot” da parte dell’Ue, ha chiesto alla conferenza Stato-Regioni di riaprire il contenzioso sulla comunitaria Direttiva Uccelli, appena confermata dal voto quasi unanime del Parlamento Europeo (leggi l’intervista a Danilo Selvaggi della Lipu).
“Regioni, province, comuni, pubbliche istituzioni sono prodighe in favori alla lobby della caccia sotto forma di deroghe selvagge al prelievo venatorio, in cambio di un presunto bacino elettorale” commenta Michele Di Leva, responsabile per la fauna selvatica della Lndc-Lega nazionale per la difesa del cane.
“Abbiamo in piazza sotto la bandiera della società civile, e inutilmente chiesto udienza al governatore Rossi e allo stesso Remaschi”, dice Paola Zintu, portavoce del movimento civico Non vogliamo una Toscana rosso sangue. “Nella nostra stupenda regione non sarà più possibile passeggiare in sicurezza, con danno e pericolo per abitanti, turisti, agricoltura”. Non parliamo poi della strage di animali e dell’impatto su quelli non cacciabili, che verranno comunque disturbati in modo grave nel delicatissimo periodo della riproduzione, in barba a leggi nazionali e direttive europee. Abbiamo partecipato a un incontro di Remaschi con i cacciatori, dove siamo stati zittiti e offesi, ascoltando (e registrando) promesse quali la riduzione delle già misere gabbie dove vivono i cani da battuta, che passerebbero dagli otto metri quadrati ai quattro”.
I 24 morti e 87 feriti da armi da caccia durante i cinque mesi della stagione venatoria 2015-2016 (record negativi Lombardia, Toscana, Sicilia, Veneto, Lazio e Campania) non sembrano impensierire gli amministratori, benché fra i caduti si annoverino diversi bambini. E i dati, raccolti dall’Associazione Vittime della Caccia attraverso un’analisi delle cronache locali, sono da considerarsi parziali.
“Nel Bellunese, ma non solo, parecchie scuole stringono accordi con le realtà venatorie. Alunni delle elementari sono condotti a partecipare all’immissione di lepri, fagiani e altri animali di allevamento come fosse una festa, omettendo che, a breve, saranno uccisi”, racconta Tamara Panciera, attivista indipendente. “Tutto questo per tenere in vita una piccola lobby al canto del cigno”.
“Non possiamo negare di essere in netto calo, e ci stiamo adoprando per mantenere viva la nostra tradizione”, ammette Osvaldo Veneziano, presidente storico di Arci Caccia, fra i pochi ormai a sostenere l’importanza del dialogo con chi la pensa diversamente. Alla distruttiva presenza dei cacciatori la poetessa fiorentina Maria Paola Canozzi ha dedicato un racconto (Settembre sarebbe un bel mese, Marco Saya Edizioni), uscito negli stessi giorni dell’irruzione in armi alla Scuola Marconi di Bagno a Ripoli (Firenze). In giardino, sotto gli occhi sgomenti degli alunni elementari, un giovane capriolo inseguito dai cacciatori aveva cercato scampo. Ferito a morte, si era rifugiato sotto un cespuglio. Per lui si tentarono cure inutili sia salvargli a vita che a cancellare la terribile immagine dall’animo dei bambini.
http://www.repubblica.it/cronaca/2016/04/04/news/punto_deregulation_normative_caccia-136900917/?ref=HREC1-23
∗ Enrico Rossi ..per la cronaca