Dunque ci siamo lasciati dopo aver descritto la cassetta per il trasporto e aver detto che questa, o meglio il tipo che io ho realizzato, costituisce un accessorio, un attrezzo fondamentale per poter trasportare e utilizzare il colombaccio a caccia. Concludiamo dicendo che alla cassetta ci vanno abituati, al solito non siamo in presenza di un piccione che si abitua subito o quasi, e quindi andremo per gradi.
Cominceremo con il far vedere la cassetta, aperta, mentre il colombaccio, al solito assicurato con il cordino al nostro polso, staziona immancabilmente sulle nostre spalle. Poi piano piano lo introdurremo magari senza chiudere subito, ma chiudendo per qualche istante per poi riaprire velocemente e far comprendere che non vi è pericolo. Poi una mattina, a buio, andremo in voliera e metteremo il colombaccio/i i cassetta e lo porteremo con noi nella macchia. In genere poi si abitua subito. Noioso? Complicato? Fate un po’ voi qui siamo nel solco della solita filastrocca “il colombaccio non è un piccione” e la confidenza con la cassetta è fondamentale per evitare che si rovini, che si agiti etc etc. Qualcuno addirittura, usando cassette molto ampie li fa dormire una notte all’interno ma insomma andando per gradi vedrete che si abitua facile e non si sciupa, come già detto vi farei vedere Potter che evidentemente ci si sente al sicuro come vola dentro letteralmente.
Il nostro/i sono già abituati a stazionare sull’attrezzo perché lo trovano in voliera, perché sono stati “governati” mentre stavano sopra etc. Quindi fin qui ci siamo. Ora si tratta di farli abituare ad essere assicurati al piattino. Niente di complicato, ma nel mio sistema ci sono dei momenti di attenzione. Mi spiego meglio. Ho detto che io non metto le calze tenendoli in mano perché li voglio toccare il meno possibile e che le fascette sono già presenti sul piattino della ribaltina e quindi si tratta di uscire dalla voliera o dalla cassetta con il colombaccio che è assicurato con una fascetta di pelle morbida ad una zampa. Quando sale sul piatto si tratta quindi di chiudere la fascetta alla zampa libera togliere quella diciamo di trasporto e subito dopo chiudere la seconda fascetta. Semplice e facile ma attenzione che le prime volte quando si sente una zampa libera ci sta che sfrulli e se non riparate la parte inferiore della coda con la mano, prontamente, ma proprio prontamente, si rompe sicuramente una parte della coda. Poi si abitua e il problema non si ripresenta ma all’inizio… Quindi attenzione e soprattutto rapidità nel chiudere gli automatici.
Se abbiamo avuto fortuna o siamo stati bravi sta bene e tranquillo sul piatto, anche per lungo tempo e lo dimostra il fatto che accetti di mangiare e bere dalle tue mani, che ti beccuzzi e che provveda alla sua “toilette pennuta”.
La fase successiva è quella di cominciare a far lavorare l’attrezzo, dolcemente e con gradualità, anche qui se tutto fila liscio dopo un po’ si abitua al tocco.
A questo punto sarebbe bene cominciare a metterlo “lassù”, ovvero con una canna telescopica alzare il piattino a quattro, cinque o più metri. Se lo potete appoggiare ad una pianta, simulando quindi l’azione di caccia tanto meglio. Perché questa fase? Perché potrà sembrare impossibile ma alcuni soggetti vanno su bene ma tendono a innervosirsi nella fase di discesa, non è comunissimo ma questo comportamento esiste e se si butta di sotto potrebbe farsi male. Ci siamo? Allora sta bene sul piattino, tollera l’azione, va su e scende giù bene e quindi è l’ora del petardo.
Stando a una distanza consona, diciamo un dieci/quindici metri, facciamo esplodere quattro cinque petardi, vederete che se tutto è come dovrebbe essere non farà/faranno una piega.
Sarebbe bene se i soggetti sono più di uno fare questa prova con un colombaccio alla volta perché se anche uno solo si spaventa gli altri imiteranno subito il comportamento di allarme.
Mi pare già di sentire i commenti “a me non è mai successo, mai sentito dire etc”. Fate come vi pare ma a me invece è capitato e quando capita che abbiano paura del colpo sono dolori, esiste un rimedio ma insomma non siamo messi proprio bene. A questo proposito avrei un altro aneddoto da narrare. Io ho un paio di colombacci con i quali caccio ormai da tre/quattro anni, affidabilissimi e che non hanno ovviamente paura dello sparo, tuttavia ho notato che quando sono sul capanno e loro stanno a circa un 25 metri da me, di fianco sul quercione di buttata, quando alzo il fucile, magari senza sparare, si innervosiscono e aprono le ali. Poiché questo non accade quando non mi vedono ho dedotto che non è la paura del colpo a determinare questo comportamento di allarme ma l’aver associato alla comparsa del fucile al fischiare del piombo perché spessissimo si spara sopra e intorno al quercione, senza mai rischiare gli animali, ma insomma il piombo….sibila.
Per concludere la puntata di oggi dirò che a questo punto li porto nella macchia perché si abituino a veder volare i piccioni in quel contesto naturale che sarà poi lo scenario in cui dovranno svolgere il loro lavoro.
Vi sembra tutto troppo complicato? Forse ma ho già detto che per adoperarli con successo ci vuole almeno un supplemento di passione, che è quella che fa la differenza altrimenti tutti userebbero colombacci e io sarei costretto a ripiegare sui “pappagalli”.
Nel prossimo segmento parleremo degli “occhialini” . Ciao