Il cane e l’uomo, ventimila anni insieme

E’ il nostro amico più antico: uno studio pubblicato su Science utilizza un approccio innovativo per analizzare il suo antico genoma. La nostra relazione con lui è molto più antica di quanto si pensava. Condividiamo con i cani parte della nostra storia evolutiva
“Quando nelle lunghe notti gelate levava il muso alle stelle gettando lunghi ululati nello stile dei lupi, erano i suoi antenati morti e ridotti in polvere, che levavano il muso alle stelle e ululavano nei secoli attraverso di lui.” Così scriveva Jack London ne “Il richiamo della foresta”, la celebre storia del cane Buck, che dopo mille peripezie tra i ghiacci del Klondike, riguadagna la libertà scappando coi lupi. Ebbene, una recentissima ricerca pubblicata su Science  ci rivela che gli antenati selvatici di Buck  e dei suoi conspecifici potrebbero aver iniziato a vivere in compagnia dell’uomo ben 20 mila anni fa. Molto tempo prima di ogni altro animale domestico: maiali, pecore e vacche ad esempio sono stati addomesticati nel Neolitico (8000 anni fa circa), quando con l’inizio dell’agricoltura si sono formati i primi insediamenti umani stabili.

Lo studio vede la collaborazione di un team di 56 scienziati, tra genetisti ed archeologi, e si basa sull’estrazione del DNA da reperti ossei risalenti a circa 11 mila anni fa, appartenenti a 27 cani che hanno vissuto tra Europa, Siberia e Vicino Oriente. I risultati mostrano che 11 mila anni fa esistevano già 5 diverse linee evolutive  di cani nell’area indagata, e questo indica che la domesticazione deve risalire a molto prima, l’ipotesi è tra i 15 mila e i 20 mila anni fa, durante l’ultima glaciazione (Würm) del Pleistocene, quando le popolazioni umane erano ancora quelle dei cacciatori e raccoglitori. Nel corso degli ultimi 10 mila anni poi, questi primi cani si sono mescolati e spostati, dando origine a quelli che conosciamo oggi.

I ricercatori hanno comparato i cambiamenti nel tempo delle popolazioni canine con quelle umane. In alcuni casi, i cambiamenti osservati nel genoma umano e quello dei cani coincidono. Ad esempio nel Neolitico, quando le prime popolazioni di agricoltori si sono spostate in Europa dal Vicino Oriente probabilmente avevano al seguito i loro cani. E ancora: il passaggio all’agricoltura ha segnato per l’uomo un aumento dei geni che codificano per l’amilasi, l’enzima che ci permette  di digerire l’amido, in corrispondenza di un aumento progressivo dei cereali nella dieta; ma la genetica ci mostra che lo stesso è avvenuto anche per i cani. Non sempre però le storie di uomini e cani viaggiano in parallelo: in altri casi i cambiamenti genetici osservati  nei cani non trovano un corrispettivo nelle popolazioni umane. L’ipotesi è che alcuni di questi cani vivessero a uno stato semi-brado e che si spostassero magari facendo visita a diversi accampamenti in cerca di cibo. E nel contempo, alcune popolazioni umane si sono spostate senza avere con se i cani.

E il lupo? I risultati di questo studio indicano che i cani e l’attuale lupo euroasiatico sono due gruppi monofiletici, ovvero hanno un antenato comune, ma i cani restano più simili ad altri cani che ai lupi da un punto di vista genomico. Se i cani hanno un progenitore in una popolazione di lupi (o simile ai lupi attuali), nei tempi più  moderni non c’è invece stato contributo genetico del lupo nella diversità genetica dei cani. I ricercatori ipotizzano che i caratteri più lupini possano aver subito nella domesticazione una selezione negativa a favore di una maggiore mansuetudine.  Non vale lo stesso per i lupi, perché le analisi indicano invece tracce di DNA canino in quello dei lupi, ovvero c’è  un flusso genico dal cane al lupo moderno ma non viceversa. Questo potrebbe essere legato alla grande disparità nella grandezza delle popolazioni di cani e lupi, e dal fenomeno del randagismo canino che da sempre è diffuso un po’ ovunque nel mondo. Per le popolazioni di lupo uno dei problemi principali di conservazione è proprio l’ibridazione con i cani, che nel nostro Paese è stata oggetto di due progetti finanziati dal programma europeo Life: Ibriwolf e Mirco Lupo.

Ma torniamo ai cani: se ora sappiamo che vivono al nostro fianco dai tempi in cui eravamo nomadi, ancora è avvolto dal mistero dove questa domesticazione sia avvenuta per la prima volta, e il dibattito scientifico resta ancora aperto. Serviranno altri studi e un approccio multidisciplinare che abbracci antropologia, archeologia, etologia e genetica per svelare il mistero.

https://www.repubblica.it/dossier/ambiente/biodiversita/2020/11/03/news/il_cane_l_amico_piu_antico-272887717/?ref=RHPF-BS-I270893213-P4-S4-T1

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