Eolico in Umbria: le sette pale che non piacciono a Castel Giorgio

La nuova tappa della nostra inchiesta sulle rinnovabili in stallo: in una regione dove gli impianti sono pochissimi anche il progetto nell’orvietano solleva polemiche: “Non siamo contro tutto, ma non vogliamo decisioni dall’alto”

Bisogna andare un po’ oltre Castel Giorgio (Terni), verso Bolsena, per comprendere perché l’opposizione all’impianto di sette pale eoliche nel territorio di questo piccolo comune dell’orvietano sta sollevando tante polemiche. Passato il centro abitato, la strada verso il lago regala uno scorcio panoramico ad ogni curva, fino al paese e allo specchio d’acqua: sulla riva opposta pale eoliche si stagliano verso il cielo. Là è Lazio, è l’impianto di Piansano, dove 21 aerogeneratori sono stati installati già nel 2012.

Il sindaco di Castel Giorgio, Andrea Garbini, sul tavolo del suo ufficio ha preparato faldoni e fotografie a sostegno del suo no al progetto della RWE Renewables Italia S.r.l. per un impianto eolico da sette aerogeneratori, da 6 MW ciascuno e potenza nominale di 42 MW, presentato lo scorso novembre e in fase di valutazione amministrativa dal Mite. Garbini ha vicino il suo vicesindaco, Antonello Marceddu, e con tono pacato ma fermo dice subito: “Abbiamo riflettuto prima di prendere posizione: quando l’Enel voleva fare un impianto di geotermia abbiamo ascoltato gli esperti, fino al momento in cui hanno deciso che questo non era il sito adatto. Vogliamo capire meglio, ma una cosa l’abbiamo già accertata ed è che il nostro territorio non avrebbe alcun ritorno economico dall’impianto eolico e dal punto di vista paesaggistico ha tutto da perdere, andate a Bolsena a vedere”.

Bisogna andare un po’ oltre Castel Giorgio (Terni), verso Bolsena, per comprendere perché l’opposizione all’impianto di sette pale eoliche nel territorio di questo piccolo comune dell’orvietano sta sollevando tante polemiche. Passato il centro abitato, la strada verso il lago regala uno scorcio panoramico ad ogni curva, fino al paese e allo specchio d’acqua: sulla riva opposta pale eoliche si stagliano verso il cielo. Là è Lazio, è l’impianto di Piansano, dove 21 aerogeneratori sono stati installati già nel 2012.

Il sindaco di Castel Giorgio, Andrea Garbini, sul tavolo del suo ufficio ha preparato faldoni e fotografie a sostegno del suo no al progetto della RWE Renewables Italia S.r.l. per un impianto eolico da sette aerogeneratori, da 6 MW ciascuno e potenza nominale di 42 MW, presentato lo scorso novembre e in fase di valutazione amministrativa dal Mite. Garbini ha vicino il suo vicesindaco, Antonello Marceddu, e con tono pacato ma fermo dice subito: “Abbiamo riflettuto prima di prendere posizione: quando l’Enel voleva fare un impianto di geotermia abbiamo ascoltato gli esperti, fino al momento in cui hanno deciso che questo non era il sito adatto. Vogliamo capire meglio, ma una cosa l’abbiamo già accertata ed è che il nostro territorio non avrebbe alcun ritorno economico dall’impianto eolico e dal punto di vista paesaggistico ha tutto da perdere, andate a Bolsena a vedere”.

Da sinistra, il sindaco di Castel Giorgio, Andrea Garbini, e il vice sindaco Antonello Marceddu 

Le sette pale di Castel Giorgio, che conta circa 2mila abitanti, sarebbero una goccia nel deserto. Non quello paesaggistico, ma quello delle energie rinnovabili. L’Umbria è infatti tra le regioni italiane in cui l’eolico è meno sviluppato. E dire che ha cominciato presto, già nel 2003, quando a Fossato di Vico (2600 abitanti), vicino al confine con le Marche, è nato il parco eolico di “Cima Mutali”, due aerogeneratori da circa 750 KW ciascuno di potenza per produrre circa 3 milioni di KWH ogni anno. Ci sono poi una costellazione di piccoli impianti sia in provincia di Perugia, sia in quella di Terni, ma tutti insieme valgono per 2027 KW: il laziale Piansano (comune di 1880 abitanti), da solo, ne vale 42mila.

Bisogna andare un po’ oltre Castel Giorgio (Terni), verso Bolsena, per comprendere perché l’opposizione all’impianto di sette pale eoliche nel territorio di questo piccolo comune dell’orvietano sta sollevando tante polemiche. Passato il centro abitato, la strada verso il lago regala uno scorcio panoramico ad ogni curva, fino al paese e allo specchio d’acqua: sulla riva opposta pale eoliche si stagliano verso il cielo. Là è Lazio, è l’impianto di Piansano, dove 21 aerogeneratori sono stati installati già nel 2012.

Il sindaco di Castel Giorgio, Andrea Garbini, sul tavolo del suo ufficio ha preparato faldoni e fotografie a sostegno del suo no al progetto della RWE Renewables Italia S.r.l. per un impianto eolico da sette aerogeneratori, da 6 MW ciascuno e potenza nominale di 42 MW, presentato lo scorso novembre e in fase di valutazione amministrativa dal Mite. Garbini ha vicino il suo vicesindaco, Antonello Marceddu, e con tono pacato ma fermo dice subito: “Abbiamo riflettuto prima di prendere posizione: quando l’Enel voleva fare un impianto di geotermia abbiamo ascoltato gli esperti, fino al momento in cui hanno deciso che questo non era il sito adatto. Vogliamo capire meglio, ma una cosa l’abbiamo già accertata ed è che il nostro territorio non avrebbe alcun ritorno economico dall’impianto eolico e dal punto di vista paesaggistico ha tutto da perdere, andate a Bolsena a vedere”.

Da sinistra, il sindaco di Castel Giorgio, Andrea Garbini, e il vice sindaco Antonello Marceddu 

Le sette pale di Castel Giorgio, che conta circa 2mila abitanti, sarebbero una goccia nel deserto. Non quello paesaggistico, ma quello delle energie rinnovabili. L’Umbria è infatti tra le regioni italiane in cui l’eolico è meno sviluppato. E dire che ha cominciato presto, già nel 2003, quando a Fossato di Vico (2600 abitanti), vicino al confine con le Marche, è nato il parco eolico di “Cima Mutali”, due aerogeneratori da circa 750 KW ciascuno di potenza per produrre circa 3 milioni di KWH ogni anno. Ci sono poi una costellazione di piccoli impianti sia in provincia di Perugia, sia in quella di Terni, ma tutti insieme valgono per 2027 KW: il laziale Piansano (comune di 1880 abitanti), da solo, ne vale 42mila.

Pochi impianti e progetti bloccati

L’Umbria paga la sua unicità di regione peninsulare italiana senza affaccio sul mare nonché il suo paesaggio. In un territorio dove il comune di Trevi chiede che l’Unesco riconosca come patrimonio dell’umanità il “paesaggio olivato” e dove uno dei punti più ventosi è la piana di Castelluccio di Norcia, con la sua fioritura che richiama migliaia di turisti, è difficile trovare comunità disposte a considerare le pale eoliche un nuovo elemento del panorama.
Maurizio Zarapresidente di Legambiente Umbria, riferisce appunto delle forti resistenze che i progetti per l’eolico trovano nella regione: “Nel nostro rapporto Scacco matto alle fonti rinnovabili, in cui indichiamo la burocrazia che blocca lo sviluppo di energie alternative, parliamo del caso di Castel Giorgio, ma in Umbria gli esempi sono tanti“.

L’eolico è pressoché assente da noi – continua il presidente – anche perché quando si chiede alle amministrazioni comunali di indicare aree idonee non lo fanno. C’è la percezione diffusa che installare gli impianti sia sacrificare i territori e ostacolare lo sviluppo turistico, ma l’emergenza climatica ci impone di non rifiutare a priori e di valutare il ritorno economico in maniera più ampia”.
Un possibile compromesso per sviluppare l’eolico con l’accordo delle comunità locali lo offre il caso di Gubbio, dove si è costituita una cooperativa energetica di circa 8mila soci, non a caso chiamata Ènostra a ribadire il senso di appartenenza. La turbina eolica da 900 KW di potenza è entrata in funzione a fine ottobre e produce una media di 2GWh all’anno, soddisfacendo il fabbisogno energetico di circa mille famiglie e alcune imprese locali.

Comunità energetiche e amministrazioni locali

Il sindaco di Castel Giorgio conosce l’iniziativa di Gubbio. Alla domanda perché non convogliare le idee delle associazioni e del Comune nella creazione di una comunità energetica, Garbini risponde: “Non è escluso che nei prossimi mesi si possa fare una cosa del genere. È molto interessante, ma complessa perché noi siamo a cavallo tra due regioni e questo potrebbe creare qualche problema. Però possiamo lavorarci, non accettiamo che ci dicano che siamo contro tutto, ma come si può immaginare una pala eolica alta 200 metri vicino a un’azienda agrituristica? Non mi si venga a dire che sono belle! Amo il lago di Bolsena, che per me è una seconda casa, e quando vedo quelle pale all’orizzonte mi si stringe il cuore”.
Non è solo una questione estetica: nel parlare con la gente del posto la sensazione che il territorio si senta preso di mira da interessi economici dubbi è forte. Poco distante c’è l’altopiano dell’Alfina, dove le associazioni (le stesse che si battono contro l’eolico) denunciano lo scempio agricolo dei noccioleti estensivi. C’è poi la questione dell’energia geotermica del lago di Bolsena, una zona considerata dagli attivisti intoccabile sia per la sua importanza come bacino idrico, sia per la sua fragilità dal punto di vista sismico.

Il compromesso del mini eolico

Ma uno spazio per il compromesso resta. Filippo Belisario, 61 anni, laureato in scienze geologiche, gestisce la riserva naturale Monte Rufeno ed è un attivista del Wwf. “Il nostro è un territorio di confine a fortissima vocazione turistica, lo tocco con mano perché mi occupo di turismo verde come guida escursionistica. Tuttavia, qui ci sono caratteristiche geologiche appetibili per lo sviluppo di impianti di diverso tipo, ma si rischia di snaturare completamente il paesaggio. L’eolico è un’altra delle emergenze, dopo l’illusione dell’agrofotovoltaico e del geotermico: bisogna cambiare mentalità e commisurare gli impianti alle zone, esistono una marea di possibilità alternative alle alte turbine, per esempio il mini eolico, impianti di qualche decina di metri che impatterebbero meno sul paesaggio e sull’avifauna”.

Andando verso Bolsena si vedono alcuni piccoli aerogeneratori nella campagna, ma arrivati in riva al lago la prospettiva cambia, con le grandi pale all’orizzonte. Il proprietario di un locale sulla riva sistema i tavolini, la giornata è tersa e la gente mangia all’aperto. “Che ne dice delle pale eoliche? Le rovinano la vista?” Chiediamo a bruciapelo. “Per niente, non mi disturbano, anzi, le trovo belle”: Poi preferisce non si citi il suo nome, né il locale: “Sa, qui su questa storia degli impianti fioccano le denunce”.

https://www.repubblica.it/green-and-blue/2022/03/09/news/umbria_energie_rinnovabili_parco_eolico_castel_giorgio_orvieto-340076267/?ref=RHVS-VS-I271182744-P4-S4-T1