PALOMBEXPO

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Un fine settimana davvero affascinante.

Ho trascorso l’ultimo fine settimana d’agosto, assieme a mia moglie, a Casteljaloux, una piccola cittadina sita nel Dipartimento del Lot e Garonne, uno dei “mitici” dipartimenti del Sud Ovest francese. Motivo di questo breve soggiorno in Francia è stato un invito ricevuto dall’amico Robert Nieto per partecipare ad una iniziativa denominata “Palombexpo”. Per spiegarvi chi è Robert aggiungo che è proprietario della rivista Palombe & Tradition, alla quale mi onoro di collaborare da oltre un decennio. Essendo caratterialmente piuttosto restio ad uscire dai confini della mia Romagna (gli amici che spesso mi invitano a caccia ne sanno qualcosa…) inizialmente ho tentennato un po’. Poi il sacro fuoco della passione ha preso il sopravvento. Un comodo ed economico volo Bologna Bordeaux ha compresso lo spazio geografico e così ci siamo ritrovati all’aereoporto di Merignac ad attendere che il mio amico Robert ci desse un passaggio in auto fino casa sua. Una fermata per uno spuntino a Bazas ed eccoci arrivati.

Il Lot e Garonne: ovvero il “balcone” francese d’avvistamento della migrazione del colombaccio. Il Lot e Garonne è un Dipartimento che si trova poco più a sud est delle downloadLandes; potremmo definirlo il “balcone” dal quale i cacciatori più tradizionali francesi si affacciano nell’attesa di scorgere la migrazione dei colombacci. Solo il Dipartimento della Gironda lo precede in quella appassionante e fiabesca autostrada percorsa dai migratori d’autunno alla volta dei Pirenei Atlantici. Ogni “religione” ha le sue cattedrali e come Amelia (cittadina in Provincia di Terni) è ricordata nella storia della caccia tradizionale italiana, così lo sono alcune cittadine del Lot e Garonne. Le più note sono tre: Bazas, Nerac e Casteljaloux. Questi tre “paesoni” si contendono il primato storico della primogenitura della caccia tradizionale alla “palombe” in Francia, ma lasciamo ai cugini d’Oltralpe risolvere la diatriba e torniamo a noi, a Palombexpo. In buona sostanza, questo avvenimento altro non è stato se non una coinvolgente sagra tematica dedicata al nostro mito: il colombaccio e tutto un ben particolare macro-mondo che ruota appassionatamente attorno ad un migratore che a nord della Garonna è definito “volgarmente” pigeon ramier, per poi diventare fiabesca “palombe” una volta entrato nelle contrade del sud della Francia.

Le mie prime impressioni…  Vi ho già detto dell’ospitalità che l’organizzatore mi ha imagesriservato accogliendoci a casa sua ed è proprio partendo dalla sua bella e caratteristica abitazione che inizio a raccontare ciò che più m’è rimasto in testa e nell’animo. Sapete quanto dista la palombiére di Robert da casa sua? L’inimmaginabile distanza di appena quattrocento metri! Ebbene si! Lo “sfaticato” deve sobbarcarsi tre… quattro minuti di fuori strada  per raggiungere il suo reame. Reame che è una vera e propria seconda casa. Luce, acqua e gas rendono la vita certamente più comoda in un appostamento-villetta dotata di frigorifero, lavastoviglie, cucina, forno a legna e forno elettrico, bagno e wc, oltre a tutte le diavolerie indispensabili affinché una palombiére possa degnamente meritare questo appellativo. E allora pensando ai problemi che creano i “nostri” quattro tubi innocenti appoggiati al terreno, m’è venuto spontaneo chiedere lumi sulla situazione ottenendo in tutta risposta che l’unico adempimento che i cacciatori tradizionali francesi hanno (in merito ai loro fastosi impianti) è quello di denunciarli alle autorità competenti in materia di caccia. Tout court!!! E vi sembra poco?

Una caccia visivamente piuttosto “chiusa”.    Ecco: ho subito avuto questa KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERAsensazione affacciandomi al punto “d’osservazione” della palombiére di Robert. In effetti, gli amici più tradizionalisti Francesi (quelli che utilizzano reti a “copertone”)  cacciano a terra e dentro fitte pinete, o boschi di querce. In questo modo lo spazio di effettiva attrazione del gioco diventa molto più limitato del nostro essendo di fatto molto ristretto il loro spazio visivo. In buona sostanza riescono a vedere ed ad attrarre (a volte…) solo quei colombacci che transitano davvero vicini alle loro palombiére. Chiacchierando con i cacciatori che sposando le più antiche tradizioni continuano ad utilizzare le reti cosiddette “ a copertone” mi son sentito dire che il fucile fa troppo rumore e che proprio il rumore delle fucilate poco s’adatta alla quiete dei loro boschi, delle loro immense pinete. Cosa rispondere? Fra me e me ho pensato che sono fortunati a poter ancora vivere certe dimensioni, ma ho anche immediatamente realizzato che “certe dimensioni” le hanno sapute difendere e perpetuare. A proposito di meccanismi da richiamo, quello 01più frequente nella palombiére che ho visitato è il cosiddetto piccione “sul filo“ o “va e vieni” o “navetta” che si voglia dire. Tratto di quei piccioni addestrati a traccheggiare tra un punto del bosco ed un altro… uniti da un fil di ferro. Questi richiami sono fatti salire a notevoli altezze, in punti di particolare visibilità ed a comando svolazzano brevemente tra due posatoi. A detta di Robert tali piccioni sono ottimi su colombacci che transitano a distanza, mentre quando i selvatici si avvicinano si passano le mani ai “papillon”, vale a dire le nostre ribaltine sulle quali batteranno le ali esclusivamente docili colombacci. A fianco dei suoli (attrezzati con le reti) ho notato oltre i passeggi per i “poulet” (colombi che possono solo camminare) anche alcune grandi gabbie contenenti d’autunno colombacci. Questi richiami si sposteranno da un posatoio all’altro (interni al gabbione) sollecitati nella manovra proprio dai due posatoi che, in realtà, sono costituiti da due grandi rulli. La mia visita alla palombiére di Robert è stata piuttosto veloce, ma in ogni modo ho ben apprezzato l’ambiente (pini e querce secolari), la casetta di caccia e soprattutto l’animo dei cacciatori che la frequentano e che danno molta più importanza alla qualità della caccia rispetto alla quantità delle prede. Insomma: poco rumore e molta poesia!

Il programma di Palombexpo prevedeva… L’avvenimento denominato Palombexpo, come ho già fatto notare, altro non è stato se non una sagra paesana “condita” con numerosi “ingredienti”. Il programma delle due giornate era organizzato in modo da garantire spazio e visibilità ai numerosi espositori che contrariamente a quanto accade da noi (alle nostre feste paesane) non erano prioritariamente venditori di volantini, zimbelli, colombacci. Anzi di richiami in vendita proprio non ce n’erano. L’ingresso era a pagamento ( cinque euro) ed il pubblico numerosissimo. La prima differenza che ho notato è stata la presenza davvero importante di famiglie: certo si trattava di appassionati cacciatori, ma con loro le mogli, le fidanzate, i figli, gli anziani. Insomma una variegato e variopinto ventaglio di età!!! Gli espositori (una ventina, poco più) si differenziavano tra loro per le iniziative rappresentate. Erano presenti i miei amici Jaques e Michel, rispettivamente presidenti dell’ANCP e della PPP (due associazioni di cacciatori tradizionali), che avevano allestito una interessantissima mostra che illustra le storiche ed ultime dieci pantiéres pirenaiche (appostamenti con reti verticali). La mostra “itinerante” che propongono è denominata USOAK SAREAN – Chasse à la palombe aux pantiéres; si tratta, nella pratica, di numerosi pannelli images (2)esplicativi delle ultime famose dieci pantiéres basco-bearnesi. In buona sostanza questa associazione si propone di difendere una antichissima tradizione di caccia e per farlo rende esplicite tecniche e risultati di caccia. Un altro stand vedeva rappresentato il sito www.palombe.com, un altro ancora era gestito dalla SO.MA.CA, ditta produttrice di una miriade di attrezzi da caccia per il colombaccio, un altro gestito dagli amici di Palombe & Tradition (la rivista alla quale collaboro). C’erano poi stand di produttori di vini locali, stand che esponevano varie razze di piccioni, altri esponevano una esilarante serie di disegni e vignette satiriche nei confronti della caccia in palombiére. Uno spazio importante è stato dedicato ad una associazione di cacciatori che tutt’oggi utilizzano un variegato campionario di trappole per catturare volpi, tassi, puzzole, faine ecc ecc ( da rabbrividire per i protezionisti dagli italici lombi!!!).

DSCN0405Uno spazio davvero interessante ed originale era poi stato realizzato con la costruzione di un lungo tunnel costituito da una intelaiatura in legno alla quale erano erano applicate una quantità industriale di felci (come avviene d’autunno alle palombiéres); lungo questo tunnel era stata allestita una mostra fotografica e in alcuni spazi era possibile seguire video che proponevano pose da mozzafiato. Il “tutto” davvero ben fatto e davvero ben proposto.

Uno spazio molto frequentato dagli appassionati era quello riservato all’equipe di palombe.com il noto sito internet che tanto spazio dedica al pianeta colombaccio Oltralpe.

Uno stand era poi gestito dal GIFS che sta per Gruppo Investigazione Fauna Selvatica. Questa organizzazione può contare sulla collaborazione di numerosi volontari ed anche sull’opera di alcuni professionisti stipendiati. I risultati del loro lavoro sono sotto gli occhi di tutti ed in particolare per quanto riguarda indagini conoscitive di vario genere sul colombaccio. Ho preso opportuni ed interessanti contatti con la rappresentante del GIFS mostrandole gli studi italiani, vale a dire Progetto Colombaccio Italia e l’interessantissima indagine elaborata dal Prof. Enrico Cavina che relaziona picchi di passo e sbalzi della pressione atmosferica. Se son rose download (1)fioriranno. Consiglio in ogni modo ai nostri Dottorini (Sauro e Simone) di prender la palla al balzo e coltivare queste conoscenze che a mio tempo, quando coordinavo Progetto Colombaccio, non trascuravo certamente. Una futura auspicabile collaborazione con questa nota “sigla”, a parere personale, riveste notevole importanza.

 

La tempistica del programma  Ora, in breve, cerco di dare dettaglio alla tempistica degli eventi che hanno contraddistinto la manifestazione e per farlo inizio proprio dal sabato mattina e dall’ampio spazio riservato all’associazione pirenaica USOAK SAREAN durante la quale è stata ampiamente descritta la storia di una caccia ancestrale  tutt’ora viva nei Paesi Baschi, Navarra e Béarn. Di seguito si è potuto assistere ad alcune esibizioni di piccioni da richiamo disposti su diversi attrezzi. Particolare interesse hanno destato i cosiddetti “piccioni sul filo”. Nel  primo pomeriggio è stata la volta di un dibattito gestito dal signor Pierre Verdet (giornalista e scrittore di numerosi libri dedicati al colombaccio ed alle sue cacce) che ha download (3)illustrato con dovizia di particolari le principali vene di passo seguite dai colombacci nel corso dell’attraversamento autunnale della Francia. Verdet ha poi risposto a domande di vario genere che gli sono state rivolte dal pubblico presente. Anch’io ho tenuto una breve relazione sul colombaccio “italiano” (questa era la mia incombenza, pattuita a priori col figlio di Robert) che ben poco si differenzia da quello francese o spagnolo. Oltre a trattare delle più importanti vene di passo italiane ho anche parlato delle tecniche di caccia da noi più utilizzate. I nostri “volantini”, questa volta, hanno attratto molti cacciatori locali…

DSCN0330Sul finire del pomeriggio ha avuto luogo una acrobatica manifestazione di alcuni giovani che fanno parte di una ditta specializzata per le potature ed il montaggio dei meccanismi da caccia negli appostamenti. Anche in Francia l’età media dei cacciatori è piuttosto avanzata e sovente succedono incidenti, a volte mortali, proprio per effettuare le stagionali potature alle piante che ornano gli appostamenti o per montare nuovi punti ove posizionare i richiami fissi, gli zimbelli. Ecco che hanno preso piede imprese che offrono tra i loro servizi tutte quelle spericolate manovre utili per sistemare un appostamento per la caccia al colombaccio. Il primo ragazzo che ha fatto questa acrobatica manifestazione è salito su di un pino secolare, ad una ventina di metri dal suolo, bardato di tutto punto come fosse uno scalatore alpino. Con una tecnica provetta ha dato mostra di destrezza e di efficacia tra gli applausi di un pubblico che era tutto a testa all’insù…

DSCN0330 (2)La serata si è poi conclusa con una dimostrazione di un vario e dettagliato campionario di nodi utili a queste scalate arboree che l’amico Michel ha descritto con dovizia di particolari. Il tema della sicurezza in palombiére merita massima attenzione ed appositi incontri sono organizzati proprio da Michel presso vari appostamenti siti nei Dipartimenti del Sud Ovest francese.

Non mi dilungo a descrivere cena e dopo cena a casa di Robert; posso tentare di riassumere la situazione con le parole “calorosa amicizia e squisita ospitalità”. Ecco!

E siamo arrivati alla domenica mattina, nel corso della quale è avvenuta l’annuale assemblea dell’A.N.C.P acronimo che sta per Associazione Nazionale Cacciatori di Palombes. Verso metà mattina è stato concesso spazio al famoso chef Alain Darroze che ha cucinato e fatto assaggiare al pubblico alcuni sui piatti dedicati al colombaccio. Alain, col quale avevamo cenato la sera precedente, ha preso e tenuto il palcoscenico come un primo attore, dando dimostrazione della sua dimestichezza col mestiere. Ho avuto l’opportunità di conoscere un personaggio davvero simpatico e certo originale. Tanto originale dall’aver raccontato una ben particolare traversia da lui vissuta in gioventù. Dovete sapere che Alain Darroze è stato niente meno che Alain-Darrozecuoco di Mitteran, all’Eliseo. In quegli anni, in modo un po’ guascone (anche se per lui sarebbe il caso di dire un po’ “basco”…) diede una dimostrazione di cucina in TV. Solo che il piatto del giorno prevedeva “ortolani” (non parenti con fruttivendoli, ma con gli zigoli…). Si beccò cinque denunce: una dal ministro dell’ambiente, una da Brigitte Bardot, una dal WWF, ed altre due da altrettante associazioni animaliste. Insomma… ebbe del bello e del buono per non uscire da questa situazione con le ossa rotte ed ancora oggi racconta di alcuni suoi pianti “strategici” consigliati dall’avvocato di turno.

Dopo la cucina ecco uno spazio dedicato al dialetto locale (fortemente condizionato dall’Occitano)  che ha visto il signor Ivan raccontare a gesti e con un colorito linguaggio esilaranti scene di caccia. Da notare che numerosi termini del dialetto locale sono del tutto simili a certi del mio dialetto, quello romagnolo. Si è discusso tra amici di questo fatto e di nuovo è stato dato risalto alla antica lingua occitana che certo accomuna i popoli latini. Sul finire della mattina, ma questo fatto si era verificato a più riprese anche nella giornata del sabato, mi è stato possibile ascoltare le canzoni di Graziano (il nostro Graziano) che volendo fare omaggio agli amici francesi ha inciso due pezzi del suo album in lingua francese. Anche questa una emozione particolare!

download (2)A proposito di canzoni e voci, il pomeriggio è iniziato con una gara di rugolo. Mi aspettavo di vedere in azione “vecchiacci” come me… ed invece a partecipare alla tenzone ecco un piccolo popolo di giovani, giovanissimi, se non addirittura bambini. I “tenori” si esibivano nascosti dentro al tunnel rivestito in felci, del quale vi ho già parlato, mentre una attenta giuria ascoltava il famoso “penta – sillabe” del colombaccio in separata sede, in modo da non collegare volto e voce del cantore di turno. Un piacere per le orecchie ascoltare tanta melodiosa litania. In alcuni casi sono state raggiunte vette artistiche mica indifferenti. Anche in questo caso è emersa una ancestrale forma di cultura, di saper fare, che viene perpetuato dalle giovani leve. Una premiazione con varie coppe e ricchi premi di ogni genere ha concluso la manifestazione canora. Sul finire del pomeriggio un altro giovane “alpinista” ha iniziato una nuova scalata al solito altissimo pino… solo che mentre quello del sabato molto somigliava ad uno scoiattolo,  il secondo  arrampicatore ha da subito manifestato meno agilità, forse anche meno forza. Sarà stata la gran calura dell’ora (42 gradi centigradi), sarà stata l’emozione per il numeroso pubblico, sarà che il giovane non era in stato di grazia, ma il risultato purtroppo è apparso poco tranquillizzante: nonostante grandi sforzi, come usa dire, il nostro protagonista faceva un passo (un balzo) in avanti e due indietro e la vetta mai si avvicinava. Tanto da creare sgomento tra l’attento pubblico. Alla fine, tra uno scrosciante e liberatorio applauso, la fatica è terminata ed è stato montato sul pino un punto “d’attacco” per un meccanismo da richiamo. Purtroppo… ho, abbiamo imparato più tardi che il giovane terminata la non troppo riuscita esibizione è stato colpito da un malore… è stato male insomma. La sera è terminata con una nuova dimostrazione in tema di nodi che Michel ha esibito con la solita maestria. La prima apparizione di Palombexpo sul panorama delle manifestazioni francesi dedicate alla caccia tradizionale al colombaccio è terminata così… con un veloce  smontaggio di gran parte delle attrezzature e dei materiali che l’hanno caratterizzata.

 Appuntamento al 2016. Per quest’anno sono andato a Castejaluox da solo, anzi 03come ho già scritto assieme a mia moglie, entrambi invitati a casa dell’organizzatore (che ancora una volta ringrazio); ciò non toglie che gli amici che vorranno essere presenti al prossimo appuntamento lo potranno fare in tutta libertà. Anzi, si potrebbe ipotizzare la partecipazione del nostro Club in forma ufficiale, come peraltro hanno fatto altre organizzazioni francesi. C’è e ci sarà tempo per prendere contatti ed accordi. Ciò che resta di questa esperienza è un particolare arricchimento personale in tema di rapporti umani, di amicizia, di modi di vivere e cacciare che mi hanno da sempre incuriosito ed affascinato.   Rinaldo Bucchi