CONTROLLO DELLA SPECIE CINGHIALE PIEMONTE – TOSCANA: DUE ITALIE O DUE MODI DI INTERPRETARE LA STESSA LEGGE?
Desta sorpresa (per noi della CCT bella e gradita) e meraviglia, il Decreto del Presidente della Provincia di Alessandria sul controllo della specie cinghiale sul proprio territorio di competenza (evidentemente qui la Regione ha delegato le funzioni della caccia e della gestione della fauna selvatica alle Province).
Si legge testualmente nel provvedimento: per il controllo del cinghiale si rende necessario un coinvolgimento sempre maggiore di “soggetti attuatori” nel rispetto degli indirizzi previsti all’art. 2 della L.R. 9/2000 e s.m.i demandando l’applicazione del programma ai soggetti territorialmente competenti nella gestione del territorio individuando:1.la Provincia per quanto riguarda, in particolare ma non solo, la gestione degli istituti Faunistici di propria competenza Z.R.C., OASI e Z.A.C. 2.gli A.T.C. per quanto riguarda l’attuazione e l’applicazione degli interventi nel territorio venabile; tali soggetti, in qualità di organizzatori e realizzatori dell’attività di controllo sono tenuti al rispetto e all’adempimento della normativa vigente sulla sicurezza.
E poi ancora scorrendo il provvedimento…. controllo, per tutto il corso dell’anno in tutte le zone con tutti i mezzi consentiti (braccata, girata, aspetto diurno e notturno), controllo programmato, controllo a chiamata sul danno, controllo preventivo, catture e abbattimenti nelle Aree protette.
In tutto il provvedimento (evidentemente straordinario, speciale, per la sua natura emergenziale visti i danni alle colture agricole) non si menziona mai la caccia che viene lasciata evidentemente nella norma ordinaria del calendario venatorio (e valutata semmai come elemento aggiuntivo per il contenimento delle popolazioni di cinghiale) ma che non viene adoperata (giustamente) per la riduzione emergenziale dei danni.
Insomma musica per le nostre orecchie e lo spartito dice più o meno le stesse cose che noi stiamo dicendo da mesi alla Regione Toscana e che servirebbero a far cambiare marcia alla Legge Obiettivo sugli ungulati: puntare sul controllo (e non solo sulla caccia); libertà di azione e di intervento con procedure snelle e semplificate, nei tempi e nei modi, ai soggetti periferici attuatori della gestione e impegnati in prima linea a prevenire, a verificare e a pagare i danni causati dagli ungulati ossia agli ATC.
Se lo fa il Piemonte perché non si può fare qui in Toscana? Sicuramente anche in Piemonte, la caccia sta attraversando molte difficoltà e non sempre l’erba del vicino è più verde… detto ciò rimane comunque il fatto che si dovrebbe sempre prendere il buono da ogni esperienza.
Non sarebbe forse il caso di prendere in seria considerazione un cambio di rotta da parte della Regione Toscana e dell’assessorato visti i risultati ottenuti dalla Legge Obiettivo? Nessuno ha la bacchetta magica ma forse guardare con umiltà ad altre esperienze e ascoltare le ragioni di chi con spirito costruttivo, sostiene da mesi la necessità di un cambiamento di impostazione, potrebbe aiutare ad uscire dalle secche. Noi lo speriamo, anche se purtroppo i segnali che si percepiscono non vanno ancora nella giusta direzione.
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