…Condizioni meteo, pressione atmosferica, vento, umidità dell’aria, pressione venatoria, disponibilità di cibo, dormitori, parchi, pasture nelle riserve di caccia, Pianura Padana, Luna, formazione del branco, campi morfici, sentinelle, strategie, controstrategie, piante di buttata, tagli dei boschi, memoria, rotte di migrazione, soste migratorie, imbrecciatura, erbai ecc. ecc. Potrei continuare ancora ad elencare argomenti per i quali l’esperienza non è mai abbastanza e la conoscenza si modella con le storie vissute in ottobre e comunque, i miei migliori maestri di caccia sono stati tutti gli errori commessi, nati dalla presunzione degli anni vissuti in cima ai lecci dell’Argentiera. E’ bello leggere le esperienze, i credo e le teorie del minuscolo popolo dei sognatori d’ottobre. Il 2013 è stato uno degli anni più negativi che ricordo, i venti contrari, che hanno imperversato nella costa Tirrenica e nella mia terra di Maremma, guidavano i colombi nel versante opposto della valle dove ho la tesa, in quei momenti immaginavo anche cosa pensavano di me e dei miei piccioni, gli uccelli blu: “… si vede lontano un miglio quella tesa, tutte le piante si muovono al vento di sud-est mentre nel versante opposto sono ferme, non curerà nemmeno un giovane senza collare alla pianta di buttata …” Questo è stato il mio ottobre col vento cattivo. Una cosa, che avevo messo nel cassetto dei misteri del colombaccio, l’ho scoperta durante i festeggiamenti dell’ottobrata Amerina, tenutasi al capanno di Amedeo Castellani venerdì 1 novembre del corrente anno. Bella giornata di passo e bella giornata passata con gli amici Umbri nel giorno della festa di tutti i Santi. I discorsi ovviamente sono stati tutti a senso unico e tra tutti uno, quello di Sensini Maurizio e la caccia dei Cerri, dove aveva sistemato “un’ azzico” nella chioma di un bel cerro, ma le palombe in curata ci arrivavano vicino e lo scavallavano sempre. Maurizio non si dava pace, tutto era stato sistemato perfettamente però le palombe continuavano a scavallare lo zimbello e ad ignorare quel cerro. Sappiamo bene che il vero cacciatore di palombe non si perde d’animo e dopo aver cercato di togliere inutilmente il malocchio a quella pianta si recò a chiedere consiglio a Ceccarelli Quirino, vecchio cacciatore Amerino che aveva cacciato al capanno dei Cerri prima del Sensini.
Alla domanda di Maurizio rispose:- “portame na’frasca della pianta!”
Detto – fatto, alla vista della frasca Quirino sorrise ed esclamò: “ questo è un cerro spigarolo , tuqquì nun ce se buttano i piccionacci!”.
Ecco svelato il segreto, anch’ io ai vecchi capanni avevo messo un cimbello sulla chioma di un cerro spigarolo e i colombi non ci sono mai voluti andare. Saluti Luca Bececco