FORUM Club Italiano del Colombaccio

colombaiosenese

  • Sr. Member
  • ****
  • Post: 465
    • Mostra profilo
Risposta #5 il: 29/04/2014 - 09:17
Scoiattoli, caprioli e cinghiali: una selezione non indiscriminata
 
 Ora sono alla ribalta gli scoiattoli americani che proliferano nei parchi di Nervi spodestando gli italiani scoiattoli rossi. E gli animalisti saltano su all’idea dell’operazione trasferimento in altri parchi cittadini . Senza prevedere alcuna eliminazione. Chi frequenta i parchi di Nervi sa benissimo che questi animaletti grigiastri e semi addomesticati dal picchiettare delle noci, spuntano da ogni dove nel verde e sono davvero troppi.

Venti anni fa stessa storia per i caprioli che cominciavano ad “occupare” in assenza di predatori i boschi liguri, in particolare i savonesi. Lo stesso zoologo, che oggi sta partecipando all’operazione Cip Ciop, a quei tempi dalle colonne de Il Secolo XIX metteva in guardia sulla possibilità che gli ungulati diventassero dei veri e propri invasori: con il rischio che sviluppassero malattie, che diventassero insomma una presenza ingombrante delle nostre alture. E per lo stesso ecosistema. Apriti cielo, arrivò persino la conduttrice televisiva Licia Colò per una campagna di difesa dei bambi contro quei brutaloni liguri che vagheggiavano l’idea di una selezione. Animali che , come previsto dall’esperto, sono diventati poco dopo una moltitudine imbarazzante. Fino a che una legge del 1994 ha di fatto dato il via al prelievo venatorio dopo opportuno censimento.

E che dire del cinghiale per cui sembrava si evocassero le peggiori crudeltà quando si parlava di abbattimenti programmati? Oggi sono in atto, ma i cinghiali sono comunque una forza cui non ci si può opporre e bene lo sanno chi ha i giardini e gli orti devastati. Mi stupisce tutte le volte come gli esperti vengano scambiati per carnefici. Come se fosse una loro mission far fuori animali indifesi. Mentre l’obiettivo è evitare squilibri naturali.

Andrea Marsan, che è autore di un libro molto interessante dal titolo “Gli Ungulati in Liguria”, lavora da anni sperimentando una difesa del territorio dal cinghiale soprattutto nelle Cinque Terre, fa censimenti sulla fauna autoctona e ha messo in atto spostamenti di caprioli dalle terre savonesi alla Val d’Aveto proprio per alleggerire un territorio e ripopolarne un altro. Insomma un po’ lo stesso lavoro che sta facendo, insieme ad altri esperti, con gli scoiattoli americani. Interessante meditare su alcune sue riflessioni, non certo da Erode, in merito alla caccia e all’abbattimento degli animali in generale.

Dice: «Il periodo autunnale può rappresentare, in molte regioni italiane, un motivo di cruccio per molti cacciatori che vedono passare davanti a sé migliaia di storni che in Italia rappresentano tuttora una specie non cacciabile. Molti di loro associano l’idea della caccia alla prospettiva dei danni. E’ vero che gli storni producono danni alle coltivazioni olivicole tipiche della nostra regione, ma è difficile dimostrare che la caccia riduca in modo consistente gli storni e che, di conseguenza, si riducano i danni. Moltissimi cacciatori tendono a giustificare la loro passione con l’idea che l’attività venatoria sia permessa perché rappresenta un modo per ridurre alcuni animali che altrimenti sarebbero “troppi”. La realtà non è questa: la legge 157/92 permette la caccia purché non contrasti con l’esigenza di conservazione. Di danni non si parla se non per l’attività di controllo che dovrebbe essere effettuata, quando gli animali selvatici producono danni, da personale professionista coadiuvato da agricoltori ed altre persone. Anche la caccia al cinghiale, che sembra essere la panacea per tutti i mali, in questi ultimi trent’anni non ha mai prodotto la riduzione dei cinghiali, e tanto meno dei danni. Se l’attività venatoria venisse svolta per ridurre i danni ed i conflitti che la presenza degli animali selvatici producono alle attività umane, quale senso può avere abbattere le beccacce? O liberare migliaia di fagiani che non hanno la benché minima possibilità di sopravvivere e riprodursi? Ciascuno di noi dovrebbe meditare sul ruolo che il cacciatore può assumere nell’epoca moderna. Solo quando questo sarà chiaro alla ristretta schiera dei cacciatori anche gli “altri” forse potranno capire e rispettare una passione che è nata con l’uomo e che l’ha accompagnato per un percorso lungo centinaia di migliaia di anni».

http://www.ilsecoloxix.it/p/blog/2014/02/03/AQqXsDhB-scoiattoli_indiscriminata_cinghiali.shtml


Filippo Trocchi

  • Jr. Member
  • **
  • Post: 83
    • Mostra profilo
Risposta #4 il: 28/04/2014 - 21:21
Scusate ma Mario TOZZI non era quello che era presidente del parco dell'arcipelago toscano????ora si e' messo a SEDERE su una nuova POLTRONA??? SALUTI

giamp50

  • Hero Member
  • *****
  • entroterra Conero -media bassa Valmusone
  • Post: 1349
    • Mostra profilo
Risposta #3 il: 28/04/2014 - 17:15
Mario Tozzi, "testimonial" di uretek e suppongo ben remunerato, forse dimentica che nell'universo ogni entità ha una sua funzione ed esiste e si posiziona nella scala della Vita proprio per essere utilizzata.

Dichiarare di essere vegetariano ed affermare che la carne meno la si mangia e meglio è, denota ancora una volta l'intenzione, od almeno il desiderio, di voler culturalmente imporre ad altri proprie personali e non scientificamente provate convinzioni.

Affermare poi che il cinghiale sia proliferato per colpa della società dei consumi e degli sprechi ... dalla euforia di rifiuti e scarti alimentari, dimostra la Sua scarsa conoscenza della realtà animale.

Che forse Egli quando ingurgita vegetali non toglie forse la vita a centinaia di esseri viventi?
O forse vuol sostenere che lo spinacio o il cavolo o la lattuga non siano esseri viventi, solo perchè vegetali?
O forse quando mastica un fagiolo non toglie la possibilità a quel seme di germogliare e formare una nuova pianta, e riprodurre semi?

Animale o vegetale sempre esseri viventi sono!

Anche l'animale è un frutto della Terra come il vegetale ed è giusto raccoglierlo, con rispetto e discernimento, gestendo salvaguardando ed incrementando.

Picchi52

  • Moderatore
  • Sr. Member
  • *
  • Post: 254
    • Mostra profilo
Risposta #2 il: 28/04/2014 - 16:59
Purtroppo conosciamo bene il pensiero del signor Tozzi, penso sia tempo sprecato degnarlo di una risposta, non ne vale la pena. Egli fa parte di quella categoria di soggetti che non hanno avuto il DONO di conoscere e vivere la nostra passione, quindi non potranno mai capire cosa voglia dire essere CACCIATORE.

colombaiosenese

  • Sr. Member
  • ****
  • Post: 465
    • Mostra profilo
Risposta #1 il: 28/04/2014 - 15:39
Tozzi torna ad attaccare la caccia dalle pagine dell’Unita’

Caccia in tana, una mostruosità. C’è chi la vuole praticabile in Italia! Mario Tozzi direttore del Parco dell’Appia Antica, ambientalista, non usa mezzi termini. «Il patrimonio faunistico è un bene indisponibile dei cittadini di questo Paese». Appunto, non il passatempo ludico di alcuni appassionati di sparatorie.

In nessun Paese avanzato praticare la caccia è necessario per la sopravvivenza. Il nostro pianeta è continuamente violentato nella sua integrità ambientale e non si coglie il motivo per cui lo si debba ulteriormente impoverire dei suoi animali selvatici. «I cacciatori ritengono – aggiunge Tozzi – di poter svolgere una funzione equilibratrice, limando gli eccessi, il sovrappopolamento con la pratica della caccia selettiva, ma questi sono passaggi molto complessi che vanno gestiti direttamente da organi responsabili».

Non si può che restare scioccati nel sapere di frotte di cacciatori che si sobbarcano viaggi aerei e relativi costi per andare a sparare in Romania a lupi e linci, suggestionati dall’atavica sfida tra uomo e animale, dove l’animale è atavico quanto migliaia di anni fa e l’uomo non è atavico per niente ormai, dotato di auto fuoristrada e armi sempre più efficaci. Una atavica sfida rivista e corretta.
Spesso, chi va a caccia rivendica per sé l’amore per la natura e la conoscenza dei suoi cicli biologici.

Se questo fosse vero chi amerebbe così tanto gli alberi da passare giornate intere ad abbatterli? Chi leggerebbe così tanto volentieri i libri da bruciarli con soddisfazione? Se a questo aggiungiamo che ormai in Italia e in Europa e nel mondo la fauna selvatica è emarginata, rintanata in spazi inaccessibili dall’invasione dell’uomo e delle sue ingombranti infrastrutture, si capisce ancor meno il patetico tentativo di fondere la passione per la caccia con quello per l’ambiente. È un’alchimia che non funziona, uno sforzo strategico-politico già fallito. Meglio dire: «Vado a caccia perché comunicare al mondo che ho preso un cervo (o una zanzara) mi fa sentire bene» oppure «Mio padre andava caccia e io pure ci vado». A questo punto, in genere, il cacciatore, a corto di potabili teorie, tira fuori l’argomento della sofferenza degli animali di allevamento (altra vera crudeltà e altro capitolo da riscrivere…) e di coloro che, pur essendo contro la caccia, si nutrono di bistecche e salsicce.

«A costoro rispondo che, per quel che mi riguarda, la carne meno la si mangia e meglio e io personalmente sono vegetariano – riprende Mario Tozzi – certe specie animali poi sono state disabituate e traviate dal comportamento dell’uomo, quasi urbanizzate dalla sua euforia di rifiuti e scarti alimentari e così alcune specie, come le volpi e i cinghiali sono proliferate per colpa della società dei consumi e degli sprechi».
Le soluzioni non le possiamo trovare giocando a sparare o attraverso la crudeltà. La caccia in tana è istigare dei cani inferociti a massacrare cuccioli di volpe indifesi. Non li faremo passare.

http://dioemorto.com.unita.it


http://www.ilcacciatore.com/2014/04/28/tozzi-torna-ad-attaccare-la-caccia-dalle-pagine-dellunita/