FORUM Club Italiano del Colombaccio

merli

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Risposta #12 il: 29/11/2013 - 11:42
Ciao Denis,
tutto quello che dici è giusto. C'è un particolare però che dovrebbe un po' preoccuparci: l'istinto alla migrazione è genetico, questo si sa con certezza. Un colombaccio nato in Romania da genitori migratori lunghi che da sempre migrano fino in Sardegna, non può comportarsi da stanziale. Però deve affrontare un lungo viaggio di andata, prendere fucilate, rischiare di morire per causa naturali, poi svernare nel Gennargentu, a febbraio - marzo ripartire ed arrivare più o meno nel luogo dove è nato a fine aprile primi di maggio. Deve trovare una compagna, fare il nido, riuscirà forse a fare due covate e poi sarà già ora di ripartire. Un colombaccio migraotre corto, sempre in Romania, parte più tardi (tanto fa sempre più caldo), affronta un viaggio più corto (e quindi con meno rischi e minore mortalità, naturale o venatoria) e si ferma in pianura padana; ai primi di febbraio  riparte e a fine marzo è già pronto a fare il nido; riesce a fare tre covate. Un colombaccio stanziale di Bucarest ai primi di marzo ha già le uova, fa quattro covate, e occupa i migliori siti riproduttivi. Se non vengono inverni molto freddi sopravvive senza problemi e non affronta alcun rischio di viaggio, quindi ha una mortalità molto bassa. Quelli come lui piano piano stanno prevalendo perchè geneticamente (e non si parla di mutazioni) sono programmati per una strategia che con gli inverni sempre più miti, è assai più vincente. Studi del Prof. Berthold, uno dei più famosi ornitologi al mondo, stimano che in 40 generazioni (cioè 40 anni) una popolazione di uccelli completamente migratrice più trasformarsi in una completamente stanziale, se contaminata dall'allargamento dei consimili stanziali. D'altra parte la migrazione è un adattamento alle antichissime glaciazioni ed è una strategia per sopravvivere. Quello che mi preoccupa, visto che caccio esclusivamente colombacci migratori lunghi, che sono quelli che varcano l'appennino, è questa progressiva trasformazione, e l'eventuale influenza che la caccia può avere. Mi conforta che a mio avviso, vendendo anche i dati del club, il trend sia tutto sommato stabile. Resterà comunque importantissimo studiare meglio i colombi per capire da dove vengono e quindi valutare le varie strategie.
Federico

Denis

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Risposta #11 il: 28/11/2013 - 20:12
Parlando del trend sui Pirenei e non andando però  su l'approfondimento della materia in merito al mutamento genetico vero e proprio oserei dire che da diverse  annate (vedi conteggi francesi)si riscontra si un calo della migrazione sui Pirenei in direzione Penisola iberica ma non dovuto SECONDO ME ad una mutazione o selezione genetica ma piuttosto ad un comportamento forzato del colombaccio che tende a migrare sempre più verso le coste dall'Atlantico per l'eccessiva ripetuta e continua  pressione venatoria su tutta  la catena montuosa dei Pirenei.
Vedere la messa a l'asta dei colli fatta dai vari comuni stessi a scopo di lucro ( i colli vengono quindi  affittati  da benestanti acquirenti che vendono poi le posizioni a cacciatori per lo sparo al volo ai branchi in transito sui colli ecc...ecc..

Direi però anche che il trend sui Pirenei è in calo forse più per un altro fattore che è l'esistenza da diversi anni di vastissime aree  francesi passate sia oasi che riserve con vastissime coltivazioni a mais.
Aree che si trovano appunto  nel sud/ovest francese cioè subito prima e a ridosso dei Pirenei con il conseguente abbandono delle antiche rotte di migrazione.
Si parla di MILIONI  di colombacci.
Ci possiamo mettere un altro fattore che è il cambiamento degli inverni meno nevosi e con temperature più alte anche nel sud della Francia.
Mettiamoci un  ulteriore  fattore di non poco conto che è il progressivo e continuo aumentare di popolazioni nidificanti in queste aree ( incremento riscontrabile d'altronde in tutta Europa):
Come sapete tutti,la nidificazione più si svolge ad ovest in Europa e più incide sul fatto migrazione nel senso che quelle popolazioni non migrano proprio.
Di conseguenza ci si ritrova ad avere nel sud/ovest francese popolazioni di nidificanti che stoppano la migrazione stessa trovandosi già in aree di svernamento con nutrimento abbondante  per tutto l'inverno per milioni di colombacci.

A questo punto facendo una bella insalata di tutti questi  fattori (interpretazione mia) abbiamo  il motivo per cui molte popolazioni di colombacci non valicano più i Pirenei come una volta  e perché se lo fanno lo fanno in altri luoghi come la costa Atlantica.

 E CHI GLIELO FA FARE???  di andare là in Spagna e Portogallo quando in Francia trova clima mite e nutrizione.

E CHI GLIELO FA FARE ??? di attraversare i Pirenei dove c'è la guerra quando può  arrivare  in Spagna e/o Portogallo costeggiando lungo e su l'Oceano Atlantico (dove non esiste guerra) dalla Francia per poi rientrare sulla Penisola Iberica.
E CHI GLIELO FA FARE ????  quando sa di non avere voglia di migrare (   x il nidificante ad ovest).

Direi che abbiamo più a che fare ad un adattamento alle circostanze.
Grazie se mi spiegate dove sbaglio se  ho sbagliato perché chi sa ??? cosa effettivamente frulla nella mente del amato uccello blu.
Ciao  a tutti Denis.

Enrico Cavina

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Risposta #10 il: 28/11/2013 - 18:09
Mutazioni genetiche : argomento di grande interesse . L'argomento è stato sollevato anche per le Beccacce . Nell'Aggiornamento del 12/4/2013 di www.labeccacciascientifica.it ( scorrere sull'Indice su Aggiornamenti e poi 12/4/2013 ) il problema è stato ampiamente discusso . Quì inserisco un estratto significativo :
" Diciamo subito che generalmente un processo evolutivo coinvolgente una mutazione del DNA ( http://it.wikipedia.org/wiki/DNA ) non è processo che può svolgersi nel tempo di poche generazioni , tanto meno in un periodo di qualche decennio , cioè da quando l’antropizzazione dell’ambiente e l’aumento della pressione venatoria si sono sviluppate Significativa ci sembra questa citazione :
“ Il gentista Haldane stimò che il numero massimo di mutazioni che potevano fissarsi in una popolazione senza che questa si estinguesse era di una ogni 300 generazioni “
.Comunque l’analisi della tempistica di mutazione risulta complessa (http://pbil.univ-lyon1.fr/members/lobry/repro/gene05/tutto.pdf ) ed in alcuni casi si può supporre che per alcune componenti del DNA la mutazione possa essere non lenta . Io credo che  dobbiamo meglio pensare che un così veloce diffuso cambiamento comportamentale  trovi –al momento – più calzanti mutamenti nell’ecologia dei sensi e relativa etologia e trasmissione di conoscenza e memoria nell’ambito di alcune popolazioni di beccacce che hanno subito e subiscono un eccesso di pressione venatoria nel contesto –parallelo – di cambiamenti climatici ed ambientali . Rimane certamente il problema degli eventuali “nuovi” comportamenti dei “nuovi” giovani d’annata per i quali non c’è memoria di esperienze vissute ed anche difficilmente trasmesse per uccelli come le beccacce che hanno modesto non prolungato gregarismo parentale e tanto meno di gruppo : qui allora è più calzante l’interrogativo “genetico” , però ribadiamo molto lontano dall’essere scientificamente risolto . "

Nota Bene : quanto sopra riguarda la Beccaccia . Per i Colombacci il "gregarismo" c'è e come !
Enrico Cavina
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merli

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Risposta #9 il: 28/11/2013 - 17:53
Buona sera a tutti, è da un bel pezzo che non scrivevo, ma la parte scientifica relativa al colombaccio mi intriga moltissimo, tant'è che da anni, per lavoro mi occupo di migratoria insieme a Saurino.
Concordo sull'utilità enorme di studi scientifici in particolare sulle specie cacciabili, condotti con l'ausilio del volontariato venatorio. Purtroppo spesso questo è un po latitante: pochi rilevatori rispetto alle enormi possibilità che avremmo. Comunque i numeri sono sempre utili, anche per difendersi dai molteplici attacchi alla nostra attività.
Butto lì una provocazione: parlando di stanziali, migratori parziali e migratori lunghi, non vi è mai venuto il dubbio che la caccia faccia selezione genetica? Cioè influisca solo su alcune parti di popolazione. Un recente studio ha dimostrato che nel dopo guerra in Danimarca la popolazione di merlo era all'80% circa migratrice contro un 20% stanziale, mentre ora le percentuali sono praticamente arrovesciate. E tornando ai nostri amati colombacci, come mai a Falsterbo il trend negli ultimi anni è di costante incremento e sui Pirenei seppure non ci sia un trend chiaro è più facile che ci sia diminuzione?
Ciao a tutti
Federico Merli

aldorin

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Risposta #8 il: 28/11/2013 - 10:50
senta un pò... gentile signor (Dott. Proff.?) Cavina

non è che lei se la sente di essere presente al prossimo incontro del direttivo del club? Di solito questo "raduno" avviene il primo sabato di febbraio.

Io vivo in Romagna e normalmente sono presente all'appuntamento che ha come meta una località prossima ad Arezzo.

Se le nostre abitazioni non sono distanti... si potrebbe organizzare uno spostamento in auto assieme; in ogni modo, se lei vive vicino a qualche altro amico del club varrebbe lo stesso ragionamento.

Al momento la ringrazio per le dritte... per i consigli... per le informazioni che sono importantissime per le ricerche che potrebbe sviluppare il club contanto sulla fattiva collaborazione di tantissimi cacciatori.

Col suo aiuto si potrà fare "ancor meglio".

Con stima, Rinaldo Bucchi

Enrico Cavina

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Risposta #7 il: 27/11/2013 - 20:41
Prendo al volo l'invito di Aldorin con una prima PROPOSTA TECNICA ( misurazione dell'ala ) , alla quale far poi seguire la proposta di scheda per raccogliere i dati , cercando di rendere tutto semplice ed accessibile a tutti . Poi sarà il PROGETTO COLOMBACCIO , spero, a definire le metodologie statistiche di analisi sui dati raccolti .Ecco la proposta :


Proviamo quindi a standardizzare un metodo semplice ( appunto a costo zero )
per ricavare dati da elaborare statisticamente su grandi numeri .

Prima però è bene che sia innanzitutto chiaro a tutti che esiste una base documentale scientifica che qui sotto riportiamo

Base documentale

Nel seguente LAVORO

Hobson K.A. e Coll.  (2009) "Stable isotopes ( delta D) delineate the origins and migratory connectivity of harvested animals : the case of European woodpigeons" ( J . of Applied Ecology 46,3,572,2009)
DISPONIBILE INTEGRALMENTE ON-LINE
 http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1365-2664.2009.01651.x/pdf 

SI afferma che :

 Birds harvested at lower latitudes showed an inverse relationship between wing length and δDf, which suggested that longer-distance migrants had longer wings.


Esiste quindi una precisa relazione tra l’origine “isotopica” ( deltaDf) e la lunghezza dell’ala
Il che suggerisce che i MIGRATORI A LUNGA-DISTANZA hanno Ali PIU’
LUNGHE

Come primo passo vediamo di standardizzare il metodo di

COME  MISURARE L’ALA

1 ) E’ bene essere in due per fare una corretta misurazione , per stendere completamente RETTILINEA l’ala tutta : uno stende l’ala in punta di dita
dall’articolazione scapolo-omerale ( diciamo il braccio dell’ala) sino alla punta della seconda remigante che in genere sopravanza la punta della prima remigante e l’altro ( il Misuratore) misura usando un metro metallico avvolgibile con “gancio” iniziale .

2) E’ bene NON misurare l’ala seguendo la curvatura naturale dell’ala stessa perché questa sarebbe una misurazione “fisiologica” e non strettamente “morfometrica” statica . Stendendo tutta l’ala forzatamente ed annullando la curvatura dell’ala , si misurano propriamente le strutture anatomiche che rispecchiano l'origine genetica dell'uccello .
L’ala stesa rettilinea  viene misurata ,da sopra, sul dorso superiore dell’ala .

3) Per identificare l’articolazione scapolo-omerale basta “torcere” un po’
l’ala all’origine dal corpo e con due dita affossate sulla giunzione articolare si apprezza bene il punto dove la testa dell’omero si articola con la scapola .

4) Essendo appunto in due alla misurazione , uno stende l’ala rettilinea  in modo da offrirla al misuratore tutta stesa dal punto dell’articolazione sino alla punta della seconda remigante.

5) Il misuratore , usando un metro di quelli metallici rigidi avvolgibili , potrà così facilmente affossare da sopra  il piccolo “gancio” metallico all’origine del metro ,subito nel punto dove s’identifica l’articolazione , e stendere il metro perfettamente parallelo lineare sovrapposto al margine superiore dell’ala stesa dall’aiutante , misurando anche in millimetri sino alla punta stesa della seconda remigante. Quindi ricordarsi bene : il “gancio” del metro metallico piantato sul punto articolare ( giunzione identificabile torcendo un po’ l’ala all’origine e tastando con la punta delle dita ) La misurazione può anche essere meglio fatta schiacciando l'ala su una tavoletta o cartone o quant'altro .


6) Ripetere due volte la misurazione è opportuno

E’ più difficile spiegarlo per scritto che non farlo direttamente .

In genere le misurazioni sono comprese tra 29,00 e 34,00 cm  cioè 290mm e 340mm.Così almeno nella mia esperienza usando questa metodica .

A seguire vedremo come realizzare una scheda per raccogliere i dati che devono comprendere :
- valutazione d’età ( giovane – adulto )
- località dell’abbattimento
- data ( potrebbe bastare valutare  per “decine” di giorni : primi , secondi , terzi dieci giorni di Ottobre , ed analogamente di Novembre ).

Andrebbero esclusi gli abbattimenti di Agosto-Settembre ( stanziali ) e di Dicembre-Gennaio ( svernanti ) per limitare l’indagine – almeno in prima battuta – alla sola MIGRAZIONE in atto .

Questa è una PROPOSTA suscettibile di modifiche da suggerimenti .

Forse , ripeto forse , si potrebbero già raccogliere dati del 2013 per quanti vorranno MISURARE le ali dei colombacci che scongelano via via , se congelati impennati . In questo caso si soprassiede alla segnalazione delle date di abbattimento .

PS : prima o seconda remigante può anche intendersi come ultima e penultima , ma quando si stende tutta l'ala sono le prime due propriamente alla punta estrema .
Enrico Cavina
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aldorin

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Risposta #6 il: 27/11/2013 - 17:17
Ottimo suggerimento.

Ottimo suggerimento ed immediata attuazione di un lavoro di ricerca a costo zero.

Gentile Enrico Cavina può stare certo che il prossimo ottobre "si parte"; se lei, nel frattempo, vorrà essere così gentile da standardizzare dei "canoni" di ricerca... i medesimi saranno proposti al Dott Sauro Giannerini in occasione dell'incontro del prossimo febbraio.

Sono certo che il "nostro-Saurino" saprà cogliere questa ghiotta occasione al volo.

Dopo tutto prendere misure alle ultime remiganti (immagino?) è un facile lavoro proponibile ai tanti rilevatori di Progetto Colombaccio Italia.

Grazie.

Enrico Cavina

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Risposta #5 il: 27/11/2013 - 08:36
Dato per scontato che la Ricerca con Isotopi è fondamentale ( non illudiamoci per partecipazione di Istituzioni ed ATC - leggi Giamp50- , questi ultimi che per dovere istituzionale dovrebbero ....sono oltre 360 in Italia con bilanci non sempre così trasparenti ''!!) , voglio sottolineare che :
NEL LAVORO CITATO DI HOBSON E COLL.(vedi inizio discussione)SI E' VISTO CHE LE ALI DEI MIGRATORI A PIU'LUNGA DISTANZA LE ALI SONO PIU' LUNGHE .

Allora già qualche tempo fa' avevo fatto questo :
Con l'aiuto di qualche altro cacciatore del mio valico di passo , ho potuto raccogliere le misurazioni di ali su 36 colombacci . Tutte le misurazioni fatte personalmente da me ( da articolazione scapolo-omerale su ala stesa rettilinea sino alla punta della seconda remigante ) con questi risultati
Max 33 cm
Min. 29,50 cm

Media 31,10 cm

SOPRA la Media.  61,10 %
SOTTO la Media.  38,90 %

molto appena indicativamente ed approssimativamente si potrebbe pensare che nel  ns.valico ( Campodiegoli-Fabriano) sulla direttrice trasversale tra costa Adriatica ( tra Pesaro - Ancona )e versante Sud-Orientale della principale catena Appenninica ( versante Marche ) spartiacque tra Marche ed Umbria ( riferimenti Monti Catria -Cucco-Maggio) i contingenti in transito ( 10 Ottobre - 2 Novembre 2013 periodo di rilevamento ) sono stati di modicamente prevalenti Volatori di LUNGA distanza ( ed ORIGINE ) nel 61,10 % , e di MEDIA e breve distanza 38,90  % .

È chiaro che se questa metodica , magari meglio standarizzata per tecnica di misurazione applicabile da tutti , potesse essere realizzata sulle migliaia di colombacci abbattuti in questo periodo e poi nelle zone di vero svernamento , si potrebbero avere indicazioni interpretative molto interessanti relative alla identificazioni delle popolazioni in transito sulla nostra Penisola .

Se volete si può meglio standardizzare il METODO e poi procedere alla raccolta di dati dagli amici dl Club , con possibilità di raccogliere subito gandi numeri . Non sarà molto , ma potrebbe essere un primo passo di coinvolgimento di tutti per la Ricerca .
Fatemi sapere . Enrico
Enrico Cavina
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Denis

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Risposta #4 il: 27/11/2013 - 07:54
Finalmente come già solleccitao da me diverso tempo fa sul vecchi o forum si incomincia a parlare anche in Italia di uno studio sugli isotopi per potere capire l'esattissima provenienza dei colombacci attraversanti l'Italia.

Faccio presente che gli studi fatti dai Francesi a suo tempo riguardavano  anche colombacci prelevati in Corsica e quindi molto probabilmente che avevano attraversato l'Italia.
Sapete tutti che una parte di colombacci che giungono in Corsica sono di provenienza della corrente della vallata del Rodano ma che un'altra parte giunge invece dall'Italia.
Dunque secondo me ci sono studi già esistenti che giacciono da qualche parte in Francia ai quali potremmo confrontare i nostri sempre che questi studi si facciano visti i costi elevati dell'operazione.

Penso a questo proposito che non sia comunque poi così difficoltoso come Club anche autoalimentarsi.

Grazie Enrico e ciao a tutti,Denis

aldorin

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Risposta #3 il: 26/11/2013 - 19:20
Gentile Enrico Cavina

forse, incolpevolmente, tralascio dott... o proff davanti al suo nome.

Leggerla è un vero piacere ed un grande interesse.

Avendo coordinato per un decennio progetto colombaccio ed avendolo consegnato in buone mani (Dott. Sauro Giannerini) ho sollevato proprio con buon Sauro questa problematica, chiedendo di ativarsi in merito e chiedendo soprattutto a quali costi il club sarebbe andato incontro.

Al momento non ho avuto risposte precise, ma stia certo che al prossimo incontro del direttivo del club (febbraio 2014) tornerò alla carica per dar corso a questi studi.

Certo... tutto dipende dal costo, ma ne varrebbe certo la pena. La nostra indagine annuale ne trarrebbe un enorme valore aggiunto.

QUESTA RICERCA DOVREBBE ESSERE SVILUPPATA ANCHE IN ITALIA

siamo in perfetta sintonia.

E grazie ancora per le preziose informazioni.

giamp50

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Risposta #2 il: 26/11/2013 - 19:16
Convengo in pieno, lo si dovrebbe fare anche in Italia.
Il problema principale sarebbe quello dei finanziamenti.
Certo che se ci fosse una intesa tra le Regioni e tra gli ATC di riservare almeno il 2% degli introiti derivanti dalla tassa regionale e dalla quota atc, pagate dai cacciatori, alla ricerca scientifica sui migratori sarebbe una cosa oltremodo positiva.

Enrico Cavina

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Risposta #1 il: 26/11/2013 - 18:05
ISOTOPI ed origine dei Colombacci

Hobson K.A. e Coll.  (2009) "Stable isotopes ( delta D) delineate the origins and migratory connectivity of harvested animals : the case of European woodpigeons" ( J . of Applied Ecology 46,3,572,2009)

Questo Lavoro evidenzia con equilibrio di affermazioni e di analisi tutte le potenzialità e limiti dei nuovi modelli di studio con Isotopi per "delineare" le origini e le connettività migratorie degli animali .Lo studio si è avvalso della indispensabile collaborazione dei Cacciatori utilizzando le penne di 1513 Colombacci abbattuti in pieno Inverno ( Dicembre) nelle varie Regioni di tutta la Francia ( 1395) ma anche dalla Spagna (70) e da Corsica-Sardegna ( 48 ) .Per ogni uccello sono stati valutati questi elementi : età ( adulti,giovani),punteggio di muta e attività di muta ( muta attiva o sospesa ) ,la lunghezza dell'ala ( misurazione standardizzata e millimetrica) e sono state valutate solo le penne come riconosciute per crescita esclusiva nell'area di nidificazione.La valutazione isotopica si è avvalsa dell'isotopo Idrogeno stabile ( delta D ) e  le analisi sono state più volte ripetute in termini di comparazione sul materiale keratinico.L'identificazione geografica delle aree di origine ( caratteristiche isotopiche comparabili con quelle degli Uccelli )  , considerando le derivazioni alimentari ( caratteristiche isotopiche delle diete ) e quelle piovane si è avvalsa di Mappature del International Atomic Energy agency e del Global Network of Isotopes in Precipitation   .
Il modello ( GIS-based model of "delta Dp" ) si è avvalso di un'elaborazione algoritmica e statistica molto complessa per la nostra comprensione di "non addetti ai lavori" ma certamente si è finalizzato a ridurre al minimo le possibilità di errori eventualmente anche legati alla fisiologia di crescita degli uccelli  nelle aree di origine .
Andando quindi a determinare le origini geografiche dei Colombacci abbattuti ( ricordiamo : pieno inverno in Dicembre ) ed esaminati anche per età , il Lavoro si focalizza su tre categorie di Colombacci : residenti , migratori di media distanza , migratori di lunga distanza . L'analisi comparativa dei Migratori a lunga distanza vs gli altri, ha permesso anche di valutare logitudine e latitudine delle aree di origine . Le Mappe di origine così elaborate sulla carta geografica dell'Europa risultano molto indicative circa la sempre prudente affermazione di "probabile" origine di una popolazione o di singoli individui.
Molti altri elementi interessanti si evincono dalla approfondita analisi dei risultati conseguiti dalla Ricerca.
Cerchiamo quindi di sintetizzare e seguire le sequenze di analisi   come sono riportate nel Lavoro di Hobson e coll..
L'analisi dei risultati tiene in conto i precedenti risultati di una ricerca pubblicata da   Hobson nel 2004  : i rilevamenti attuali identificano aree di origini già conosciute , ma molti colombacci risultano di origine sconosciuta ed in questa analisi vengono ora riferiti ad origini potenziali - per i colombacci Francesi - nell'Europa Centrale.Invece per i colombacci abbattuti in Spagna le origini vanno delineate più a Nord includendosi l'Europa Nord-centrale e la Russia Occidentale.Interessante il dato di Corsica e Sardegna ,più calzante per le nostre linee migratorie : i risultati delle ricerche con inanellamento identificavano per questi colombacci "Corsi-Sardi" origini piu a Sud dell'Europa Centrale ( Austria,Ungheria,Ucraina) ma i risultati attuali indicano una linea di origine a latitudini un po' più basse ancora   e precisamente su una linea a Nord-Est da Ucraina a Nord Italia , e più a Sud su una linea Est-Ovest dalla Bosnia a Costa Adriatica Balcanica.E quì - commentiamo noi - è proprio il focus sul quale è necessario sviluppare ricerche che interessino più propriamente i flussi di transito sulla nostra Penisola.
Ricordando ancora che in questo studio il prelievo è avvenuto in pieno inverno (dicembre) su tutte le varie estese Province della Francia tutta, i risultati identificano una presenza invernale di "residenti" ( 54-58 % ) , di migratori a media distanza ( 31-33 %  ) e migratori a lunga distanza ( 10-13% ) , e si deve sottolineare che questi ultimi sono stati prevalentemente abbattuti nel Sud della Francia , anche se sorprendentemente una buona parte dei colombacci abbattuti nell'area centrale dei Pirenei , è stata relazionata ad origini più vicine (media distanza) nell'Europa Centrale ( Germania,Polonia,Bielorussia,Russia Occidentale).
Bisogna tenere ben presente che il "carniere" annuale in Francia nel 2000  ( Lormée e coll.) era stimato di oltre 5 milioni su un totale di circa 10 milioni stimato in Europa nel 1984 .La popolazione dei colombacci stanziali ,distinta da  un totale di circa 10 milioni svernanti , si sarebbe più che raddoppiata in questi ultimi 15 anni ( Cohou V. E coll. 2007). Questo aumento dei residenti è stato relazionato ai mutamenti ambientali creati dall'uomo : riduzione del 30% delle foreste di quercie ( ghianda) a Sud dei Pirenei , parallelamente ad aumento delle coltivazioni di granoturco in Francia a Nord dei Pirenei.
La correlazione - intuitiva anche nei nostri territori ( esempio S.Rossore Migliarino Pisa ) così com'è anche in Bulgaria,Romania,Ungheria - con le tipologie di coltivazioni agricole intensive ( principalmente mais e girasoli ) è stata ben analizzata da Bea e coll. ( 2003) in uno studio di census in una vasta area territoriale della Penisola Iberica a Sud-Ovest a cavallo tra Spagna e Portogallo) con una presenza di svernanti e residenti di circa 3 milioni di colombacci , area comunque soggetta a variabili spostamenti anche massivi intra-invernali legati alle condizioni ambientali ( clima , agricoltura , maturazioni arboree e forestali) . Come già detto l'aumento delle popolazioni residenti in Francia - anche in dipendenza  dei cambiamenti in Spagna- sarebbe stato calcolato nell'ordine del 66%.
Di pari passo a queste considerazioni rileviamo che Hobson e coll. (2009) sottolineano che comunque il carniere globale annuale in Francia in misura del 50% si realizza in Ottobre Novembre e ricordano che a partire dal 1960 si sarebbe notato un decremento dei transiti Francia-Spagna . Nutriamo dubbi su questa affermazione , anche perchè non supportata da dati scientifici citati. Noi rileviamo che esiste un monitoraggio ben preciso dei transiti sui Pirenei e che - per quel che possiamo considerare rispetto alle nostre dimensioni di passo - i numeri rilevati da GIFS come Gruppo delle Federezioni di Caccia dei Pirenei sono impressionanti : in particolare per i "picchi" di transito quale ad esempio la certa conta di circa 600.000 colombacci in un solo giorno il 31 Ottobre 2011 al Passo di Urrugne , il Passo più vicino alla costa Atlantica .
In definitiva il Lavoro di Hobson e coll. (2009) sulla base del "carniere" invernale ( residenti e svernanti ) esaminato con isotopo H stabile identifica ,"delinea" , per la maggior parte dei Colombacci presenti in Dicembre in Francia , origini "residenziali" ( Francia e Paesi contigui) e comunque abbastanza vicine ( Centro Europa e non troppo a Nord e non troppo ad Est ) . Questo dato sta evidentemente a suggerire e leggere una graduale tendenza delle popolazioni Europee di Colombacci a ridurre i percorsi migratori ; e per gli aspetti residenziali giocano un ruolo fondamentale le aree agricole e forestali ( cibo a disposizione anche dopo le raccolte , ovviamente il tutto anche in relazione alle condizioni meteo contingenti ed ancor più climatiche . Mi permetto di segnalare che occasionalmente ho osservato questa fenomenologia di permanenza simil-residenziale e movimenti anche massivi contingenti nell'area dell'Evros - Grecia del Nord ai confini con Bulgaria e Turchia in pieno inverno ( dicembre gennaio)  .Hobson e coll. sottolineano come le popolazioni di Polonia,Danimarca,Finlandia,Svezia negli ultimi decenni hanno incrementato notevolmente la tendenza a svernare alle stesse latitudini dei territori di origine .Potremmo noi dire ( annotazione personale) che è come se l' impulso atavico di seguire le regole migratorie della "deriva dei Continenti" , non sia poi più così necessario e si può anche sopravvivere adattandosi a condizioni locali e con meno sforzo (!!??).
Eccoci allora a considerare i Colombacci c.d. Migratori a lunga distanza : l'analisi di Hobson e coll. sulle origini ( più a Nord e più a Nord-Est  della già citata area Centro Europea  ) e sullo svernamento di questi "migratori a lunga distanza" ( solo il 10-13% nello   studio specifico ) permette di affermare ancora quanto era stato già rilevato con l'inanellamento e cioè " i migratori nati più a Nord migrano più a Sud rispetto ai migratori a breve-media distanza" . Infatti nei rilievi di Hobson e coll. questi grandi volatori sono stati trovati in maggioranza nelle aree più a Sud delle Regioni esaminate , e per questi c'è anche il dato non di poco conto - per il confronto evolutivo delle caratteristiche corporee e morfo strutturali - che hanno le ali più lunghe adatte a grandi e più duri periodi di volo .
Hobson e coll. concludono affermando che le indagini con Isotopi stabili ( delta H) rientrano in una metodica di Ricerca ,sulle migrazioni , ancora giovane ed evolutiva comunque già tale da delineare con chiarezza scientifica e prudenza statistica su grandi numeri le aree di origine dei migratori. La metodica deve comunque integrarsi con le antiche collaudate ricerche con l'inanellamento ed oggi con il radiotracking satellitare,quale già applicato al Colombaccio in Portogallo e Francia ( Cohou V.-Faune Sauvage  293,2011 ) .
Volendo azzardare una critica dilettantistica all'immenso lavoro di Hobson Keith A. e coll.- ormai svolto non solo sul Colombaccio ma anche sulla Beccaccia, come vedremo quì di seguito, e su altri migratori - dobbiamo rilevare che il Lavoro del 2009 non aveva un focus prioritario sulla migrazione di per se in atto ( stop-over inclusi) dato che il contingente esaminato era prelevato in Dicembre , quindi in condizioni di consolidato svernamento. Di fatto tutti gli immensi prelievi venatori effettuati nel pieno della migrazione ( ad esempio sui valichi Pirenaici ) non sono stati considerati , prelievi che portano con se il senso stesso della migrazione e che potrebbero lasciar meglio approfondire l'analisi dei rapporti maschi/femmine e giovani/adulti.Sempre nei termini di timida critica ci ha sorpreso il fatto che essendo l'area in esame la Francia , non sia stata considerata la linea migratoria certamente esistente che scende dalle Isole Britanniche ( Inghilterra,Irlanda,Scozia ) quali reali aree di origine ma possibilmente anhe di transito di contingenti partiti dalla Scandinavia . Sappiamo bene che numerosi studi condotti con i Radar confermano questa linea migratoria da Nord-est e poi direttamente a Sud della Manica verso la Francia Occidentale sino a Spagna , Portogallo, Marocco.
Comunque dal fascino che deriva dall'intensità scientifica di questa Ricerca di Hobson e coll.,viene spontaneo considerare l'opportunità che tali studi con Isotopi ( come pionieristicamente promossi nel progetto WORM di Alessandro Tedeschi di Amici di Scolopax per la Beccaccia ) siano condotti anche in Italia e su grandi numeri di prelievo propriamente migratorio quale è possibile con il coinvolgimento di Cacciatori,Associazioni,ATC. È altresì ovvio rilevare che la linea Nord-Sud che scende dalle regioni Finnico-Scandinave , dai Paesi Baltici,Polonia,Bielorussia,Russia Occidentale  e l'altra linea migratoria da Nord-Est a Sud-Ovest che scende dalla Russia,Ucraina,Romania,Ungheria,Austria, e soprattutto Est-Ovest da Bulgaria e da tutta la Penisola dei Balcani , ebbene queste linee Migratorie non siano scientificamente ben studiate per quanto riguarda i Combacci che proprio su queste linee scendono da noi.È questa  una carenza (il Progetto Colombaccio del Club del Colombaccio sembra un primo passo concreto ) che riguarda l'Italia , ma anche la Grecia e più a Sud la Costa Nord Africana.
Ci auguriamo che questa "recensione" - sempre da considerare dilettantistica  e possibilmente non priva di errori interpretativi - svolta principalmente sul Lavoro di Hobson e coll.,di per se antecedente poichè riferito al 2009, possa consentire al Lettore una più facile ed aggiornata interpretazione di quanto Hobson e coll. riportano oggi , giugno 2013, per le Beccacce studiate in Francia e nella Penisola Iberica .VEDI : Hobson K.A. E coll. " A stable isotope ( 2 H ) approach to deriving origins of harvested woodcock ( Scolopax rusticola ) taken in France " - Eur.J.Wild Res.on-line 18 June 2013 - * Springer Verlag.Berlin

QUESTA RICERCA DOVREBBE ESSERE SVILUPPATA ANCHE IN ITALIA
Enrico Cavina
ecavinaster@gmail.com