Non aveva ancora due anni Gem, ma già? aveva ampiamente dimostrato eccezionale potenza olfattiva, potenza di lavoro e grandissima passione, caso più unico che raro nella razza Spinone, come purtroppo nei decenni seguenti dovetti amaramente constatare.
Il cacciatore era molto giovane e di conseguenza ancora acerbo, più preso dalle focosità? giovanili che dall'osservazione dei dettagli.
Metà? ottobre, cacciata in una vallatella con pendenze elevate, il cacciatore, dopo un paio d'ore pomeridiane infruttuose, sfiduciato si sedeva a tre quarti delle collinette, il Gem continuava imperterrito a cercare.
Iniziava la sistematica ispezione di un siepone con querce. Arrivato quasi in cima, scomparso dentro, prima che il cacciatore capisse, un vecchio fagiano maschio, sgaggiolando a più non posso, si buttò giù per la collina scoscesa.
Il giovane cacciatore inesperto, rialzatosi in piedi, cuore in tumulto, lasciò andare un paio di colpi ma, data la distanza e la velocità? del vecchio, non capì.
Lo vide arrivare al fosso, sorvolarlo e girare a sinistra dietro a dei pioppi.
Sguardo fisso ma non lo vide sorpassare quel gruppo di piante, ergo doveva essersi rimesso lì.
Scese di corsa i trecento metri scoscesi rischiando di rompersi l'osso del collo, attraversò il fosso ed indirizzò il cane in quel tratto di roveto sovrastato dai pioppi, ma il Gem non ne voleva sapere e tendeva a risalire a monte.
Il nembrotte lo richiamò, lo rimbrottò, si incavolò, alla fine, visto che non c'era modo di far cercare il cane in quel tratto, completamente sfiduciato, lo lasciò fare.
Il Gem risalì risoluto il fosso, a circa 3-4 cento metri andò in ferma, non un muscolo si muoveva, naso al vento, immobile.
Il cacciatore dopo qualche minuto si portò dietro al cane, cercava un punto con visuale ottimale ma un canneto non si voleva spostare. Non pensò minimamente di attraversare il fosso e prendere posizione dall'altra parte.
I minuti passavano, un sudore freddo bagnava la fronte, le braccia incominciavano a tremare, nulla mutava. L'acerbo cacciatore non resse, prese una zolla di terra e la lanciò nel canneto.
Uscì inveendo basso coperto dalle canne, un colpo a vuoto, il vecchio scese lungo il fosso e poi virò a sinistra per un laterale stretto ed interamente coperto da rovi, piante ed arbusti.
Imboccato il fosso laterale, fatto un centinaio di metri, si iniziò una battaglia all'ultimo sangue tra il Gem ed il vecchio fagiano ferito ed oramai non più in grado di volare.
Cinquanta metri dentro al forteto, si sentivano entrambi, poi il Gem usciva sul campo, seguiva l'usta per un 10-20 metri e poi di nuovo giù dentro, e così via.
Era entusiasmante ma anche estenuante. I sole era calato.
Poi il giovane cacciatore si ricordò che a monte vi era una strada da trattore che attraversava il fosso. Lasciò cane e fagiano, si mise a correre e raggiunse l'attraversamento, si piazzò in mezzo, gambe aperte, fucile puntato in basso, e tra se si disse: da qui non passerai!
Li sentiva entrambi mentre procedevano una cinquantina di metri a valle, a tratti. Non arrivavano mai, sembrava un'eternità?. Poi risentì il procedere del cane a pochi metri, i muscoli si tesero, ma il fagiano sembrava scomparso. Improvvisamente il becco e la testa si materializzò fra le gambe, il vecchio tentò una svolastrata a sinistra ma oramai, ferito e sfinito, di poco effetto, ed il giovane cacciatore ebbe facilmente la meglio. Un attimo dopo lo Spinone bianco arancio emerse da quell'intrigo di rovi, erbe ed arbusti ed uscì nello stesso punto, per recuperare soddisfatto il vecchio.