Ciao Sauro, la scorsa settimana ti ho inviato un ala e il libretto degli avvistamenti, ti è arrivato?
Avrei un racconto datato ottobre 1971, breve ma significativo per l'abitudine e l'intelligenza del colombaccio, se credi sia interessante facci ciò che vuoi.
Era l'ottobre del 1971, ed io feci una breve licenza di tre giorni per aver donato il sangue ad un parente bisognoso di trasfusione.
Partii da Casale Monferrato in tarda mattinata e dopo 6 ore e mezzo di treno arrivai a Campiglia, mio paese natale e di residenza. Mi trovavo alle casermette per
il servizio militare, C.A.R, dopo il giuramento fui trasferito a Mantova fino al dicembre dell'anno successivo.
Ad attendermi alla stazione c'era il vecchio Rimescolo (mio padre) che sapendomi voglioso di andare il giorno successivo a caccia, mi annunciò senta tanti preamboli che aveva scoperto un quercia primaticcia agli "schiumai" che era visitata da una ventina di colombacci. Gli "schiumai" erano collocati all'interno di una grande zona boschiva
ai confini dei comuni di Suvereto e Sassetta ed erano distanti circa 7 km da Campiglia. La notte trascorse molto lentamente, immaginavo già? l'emozione del giorno dopo, il " tascapane " era pronto, la cartuccera da 25 cartucce preparata nei minimi dettagli (cartucce con piombo dell'8 polvere Sidna per la prima canna e piombo del 6 con polvere Rottweil per la seconda). Il fucile era una doppietta GITTI cal 12 ed era usanza caricare la canna dx con piombo più piccolo e la sx con cartuccia più potente per tiri relativamente più lunghi o leggermente infrascati. Alle 5 del mattino dopo una breve colazione ci dirigemmo a piedi verso tale meta con la speranza di trascorrere una giornata interessante. Un'ora e mezzo di cammino e arrivammo alla quercia con ghiande mature, il silenzio era religioso, l'alba frizzante era il preludio di una giornata da ricordare. Mio padre di poche parole, ma di grande carisma mi sistemò a tiro della quercia e si raccomandò di sparare solo a colpo sicuro e a fermo. E' un branchetto di una ventina di colombi, mi disse, ma se ne vedono cascare uno a volo non tornano più alla quercia perciò fai come ti dico, torno a prenderti verso mezzogiorno che si mangia insieme.
Accendo subito una sigaretta (a quei tempi fumavo), e quasi alla fine della "DIANA", (la sigaretta) un fruscio accompagnato da fragoroso batter d'ali mi avvolse con frenetica emozione. Erano tutti posati sulla quercia, un attimo di tranquillità? apparente e partì il primo colpo, il primo colombaccio della stagione mi fece compagnia per una mezz'ora, dopo ritornarono e si ripetè la solita emozione, un altro sparo e un altro favaccione raccolto. Nessuno a disturbare questa meravigliosa simbiosi,
nessun rumore che non fosse il fruscio del loro arrivo accompagnato dal fragoroso batter d'ali della posa sulla quercia ricca di ghiande mature, solo con me stesso immerso in un ambiente incontaminato e magico, un rivolo d'acqua che dissetava i primi pettirossi e i primi merli della migrazione autunnale, tordi non ne vidi, una o due ghiandaie fecero capolino per dividere il pasto con i colombacci ma che immediatamente spaventai con un versaccio.
La terza posa fu più vissuta e osservata, cominciarono a cibarsi di ghiande, non stavano un momento fermi, sembravano irrequieti, invece "sghiandavano" naturalmente, partì il terzo colpo e fu raccolto il terzo meraviglioso uccello.
Non mi era sfuggita la cadenza del loro ritorno, ogni mezz'ora facevano visita, erano rimasti una quindicina, ancora relativamente tranquilli.....
Nella mia mente si faceva sempre più convincente la prova dello sparo all'involo, se ritornano gli sparo a fermo e quando partono provo al volo mi dicevo, e siccome cambiando posizione di una decina di metri, mi ritrovavo una visuale più ampia, così decisi. Rimescolo mi aveva sistemato un capannello che evitasse questa tentazione, ma io che già? a quel tempo volevo camminare con le mie gambe, cambiai postazione e fu l'errore.
L'attesa del loro quarto arrivo fu interminabile, una mezzora lunghissima, estenuante, ma finalmente arrivarono. Avevano in qualche modo intuito il pericolo tant'è che prima di posarsi fecero due giri di perlustrazione per poi decidere di posarsi all'interno della quercia. Un attimo di preparazione e scattò il piano che avevo preparato con cura. Gli spari furono due, ma il colombo ucciso in volo e visto cadere dal resto del branco, interruppe quella meravigliosa orgia di emozione che mi aveva donato una altrettanto frizzante giornata d'ottobre, i colombi non tornarono più!!!!!
Aspettai più di tre ore con la consapevolezza di avere fatto una sciocchezza, all'arrivo di Rimescolo non ci fu bisogno di tante spiegazioni, raccontai e lui capì che si cresce anche sbagliando, te l'avevo detto annuì con il sorriso sulle labbra, si mangiò insieme sotto la quercia degli "schiumai" per poi fare ritorno al paese più bello del mondo con 5 colombacci nel tascapane, il babbo si era limitato ad esplorare la zona per una visita i giorni successivi (lavoro permettendo).
Questo racconto per ricordare una giornata di caccia dei miei vent'anni, per ricordare la saggezza di Rimescolo babbo, per evidenziare il comportamento, le abitudini e la maestosità? del colombaccio, i chilometri che abbiamo fatto per poterlo cacciare, la testimonianza e la consapevolezza di un errore di caccia, il tutto nella speranza che altri possano godere di queste sane, sofferte, romantiche e desiderose emozioni.
Morale: i giovani cacciatori dovranno avere dei riferimenti vissuti di esperienza e serietà?, considerare la caccia come materia di studio e come obbiettivo di crescita dell'individuo, conoscenza dell'ambiente e degli animali che lo popolano, disponibilità? e collaborazione con tutti gli organismi interessati, tolleranza verso le altre forme di caccia, rispetto per chi opera non solo al mantenimento, ma anche allo sviluppo di questa arte in modo etico e moralmente sportivo.
LA QUERCIA degli SCHIUMAI ottobre 1971
un caro saluto
con emozione e rispetto,
Renato Bianchi
Questo scrissi a Sauro verso la fine di novembre....
un caro saluto,
Rimescolo