L'amico Renzo Stella, appassionato cacciatore genovese, mio tramite, ha voluto dedicare agli amici del Club due suoi racconti, meritevoli, a mio avviso, di essere portati alla vostra attenzione.
Cordialmente.
diego
1° racconto:
Poche frasi, forse scarne di contenuto, ma dedicate col cuore agli amici che praticano questa nobile arte. Nobile e difficilissima; dove si inizia a lavorare quando la caccia è ormai terminata
Liguria»?.. e Colombacci d'Ottobre
- Cùmbi.. arrivan i cùmbi, figgeau sun in sciu mà?à? , amiéé quanti ghe né----
( Colombi, arrivano i colombi, ragazzi sono sul mare, guardate quanti sono »?. )
Il grido quasi strozzato si perde tra i castani ed i pini marittimi ; alberi nati vicini uno all'altro, ed uno vicino all'altro hanno da migliaia di anni colonizzato i monti che sovrastano la costa.
Dall'alto di uno di questi, il più alto, quello che pare nato apposta per ospitare il palco tra i suoi possenti rami, la coppia di amici avvisa con quel grido gli altri compagni che i Colombacci stanno passando sul mare.
Un branco enorme, forse mille, o forse poco meno»?.., quasi sicuramente di più, vola in direzione dellOvest, come per agguantare il Sole che sta per iniziare la sua discesa.
Un vento sottile, pungente, proveniente da Nord piega i rami più deboli in direzione di quello stormo di uccelli e verso il grande mare
I rami stessi paiono salutare quello stormo di colombi durante il loro migrare, e allo stesso tempo sembra additarli per farli meglio scorgere dai cacciatori appostati su quelle capanne aeree.
Poco lontano in qualche parata a terra , i cacciatori non «specializzati»? per questa nobile preda , udendo il grido di avviso, quasi si sdraiano a terra per meglio nascondersi, rinunciano al colpo tirato al tordo che saetta via; in cuor loro sperano che al momento qualche sbandato pennuto dalle mostrine bianche si avvicini al tiro utile. Difficile, ma può capitare, e allora è emozione grande per chi è abituato a raccogliere frutti, veloci sì, ma di piccole dimensioni. Attimi»?..che durano ore !
La nuvola scura viaggia diritta per la sua strada, come se a lei nulla importasse; e sotto di lei si disegnano strade, palazzi, coste frastagliate e spiagge ciottolose. Alla sua destra, poco lontano, i dolci monti della bella Liguria; aspri, forti, odorosi di rosmarino salvia e resina, colorati di ruggine, in un caleidoscopio di colori cangianti che nessun pittore potrebbe così ben rappresentare. Perfino usando la fotografia è difficile immortalarne la bellezza struggente .
Le piume delle ali e delle mostrine candide , come tanti sergenti di un esercito in marcia, sono appena mosse da quel vento di traverso; quella fredda tramontana che li aiuta nel percorso lungo e faticoso.
Eppure vanno, richiamati dal tempo, alternandosi alla testa del battaglione in marcia; i petti possenti costruiti per il lungo ed estenuante volo, le ali forti ,instancabili. Inseguono la via da sempre, sempre la stessa anno dopo anno, secolo dopo secolo, inseguendo il meraviglioso mistero della vita
Il volantino ora si sta avvicinando allo stormo selvatico; attaccato alla zampetta ha una fettuccia di seta per farlo riconoscere in volo,per far sapere all'uomo quale è la sua parte su quel palcoscenico immenso .; le ali truccate, sbiancate come i capelli di una star, per ingannare gli altri ; quasi come una meravigliosa puttana
Si avvicina ,passa oltre, scarta, cabra, ripassa e ricomincia il ballo. Non migra ,lui, è nato vicino all'uomo, e per l'uomo ora lavora da consumato attore
E come un attore un poco guascone, compie l'azione che l'uomo ha saputo insegnargli: senza saperlo sta per tradire i suoi simili; con atteggiamenti da vero capo li guida verso la trappola, lassù verso quei monti dalle forme dolci, dal colore arrugginito; verso quell'unico pino verde dove è il suo posatoio.
E gli altri suoi compagni già? sbattono le ali da fermi per attirare quell'esercito di soldati dalle bianche mostrine .
Cabra ancora, gira e rigira una volta di più; poi si posa veloce e sta a guardare, torcendo il collo delicato a destra e a manca. L'occhio vigile ed attento
Il mucchio selvaggio ora non si può fermare, qualcosa o qualcuno gli ha detto che è arrivato il momento di avvicinarsi a quelle fronde smosse dal vento freddo della tramontana.
Ore di volo ininterrotto abbisognano di una sosta, e dove, se non proprio tra quei rami accoglienti dove il compagno è atterrato ?
Tutto lo stormo di colombacci si avvicina veloce al palco, sempre più a tiro di fucile; gli uomini trattengono a stento le grida in gola, la respirazione si fa affannosa, l'adrenalina sale nelle vene
Gli altri cacciatori , quelli nelle parate a terra, diventano piccoli e quasi invisibili; hanno paura a guardare; come se il bianco dei loro occhi potesse tradirne la presenza. Ma che spettacolo ammirano
Gli uomini sui palchi aspettano abbassati, coperti dagli stessi rami. Sopra di loro solo cielo e colombi.
< Non ancora,»? non ancora, aspettate! >
Nessuno fiata , nessuno si muove, ma pare che la mente possa gridare quest'ordine a tutti i presenti.
Ed i presenti lo sanno. E' la caccia »?.
Ora gli uccelli sono lì, maestosi, veloci »?»?stupendi ! E sono tanti, tantissimi; sicuramente più della stima fatta da molto lontano.
Ora, ora si può ! I fucili tuonano; la scarica si sente da lontano; prima quelli alti, sui palchi, poi qualcuno ,tra i più fortunati, anche dalle parate a terra esplode qualche colpo
L'esercito dei pennuti si sbanda, qualcuno cade, colpito»? pochi esemplari ; gli altri fuggono via veloci
Velocemente riprendono il cielo, lasciano quei monti color verde marrone; scappano volando verso quel mare azzurro e poi ,quando la calma abbraccia nuovamente le loro ali di bianco segnate ,virano leggermente a destra e nuovamente compatti vanno verso il Sole che scende
Vanno lontano, verso Ovest .
Da questi palchi non riusciremo mai a vedere dove poseranno le loro zampe, dove chiuderanno le loro ali.
Guardiamo a Est e a Sud, nel poco spazio che ci concede l'orizzonte ottico; sperando di rivedere ancora una volta la stessa scena, e poi ancora ed ancora.
Una rappresentazione fantastica, che la regia della Natura è capace di regalarci ogni autunno.
E il nostro volantino allungando il delicato collo ci guarda dal suo posatoio, roteando quella testina prima a destra e poi a sinistra
Ora qualcuno dovrà? scendere da quassù, per raccogliere i frutti che la natura ci ha regalato .
Pochi in verità?, semplicemente fantastici.
Renzo stella
2° racconto:
Dedicata agli amici che praticano questa meravigliosa e storica caccia
Aspettando Palombe
Ottobre, mese d'autunno
Foglie stanche ,rosse.
Cadute sulla terra
Notte che arriva fredda.
Porta tempesta
Mille e mille lampi,di un attimo sfuggente.
Mille e mille ancora che allungan ombre nella scura notte
Nubi invisibili ed altre nere, confuse nel buio
Stelle che lassù state a guardare
Luna che ti nascondi,complice.
Vento che ci porti gocce sul viso, e che disordini chiome di piante
Fango che incolla le nostre gambe stanche.
Terra che non ha paura.
E poi il sole»?..
E poi il sole, che imperator, dissolve
E mille e mille lampi tacciono timidi
E mille e mille fragori si spengon timorosi
Nubi sciolte a l'aure mattiniera
Luna che splendi, ancor pallida ci lasci
Ombre che si accorciano ,meste.
E noi, bagnati, ad attender ali possenti
Guardando l'orizzonte dove il Sole nasce.
E saranno stormi di uccelli scuri
Che passeranno alti dove il Vento li mena
Di Renzo Stella