FORUM Club Italiano del Colombaccio

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Post - merli

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D'accordo su qualsiasi tipo di approfondimento che consenta di conoscere meglio la specie e di dare un contributo alla salvaguardia.
Però vorrei segnalare che i dati per essere utilizzabili e soprattutto spendibili devono essere omogenei e rilevati con metodi standardizzati. Ad esempio la lunghezza dell'ala si può prendere solo con un cosiddetto "cordometro" una specie di righello con fermo che hanno gli inanellatori (io sono aspirante); oppure il muscolo ha una numerazione fissata dall'euring che bisognerebbe insegnare a tutti i rilevatori; oppure ancora, un animale con collare completo può, come sappiamo essere un giovane (dai lavori di Sauro circa il 27% dei collaroni sono in realtà giovani dell'anno), ma per riconoscerlo i rilevatori devono saper valutare i contrasti di muta sulle copritrici primarie. Non è difficile, ma bisogna fare un minimo di addestramento. Il tutto non per fare il difficile, ma per rendere il nostro futuro lavoro scientificamente attendibile e non criticabile come "Materiali e metodi".
Basta a mio avviso che il Direttivo del Club, fissi le operazioni da fare e quale addestramento è necessario e se è necessario. Ad esempio il peso è un dato che necessita solo di una bilancina digitale di precisione (per il colombo basta al grammo), e lo possono fare tutti senza problema.
Federico

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Ciao Denis,
tutto quello che dici è giusto. C'è un particolare però che dovrebbe un po' preoccuparci: l'istinto alla migrazione è genetico, questo si sa con certezza. Un colombaccio nato in Romania da genitori migratori lunghi che da sempre migrano fino in Sardegna, non può comportarsi da stanziale. Però deve affrontare un lungo viaggio di andata, prendere fucilate, rischiare di morire per causa naturali, poi svernare nel Gennargentu, a febbraio - marzo ripartire ed arrivare più o meno nel luogo dove è nato a fine aprile primi di maggio. Deve trovare una compagna, fare il nido, riuscirà forse a fare due covate e poi sarà già ora di ripartire. Un colombaccio migraotre corto, sempre in Romania, parte più tardi (tanto fa sempre più caldo), affronta un viaggio più corto (e quindi con meno rischi e minore mortalità, naturale o venatoria) e si ferma in pianura padana; ai primi di febbraio  riparte e a fine marzo è già pronto a fare il nido; riesce a fare tre covate. Un colombaccio stanziale di Bucarest ai primi di marzo ha già le uova, fa quattro covate, e occupa i migliori siti riproduttivi. Se non vengono inverni molto freddi sopravvive senza problemi e non affronta alcun rischio di viaggio, quindi ha una mortalità molto bassa. Quelli come lui piano piano stanno prevalendo perchè geneticamente (e non si parla di mutazioni) sono programmati per una strategia che con gli inverni sempre più miti, è assai più vincente. Studi del Prof. Berthold, uno dei più famosi ornitologi al mondo, stimano che in 40 generazioni (cioè 40 anni) una popolazione di uccelli completamente migratrice più trasformarsi in una completamente stanziale, se contaminata dall'allargamento dei consimili stanziali. D'altra parte la migrazione è un adattamento alle antichissime glaciazioni ed è una strategia per sopravvivere. Quello che mi preoccupa, visto che caccio esclusivamente colombacci migratori lunghi, che sono quelli che varcano l'appennino, è questa progressiva trasformazione, e l'eventuale influenza che la caccia può avere. Mi conforta che a mio avviso, vendendo anche i dati del club, il trend sia tutto sommato stabile. Resterà comunque importantissimo studiare meglio i colombi per capire da dove vengono e quindi valutare le varie strategie.
Federico

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Buona sera a tutti, è da un bel pezzo che non scrivevo, ma la parte scientifica relativa al colombaccio mi intriga moltissimo, tant'è che da anni, per lavoro mi occupo di migratoria insieme a Saurino.
Concordo sull'utilità enorme di studi scientifici in particolare sulle specie cacciabili, condotti con l'ausilio del volontariato venatorio. Purtroppo spesso questo è un po latitante: pochi rilevatori rispetto alle enormi possibilità che avremmo. Comunque i numeri sono sempre utili, anche per difendersi dai molteplici attacchi alla nostra attività.
Butto lì una provocazione: parlando di stanziali, migratori parziali e migratori lunghi, non vi è mai venuto il dubbio che la caccia faccia selezione genetica? Cioè influisca solo su alcune parti di popolazione. Un recente studio ha dimostrato che nel dopo guerra in Danimarca la popolazione di merlo era all'80% circa migratrice contro un 20% stanziale, mentre ora le percentuali sono praticamente arrovesciate. E tornando ai nostri amati colombacci, come mai a Falsterbo il trend negli ultimi anni è di costante incremento e sui Pirenei seppure non ci sia un trend chiaro è più facile che ci sia diminuzione?
Ciao a tutti
Federico Merli

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