FORUM Club Italiano del Colombaccio

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Post - massimiliano

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Ciao Renato , rispondo volentieri e pubblicamente facendo riferimento a quanto ho ricevuto pocanzi via mail...
ti/vi ho letto con ammirata attenzione e silente rispetto del giusto sapere ..quel sapere del saggio uomo-cacciatore gestore di un immenso patrimonio faunistico*

Che dire ?

chapeau

ps: Te si che sei una immensa risorsa per questa comunità....altro che

* quel patrimonio che l'ignoranza di troppi e tanti, vorrebbero eradicare.

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Con un lungo intervento su Umbria24, Emanuele Bennati, presidente regionale di Arcicaccia Umbria, prende posizione sul problema cinghiali. "La questione cinghiale - dice -  è ormai da tempo fuori controllo, nessuna novità! ArciCaccia sta lo dicendo da anni ma la pandemia in corso ha aggravato ancora di più il problema, all’orizzonte si delineano le solite strategie folcloristiche volte, più che a risolvere le vere questioni, a evitare confronti concreti e soluzioni condivise. ArciCaccia concorda che siamo da tempo di fronte a un problema che sta mettendo a dura prova il mondo agricolo, ed è proprio per questo che invece di fare slogan inutili, ha più volte richiamato tutti i portatori d’interessi ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Le colpe e i fallimenti non possono ricadere tutte sul mondo venatorio che troppo spesso è stato additato, forse per comodità o forse per nascondere i fallimenti delle scelte volute, come unico colpevole del problema cinghiale. L’impegno dei cacciatori a supporto degli agricoltori quest’anno ha subito limitazioni importanti dovute all’impossibilità di spostarsi, e ha messo a nudo il limite degli strumenti e dei metodi utilizzati evidenziando un aumento dei danni all’agricoltura quasi doppio allo scorso anno e un aumento costante di incidenti con la fauna selvatica; segno evidente che le soluzioni messe in campo fino a ora non sono sufficienti e nemmeno idonee a contrastare tale fenomeno".

"Il problema cinghiale - prosegue  -  non riguarda solamente l’Umbria ma ormai l’Europa e tutta la penisola e, se vogliamo individuare possibili soluzioni, dobbiamo analizzare il problema in tutte le sue varie sfaccettature tenendo conto delle moltissime variabili che possono intervenire. Ricordiamo che negli ultimi 50 anni c’è stato un abbandono dei terreni agricoli per oltre 10 milioni di ettari, in favore di un aumento di circa 4 milioni di ettari di boschi, fattori estremamente favorevoli che hanno profondamente contribuito a una espansione di tutti gli ungulati (cinghiale, capriolo, daino e cervo), a scapito di tutte le altre specie di fauna, la creazione di aree protette o di conservazione che limitano qualsiasi tipo di intervento, l’incuria totale in cui vertono, le modalità d’intervento dettate da leggi e norme o pareri che limitano le azioni che si possono mettere in campo, le lungaggini burocratiche, la mancanza di competitori naturali che si contendono lo stesso habitat, la grande capacità adattiva della specie, l’ibridazione della stessa frutto di errori fatti nel passato, l’abbandono delle zone collinari, i cambiamenti climatici che incidono sulla riproduzione della specie, come dimostrato da studi scientifici; sono anche queste colpe dei cacciatori?"

"Non si può relegare il problema solo alla gestione dei distretti, al numero dei capi abbattuti durante il periodo di caccia che dura solamente tre mesi e con uno sfasamento temporale con i tempi dell’agricoltura o con regolamenti non al passo con i tempi. In Umbria  - dice l'ArciCaccia -  esistono realtà di confine, dove si registrano ingenti danni, dove il cinghiale non può essere solo un problema umbro: le aree protette di confine delle regioni limitrofe sono serbatoi immensi di cinghiali che causano danni in Umbria e si rifugiano al di là del confine, ma i danni gravano sui bilanci degli Atc umbri.  Queste sono problematiche che non possono essere affrontate guardando solamente all’interno del confine amministrativo regionale. Ci aspetteremmo di sentir parlare di questi e altri argomenti nelle varie audizioni: queste problematiche devono essere affrontate e valutate e le soluzioni non possono essere solo gli spot politico-dottrinali. Nelle occasioni che ci sono state date di ascolto da parte delle istituzioni, abbiamo ribadito più volte che la soluzione non può essere solamente la possibilità di abbattere indiscriminatamente il cinghiale, a meno che (come già detto) questo non sia il modo per nascondere le mancanze altrui, ma servono anche interventi di tipo ambientale per limitare le zone di rifugio nelle aree di maggior presenza, tornare a coltivare con colture a perdere le aree collinari per allontanare la fauna delle colture intensive. Servono azioni congiunte su più fronti: gli interventi di contenimento anche quando effettuati con la massima responsabilità non sono sufficienti perché limitati nel tempo e nello spazio e, nella maggioranza dei casi, non sono risolutivi risultando solo un palliativo; questo perché si interviene sempre a danno avvenuto. Arci caccia negli anni scorsi è stata molto critica a proposito delle decisioni assunte dalla Regione sulla gestione del problema cinghiale e sulle modalità di caccia varate dalla regione, ritrovandosi sempre in minoranza e isolata anche all’interno del mondo venatorio. Abbiamo offerto la massima collaborazione a istituzione e mondo agricolo, sia nel suggerire norme più efficaci a tutela del mondo agricolo, con documenti a disposizione di tutti, dimostrando senso di responsabilità e rispetto nei confronti degli agricoltori che non vorremmo vengano strumentalizzati, in quanto solo in una fattiva collaborazione di tutti i portatori d’interesse si può per certo individuare soluzioni valide al problema. Sappiamo perfettamente che parte del mondo venatorio, non sempre ha risposto con senso di responsabilità di fronte al problema, ma non è il caso di Arci Caccia: sono anni che stiamo chiedendo alla Regione Umbria un regolamento per gestire la specie e uno per esercitare la caccia al cinghiale, nell’ottica di rispondere alle esigenze che sono maturate all’interno del mondo venatorio e agricolo."

"In questo momento particolare - insiste Bennati - ci preoccupa il silenzio assordante delle associazioni agricole che, fino a qualche mese fa, erano agguerrite con i cacciatori e con la Regione chiedendo interventi e fondi per fronte al problema cinghiale. Per chi ha memoria corta, ricordiamo che alcuni anni fa abbiamo lavorato per mesi al fianco di Coldiretti e Cia, con il contributo fondamentale del compianto professor. Bernardino Ragni, per la redazione di un piano di gestione dei conflitti faunistici, che le associazioni agricole stesse, e in primis Coldiretti, al termine del lavoro svolto, si rifiutarono di sottoscrivere e inviare alla Regione per il dictat dei propri dirigenti, mettendo anche in profondo imbarazzo i loro rappresentati intervenuti al tavolo; ecco perché quando si fa appello al senso di responsabilità è bene ricordare chi siamo stati e chi siamo. Da anni sosteniamo la necessità di creare una filiera controllata per la valorizzazione delle carni di cinghiale, dove vengano conferiti i capi abbattuti dagli interventi di contenimento autorizzati dalla Regione e che il ricavato sia destinato come previsto dal regolamento regionale 5 del 2010, ma è doveroso che la filiera rispetti requisiti stringenti, altrimenti il rischio è che per poi mantenerla, l’Umbria diventi un grande allevamento a cielo aperto.  Le esternazioni emerse in audizione circa il sostegno univoco verso le associazioni venatorie ci lasciano l’amaro in bocca e ci fanno presagire anche solo il pensiero di un estromissione del mondo venatorio dalla discussione, il che sarebbe una sconfitta intellettuale e sociale, e non vorremmo mai pensare che dietro si nasconda altro… il tutto, tra l’altro in contrasto netto con le dichiarazioni dell’assessore Morroni, che ha più volte dichiarato di volere un confronto costante con il mondo venatorio. Apprendiamo che gli uffici regionali preposti stanno lavorando a un nuovo piano di gestione della specie cinghiale, ed è inutile ribadire che prima della stesura completa del piano, ci sia un confronto tra gli uffici e le associazioni venatorie per portare un contributo fattivo nella stesura dello stesso, portando elementi di discussione nuovi al tavolo. Arci caccia è disponibile alla più ampia e fattiva collaborazione, con tutte le associazioni, sia con gli agricoltori che con l’amministrazione regionale, ma non è più disponibile ad accettare scelte dettate da interessi univoci e personalistici da chiunque essi siano proposti, ed è certa che una eventuale esclusione del mondo venatorio dalla discussione non sarebbe utile ha nessuno, anzi, caso mai, sarebbe dannosa per tutti. Siamo perfettamente coscienti del problema e che certe scelte non sono più rinviabili: vogliamo che tutti i cacciatori e in particolare le squadre che esercitano la caccia al cinghiale ne prendano coscienza. Occorre rimanere uniti, perché fallire sulla gestione del cinghiale significa decretare la fine del modello di caccia sociale che oggi conosciamo. Non ci possiamo più permettere il lusso di far prevalere l’interesse di pochi a scapito di quello collettivo, perciò di fronte all’attacco massiccio che sta venendo avanti da parte del mondo agricolo, serve responsabilità e capacità di fare massa critica, senza divisioni o prevaricazioni nei confronti di altri cacciatori che esercitano la caccia al cinghiale o altre forme di caccia. Non ci possiamo permettere più divisioni all’interno del nostro mondo, molto spesso create ad arte, anche da alcune associazioni venatorie per il favore della tessera o della politica… “divide et impera”, dicevano i romani".

 "Facciamo appello al senso di responsabilità dei molti cacciatori. Abbiamo il diritto di difendere la nostra passione e anche il dovere di tutelare chi ci ospita - conclude il presidente di ArciCaccia umbra - .  Affrontare una emergenza – e purtroppo ci siamo resi conto di che cosa significhi in questo anno per motivi ben più gravi – fa sì che le azioni di chi è chiamato ad amministrare e a rispondere a una esigenza reale non sempre siano scelte popolari, perciò è giunto il momento di dimostrare che il mondo venatorio è all’altezza della situazione. Arci caccia è in campo per difendere la caccia sociale e il modello italiano, ma abbiamo bisogno del sostegno e della responsabilità dei cacciatori tutti. Ce lo impone il ruolo e il rispetto che abbiamo verso i nostri iscritti e verso tutti i cacciatori, che continuamente si sentono additati come unici responsabili del problema. Questo non lo possiamo permettere più, non vogliamo difendere i furbi, noi vogliamo difendere gli onesti; gli errori fatti nel passato da alcune associazioni venatorie, come il far prevalere la voce grossa dei prepotenti, e il limite della politica regionale che per fini elettorali ha cavalcato il consenso, hanno causato danni incalcolabili al mondo venatorio. Il cacciatore moderno deve essere consapevole che la sua opera deve essere utile a ripristinare velocemente gli squilibri che si sono determinati in natura e non solo sulla specie cinghiale, diventando un modello utile per la collettività. Solo così ci guadagneremo il rispetto che merita la nostra categoria".

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Ricevamo dall’Ufficio territoriale di Siena della Regione Toscana:

L’emergenza COVID-19, come è ben noto, ha determinato la assegnazione di tutti i dipendenti della sede territoriale di Siena al Tele Lavoro Domiciliare Straordinario in forma mista, garantendo la presenza in ufficio di almeno un funzionario per ogni giornata.

A beneficio degli utenti si dettagliano di seguito le presenze:
Lunedì: FAZZI, GUERRINI
Martedì: FAZZI
Mercoledì: MATTII
Giovedì: MATTII
Venerdì: GUERRINI
L’accesso del pubblico può avvenire solo su appuntamento telefonico da parte del referente del procedimento che interessa. La funzionaria solitamente incaricata della gestione degli appostamenti fissi sarà assente dal servizio per i prossimi mesi.

Gli appuntamenti inerenti le istanze per gli appostamenti fissi saranno curati da Fazzi nei giorni indicati.

Questo comporta che, nei giorni di presenza, gli appuntamenti saranno limitati ai soli casi in cui ci siano problematiche, approfondimenti urgenti o consultazioni tecniche particolari.
Pertanto non potranno essere fissati appuntamenti in ufficio per la semplice consegna dei moduli di conferma annuale degli appostamenti per il 2021, che è un adempimento semplicissimo da eseguire senza accedere agli uffici.

L’invio del modulo (RT03_11/2018) facilmente scaricabile dal Portale WEB della Regione (clicca QUI), potrà regolarmente essere fatto in tre modalità alternative, indicate in ordine di priorità:

1. Invio tramite PEC all’indirizzo regionetoscana@postacert.toscana.it, (possibile ovviamente solo da altra casella PEC, magari quella della associazione se viene svolto tale servizio), tale modalità è da preferire per le garanzie di ricezione immediatamente che fornisce;

2. Invio tramite POSTA ORDINARIA all’indirizzo “Regione Toscana, Settore “CACCIA” – Via Massetana, 106 53100 SIENA”
ATTENZIONE! Da evitare la raccomandata A/R! Ci sono stati molti problemi di consegna negli ultimi mesi!

3. Deposito diretto nella cassetta postale istallata all’esterno dell’ufficio sulla destra del portone di accesso.

Si evidenzia che nelle modalità 2 e 3, anche nella remota ipotesi di disguidi o smarrimenti, il titolare conservi comunque per sè una ricevuta di pagamento del bollettino postale da spillare alla autorizzazione originale, in modo da essere sempre in grado di dimostrare l’avventuo pagamento entro il 28/2/2021.
Anche per quanto attiene le richieste di nuove collocazioni, trasferimenti titolarità o aggiunta complementari, oppure le richieste di nuove autorizzazioni (dal 1 al 31 marzo) in linea generale non è necessaria la consegna diretta in ufficio.
In questi casi però è prudente utilizzare la PEC a garanzia dell’invio. In alternativa si può fissare un appuntamento, ma si confida nella autodisciplina degli utenti per limitare le richieste di appuntamento ai soli casi problematici.

Grazie per la collaborazione.

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La Presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, ha firmato oggi un’ordinanza che consente ai cacciatori umbri lo spostamento al di fuori del proprio comune, nelle giornate di sabato 9 e domenica 10 gennaio, per esercitare le attività di controllo della fauna selvatica e la caccia, nel rispetto delle normative in materia venatoria e delle misure di distanziamento sociale e prevenzione antiCovid. È quanto rende noto l’assessore regionale alla Caccia, Roberto Morroni.
   L’ordinanza regionale prevede che “nelle giornate del 9 e 10 gennaio 2021 è consentito lo spostamento al di fuori del comune di residenza, domicilio o abitazione:
●    per le attività di controllo della fauna selvatica autorizzate dall’amministrazione regionale;
●    per l’esercizio dell’attività venatoria nell’ambito territoriale di caccia di residenza venatorio ovvero di iscrizione, compresa la caccia da appostamento fisso, e tutte le attività complementari alla caccia e al controllo, come, ad esempio, l’addestramento e allenamento cani, il recupero degli ungulati feriti e il trasporto e trattamento delle carcasse presso gli appositi centri di raccolta, nel rispetto della normativa di settore;
●    per l’esercizio venatorio all’interno delle aziende faunistico-venatorie e delle aziende agri-turistico venatorie, in quanto autorizzati dal concessionario dell’azienda, nel rispetto della normativa di settore”.
   Il provvedimento è limitato “ai soli residenti anagraficamente in Umbria ed esclusivamente all’interno dei confini amministrativi regionali e, pertanto, non è consentita l’attività venatoria né l’attività di controllo ai cacciatori e ai soggetti abilitati e autorizzati con residenza anagrafica fuori dai confini amministrativi della Regione Umbria, anche nel caso di domicilio o abitazione all’interno del territorio regionale”.
    Gli spostamenti e l’esercizio di tutte le attività venatorie e di controllo “dovranno avvenire nel rispetto delle misure di distanziamento sociale e con l’utilizzo dei previsti dispositivi di protezione individuale”.

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Il presidente nazionale Massimo Buconi ha scritto al Direttore di Rai 1, al Presidente Rai e ai membri della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per denunciare un nuovo intervento del conduttore de “L’eredità” contro la caccia e i suoi praticanti. Di seguito il testo

 

Egregio Direttore,

ancora una volta nel corso della trasmissione televisiva “L’eredità”, in onda nella fascia preserale sulla rete da Lei diretta, il conduttore Flavio Insinna si è lasciato andare a commenti discriminatori e offensivi nei confronti dell’attività venatoria e dei suoi praticanti.

Il comportamento di Insinna, non nuovo a questo genere di interventi, è reso ancora più grave per essere messo in atto approfittando della propria notorietà attraverso un mezzo, quello televisivo, che gli garantisce ampio seguito e l’assenza totale di un contraddittorio sulle opinioni espresse in merito alla caccia e ai cacciatori, denigratorie di una categoria di cittadini che esercita una attività pienamente legittima, prevista e normata dalle leggi dello Stato.

Una situazione ancora più inaccettabile alla luce del fatto che avviene attraverso l’uso di un canale della televisione di Stato.

Il servizio pubblico d’informazione della RAI prevede un codice etico cui rispondono, o così dovrebbe essere, i comportamenti non solo dei giornalisti, ma di tutti i professionisti che vi lavorano e che sono tenuti al rispetto dell’imparzialità nello svolgimento delle proprie mansioni e ruoli.

Per questi motivi e a tutela dei tesserati e dei cacciatori in generale, Federazione Italiana della Caccia ha deciso di rivolgersi alla direzione Rai, ai Partiti e ai Gruppi Parlamentari perché la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi faccia chiarezza su questo, ennesimo, episodio che vede protagonista il conduttore del programma.

Parallelamente Federcaccia ha dato mandato ai propri legali di valutare gli estremi per intentare un procedimento legale per diffamazione nei confronti del conduttore e della Rete.

In più, perfettamente consapevoli di quelle che sono le “regole dello spettacolo” e consci che una trasmissione come quella in oggetto e chi la conduce valgono per quanta economia generano e pubblicità portano nelle casse del canale, sarà nostra cura invitare tutti i nostri iscritti e i cacciatori italiani e le loro famiglie – un bacino potenziale di qualche milione di spettatori – a non seguire più “L’Eredità” e a preferire altre marche rispetto a quelle pubblicizzate prima, durante e immediatamente dopo il gioco.

Certi di un Suo interessamento a tutela della imparzialità di informazione e di pari opportunità di tutti i cittadini, La salutiamo rimanendo in attesa di un concreto segnale di intervento affinché certi episodi non abbiano a ripetersi.

Il presidente Federcaccia Massimo Buconi

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La Regione Toscana conferma che nelle giornate in cui la Regione ricadrà in zona “arancione” si applica l’ordinanza n. 117 del 5 dicembre 2020, che nelle norme finali prevede che la stessa ordinanza si applichi ogni volta che il territorio della Regione diventa “arancione”.

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È stata una domenica in cui finalmente sono riprese tutte le varie forme di caccia in tutto l’ATC, non limitando lo spostamento al solo comune di residenza, a prescindere purtroppo da una stagione molto piovosa.

Come tutti voi ormai sapete questo è stato possibile grazie all’Ordinanza n° 117, firmata sabato 5 dicembre dal Presidente della Toscana Eugenio Giani, a cui diamo atto di aver mantenuto le promesse che in questi giorni aveva fatto riguardo alle attività venatorie, non limitando lo sforzo compiuto alla sola caccia al cinghiale, ma anche a tutte le altre forme. Un lavoro di squadra, ATC toscane, mondo venatorio e associazioni agricole. L’unione fa la forza. L’assessore Stefania Saccardi ha da subito ben compreso l’importanza che questo atto avrebbe avuto sia per il mondo venatorio che per quello agricolo.

Rivendichiamo a pieno titolo il nostro buon diritto ad esercitare la caccia; che, lo vogliamo ricordare, si svolge all’aria aperta e il più delle volte in solitaria. Oltre a questo, anche la volontà di riaprire il contenimento (art 37), la caccia di selezione nei distretti e la braccata al cinghiale con le nostre squadre, non solo darà seguito alla passione venatoria, ma si porrà a difesa delle nostre colture agricole di pregio. In questo modo, e grazie soprattutto all’azione delle 54 squadre dell’ATC, che prelevano l’85% del totale dei cinghiali abbattuti nell’ATC 3, sarà possibile perseguire l’obiettivo di riequilibrare la densità del cinghiale e degli altri ungulati sul nostro territorio.

In queste ore leggiamo le solite prese di posizioni imprecise e scontate di certe associazioni ambientaliste che non commentiamo, a lor signori non sta a cuore il problema Covid-19, ma l’abolizione della caccia.

Vogliamo quindi ringraziare il Presidente Giani e l’Assessore Saccardi per il lavoro svolto, ci sembra un buon inizio di legislatura.

 

Roberto Vivarelli

Presidente ATC 3 Siena Nord

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Buongiorno Renato..hai ragione.Credo che l'ordinanza sia abbastanza chiara. Un saluto.

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Vedere e chiedere in giro,se le altre Regioni "Orange" possono fare tutto ciò !


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Il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha firmato l’ordinanza, che entrerà in vigore domenica 6 dicembre, n. 117 del 05/12/2020 che consente l’attività venatoria nel periodo di permanenza della Toscana in zona arancione.

È consentito svolgere:

Attività di controllo faunistico ai sensi dell’art 37 della LR 3/1994 e nel rispetto delle condizioni previste;
Attività venatoria nel comune di residenza, domicilio o abitazione, nell’ATC di residenza venatoria e negli appostamenti fissi autorizzati dalla Regione
 

Vediamo nel dettaglio:

È consentito lo svolgimento dell’attività venatoria con le seguenti modalità:

– nel comune di residenza, domicilio o abitazione;

– nell’ATC di residenza venatoria;

– nelle Aziende Faunistico Venatorie, Agrituristico Venatorie e nelle Aree per l’addestramento e l’allenamento dei cani anche situate in comuni diversi da quello di residenza, domicilio o abitazione;

– nei distretti di iscrizione per il prelievo degli ungulati anche situati in comuni diversi da quello di residenza, domicilio o abitazione;

– negli appostamenti fissi autorizzati dalla Regione, anche situati in comuni diversi da quello di residenza, domicilio o abitazione, ai soli titolari dei medesimi; in presenza di appostamenti complementari, a non più di un frequentatore per struttura complementare.

L’attività venatoria è limitata ai soli residenti anagraficamente in Toscana ed esclusivamente all’interno dei confini amministrativi regionali. Non è consentita l’attività venatoria ai cacciatori con residenza anagrafica fuori dai confini amministrativi della Regione Toscana, anche nel caso di domicilio o abitazione all’interno del territorio regionale.

Alla luce di quanto contenuto nell’ordinanza si consiglia a coloro che per recarsi a caccia uscissero dal territorio del proprio Comune di residenza di munirsi di autocertificazione sulla quale riportare il numero dell’ordinanza (117 del 05/12/2020) e, nel caso di caccia agli ungulati, la squadra o il distretto di caccia di selezione al quale si è iscritti ed il numero di Appostamento nel caso della caccia alla migratoria.

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Ed ora a chi muoveva critiche su questo spazio alla Regione Toscana e al lavoro silente ma concreto delle grandi associazioni venatorie.....

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               !!!! ***** ECCOLA *****!!!!
CCT: IL PRESIDENTE GIANI HA FIRMATO L’ORDINANZA; DA DOMANI SI TORNA A CACCIA!
Pubblicato: Sabato, 05 Dicembre 2020 14:02 | Stampa | Email | Modifica
In Toscana, con il ritorno in “zona arancione” e con l’ordinanza appena firmata dal presidente Eugenio Giani in queste ore, sarà possibile andare a caccia all’interno dell’ATC di residenza venatoria.
Un risultato per il quale ci siamo battuti sin dal primo istante di classificazione della nostra Regione in fascia Rossa.
Il concetto di residenza venatoria ci è parso da subito un punto di forza per affermare un principio che salvaguarda tutte le forme di caccia rendendole possibili oltre il confine del solo comune di residenza anagrafica.
Questi i principali contenuti dell’ordinanza che emergono dalle notizie apprese dal presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo:
 Fino al permanere della classificazione di fascia arancione, l’esercizio dell’attività venatoria è consentito nel comune di residenza, domicilio, o abitazione;
 E’ altresì consentito l’esercizio venatorio nell’ATC di residenza venatoria, per tutte le forme di caccia, anche al di fuori del comune di residenza, domicilio o abitazione;
 E’ consentita l’attività venatoria negli appostamenti fissi anche se situati al di fuori dei comuni di residenza, domicilio o abitazione ai titolari degli stessi;
 E’ consentita l’attività venatoria all’interno delle Aziende Faunistico – Venatorie e Agrituristico Venatorie (AFV e AAV) ed aree allenamento ed addestramento dei cani (AAC) anche se situate in comuni diversi da quello di residenza, domicilio o abitazione;
 Per lo svolgimento della caccia al Cinghiale e per la caccia di selezione agli ungulati è comunque consentito lo spostamento per raggiungere e svolgere tale attività in caso il cacciatore sia iscritto

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 In attesa e con la speranza che tutto ciò venga confermato con l'ordinanza di stamani 

                  ***** !!!   GRAZIE  CCT  !!! ***** 

Grazie a tutti i vertici di questa grandissima ed unica confederazione di associazioni venatorie Toscane .   
L'unica che riesce a fare qualcosa di concreto per il mondo venatorio toscano.

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La Confederazione Cacciatori Toscani ,CCT ,rende noto che il Presidente Giani ha appena annunciato in diretta Facebook, che domani (sabato 5 dicembre, ndr) firmerà un'ordinanza che consentirà di esercitare la caccia da domenica 6 all'interno dell'ATC di residenza venatoria.
 
"Una posizione da noi sollecitata da settimane che sembra aver trovato attenzione" commenta CCT.


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