FORUM Club Italiano del Colombaccio

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Post - Vasco

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Ciao Blues, forse prenotare un mese prima non è sufficiente, meglio due....
Un abbraccio.
vasco

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Archivio 2007-2014 / Re:PASTURARE IL COLOMBACCIO
« il: 18/06/2014 - 14:29 »
Ciao BROWNING, favino girasole sale grosso, lasciali usare a chi più di andare a caccia desidera fare i numeri per farsi grande la sera al bar,  credo che questo non faccia al caso tuo, poi ognuno interpreta la caccia come meglio crede, io mi rifiuto di dar da mangiare a dei colombacci per poi sparargli, magari mentre riempiono il gozzo, bella soddisfazione.

BROWNING, la caccia al colombaccio parla una lingua diversa da tante altre.... etica...ma forse purtroppo non esiste più.....

Un abbraccio.
vasco

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Koala,non fa una piega, un giorno un caro amico che non c'è più disse che il male della caccia sono i cacciatori.
C'è un detto,ogni popolo merita il governo che ha,mi ricordo quando ero un bambino che a mio nonno Vasco per confermare un contratto gli bastava una stretta di mano, ora occorre la carta bollata, quindi i valori della vita sono cambiati così drasticamente che la "parola" conta come l'asse a tre sette. 
Siamo riusciti ad ottenere l'unità venatoria!!!, no Koala ancora non abbiamo ottenuto nulla purtroppo,le bandiere sono sempre le stesse, tante e troppe e ne occorre una soltanto per raggiungere il tanto agoniato obbiettivo, ma sempre grazie alla politica forse, spero di no, non ci riusciremo mai.
 
Un abbraccio.
vasco

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Perugia,12 giugno 2014 – La Giunta regionale dell’Umbria, su proposta dell’assessore alla caccia Fernanda Cecchini ha approvato il Calendario venatorio per la prossima stagione 2014/2015.
la Giunta ha recepito ed inserito nel testo preadottato a maggio alcune modifiche con l’obiettivo di soddisfare le richieste avanzate in quelle sedi.
Ha portato da 2 a tre le giornate di preapertura, nelle giornate di lunedi’ 1 settembre e delle due domeniche successive (7 e 14 settembre) con la limitazione, per quest’ultime due, alle ore 13.
Inserita la possibilita’ di prelevare anche la specie quaglia nella giornata del 14 settembre.
Rispetto al testo preadottato sono state poi posticipate le chiusure della specie lepre dal 7 al 14 dicembre e della caccia di selezione dal 28 febbraio al 15 marzo.
Resta fissata alla terza domenica di settembre l’apertura generale a tutte le specie, con esclusione degli ungulati i cui periodi di prelievo verranno definiti dalle Amministrazioni provinciali nell’arco stabilito dal calendario che va dal 22 giugno al 15 marzo.
Per il cinghiale si inizia domenica 5 ottobre e si chiude il 4 gennaio, con possibilita’ per le Province di posticipare apertura e chiusura. La chiusura dell’attivita’ venatoria e’ differenziata secondo le specie, per ottemperare alle prescrizioni delle normative nazionali e comunitarie.
Proposta dall'assessore Cecchini la possibilità di caccia in deroga per la specie fringuello e storno.



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CHIOCCO Spero di essere arrivato in tempo, sei pregato di non scrivere più.....

Cartellino "Giallo" alla prossima sei fuori dal forum.

Fai il bravo......un abbraccio.
vasco

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Archivio 2007-2014 / Torniamo a parlare di caccia.
« il: 09/06/2014 - 15:39 »
I giochi sono fatti, chi ha perso rifletta seriamente sulle ragioni della sconfitta, chi ha vinto si impegni a governare seriamente.

Ora cari amici torniamo, per favore, a parlare di piccioni, di capanni, di caccia in generale e di tutte le sue problematiche, se si dovrà parlare di politica che sia, ma esclusivamente politica venatoria, la campagna elettorale, finalmente, è terminata.
Grazie, un abbraccio.
vasco

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La Festa nazionale di Poggibonsi alla sua 7^ edizione,sapientemente guidata da Fernando Brogioni,ha dimostrazione di quanto è importante il nostro Club e quanto sia attiva e partecipe la nostra attività a difesa della caccia in generale, quella al colombaccio in maniera particolare.

Plauso al Vice Presidente nazionale Arcicaccia LOGI MASSIMO per aver illustrato in modo sapiente ed esaustivo la situazione giuridico normativa Toscana e l'attuale situazione regionale sugli appostamenti fissi di caccia, a dimostrazione che quando c'è volontà di lavorare i traguardi sono raggiungibili.

Saluto tutti gli amici che ho avuto il piacere di abbracciare e quelli che non ho potuto incontrare sabato.

Era in mia compagnia il giornalista Vladimiro P.Palmieri,sarà pubblicato su sito e sulla stampa il suo reportage sulla manifestazione, Grazie Vladimiro.

Grazie FERNANDO è stata una splendida giornata.
Un abbraccio.
vasco
 

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CLUB ITALIANO DEL COLOMBACCIO
           
Migliaia di appassionati hanno affollato la fiera di "WILD NATURE" per l’occasione vestita a festa, con il grande supporto di tante aziende che hanno contribuito a decorare, con i loro accattivanti manifesti, tutto il quartiere del Centro Fiere di Villa Potenza di Macerata  sabato 24 e domenica 25 maggio.

Importante novità è stata per la prima volta la presenza con uno stand ufficiale del Club Italiano del Colombaccio, federazione  di forte passionalità ed in grande espansione, che svolge la propria opera in favore della cultura della caccia tradizionale al colombaccio e della sua rilevante importanza, lo stand magistralmente allestito dal Presidente della Sez. di Firenze, Silvestro Picchi.     Numerosi i cacciatori a farci visita, i marchigiani che praticano la caccia da appostamento fisso al colombaccio sono tanti la cui  pratica di caccia è in forte espansione anche nel loro territorio che vanta tradizioni antiche, così come nel resto d'Italia. Fortissimo interesse e curiosità ha suscitato la presenza del  nostro stand espositivo, seguito moltissimo anche qui,  grazie al  lavoro fatto e per  il nostro  impegno a difesa della caccia tradizionale al colombaccio con l'uso dei richiami vivi che ha suscitato notevole  interesse e approvazione.

Molti i cacciatori  che hanno  aderito  a "Progetto Colombaccio Italia" condividendo l'eccellente studio del flusso migratorio del colombaccio, elaborato su basi scientifiche, grazie alla sensibilità e l'impegno profuso dai cacciatori di colombaccio  che pazientemente partecipano alla puntuale rilevazione.

IL Club Italiano del Colombaccio nella persona di Silvestro Picchi ringrazia gli amici  cacciatori di colombaccio di Marche e Abruzzo che hanno voluto far visita al Club diventando soci effettivi.   Si ringrazia  il Presidente Nazionale Francesco Paci e l'Amministratore del sito web Vasco Feligetti per la gentile gradita visita al nostro Club.  Si ringrazia la signora Irina Berdini della Promozion Marketing Sas, che ha curato l'allestimento della Fiera con passione e professionalità,  e  per la gentile ospitalità che ha riservato al Club Italiano del Colombaccio.  Silvestro ringrazia infine sua moglie Elda che lo ha sostenuto in questa impresa di rilevante impegno fuori dai confini della Toscana.
(L'auspicio, dice Silvestro, è quello di poter essere presenti alla prossima edizione di WILD NATURE per rafforzare l'impegno e l'immagine del Club, incontrare ancora soci e amici  passionisti della caccia al colombaccio e stabilire nuovi interessanti contatti).

Ufficio Stampa.

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  CLUB ITALIANO DEL COLOMBACCIO
 
                        Ufficio Presidenza


          Al Sig. Direttore Responsabile di
                  SENTIERI DI CACCIA – C.A.F.F. Editrice
               Via Sabatelli 1
            20154   MILANO


     Egregio Direttore,

                                                   ho letto, sul numero di giugno la risposta alla mia lettera relativa all’articolo pubblicato su Sentieri di Aprile scorso a firma Stefano Assirelli.
Sono perfettamente d’accordo sul fatto che sia assolutamente fondamentale che la caccia venga vissuta nella più piena legalità e che l’immagine del cacciatore debba meritare tutto il rispetto . Ciò che però ha destato allarme nei cacciatori di colombacci è stato tutt’altro. L’allarme è dipeso dal fatto che l’articolo esprimeva meraviglia per il fatto che fosse tollerato l’utilizzo del piccione sulla racchetta.
Una frase devastante per i cultori della caccia al colombaccio, nella quale l’uso della racchetta è vitale, essenziale.  Una frase, come già spiegato nella mia precedente,  che si rifà ad una sentenza della Corte di Cassazione relativa alla caccia alla pavoncella, dove l’animale da richiamo veniva imbragato e strattonato per levarsi in volo e ricadere poi a terra.
Ma tutto ciò non si verifica affatto nella caccia al colombaccio: il piccione che viene messo nella racchetta, non è né imbragato, né viene strattonato, né “ricade pesantemente al suolo o sull’albero”.  Il piccione sulla racchetta ( “pompa” o “ribaltina” , è assicurato alla stessa tramite una calzetta di pelle, e non viene strattonato, ma, se si tratta di “pompa”, sale con la “pompa” per poi ridiscendere a volo sulla racchetta nel frattempo riabbassatasi sul suo piedistallo ; se impiegato sulla “ribaltina”, al basculare di questa, batte le ali per mantenere l’equilibrio.   Tutto qui.
E dunque nulla di quanto osservato nella sentenza della Corte di Cassazione è riferibile all’uso del piccione nella caccia al colombaccio.
Quanto al fatto che, sempre secondo la medesima sentenza della Corte di Cassazione ricordata, l’uso dei richiami debba ritenersi vietato “anche quando viene attuato con modalità incompatibili con la natura dell’animale”, è a dirsi che potrebbero ricadere in questa previsione anche i cavalli, da biga o da tiro, o usati con l’aratro, o da corsa, i muli da carico,  i buoi con l’aratro, i cani al guinzaglio, perché la natura per questi animali non ha certo previsto questi impieghi.  E’ stato l’uomo che, dopo averli domesticati li ha utilizzati nei vari modi,  e a nessuno, credo, possa passare per la mente di considerare illecito questo utilizzo.
Analogo discorso vale per i piccioni impiegati per la caccia al colombaccio. Non si tratta di piccioni semiselvatici o comunque rustici, ma di piccioni allevati in voliera, selezionati da generazioni , che sono predisposti per svolgere il ruolo al quale vengono destinati, e dunque, lo svolgono con assoluta naturalità. Quella naturalità che è stato il punto centrale della sentenza di assoluzione della Corte di Appello di Bologna, naturalità che è attestazione, nei fatti, di benessere, perché una condizione di sofferenza induce l’animale ad agitarsi per sottrarsi alla sofferenza stessa e l’agitazione sarebbe del tutto rovinosa ai fini del richiamare i selvatici.  Questi piccioni non solo sono in perfetta salute, ma anche con perfetta livrea ( cosa importante per la loro funzione di richiamo ), il che è ulteriore conferma del fatto che non subiscono sofferenze di sorta .
Detto questo non posso non osservare come la risposta alla mia lettera precedente abbia addirittura il sapore di una presa in giro, dal momento che, attraverso passaggi del tutto gratuiti ed ambigui, finisce per dare credito alla  tesi di Assirelli.
Così l’intervento della Dott. Lorena Tosi, che esordisce con un “pur non criticando la posizione “morbida” della Corte di Appello di Bologna”, frase che fa pensare a critiche risparmiate ancorché meritate , che quel “morbida” conferma in pieno, (mentre la sentenza della Corte di Appello di Bologna non è affatto “morbida”, ma soltanto giusta). Quell’intervento richiama la sentenza della Corte di Cassazione n. 46784/2005 ( che ha condannato ) e però riguarda, come detto,  tutt’altra tipologia di caccia e di modalità di impiego del richiamo , mentre definisce “morbida” la sentenza di Bologna, ( che ha assolto ) e che invece riguarda specificamente la caccia al colombaccio :  che cos’altro può significare tutto questo ?  Avere riproposto quella sentenza della Cassazione, in risposta alle precisazioni tecniche specifiche evidenziate dal sottoscritto , non può che lasciare del tutto insoddisfatti e perplessi. E infine, il fatto che queste considerazioni si leggano su una rivista di caccia e non di ultras animalisti, francamente sconcerta !
Che dire poi della conclusione della risposta stessa, che è in innegabile contraddizione con la frase dell’articolo di Assirelli, che riporto per agevole confronto: “a questo proposito non si capisce come mai venga tollerato l’azionamento del piccione sulla racchetta per chi caccia i colombacci…”.
Nella Vostra risposta si legge infatti : “ non possiamo però rettificare quanto non detto”. Il senso dell’articolo infatti, non era soltanto quello di denunciare una serie di illeciti (di cui le modalità con cui si pratica la caccia al colombaccio certamente non fanno parte !!! ).   Ci pare invece che sia stato detto, e come ! , e dunque se il riconoscimento della piena legalità delle modalità di impiego dei piccioni nella caccia al colombaccio, seguito da ben tre punti esclamativi , non è un contentino per interlocutori poco avveduti, è evidente che la frase scritta da Assirelli è assolutamente fuori luogo, sbagliata !
Per finire non si capisce quale senso abbia il ringraziamento che mi viene rivolto :” per le Sue giustissime e corrette precisazioni e per essersi fatto portavoce del sentire di molti cacciatori”, quando nel merito, più sopra , si è data conferma, piuttosto che smentita, ad un concetto che , oltre ad essere assolutamente pernicioso per i cacciatori di colombacci, è anche del tutto senza fondamento rispetto alla concreta realtà della caccia al colombaccio .
Non posso pertanto che restare in attesa della adeguata rettifica, già richiesta e non certo ottenuta , a quanto espresso nell’articolo a firma Stefano Assirelli .
Spero che la memoria dell’antico adagio : “errare humanum est, perseverare diabolicum “, possa soccorrere in questa occasione .
Distinti saluti .
Pesaro 28.05.2014
         Club Italiano del Colombaccio
                Il Presidente
             Avv. Francesco Paci

1165
La risposta di "Sentieri di Caccia" pubblicata sul numero di giugno e indirizzata al Presidente del Club Francesco Paci é la riprova che chi scrive di caccia, in qualche occasione, come in quella dell'articolo pubblicato "No al bracconaggio: difendiamo la caccia" nulla sà o meglio, non sà di caccia ai colombacci. L'articolista Assirelli,cacciatore..., non ha, secondo me mai cacciato colombacci, su questo, credo, che non ci sono dubbi, altrimenti sarebbero incomprensibili e degne di un animalistaprotezionista le sue affermazioni, nessun cacciatore di colombacci utilizza un piccione nel modo descritto nell'articolo, la riprova si ha guardando i nostri piccioni e il loro stato di salute,l'aspetto è sempre impeccabile, la cura che abbiamo per i nostri richiami non ha paragoni, abbiamo cura dei nostri ausiliari come se fossero nostri figli.... Aspettavamo quindi, dopo la lettera del Presidentissimo, una rettifica di Assirelli che poteva porre rimedio placando, anche se in piccola parte, gli animi di migliaia di cacciatori di colombacci, puntuale come promesso é arrivata la risposta, non dell'articolista ma dalla redazione di "Sentieri",che ricorda di avvalersi della collaborazione di (cacciatori esperti e firme autorevoli in materia). L'articolo non solo è una offesa ai cacciatori e alla caccia al colombaccio in se e, alle sue tradizioni, che fornisce spunti giudicabili in sedi e in maniera diversa,
ma è la prova di totale incompetenza di pratica venatoria, compatibile per una donna, ma non compatibile per un "cacciatore". A riprova di assoluta incompetenza di pratica venatoria, è la dichiarazione che fornisce in merito la dottoressa Tosi, si che può giudicare con articoli di legge il maltrattamento di animali, ma non può con articoli di legge dimostrare quello che non esiste, dimostrare cioè che i nostri ausiliari vengono (imbragati, strattonati e fatti ricadere pesantemente in terra o su un albero) invito la dottoressa a visitare un appostamento di caccia ai colombacci, avrà così la prova di come sono trattati e curati i nostri piccioni, basta guardarli per capire che godono di ottima salute, il loro aspetto ne è la dimostrazione. Se poi è costrizione e maltrattamento l'utilizzo di un piccione domestico, ammaestrato per la caccia e a compiere un qualsivoglia "lavoro", chiedo alla dottoressa se é: "giudicato" in egual misura e incompatibile con la natura dell'animale l'utilizzo di un cane portato a passeggio "legato ad una fune"?, giudicato altrettanto incompatibile e innaturale detenere piccoli uccellini da salotto nella gabbia?, giudicato altrettanto  incompatibile e innaturale detenere rettili piccoli pesci  negli acquari?, giudicato altrettanto incompatibile e innaturale far saltare a comando in una "troscia" d'acqua delfini e foche?, ecc. ecc.ecc. ecc.
Molte cose sono innaturali e incompatibili, dipende tutto con quale occhio si guardano, il rispetto del creato e delle creature che il buon Dio ha voluto porre al servizio dell’uomo è un valore certamente positivo ma che va correttamente inquadrato e delimitato.
La caccia al colombaccio è un patrimonio che, purtroppo, spesso resta quasi sconosciuto, insieme a quelle attività ad esso strettamente legate, passioni forti che da secoli animano la nostra gente.

Vasco Feligetti.       

1166
La redazione di "Sentieri di Caccia", gentilmente, mi ha inviato la rivista di giugno nella quale da risposta alla lettera inviata alla redazione dal nostro Presidente Francesco Paci.

 La lettera del Presidente:

Visitando molto poco il forum per ragioni di tempo, specie in questo periodo di ripasso dei colombacci, non ho avuto conoscenza della questione, Luca Bececco mi ha telefonato dicendomi della cosa e che sarebbe stato utile un mio intervento presso la rivista. Concordo pienamente e provvedo subito, anche con l’inserimento sul forum delle lettera inviata al Direttore Responsabile di  Sentieri di Caccia.
Tantissimi appassionati di caccia ai colombacci hanno letto con disappunto, ma soprattutto con sbigottimento l’articolo a firma Stefano Assirelli apparso sull’ultimo numero di Sentieri di aprile 2014, uscito da poco, dove si legge testualmente: “…..a questo proposito non si capisce come mai venga tollerato l’azionamento del piccione sulla racchetta per chi caccia i colombacci, quando la giurisprudenza condanna esplicitamente il medesimo meccanismo di sollecitamente al volo dell’animale azionato dall’uomo”.Ebbene in poche righe l’articolista ha preso una infilata di autogol come neanche a farlo apposta avrebbe potuto.Anzitutto sorprende chi legge, ma dovrebbe soprattutto sorprendere chi dirige una rivista per cacciatori, che vi siano contenute considerazioni evidentemente contrarie ai cacciatori. Sorprende poi non di meno, la mancanza di conoscenza del fatto tecnico della caccia ai colombacci, da parte di chi avanza osservazioni che riguardano la medesima. L’articolista parla di azionamento del piccione sulla racchetta quale azione di sollecitamente al volo: forse confonde la racchetta con la “pompa” o “cimbello” (spero conosca la differenza tra i due strumenti), ma poi parla della giurisprudenza in merito, in modo, se non partigiano, quanto meno poco informato e perciò del tutto fuorviante. Infatti, c’è stata, alcuni anni fa, una sentenza della Corte di Cassazione che ha ritenuto integrare gli estremi del reato di maltrattamento agli animali l’utilizzo della pavoncella imbragata e fatta svolazzare dal cacciatore (di pavoncelle). A questa sentenza si è ispirata un’altra sentenza del Tribunale di Faenza in cui un cacciatore di colombacci è stato condannato per maltrattamento agli animali per l’utilizzo della “pompa” o “cimbello”, (probabilmente è questa la giurisprudenza a cui l’articolista si riferisce). In questa sentenza il Giudice riprendeva gli assunti della Corte di Cassazione, relativi alla pavoncella imbragata trasferendoli alla situazione della “pompa”.
Diceva cioè la sentenza di Faenza che l’azionamento della “pompa” sollecitava il piccione al volo, e questi, finita la corsa della funicella, inevitabilmente cadeva, restando appeso allo strumento. (va detto che l’imputato era stato verbalizzato da agenti del WWF che avevano strattonato in modo del tutto anomalo il cimbello facendolo cadere e fotografandolo in quella posizione).Ma l’articolista perché riferisce della sentenza di Faenza e non riferisce della  successiva sentenza della Corte di Appello di Bologna che, in grado di appello sullo stesso fatto di Faenza ha assolto l’imputato cacciatore di colombacci perché il fatto non sussiste?. Il fatto non sussiste perché il piccione sulla pompa non viene indotto a partire, e quindi a cadere, ma soltanto a fare un piccolo svolazzo tornando a posarsi sull’attrezzo, il tutto eseguito in perfetta naturalità, perché altrimenti anziché richiamo sarebbe spauracchio, e questo fatto garantisce oggettivamente, nei fatti l’assenza di maltrattamento. Infatti, se  c’è naturalità, è evidente che non c’è alcun maltrattamento. La Corte di Bologna ha recepito questa fondamentale considerazione che il sottoscritto difensore ha sottolineato e quindi ha assolto l’imputato. Credo che la sentenza della Corte di Appello di Bologna sia più significativa di quella del Tribunale di Faenza, non solo perché ha ridiscusso la stessa questione e si tratta di sentenza emessa da un Collegio di tre Giudici, a fronte del Giudice Unico del Tribunale Monocratico di Faenza, ma anche perché è Organo Giurisdizionale superiore.
Dunque, La pregherei Sig. Direttore di pubblicare una adeguata rettifica a quanto, davvero in modo improvvido espresso dall’articolista Assirelli, perché il disagio e l’allarme che l’articolo ha suscitato nei cacciatori di colombacci è stato davvero grande e del tutto senza motivo.
Contando sulla Sua sensibilità, La ringrazio e La saluto distintamente.


                  Club Italiano del Colombaccio
                     Il Presidente
                       Avv. Francesco Paci

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Club Italiano del Colombaccio                                                                                                                               Presidente Avv.  Francesco Paci

Gentilissimo Avvocato Paci, la Sua lettera ci dà modo di esplicitare alcune precisazioni in merito alle contestazioni a quanto pubblicato a firma di Stefano Assirelli sul numero di aprile di Sentieri di Caccia. L'articolo in questione, intitolato No al bracconaggio: difendiamo la caccia, non contiene altro che un'elencazione delle varie tipologie di reato che possono essere commesse in ambito venatorio (e che, di fatto, in alcuni casi vengono commesse) e che, proprio per l'illiceità della condotta, possono essere ricondotte alla categoria del bracconiere.
Bracconiere che, come ben specificato e in evidenza sotto il titolo, può essere "senza o con licenza di caccia poco importa, la predazione di fauna selvatica fuori dei limiti consentiti dalla legge è comunque attività illegale". I passaggi della lunga e complessa disamina non ci sembrano contenere accuse o insinuazioni che possono urtare la sensibilità dei cacciatori. Si tratta semplicemente di dati di fatto, di un resoconto di quanto è apparso sulle cronache e il risultato di indagini di Polizia. Tutti fatti incresciosi che pesano non poco sull'idea che l'opinione pubblica ha della caccia stessa,  e dagli autori di questi illeciti, proprio nell'intento di difendere la caccia buona e la categoria dei cacciatori, riteniamo giusto prendere le distanze. Passando da considerazioni generali al contenuto specifico della Sua lettera, ci permetta di dissentire dalla Sua osservazione secondo cui una rivista di caccia non dovrebbe mai contenere considerazioni "contrarie" ai cacciatori. Non ci è chiaro che cosa si intende per "contrarie".  Lavorando quotidianamente a un prodotto editoriale dedicato alla caccia, va da sé che chi ci mette la faccia e le proprie energie per contribuire a far crescere una passione sotto molti punti di vista (culturali, tecnici, emotivi) non potrà essere certo "contro"... A nostro parere, la qualità di una pubblicazione e dei suoi contenuti si vede anche dal coraggio di riportare punti di vista che non sono sempre in linea con quello che i più vorrebbero sentirsi dire o che vorrebbero leggere sulle riviste specializzate, ma che vanno considerati per stare al passo con il mondo che cambia,  anche quello della caccia, e che sono utili per trovare  la via per far sì che la liceità della caccia stessa non possa mai essere messa in discussione. Purtroppo una parte del mondo venatorio - come accade per tutte le altre realtà - presenta alcuni "lati oscuri" che a noi per primi fa male evidenziare. Ma solo un confronto onesto con i nostri lettori e la denuncia di situazioni che sono da osteggiare in quanto illecite e dannose a un'immagine pulita dell'attività venatoria possono renderci inattaccabili e contribuire a sostenere i valori e gli aspetti positivi  (che fortunatamante sono davvero tanti) di cui la caccia è portatrice. Stefano Assirelli ha raccolto una serie di dati e li ha messi a disposizione dei nostri cacciatori/lettori. Dati che sono stati verificati e che non hanno nessun valore accusatorio verso alcuno. Per rassicurare coloro che si sono allarmati a seguito della lettura dell'inchiesta, abbiamo chiesto un ulteriore parere sui contenuti di legge a Lorena Tosi, nostra collaboratrice e istruttore direttivo amministrativo del Servizio tutela faunistico - ambientale Provincia di Verona, che da diversi anni risponde puntualmente ai lettori di Sentieri di Caccia in merito a dubbi e incertezze su questioni legali e amministrative circa lo svolgimento dell'attività venatoria.  Di seguito quindi, riportiamo  il commento in proposito della  dottoressa Tosi, che  va a integrare le giustissime indicazioni da Lei inoltrateci circa la giurisprudenza in materia. "Le poche righe di testo che hanno suscitato disappunto possono essere problematiche semplicemente perché pongono sul tavolo il tema del maltrattamento degli animali in relazione ad alcune pratiche di utilizzo dei richiami vivi nell'attività venatoria. E con questo non si intende assolutamente che i cacciatori maltrattino gli uccelli utilizzati come richiami, ma che si tratta di una questione spinosa su cui i detrattori della caccia puntano sovente il dito. "Andando comunque al sodo della questione, c'è da domandarsi (e quì la giurisprudenza da molto tempo fa la sua parte) in che cosa si sostanzi il maltrattamento di animali nella pratica venatoria. Il Fatto  che il legilslatore consenta determinate pratiche non significa che talune, se non esercitate correttamante, non procurino, più o meno, sofferenza all'animale. Il presidente del Club del Colombaccio parla di  'naturalità' come parametro per distinguere ciò che deve considerarsi lecito e ciò che non lo è. Ma a questo punto c'è da intendersi sul cocetto di 'naturalità'.  Un uccello costretto da lacci e quant'altro può dirsi in una situazione di 'naturalità' ?  La questione non è certo così semplice, in quanto ogni pratica venatoria, sebbene riconosciuta in linea di massima lecita dal legislatore, a seconda del modo in cui viene messa in atto può talora suscitare dubbi o perplessità". Ed è quello che, a nostro parere, emerge dall'articolo di Stefano Assirelli ed è la questione su cui volevamo invitare i nostri lettori a riflettere, a difesa di chi (ovviamente e fortunatamente la grande maggioranza) pratica correttamente la caccia con i richiami vivi. " Per evidenziare come il tema sia tutt'altro che pacifico - prosegue Lorena Tosi - farei riferimento un paio di sentenze della Corte di Cassazione che,  forse ancor più della citata Corte d'Appello di Bologna, costituiscono la traccia per valutare se una certa pratica venatoria possa considerarsi lecita o meno. Va tenuta presnte, in primo luogo, la sentenza della Corte di Cassazione, sez. III  penale, n.46784 del 5 dicembre 2005, a cui il Tribunale di Ravenna, sezione staccata di Faenza, si era ispirato nella decisione della controversia citata del Presidente Paci. In quella occasione la Corte di Cassazione ha stabilito che la legge n.157/92 consente l'uso, a scopo venatorio, di richiami vivi, ma vieta che ad esseri viventi dotati di sensibilità psico-fisica, quali sono gli uccelli, siano arrecate ingiustificate sofferenze, con offesa al comune sentimento di pietà verso gli animali e a tal fine elenca - con carattere meramente esemplificativo - dei comportamenti da considerarsi vietati, ma non legittima l'uso di richianmi vivi con modalità parimenti offensive. Detta legge, infatti, non esaurisce la tutela della fauna in quanto i limiti alle pratiche venatorie sono posti anche dal previgente art. 727 c.p.e dall'attuale art. 544 ter c.p., i quali hanno ampliato la sfera della menzionata tutela attraverso il divieto di condotte atte a procurare agli animali strazio, sevizie o, comunque, detenzione attraverso modalità incompatibili con la loro natura. Da ciò deriva che la legittimità delle pratiche venatorie consentite sulla base della legge 157/92 deve essere verificata anche alla luce delle norme del codice penale. In virtù di tale principio di diritto, l'uso di richiami vivi deve ritenersi vietato non solo nelle ipotesi previste espressamente dall'art.21 co. 1 lett. r)  L.157/92,  ma anche quando viene attuato con modalità incompatibili con la natura dell'animale e non v'è dubbio che imbragare un volatile,  legarlo a una fune, strattonarlo e indurlo a levarsi in volo, per poi ricadere pesantemente a terra o su un albero, significa sottoporre lo stesso senza necessità, a comportamenti e fatiche insopportabili e non compatibili con la natura ecologica di esso. "Più di recente questa posizione è stata ribadita dalla medesima sezione della Corte di Cassazione nella sentenza 40607/2013. Ciò dimostra ancora una volta come il tema sia complesso e molto dibattuto anche nelle aule di giustizia. Pur non criticando la posizione 'morbida' della Corte d'Appello di Bologna, ritengo non possa essere trascurata come spunto per una riflessione più approfondita la posizione più volte manifestata dalla Corte di Cassazione".  Non avendo scritto nulla circa l'illegittimità della caccia al colombaccio e né mai e in alcun modo ne abbiamo avuta l'intenzione (a questo proposito ricordiamo che alla manifestazione fieristica Capetav 2012, in occasione della presentazione al pubblico del prestigioso volume  "La caccia alle palombe in Umbria"  di Vladimiro P. Palmieri, tra i relatori sul palco vi era una nostra giornalista che ha speso molte parole in merito al valore culturale di questa importante tradizione venatoria del nostro Paese), mentre certamente ci scusiamo se sono stati travisati alcuni aspetti tecnici della caccia ai colombacci (e quando dedichiamo spazio all'argomento specifico sulle pagine della rivista, ci rivolgiamo a cacciatori esperti e a firme autorevoli in materia), non possiamo però rettificare quanto "non detto".  Il senso dell'articolo, infatti, non era soltanto quello di denunciare una serie di illeciti (di cui le modalità con cui si pratica la caccia al colombaccio certamente non fanno parte !!!), ma era anche quello di sottolineare che la giurisprudenza stessa non è chiara circa alcuni aspetti dell'attività venatoria (in generale) e questo non è certo un bene per i cacciatori che corrono il rischio di veder cambiate, prima o poi, le carte in tavola. Essere informati del problema, ci consente di correre per tempo ai ripari. Concludendo, La ringraziamo sinceramente per averci manifestato con molto garbo le Sue rimostranze, per le Sue giustissime e corrette precisazioni e per essersi fatto portavoce del sentire di molti cacciatori. Speriamo quindi che questo confronto sia stato l'occasione per un chiarimento.

La redazione

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Caccia: Umbria, il nuovo Calendario Venatorio regionale, valido per la Stagione Venatoria 2014-2015, è stato preadottato dalla Giunta; apertura il 21 settembre e tra le novità due giornate di preapertura.

Due “mezze” giornate di preapertura, lunedì primo e domenica sette settembre: è questa la principale novità del calendario venatorio 2014-2015 che la Giunta regionale ha preadottato nella sua ultima seduta, su proposta dell’assessore alle politiche agricole e venatorie. In accordo con la maggioranza delle associazioni e dopo il via libera della consulta faunistico venatoria del 14 maggio scorso, il calendario ricalca le modalità ed i tempi di prelievo della scorsa stagione, anche in base ai giudizi positivi riscontrati in fase di partecipazione. Ma quest’anno, sottolinea l’assessore, si è deciso di suddividere la giornata di preapertura in due mezze giornate in cui il prelievo sarà consentito fino alle ore 13. Questa scelta è stata adottata per coniugare le esigenze espresse dal mondo venatorio di consentire il prelievo delle specie cosiddette estatine il primo giorno utile di settembre e contemporaneamente favorire, con la mezza giornata della prima domenica, i cacciatori impossibilitati a prendersi un giorno di ferie per esercitare la loro passione.

Resta fissata alla terza domenica di settembre, che questo anno cade nella data del 21, l’apertura generale a tutte le specie con esclusione degli ungulati i cui periodi di prelievo verranno stabiliti con proprio atto dalle amministrazioni provinciali. L’atto prevede la preapertura il 1 settembre, esclusivamente da appostamento, alle specie alzavola, marzaiola, germano reale, tortora, merlo, colombaccio, cornacchia grigia, ghiandaia e gazza, e l’apertura generale a tutte le altre specie il 21 settembre, ma non al cinghiale per il quale l’attività venatoria partirà il 5 ottobre e si chiuderà il 4 gennaio, anche se le amministrazioni provinciali possono posticipare tale data.

E’ inoltre prevista la chiusura anticipata della caccia alla femmina del fagiano il 30 novembre, per salvaguardare la riproduzione di questa specie. Una scelta questa che è stata operata anche in altri contesti venatori. La caccia alla lepre sarà consentita dal 21 settembre all’7 dicembre. La caccia di selezione alle specie daino, capriolo, cervo e muflone andrà dal 15 giugno al 13 luglio, dal 17 agosto al 4 ottobre e dal 5 gennaio al 28 febbraio 2015.

Ora la proposta verrà inviata all’”Ispra”, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e poi alla terza Commissione dell’Assemblea legislativa regionale per il parere di competenza prima di tornare in Giunta per la definitiva adozione.

23 maggio 2014



Regione Umbria

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Badger, lo statuto del Club non ha nessun problema di carattere formale, ha solo bisogno di essere "snellito" da parte di qualche sezione, quindi i nostri soci e amici del forum saranno informati delle decisioni prese appena il Direttivo avrà deliberato in merito, è inopportuno  e fuorviante comunicarle prima nel forum.
Un abbraccio.
vasco



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A caccia Village siamo rimasti di incontrarci a Poggibonsi la domenica, quindi non puoi mancare, ti aspettiamo magari vestito da frate....bei tempi....
Un caro saluto.
vasco

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