Caro Danilo
credo di aver compreso la tua "apprensione" (definiamola così) in merito alla forte pressione venatoria che sta subendo (in Italia , ma anche in tutta Europa) il nostro mitico colombaccio. Al momento la specie non mostra segnali che possano far sorgere preoccupazioni dal punto di vista numerico, anzi direi che è in forte aumento in tutto il paleartico occidentale. Una cosa, però, è che il colombaccio sia in espansione demografica ed un'altra è l'approccio che noi cacciatori dovremmo riservare ad una preda tanto ambita. Più volte mi son trovato ad affermare che viviamo nell'epoca della comunicazione e che proprio noi cacciatori del 3^ millennio dovremo dar corso a strategie di conservazione delle specie oggetto di caccia che possano essere comunicate/accettate dall'intera collettività. In buona sostanza, prendendo ad esempio un bravo agricoltore, dovremo essere responsabili ed accurati nel potare, curare e gestire i nostri alberi da frutto... al fine di poter continuare ad avere, anno dopo anno, un buon raccolto.
A tal fine il Club Italiano del Colombaccio si è distinto (ormai da vent'anni) per le numerose ed articolate ricerche dedicate al selvatico; indagini queste mirate a sempre meglio conoscere... con la speranza di sempre meglio gestire.
Inevitabilmente, quando si stravede per la propria specifica preda, quando la passione che ci anima è "esagerata" si finisce col l'assumere atteggiamenti quasi protezionisti (non so se si possa usare questa parola?) nei confronti del selvatico. Succede così ai soci del Club della beccaccia, a quelli del Club del beccaccino e via di seguito. Spesso il Club Italiano del Colombaccio è stato accusato per atteggiamenti o dichiarazioni di intenti che sconfinavano nell'ambito "protezionistico", ma la nostra filosofia di caccia ha meritato il patrocinio morale del Ministero dell'Ambiente ed altri importantissimi riconoscimenti. Da ultimo, per merito del Prof Enrico Cavina e dei nostri studi, siamo entrati a far parte - unici cacciatori - della istituzione "Bird Migration Research Foundation" (ente questo che raccoglie 46 istituzioni ornitologiche di 26 Paesi). Come è evidente ci si impegna e si raccolgono risultati.
Ora, tornando alla tua domanda, alla tua preoccupazione inerente insensati "lenzuola di colombacci" che girano nel web, penso ci si debba adoperare TUTTI ASSIEME per far capire a chi pubblica controproducenti immagini di carnieri esagerati che così facendo ci si comporta come quel famoso marito che per fare dispetti alla moglie si martellava parti intime. E' così e se tanti fotografi dell'ultima ora non hanno buon senso in capo deve diventare una nostra missione quella di rendere palese questa verità anche a chi proprio non vuole capire.
Credo che noi cacciatori si debba dare valore alle emozioni ed alla qualità della caccia. Personalmente caccio sparando un colpo, un solo colpo, dopo la posa dei colombacci. Così facendo, credimi, quando riesco a posare qualche grosso branco... a me sembra di averli "catturati" tutti! Tutti in un solo colpo. Ecco che dovrei postare la foto che ritrae un intero branco per comunicare il mio stato d'animo, per rappresentare con una immagine il risultato della posa. Un intero branco.... ed a volte una sola preda.
Ed allora? Allora diamoci da fare, TUTTI ASSIEME per fare capire che è la qualità e non la quantità della caccia, del carniere, che ha valore. Oltretutto se nei nostri occhi, nella nostra mente non restano impresse le azioni di caccia (perché troppo ripetitive e troppo frequenti), se non riusciamo a maturare "ricordi" delle azioni di caccia, delle singole azioni di caccia, non avremo neppure realizzato quel album fotografico mentale che rappresenta un personale valore aggiunto ereditato da ogni singola azione di caccia.
Per chi vuole sparare, sparare, sparare... esistono i poligoni di tiro. La caccia, la "nostra" caccia è un'altra cosa.
Un abbraccio e non demordiamo! Alle foto delle "lenzuola" effettuate col grandangolo contrapponiamo i nostri primi piani su di un singolo soggetto! Questa la strada...
Un abbraccio!