FORUM Club Italiano del Colombaccio

Vasco

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Risposta #5 il: 06/06/2018 - 00:05
Caro Rimescolo condivido tutto ciò che hai, come sempre, sapientemente descritto, eccetto però ciò che riguarda il "pelo", gli "animali" col pelo sono troppo a te cari e anche se condivido il tuo spiccato senso di conservazione della specie col pelo, dubito sul tuo altruismo e possibile gestione del "pelo" con il resto della comunità........

Scherzi a parte ma siamo tanto vecchi? romantici? forse, gli anni si fanno sentire, ma comunque consapevoli che il nostro mondo va condiviso, cosa che fino ad oggi, non so a chi attribuire la colpa, ma da qualche anno in quà in Italia non siamo più capaci di far digerire la caccia ai media come una volta.

Cosa è cambiato e da poco tempo per far apparire un cacciatore da uomo, forse, invidiato a uomo sopportato dalla comunità e non come una mera sentinella ambientale?

Mi ricordo quando la sera dell'apertura della caccia, allora era il 15 agosto per tutte le specie, aspettavamo i cacciatori di ritorno dalla caccia nella via principale di Perugia, conosci bene Corso Vannucci, i cacciatori passavano con gli animali appesi sulle macchine tra gli applausi della gente, allora mi chiedo cosa è successo per farci apparire così diversi da farci nascondere il fucile agli occhi della gente e secondo te com'è possibile  tutto questo cambiamento in così poco tempo,è dovuto al nostro modo di comportarci? la mancanza di comunicazione?

Mi faccio spesso questa domanda, non trovo la risposta, ma mi risuona in testa sempre più la parole insipienza e strumentalizzazione del processo evolutivo della specie uomo.

La mia età e forse tanto "amore" per il magnifico fanno pendere l'ago della bilancia, che non è da scambiare come protezionismo, ma passione e niente altro.

Credo però che il nostro mondo sempre più volutamente "nascosto" non ha così un futuro, non possiamo continuare a vivere come i topi, secondo me è qui che c'è tanto da lavorare per ripristinare i valori perduti, c'è tanto da insegnare ai giovani che si fotografano con mazzi di animali appesi, son giovani e forse noi possiamo capirli, ma certamente solo noi.

L'immagine del cacciatore ecco cosa ci manca una "faccia" diversa, ecco oggi con internet si vede troppo e certamente molto meno di tanti anni fa.......

Saluti a domenica.

Un abbraccio.
Vasco

Rimescolo

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Risposta #4 il: 05/06/2018 - 15:14
Vorrei unirmi al coro di appassionati di caccia al colombaccio, il rischio è di stonare clamorosamente. Illuso come sono di avere la "musica" nel sangue. Mi associo ovviamente a tutti quelli che hanno a cuore la salute e la proliferazione di questa specie a noi tanto cara, ma d'altronde siamo consapevoli che il piombo è da loro mal digerito. Ognuno di noi è favorevole a varie ipotesi di conservazione o di metodologie di prelievo differenziate da soggettive valutazioni di carattere scientifico, morale, suggestionale. Dal mio punto di vista sostengo che dobbiamo gestire una popolazione selvatica in continua espansione, partendo da situazioni certe, in modo razionale, ed etico, accettando ogni forma di caccia regolarmente autorizzata, con armi e munizioni congrue alla cattura entro i limiti delle tradizioni...
In un epoca dove sono diminuiti i tempi di impegni lavorativi, non solo per i pensionati, categoria che più di altre ci rappresenta, dovremmo dedicare parte del nostro tempo al recupero delle terre incolte, per organizzare e mettere a disposizione della selvaggina sia da piuma che da pelo, colture a perdere, veri e pregievoli dissuasori da colture intensive a reddito.
Contribuiremmo alla realizzazione di miglioramenti ambientali così importanti e necessari per il futuro della selvaggina e dei cacciatori attenti e responsabili delle mutazioni in essere.
Di pari passo organizzare piani di controllo a specie invasive o competitive, predatori accaniti di uova e nidiacei di ogni specie volatile, mi riferisco a ghiandaie, gazze, corvidi in generale, scoiattoli, ecc..
Ho sempre sostenuto che l'importante oltre che denunciare preoccupazioni, sia altrettanto necessario intervenire materialmente con progetti evolutivi e razionali alla difesa, al prelievo, alla conservazione di specie oggetto di caccia, una sola parola, gestione.
Il nostro club ha progetti di studio efficaci e ambiziosi, sta a noi e alle nostre categorie associative collaborare e calarci nella gestione territoriale di ogni specie selvatica, in collaborazione soprattutto con la realtà rurale moderna e in continuo sviluppo.
Ovviamente questo è il mio pensiero e il mio auspicio per il futuro del nostro sentirsi integrati con il mondo rurale, con orgoglio, non in contrapposizione, con la società.
Con rispetto,
Rimescolo 
La passera è sempre la passera! Solo la fetta di cocomero fresca ci va vicino.........

aldorin

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Risposta #3 il: 30/05/2018 - 20:25
Caro Danilo

credo di aver compreso la tua "apprensione" (definiamola così) in merito alla forte pressione venatoria che sta subendo (in Italia , ma anche in tutta Europa) il nostro mitico colombaccio. Al momento la specie non mostra segnali che possano far sorgere preoccupazioni dal punto di vista numerico, anzi direi che è in forte aumento in tutto il paleartico occidentale. Una cosa, però, è che il colombaccio sia in espansione demografica ed un'altra è l'approccio che noi cacciatori dovremmo riservare ad una preda tanto ambita. Più volte mi son trovato ad affermare che viviamo nell'epoca della comunicazione e che proprio noi cacciatori del 3^ millennio dovremo dar corso a strategie di conservazione delle specie oggetto di caccia che possano essere comunicate/accettate dall'intera collettività. In buona sostanza, prendendo ad esempio un bravo agricoltore, dovremo essere responsabili ed accurati nel potare, curare e gestire i nostri alberi da frutto... al fine di poter continuare ad avere, anno dopo anno, un buon raccolto.
A tal fine il Club Italiano del Colombaccio si è distinto (ormai da vent'anni) per le numerose ed articolate ricerche dedicate al selvatico; indagini queste mirate a sempre meglio conoscere... con la speranza di sempre meglio gestire.
Inevitabilmente, quando si stravede per la propria specifica preda, quando la passione che ci anima è "esagerata" si finisce col l'assumere atteggiamenti quasi protezionisti (non so se si possa usare questa parola?) nei confronti del selvatico. Succede così ai soci del Club della beccaccia, a quelli del Club del beccaccino e via di seguito. Spesso il Club Italiano del Colombaccio è stato accusato per atteggiamenti o dichiarazioni di intenti che sconfinavano nell'ambito "protezionistico", ma la nostra filosofia di caccia ha meritato il patrocinio morale del Ministero dell'Ambiente ed altri importantissimi riconoscimenti.  Da ultimo, per merito del Prof Enrico Cavina e dei nostri studi, siamo entrati a far parte - unici cacciatori - della istituzione "Bird Migration Research Foundation" (ente questo che raccoglie 46 istituzioni ornitologiche di 26 Paesi). Come è evidente ci si impegna e si raccolgono risultati.
Ora, tornando alla tua domanda, alla tua preoccupazione inerente insensati "lenzuola di colombacci" che girano nel web, penso ci si debba adoperare TUTTI ASSIEME per far capire a chi pubblica controproducenti immagini di carnieri esagerati che così facendo ci si comporta come quel famoso marito che per fare dispetti alla moglie si martellava parti intime. E' così e se tanti fotografi dell'ultima ora non hanno buon senso in capo deve diventare una nostra missione quella di rendere palese questa verità anche a chi proprio non vuole capire.
Credo che noi cacciatori si debba dare valore alle emozioni ed alla qualità della caccia. Personalmente caccio sparando un colpo, un solo colpo, dopo la posa dei colombacci. Così facendo, credimi, quando riesco a posare qualche grosso branco... a me sembra di averli "catturati" tutti! Tutti in un solo colpo. Ecco che dovrei postare la foto che ritrae un intero branco per comunicare il mio stato d'animo, per rappresentare con una immagine il risultato della posa. Un intero branco.... ed a volte una sola preda.
Ed allora? Allora diamoci da fare, TUTTI ASSIEME per fare capire che è la qualità e non la quantità della caccia, del carniere, che ha valore. Oltretutto se nei nostri occhi, nella nostra mente non restano impresse le azioni di caccia (perché troppo ripetitive e troppo frequenti), se non riusciamo a maturare "ricordi" delle azioni di caccia, delle singole azioni di caccia, non avremo neppure realizzato quel album fotografico mentale che rappresenta un personale valore aggiunto ereditato da ogni singola azione di caccia.
Per chi vuole sparare, sparare, sparare... esistono i poligoni di tiro. La caccia, la "nostra" caccia è un'altra cosa.
Un abbraccio e non demordiamo! Alle foto delle "lenzuola" effettuate col grandangolo contrapponiamo i nostri primi piani su di un singolo soggetto! Questa la strada...

Un abbraccio!           

giamp50

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Risposta #2 il: 30/05/2018 - 14:24
Veramente Danilo non comprendo cosa intendi con l'espressione " o solo, una caccia di ricasco", come se fosse un qualcosa di non dignitoso o comunque di serie B.

Ovviamente Paese che vai espressione che trovi (me la sono inventata io), ma da noi tradizionalmente caccia di ricasco è quella fatta ad esempio sulle quaglie in ridiscesa fine settembre/ottobre, oppure quella fatta sulle beccacce in pieno inverno per neve e gelo sugli Appennini e quindi ridiscese in collina o pianura, e così via, ma tutte cacce altamente tradizionali, tecniche, entusiasmanti ed appassionanti, ed anche e soprattutto etiche se effettuate secondo i canoni classici del corretto prelievo ma con il dovuto rispetto della vita animale.

Da noi il ricasco di colombacci non mi sembra ancora che si verifichi, salvo che ci si voglia riferire a spostamenti fisiologici per ricerca zone pastura alternative o per eccessivo disturbo, ma anche in questo caso l'eticita' dipende esclusivamente dalle modalità e dalla nostra impostazione spirituale.

Saluti.

Danilo Picasso

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Risposta #1 il: 30/05/2018 - 06:49
Buongiorno a tutti,
Da buon malato di colombaccite acuta, non ce’ momento a cui non rivolgo anche solo un pensiero e il momento migliore e’ quando vado al lavoro e sono in colonna nel traffico e li vedo in ogni dove dalle antenne sui tetti, in terra nei parchi o sfrecciare in direzione di campi di pastura...da innamorato penso prima che a premere il grilletto alla tutela di questo straordinario uccello, so che oggi e’ in salute, ma e’ il domani che preoccupa vedendo un aumento smodato di ricercatori di imprese balistiche da pubblicare solo sui social a bravi cacciatori che per mancanza della loro specie cacciabile o forti limitazioni su di essa si “ buttano” sui colombacci...!
Al campo specialmente in apertura e’ facile fare grossi numeri per chiunque anche per i “non attrezzati” di un Etica e un profondo rispetto per questo animale e per il modo di cacciarlo,
Qui in Lombardia a parte la pessima gestione dei calendari venatori che aiutano in certi periodi la concentrazione su determinati selvatici il problema dilagante e’ riuscire ad inculcare ai cacciatori che vogliono cimentarsi in questa caccia in etica e una tradizionalita’ .
Il tutto per evitare di vedere lenzuoli pieni colombacci abbattuti solo nutrire il web e  solo per scopi di fanatismo.
Si può fare qualcosa secondo voi?