FORUM Club Italiano del Colombaccio

Vasco

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Risposta #15 il: 29/05/2014 - 00:10
La risposta di "Sentieri di Caccia" pubblicata sul numero di giugno e indirizzata al Presidente del Club Francesco Paci é la riprova che chi scrive di caccia, in qualche occasione, come in quella dell'articolo pubblicato "No al bracconaggio: difendiamo la caccia" nulla sà o meglio, non sà di caccia ai colombacci. L'articolista Assirelli,cacciatore..., non ha, secondo me mai cacciato colombacci, su questo, credo, che non ci sono dubbi, altrimenti sarebbero incomprensibili e degne di un animalistaprotezionista le sue affermazioni, nessun cacciatore di colombacci utilizza un piccione nel modo descritto nell'articolo, la riprova si ha guardando i nostri piccioni e il loro stato di salute,l'aspetto è sempre impeccabile, la cura che abbiamo per i nostri richiami non ha paragoni, abbiamo cura dei nostri ausiliari come se fossero nostri figli.... Aspettavamo quindi, dopo la lettera del Presidentissimo, una rettifica di Assirelli che poteva porre rimedio placando, anche se in piccola parte, gli animi di migliaia di cacciatori di colombacci, puntuale come promesso é arrivata la risposta, non dell'articolista ma dalla redazione di "Sentieri",che ricorda di avvalersi della collaborazione di (cacciatori esperti e firme autorevoli in materia). L'articolo non solo è una offesa ai cacciatori e alla caccia al colombaccio in se e, alle sue tradizioni, che fornisce spunti giudicabili in sedi e in maniera diversa,
ma è la prova di totale incompetenza di pratica venatoria, compatibile per una donna, ma non compatibile per un "cacciatore". A riprova di assoluta incompetenza di pratica venatoria, è la dichiarazione che fornisce in merito la dottoressa Tosi, si che può giudicare con articoli di legge il maltrattamento di animali, ma non può con articoli di legge dimostrare quello che non esiste, dimostrare cioè che i nostri ausiliari vengono (imbragati, strattonati e fatti ricadere pesantemente in terra o su un albero) invito la dottoressa a visitare un appostamento di caccia ai colombacci, avrà così la prova di come sono trattati e curati i nostri piccioni, basta guardarli per capire che godono di ottima salute, il loro aspetto ne è la dimostrazione. Se poi è costrizione e maltrattamento l'utilizzo di un piccione domestico, ammaestrato per la caccia e a compiere un qualsivoglia "lavoro", chiedo alla dottoressa se é: "giudicato" in egual misura e incompatibile con la natura dell'animale l'utilizzo di un cane portato a passeggio "legato ad una fune"?, giudicato altrettanto incompatibile e innaturale detenere piccoli uccellini da salotto nella gabbia?, giudicato altrettanto  incompatibile e innaturale detenere rettili piccoli pesci  negli acquari?, giudicato altrettanto incompatibile e innaturale far saltare a comando in una "troscia" d'acqua delfini e foche?, ecc. ecc.ecc. ecc.
Molte cose sono innaturali e incompatibili, dipende tutto con quale occhio si guardano, il rispetto del creato e delle creature che il buon Dio ha voluto porre al servizio dell’uomo è un valore certamente positivo ma che va correttamente inquadrato e delimitato.
La caccia al colombaccio è un patrimonio che, purtroppo, spesso resta quasi sconosciuto, insieme a quelle attività ad esso strettamente legate, passioni forti che da secoli animano la nostra gente.

Vasco Feligetti.       

colombaiosenese

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Risposta #14 il: 28/05/2014 - 12:17
Benessere animale, caccia e richiami vivi: ci risiamo

 
Quanti cacciatori hanno subito sequestri e perquisizioni che poi si sono rivelati eccessivi o immotivati? Non succederebbe se a supportare il lavoro delle forze dell'ordine nei controlli ci fossero persone che operano nel rispetto della legge e non spinte da un'ideologica avversione alla caccia. Quanto accaduto al protagonista di questa storia, che prendiamo dal sito dell'Anuu Migratoristi, ha dell'incredibile.

Un capannista di Verona è infatti incappato in un procedimento giudiziario a suo carico pur avendo preso ogni accorgimento possibile per detenere i suoi richiami nelle condizioni migliori. E' stato infatti denunciato e contravvenzionato dal servizio di vigilanza per la detenzione dei richiami in una struttura ubicata nel terreno vicino al suo appostamento fisso, nonosante il locale fosse  perfettamente areato e tenuto nelle migliori condizioni ambientali ed igieniche.

A peggiorare la situazione è arrivata la perizia tecnica chiesta dalle guardie venatorie ad un esperto torinese, che stando a quanto riferisce l'Anuu, non ha nemmeno visitato i richiami e il luogo in cui erano detenuti, ma ha ugualmente dichiarato la rilevanza penale sul benessere dei richiami.

Fortunatamente la brutta avventura è stata risolta dal Procuratore ministeriale, che, dopo aver letto gli atti (e la puntuale istanza del difensore, avv. Mario Vittorio Guarnati di Verona), ha dissequestrato i volatili, e richiesto l’archiviazione del procedimento penale, poi concessa, ritenendo che non sussistessero elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio. Tutto si è risolto quindi. Ma quanto è costato questo teatrino alla macchina della giustizia, in termini di tempo e soldi pubblici? E al nostro cacciatore, accusato ingiustamente? Chi lo ripagherà del tempo perso e dello stress subito?

http://www.bighunter.it/Caccia/ArchivioNews/tabid/204/newsid730/15097/Default.aspx
 
" Chi lo ripagherà del tempo perso e dello stress subito? "   ..se poi ci si mettono anche le riviste venatorie (d'elite col beep mi vien da aggiungere o coi calzettoni di fuori ai pantaloni in pilorre e ciuffaglio di pelo sul berretto) ad attizzare il fuoco.........dovremmo,dobbiamo presentar conto anche a loro ! senza se e senza ma !



 

BADGER

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Risposta #13 il: 28/05/2014 - 08:12
Caro Silvestro mi dispiace ma temo che ti sia sfuggito il significato proprio dell'intera questione. Quella che tu chiami, un po' troppo arditamente direi, "disinvolta leggerezza" è invece le legittima e risentita reazione di chi in un primo tempo ha visto accostata la propria attività a tutti quei comportamenti, perseguiti dalla legge, che vanno dal bracconaggio, all'utilizzo di mezzi vietati, al maltrattamento animale. Poi, avendo concesso garbatamente (troppo) possibilità di rettifica, si vede dileggiato da chi, in virtù della propria professione, pensa di poter continuare a vendere fumo e non ha nemmeno l'onestà intellettuale di ammettere di aver sbagliato. Se è vero che siamo abituati a leggere sulla carta stampata di tutto di più in spregio a quell'etica che dovrebbe presiedere alla professione di giornalista, e ti informo che ho parenti che fanno questo mestiere o che l'hanno fatto ai massimi livelli nazionali, ma che evidentemente non si comportano come la redazione di Sentieri di Caccia, è altrettanto vero che è l'ora di dire basta. E' ancora più grave che un attacco indiscriminato e superficiale provenga da una rivista che si rivolge al mondo della caccia e ancor di più se pensiamo al contesto in cui questo viene perpetrato, e cioè nel momento in cui si sta tentando un evidente forzatura per arrivare al divieto dell'uso dei richiami vivi. Fosse per me saremmo già passati alla querela, credo che ci siano tranquillamente i presupposti ma per intanto lasciamo la rivista ad ammuffire sugli scaffali delle edicole. Ma Tu se compri un prodotto e poi ti accorgi che è una fregatura, continui a compralo? E magari lo difendi a spada tratta come fai adesso per questa "prestigiosa rivista". No caro Silvestro, non ci siamo e te lo dico con i modi franchi e diretti che adopero con tutti, guardati intorno e vedrai che sei solo in questa difesa, vorrà pure dire qualcosa oppure no? Mi dispiace non intendo offenderti ma io dico sempre, nel rispetto di ogni regola di bon ton, quello che penso, come lo penso, a tutti, con simpatia Massimo

levante

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Risposta #12 il: 27/05/2014 - 23:15
Accostare l'utilizzo dello zimbello per la caccia al colombaccio al discorso sul bracconaggio è totalmente fuori posto. Se si voleva affrontare l'argomento maltrattamento animali si impostava un altro tipo di articolo ma sempre dalla parte dei cacciatori. Hanno toppato e nella lettera di risposta ci hanno presi per stupidi. Questo è il mio pensiero.

Un caro saluto....Levante

gigino

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Risposta #11 il: 27/05/2014 - 23:06
caro silvestro mi dispiace ma per me puo anche chiudere.ciao

Picchi52

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Risposta #10 il: 27/05/2014 - 20:38
Ritengo che in democrazia il pensiero esposto dall'amico Filippo Trocchi debba essere rispettato, ma per quanto mi riguarda non lo condivido. Le semplificazioni drastiche, a mio avviso, non giovano alla dialettica costruttiva. Il mio è un invito alla riflessione: stiamo parlando di una prestigiosa rivista di caccia che lavora quotidianamente ad un prodotto editoriale  dedicato alla caccia, e c'è chi ci mette la faccia e le proprie energie per contribuire a far crescere una passione sotto molti punti di vista (culturali, tecnici, emotivi), quindi non potrà essere certo "contro", come giustamente afferma il Direttore della rivista, insomma non si tratta di una rivista palesemente contraria al mondo venatorio. Non dimentichiamo che spesso il periodico in argomento cosi come il Cacciatore.com, Bighunter etc, non mancano di pubblicare puntualmente le problematiche legate alla caccia ma anche  articoli e iniziative intraprese dalle varie Associazioni. Il riferimento ad un articolo stampa che ha generato comprensibile inquietudine, a mio modesto parere, non può essere assunto per delegittimare l'autorevolezza e il prestigio di una rivista tanto apprezzata dal mondo venatorio, e ritengo sia errato metterla al bando con disinvolta leggerezza. In merito alla questione dibattuta sono state messe a confronto le rispettive posizioni che hanno solo il fine di contribuire a chiarire un atteggiamento, un'espressione forze un po azzardata. Sta di fatto che dalle due dichiarazioni occorre cogliere in concreto le valutazione di merito che possano contribuire a formare un ragionamento obiettivo e responsabile. Questo è il mio pensiero. Saluto con simpatia Filippo Trocchi e tutti gli amici del Forum.   

aldorin

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Risposta #9 il: 27/05/2014 - 20:32
Bene, bene.
Oltre a giornalisti eccezionali, di eccezionale Sentieri ha anche la redazione.
Non mi aspettavo delle scuse, anche se dovute, ma la risposta che ci hanno fornito è davvero sclerotica.
Insomma, secondo "loro" abbiamo avuto la conferma: siamo da penale.
Parafrasando un Francesco piuttosto famoso... potrei quasi quasi dire che le nostre tradizioni sono paragonabili a "messe nere".
E pensare che io credevo di volere un gran bene ai miei piccioni, alle mie anatre??? Dovrò ricredermi.
Viva la caccia e abbasso chi ci vuole male che, come possiamo platealmente constatare, vorrebbe farsi finanziare proprio da chi è dovrebbe essere condannato per maltrattamenti agli animali.
"Ma mi faccia il piacere"... diceva Totò.
Ecco: Sentieri di ... (i puntini stanno per "non so cosa"),ma ci faccia il piacere!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 


Filippo Trocchi

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Risposta #8 il: 27/05/2014 - 18:59
Scusatemi ma col finale del post volevo dire che nonostante la risposta di sentieri di Caccia credo che la presa di posizione del Club tramite la lettera dell avv.Paci servira' in futuro a far contare fino a 10 coloro che scrivono su certe riviste ,almeno spero, fermo restando il fatto che i miei soldini di certo non li vedono ,saluti

BADGER

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Risposta #7 il: 27/05/2014 - 18:12
Caro Filippo mi dispiace ma stai equivocando, la lettera di Sentieri di Caccia è appunto la risposta a Francesco, se ti sembra che siano venuti a Canossa.....

Filippo Trocchi

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Risposta #6 il: 27/05/2014 - 17:13
 Buonasera Rimescolonon voleva essere un invito bensi' una costatazione ho smesso da un po di tempo di acquistare giornali di Caccia che sempre piu' "sfornano"redazionali per pubblicizzare quello o quell'atro produttore o tour operator,devo constatare che l'ultima frontiera del politicaly correct e' parlare di ETICA VENATORIA,niente di male anzi,peccato pero' che molto spesso si "sconfina"nell'eccesso dando il solito fianco a tutti coloro che ci additano come barbari e assassini ad ogni pie' sospinto. L'uso di richiami vivi lo farei spiegare a chi gli alleva e gli usa non a funzionari provinciali o simili che di certo vedono l'argomento da una prospettiva che a volte risponde ad un idea personale e poco oggettiva.  inoltre enunciare sentenze di qualche tribunale non fa esattamente giurisprudenza casomai PRETESTO per portare avanti tesi che vanno in direzione restrittiva .Concludo    dicendo che CONDIVIDO la lettera dell' avv Paci che sicuramente servira' a far pensare di piu' al direttore del giornale a quello che scrive saluti

Rimescolo

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Risposta #5 il: 27/05/2014 - 15:48
Leggo raramente riviste di caccia, ma mi sento di non condividere l'invito di Filippo, al contrario sostengo che il nemico per combatterlo va conosciuto....
saluti.
La passera è sempre la passera! Solo la fetta di cocomero fresca ci va vicino.........

Filippo Trocchi

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Risposta #4 il: 27/05/2014 - 14:43
Altro editoriale di Caccia da NON COMPRARE!!!Saluti

Vasco

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Risposta #3 il: 27/05/2014 - 14:42
La redazione di "Sentieri di Caccia", gentilmente, mi ha inviato la rivista di giugno nella quale da risposta alla lettera inviata alla redazione dal nostro Presidente Francesco Paci.

 La lettera del Presidente:

Visitando molto poco il forum per ragioni di tempo, specie in questo periodo di ripasso dei colombacci, non ho avuto conoscenza della questione, Luca Bececco mi ha telefonato dicendomi della cosa e che sarebbe stato utile un mio intervento presso la rivista. Concordo pienamente e provvedo subito, anche con l’inserimento sul forum delle lettera inviata al Direttore Responsabile di  Sentieri di Caccia.
Tantissimi appassionati di caccia ai colombacci hanno letto con disappunto, ma soprattutto con sbigottimento l’articolo a firma Stefano Assirelli apparso sull’ultimo numero di Sentieri di aprile 2014, uscito da poco, dove si legge testualmente: “…..a questo proposito non si capisce come mai venga tollerato l’azionamento del piccione sulla racchetta per chi caccia i colombacci, quando la giurisprudenza condanna esplicitamente il medesimo meccanismo di sollecitamente al volo dell’animale azionato dall’uomo”.Ebbene in poche righe l’articolista ha preso una infilata di autogol come neanche a farlo apposta avrebbe potuto.Anzitutto sorprende chi legge, ma dovrebbe soprattutto sorprendere chi dirige una rivista per cacciatori, che vi siano contenute considerazioni evidentemente contrarie ai cacciatori. Sorprende poi non di meno, la mancanza di conoscenza del fatto tecnico della caccia ai colombacci, da parte di chi avanza osservazioni che riguardano la medesima. L’articolista parla di azionamento del piccione sulla racchetta quale azione di sollecitamente al volo: forse confonde la racchetta con la “pompa” o “cimbello” (spero conosca la differenza tra i due strumenti), ma poi parla della giurisprudenza in merito, in modo, se non partigiano, quanto meno poco informato e perciò del tutto fuorviante. Infatti, c’è stata, alcuni anni fa, una sentenza della Corte di Cassazione che ha ritenuto integrare gli estremi del reato di maltrattamento agli animali l’utilizzo della pavoncella imbragata e fatta svolazzare dal cacciatore (di pavoncelle). A questa sentenza si è ispirata un’altra sentenza del Tribunale di Faenza in cui un cacciatore di colombacci è stato condannato per maltrattamento agli animali per l’utilizzo della “pompa” o “cimbello”, (probabilmente è questa la giurisprudenza a cui l’articolista si riferisce). In questa sentenza il Giudice riprendeva gli assunti della Corte di Cassazione, relativi alla pavoncella imbragata trasferendoli alla situazione della “pompa”.
Diceva cioè la sentenza di Faenza che l’azionamento della “pompa” sollecitava il piccione al volo, e questi, finita la corsa della funicella, inevitabilmente cadeva, restando appeso allo strumento. (va detto che l’imputato era stato verbalizzato da agenti del WWF che avevano strattonato in modo del tutto anomalo il cimbello facendolo cadere e fotografandolo in quella posizione).Ma l’articolista perché riferisce della sentenza di Faenza e non riferisce della  successiva sentenza della Corte di Appello di Bologna che, in grado di appello sullo stesso fatto di Faenza ha assolto l’imputato cacciatore di colombacci perché il fatto non sussiste?. Il fatto non sussiste perché il piccione sulla pompa non viene indotto a partire, e quindi a cadere, ma soltanto a fare un piccolo svolazzo tornando a posarsi sull’attrezzo, il tutto eseguito in perfetta naturalità, perché altrimenti anziché richiamo sarebbe spauracchio, e questo fatto garantisce oggettivamente, nei fatti l’assenza di maltrattamento. Infatti, se  c’è naturalità, è evidente che non c’è alcun maltrattamento. La Corte di Bologna ha recepito questa fondamentale considerazione che il sottoscritto difensore ha sottolineato e quindi ha assolto l’imputato. Credo che la sentenza della Corte di Appello di Bologna sia più significativa di quella del Tribunale di Faenza, non solo perché ha ridiscusso la stessa questione e si tratta di sentenza emessa da un Collegio di tre Giudici, a fronte del Giudice Unico del Tribunale Monocratico di Faenza, ma anche perché è Organo Giurisdizionale superiore.
Dunque, La pregherei Sig. Direttore di pubblicare una adeguata rettifica a quanto, davvero in modo improvvido espresso dall’articolista Assirelli, perché il disagio e l’allarme che l’articolo ha suscitato nei cacciatori di colombacci è stato davvero grande e del tutto senza motivo.
Contando sulla Sua sensibilità, La ringrazio e La saluto distintamente.


                  Club Italiano del Colombaccio
                     Il Presidente
                       Avv. Francesco Paci
« Ultima modifica: 27/05/2014 - 14:45 da Vasco »

colombaiosenese

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Risposta #2 il: 27/05/2014 - 14:30
..ma bada teeee...che bischero ?!!!  logicamente avevo capito tutto male !!  :-*


Vasco

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Risposta #1 il: 27/05/2014 - 14:04
Club Italiano del Colombaccio                                                                                                                               Presidente Avv.  Francesco Paci

Gentilissimo Avvocato Paci, la Sua lettera ci dà modo di esplicitare alcune precisazioni in merito alle contestazioni a quanto pubblicato a firma di Stefano Assirelli sul numero di aprile di Sentieri di Caccia. L'articolo in questione, intitolato No al bracconaggio: difendiamo la caccia, non contiene altro che un'elencazione delle varie tipologie di reato che possono essere commesse in ambito venatorio (e che, di fatto, in alcuni casi vengono commesse) e che, proprio per l'illiceità della condotta, possono essere ricondotte alla categoria del bracconiere.
Bracconiere che, come ben specificato e in evidenza sotto il titolo, può essere "senza o con licenza di caccia poco importa, la predazione di fauna selvatica fuori dei limiti consentiti dalla legge è comunque attività illegale". I passaggi della lunga e complessa disamina non ci sembrano contenere accuse o insinuazioni che possono urtare la sensibilità dei cacciatori. Si tratta semplicemente di dati di fatto, di un resoconto di quanto è apparso sulle cronache e il risultato di indagini di Polizia. Tutti fatti incresciosi che pesano non poco sull'idea che l'opinione pubblica ha della caccia stessa,  e dagli autori di questi illeciti, proprio nell'intento di difendere la caccia buona e la categoria dei cacciatori, riteniamo giusto prendere le distanze. Passando da considerazioni generali al contenuto specifico della Sua lettera, ci permetta di dissentire dalla Sua osservazione secondo cui una rivista di caccia non dovrebbe mai contenere considerazioni "contrarie" ai cacciatori. Non ci è chiaro che cosa si intende per "contrarie".  Lavorando quotidianamente a un prodotto editoriale dedicato alla caccia, va da sé che chi ci mette la faccia e le proprie energie per contribuire a far crescere una passione sotto molti punti di vista (culturali, tecnici, emotivi) non potrà essere certo "contro"... A nostro parere, la qualità di una pubblicazione e dei suoi contenuti si vede anche dal coraggio di riportare punti di vista che non sono sempre in linea con quello che i più vorrebbero sentirsi dire o che vorrebbero leggere sulle riviste specializzate, ma che vanno considerati per stare al passo con il mondo che cambia,  anche quello della caccia, e che sono utili per trovare  la via per far sì che la liceità della caccia stessa non possa mai essere messa in discussione. Purtroppo una parte del mondo venatorio - come accade per tutte le altre realtà - presenta alcuni "lati oscuri" che a noi per primi fa male evidenziare. Ma solo un confronto onesto con i nostri lettori e la denuncia di situazioni che sono da osteggiare in quanto illecite e dannose a un'immagine pulita dell'attività venatoria possono renderci inattaccabili e contribuire a sostenere i valori e gli aspetti positivi  (che fortunatamante sono davvero tanti) di cui la caccia è portatrice. Stefano Assirelli ha raccolto una serie di dati e li ha messi a disposizione dei nostri cacciatori/lettori. Dati che sono stati verificati e che non hanno nessun valore accusatorio verso alcuno. Per rassicurare coloro che si sono allarmati a seguito della lettura dell'inchiesta, abbiamo chiesto un ulteriore parere sui contenuti di legge a Lorena Tosi, nostra collaboratrice e istruttore direttivo amministrativo del Servizio tutela faunistico - ambientale Provincia di Verona, che da diversi anni risponde puntualmente ai lettori di Sentieri di Caccia in merito a dubbi e incertezze su questioni legali e amministrative circa lo svolgimento dell'attività venatoria.  Di seguito quindi, riportiamo  il commento in proposito della  dottoressa Tosi, che  va a integrare le giustissime indicazioni da Lei inoltrateci circa la giurisprudenza in materia. "Le poche righe di testo che hanno suscitato disappunto possono essere problematiche semplicemente perché pongono sul tavolo il tema del maltrattamento degli animali in relazione ad alcune pratiche di utilizzo dei richiami vivi nell'attività venatoria. E con questo non si intende assolutamente che i cacciatori maltrattino gli uccelli utilizzati come richiami, ma che si tratta di una questione spinosa su cui i detrattori della caccia puntano sovente il dito. "Andando comunque al sodo della questione, c'è da domandarsi (e quì la giurisprudenza da molto tempo fa la sua parte) in che cosa si sostanzi il maltrattamento di animali nella pratica venatoria. Il Fatto  che il legilslatore consenta determinate pratiche non significa che talune, se non esercitate correttamante, non procurino, più o meno, sofferenza all'animale. Il presidente del Club del Colombaccio parla di  'naturalità' come parametro per distinguere ciò che deve considerarsi lecito e ciò che non lo è. Ma a questo punto c'è da intendersi sul cocetto di 'naturalità'.  Un uccello costretto da lacci e quant'altro può dirsi in una situazione di 'naturalità' ?  La questione non è certo così semplice, in quanto ogni pratica venatoria, sebbene riconosciuta in linea di massima lecita dal legislatore, a seconda del modo in cui viene messa in atto può talora suscitare dubbi o perplessità". Ed è quello che, a nostro parere, emerge dall'articolo di Stefano Assirelli ed è la questione su cui volevamo invitare i nostri lettori a riflettere, a difesa di chi (ovviamente e fortunatamente la grande maggioranza) pratica correttamente la caccia con i richiami vivi. " Per evidenziare come il tema sia tutt'altro che pacifico - prosegue Lorena Tosi - farei riferimento un paio di sentenze della Corte di Cassazione che,  forse ancor più della citata Corte d'Appello di Bologna, costituiscono la traccia per valutare se una certa pratica venatoria possa considerarsi lecita o meno. Va tenuta presnte, in primo luogo, la sentenza della Corte di Cassazione, sez. III  penale, n.46784 del 5 dicembre 2005, a cui il Tribunale di Ravenna, sezione staccata di Faenza, si era ispirato nella decisione della controversia citata del Presidente Paci. In quella occasione la Corte di Cassazione ha stabilito che la legge n.157/92 consente l'uso, a scopo venatorio, di richiami vivi, ma vieta che ad esseri viventi dotati di sensibilità psico-fisica, quali sono gli uccelli, siano arrecate ingiustificate sofferenze, con offesa al comune sentimento di pietà verso gli animali e a tal fine elenca - con carattere meramente esemplificativo - dei comportamenti da considerarsi vietati, ma non legittima l'uso di richianmi vivi con modalità parimenti offensive. Detta legge, infatti, non esaurisce la tutela della fauna in quanto i limiti alle pratiche venatorie sono posti anche dal previgente art. 727 c.p.e dall'attuale art. 544 ter c.p., i quali hanno ampliato la sfera della menzionata tutela attraverso il divieto di condotte atte a procurare agli animali strazio, sevizie o, comunque, detenzione attraverso modalità incompatibili con la loro natura. Da ciò deriva che la legittimità delle pratiche venatorie consentite sulla base della legge 157/92 deve essere verificata anche alla luce delle norme del codice penale. In virtù di tale principio di diritto, l'uso di richiami vivi deve ritenersi vietato non solo nelle ipotesi previste espressamente dall'art.21 co. 1 lett. r)  L.157/92,  ma anche quando viene attuato con modalità incompatibili con la natura dell'animale e non v'è dubbio che imbragare un volatile,  legarlo a una fune, strattonarlo e indurlo a levarsi in volo, per poi ricadere pesantemente a terra o su un albero, significa sottoporre lo stesso senza necessità, a comportamenti e fatiche insopportabili e non compatibili con la natura ecologica di esso. "Più di recente questa posizione è stata ribadita dalla medesima sezione della Corte di Cassazione nella sentenza 40607/2013. Ciò dimostra ancora una volta come il tema sia complesso e molto dibattuto anche nelle aule di giustizia. Pur non criticando la posizione 'morbida' della Corte d'Appello di Bologna, ritengo non possa essere trascurata come spunto per una riflessione più approfondita la posizione più volte manifestata dalla Corte di Cassazione".  Non avendo scritto nulla circa l'illegittimità della caccia al colombaccio e né mai e in alcun modo ne abbiamo avuta l'intenzione (a questo proposito ricordiamo che alla manifestazione fieristica Capetav 2012, in occasione della presentazione al pubblico del prestigioso volume  "La caccia alle palombe in Umbria"  di Vladimiro P. Palmieri, tra i relatori sul palco vi era una nostra giornalista che ha speso molte parole in merito al valore culturale di questa importante tradizione venatoria del nostro Paese), mentre certamente ci scusiamo se sono stati travisati alcuni aspetti tecnici della caccia ai colombacci (e quando dedichiamo spazio all'argomento specifico sulle pagine della rivista, ci rivolgiamo a cacciatori esperti e a firme autorevoli in materia), non possiamo però rettificare quanto "non detto".  Il senso dell'articolo, infatti, non era soltanto quello di denunciare una serie di illeciti (di cui le modalità con cui si pratica la caccia al colombaccio certamente non fanno parte !!!), ma era anche quello di sottolineare che la giurisprudenza stessa non è chiara circa alcuni aspetti dell'attività venatoria (in generale) e questo non è certo un bene per i cacciatori che corrono il rischio di veder cambiate, prima o poi, le carte in tavola. Essere informati del problema, ci consente di correre per tempo ai ripari. Concludendo, La ringraziamo sinceramente per averci manifestato con molto garbo le Sue rimostranze, per le Sue giustissime e corrette precisazioni e per essersi fatto portavoce del sentire di molti cacciatori. Speriamo quindi che questo confronto sia stato l'occasione per un chiarimento.

La redazione
« Ultima modifica: 27/05/2014 - 14:20 da Vasco »