Caccia, il ministro dell'ambiente Galletti: “Richiami vivi pratica inaccettabile, serve exit strategy”
Il titolare dell’Ambiente in sintonia con la campagna lanciata dalla Lipu-Birdlife Italia e sostenuta da un gruppo di associazioni fra cui Enpa e Lav, nonché da diversi parlamentari, con cui si chiede l’abolizione delle esche viventi a scopo venatorio
“SONO CONVINTO che quella dei richiami vivi, ancorché antica e radicata in molte regioni italiane, sia una pratica inaccettabile. Avvierò con il Ministero dell’Agricoltura, competente assieme all’Ambiente nella materia, una interlocuzione serrata per definire una road map che, al di là della doverosa osservanza delle normative comunitarie, individui una exit strategy, anche europea, da questa prassi”. A parlare così, oggi, è il ministro per l’Ambiente Gian Luca Galletti (Unione di centro ndr) , che si rivela in sintonia con l’opinione pubblica sollevata dalla campagna lanciata dalla Lipu-Birdlife Italia (oltre cinquantamila firme raccolte) e sostenuta da un gruppo di associazioni fra cui Enpa e Lav, nonché da diversi parlamentari, con cui si chiede l’abolizione delle esche viventi a scopo venatorio.
Proposto dalla Lipu, un emendamento alla Legge Europea 2013 (ex legge Comunitaria) che probabilmente andrà in aula subito dopo le elezioni europee, vieterebbe una volta per tutte cattura, detenzione e utilizzo delle decine di migliaia di uccellini ogni anno imprigionati, reclusi al buio in gabbie minuscole e sordide, spesso accecati e bombardati di ormoni, al solo scopo di confondersi e dispiegare la propria voce nella stagione sbagliata per attrarre nella trappola assassina dei cacciatori i propri simili. Tordi, merli, pavoncelle, colombacci, allodole, sono solo alcuni fra i volatili destinati a prigionia, torture e morte, spesso al centro di traffici e importazioni irregolari, ben difficilmente controllabili poiché l’anellino che identifica gli animali che a ogni cacciatore è permesso detenere – fino a quaranta – non di rado viene illecitamente trasferito da un individuo all’altro.
A sottoscrivere l’iniziativa Lipu, richiedendo al nostro Governo di mettere fuori legge la ripugnante usanza, in questi giorni si sta schierando una fitta compagine di intellettuali, musicisti, personaggi dello spettacolo. Fra loro Susanna Tamaro, Licia Colò, Vivian Lamarque, Massimo Wertmuller (“già la caccia moderna, col fucile, è una gran vigliaccheria; mutilare e segregare esserini indifesi è un gesto inqualificabile”), Daniele Silvestri, Tessa Gelisio, Francesco Pedretti, la violinista Francesca Dego (“orribile, intollerabile; sono cresciuta sulla punta nord del lago di Como, dalle nostre parti tanta fauna viene sterminata fra bracconaggio e deroghe venatorie”).
Già, le deroghe. Proprio per via delle deroghe di caccia, l’Italia è stata più volte oggetto di procedure di infrazione e condanne comunitarie. L’ultima procedura attivata (2006/2014) risale a poche settimane fa e riguarda appunto i richiami vivi, considerato che la cattura degli uccelli selvatici, poi utilizzati come esca, è vietata dalla direttiva Uccelli. In un tentativo di risposta, politica e istituzioni di casa nostra sembrano barcamenarsi alla ricerca di compromesso: per adesso la soluzione proposta dal Governo è continuare in deroga a permettere la cattura di questi sventurati animali.
“Dal punto di vista tecnico” dice il ministro Galletti “si è cercato di definire un percorso che potesse consentire un rapido riscontro a quanto sollevato con la Procedura d’Infrazione. L’emendamento proposto dal nostro Ministero permette di rispondere ai rilievi mossi della Commissione Europea: è un intervento più puntuale rispetto a quanto richiesto dalle Associazioni e proprio per questo con maggiori possibilità di rapido accoglimento rispetto a interventi più radicali”. Aggiunge il parlamentare Pd Michele Bordo, presidente delle Politiche UE della Camera e relatore della Legge europea, che spiega: “La norma sui richiami vivi è contenuta nell’articolo 13, che non esprime un giudizio di merito sul tema dei richiami vivi ma ha esclusivamente l’obiettivo di sanare la procedura d’infrazione”.
Ma davvero la proposta del Governo risponderebbe alle obiezioni europee? “Assolutamente no”, ribatte Danilo Selvaggi, direttore generale della Lipu-Birdlife Italia, “e lo dimostra il fatto che, ricevuto a dicembre l’emendamento proposto dal Governo, la Commissione europea ha subito messo in mora l’Italia, spiegando che le deroghe possono svolgersi solo in via eccezionale, per ragioni valide e ben motivate e in assenza di soluzioni alternative alla concessione della deroga stessa. Ebbene, questo è il nodo principale che ci contesta l’Europa: esistono soluzioni alternative alla cattura degli uccelli selvatici per farne richiami vivi. Ad esempio si può cacciare senza richiami.
L’articolo del Governo è dunque insufficiente”, conclude Selvaggi, “al contrario dell’emendamento proposto dalla Lipu, che risponderebbe alle richieste dell’Europa, senza peraltro causare ulteriori disastri gestionali comportati da nuove deroghe, e soprattutto cancellerebbe dalla storia una delle pratiche più violente contro gli animali selvatici. Perciò ci appelliamo al ministro Galletti e all’onorevole Bordo: diano parere favorevole all’emendamento e non perdano questa preziosa chance”. “Se qualche deputato presentasse questo emendamento, ed esso passasse il vaglio dell’ammissibilità, allora ci si esprimerebbe nel merito” commenta Bordo. “Non ho ancora indicazioni dal mio gruppo, ma, a livello personale, sarei favorevole all’abolizione dei richiami vivi”.
di MARGHERITA D’AMICO
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