Il progetto «Migratoria» per una campagna di monitoraggio degli uccelli migratori
È appena sorto il sole, fa un freddo cane e sei da solo nel bosco. Hai un fucile, sei appostato in un capanno e aspetti solo il primo battito d’ali, per iniziare il tuo giorno di caccia. Ma, catturate le prede che la tua licenza ti assegna, d’improvviso posi l’arma da fuoco, prendi penna e quaderno, e inizi a scrivere: riporti quali specie volano davanti ai tuoi occhi, da dove vengono e dove vanno, quali le condizioni ambientali dell’avvistamento. E a fine stagione i tuoi studi, insieme a quelli raccolti da centinaia tra ornitologi, studenti e altri cacciatori, confluiranno in un database sulle migrazioni delle specie. È successo in autunno sui monti sopra Pistoia: il progetto «Migratoria», organizzato per il secondo anno dalla Provincia, ha attuato una campagna di monitoraggio degli uccelli migratori.
IL PROGETTO -All’iniziativa, ispirata ad altre svolte nei distretti di Pisa, Grosseto e Firenze, hanno preso parte il Centro ornitologico toscano, studenti dell’università ma anche associazioni venatorie (Arcicaccia, Libera caccia, Anuu) il cui contributo si è focalizzato sullo studio di allodole, storni e turdidi – merlo, bottaccio, sassello, cesena – presenti sul territorio. Il monitoraggio dei migratori somma, alla fase di studio, l’attività di «inanellamento»: alla cattura del volatile segue l’applicazione a una zampa di un nastro con un codice che, univoco a livello mondiale, permetterà a chi effettuerà il successivo avvistamento dell’animale di ricostruirne le migrazioni. Questa fase ha avuto luogo in ottobre in due stazioni: nell’oasi Dynamo di Limestre (S. Marcello p.se) sono stati catturati da ornitologi e studenti esemplari di 21 specie diverse. In val di Luce (zona Abetone) invece, dove all’inanellamento hanno preso parte anche le associazioni venatorie, sono state 8 le specie studiate. Scopo del progetto non è solo una più profonda conoscenza dei migratori: la partecipazione congiunta di enti di tutela ambientale e cacciatori alle attività di studio e protezione del territorio è, da alcuni anni, un’importante frontiera della politica ambientale toscana.
CONOSCENZA DELLA NATURA – Simili esperienze, in questo caso nella co-gestione di aree protette, sono state attuate nella Piana fiorentina (oasi Querciola, lago del Capitano, lago dell’Aeroporto) e presso il lago di Montepulciano (Si). E, fuori regione, va ricordato che già dagli anni ’90 il parco d’Abruzzo ha aperto al contributo di cacciatori selezionati la gestione delle zone contigue all’area protetta. Sono soprattutto, queste iniziative, un modo per mescolare le carte, ammorbidire le opposte ideologie, far incontrare persone che, al di là di un diverso approccio alla «Natura», sono comunque accomunate da una profonda conoscenza del territorio e dalla volontà di conservarne la fauna nel tempo. E quest’autunno nei boschi toscani cacciatori, studiosi e ambientalisti si sono mossi di pari passo per una maggiore conoscenza (e dunque una migliore tutela, al netto di un prelievo venatorio che, se rispettoso di regole e limiti e quindi «sostenibile», non incide sulla conservazione) dei migratori: un perfetto caso di eterogenesi dei fini.
da Il Cacciatore.com my friend Daniele !