Dunque mettetevi comodi perché ho intenzione di affrontare una questione che ritengo centrale e che richiede quindi una prosa ponderata e, per chi vorrà, una lettura senza fretta.
Io ho cominciato a interessarmi al Club non ricordo nemmeno quando, mi piaceva la bandiera, gli adesivi, le magliette e mi intrigava pensare che da qualche parte c'era qualcuno che, animato dalla stessa passione, aveva messo in campo risorse per creare una struttura compiuta in senso organizzativo. Un approccio semplicistico, senza patemi, senza approfondire niente. Poi un giorno ho scoperto il Forum, che ci fosse stato o meno non importa. Da lì in poi, essendo curioso, grafomane, verboso, palloso e chi più ne ha più ne metta ho invece cominciato ad approfondire e se, da un lato ho scoperto che il Club aveva già una storia, era composto da persone in carne e ossa, con nomi e cognomi, un passato più o meno recente pregno di attività, dall'altro sono venuto a contatto con qualche problema che all'inizio non avevo percepito. Ma andiamo con ordine. Noi, e per noi intendo gli appassionati dell'uccello blu, siamo una categoria di fortunati. E perché vi chiederete? Perché siamo tra i pochissimi, anzi forse i soli, che hanno un futuro davanti a se perché il colombaccio, anche per ammissione a denti stretti dei nostri detrattori, è forse l'unica specie di rilevanza venatoria che non solo gode ottima salute, ma che la sbandiera ai quattro venti. Certo non è merito nostro ma della straordinaria adattabilità del colombaccio che occupa tutte le nicchie ambientali disponibili, che è praticamente onnivoro, che è così intelligente da incamerare e far suoi nuovi parametri difensivi che gli permettono percentuali di sopravvivenza altissime. Ma, come sempre, c'è una ma. Niente può essere lasciato al caso anche nei tempi di vacche grasse, riempiamoci pure gli occhi e la pancia ma con la consapevolezza che solo una gestione oculata può far si che questa situazione duri nel tempo o che possa addirittura migliorare. Ci siamo? Fin qui più meno tutti d'accordo? Bene allora che c'azzecca il Club? Io vi domando è meglio andare in ordine sparso, alla spicciolata, talvolta animati da buoni propositi ma portati avanti da singoli o peggio da chi non sappiamo bene cosa ha veramente il fondo al cuore, oppure riunirsi sotto la bandiera di chi nel suo stesso atto costitutivo professa un amore sconfinato e indiscutibile per questa caccia? Non solo, ma annovera al suo interno persone che in qualche caso hanno fatto la storia stessa di questa caccia oppure si sono già distinti, anche fuori dai nostri confini, per un indubbia competenza in materia? Non posso e non voglio fare nomi perché sarebbe certamente riduttivo, ma chi vuole sa. E allora direte voi, dov'è il problema, dove sta la questione? La risposta sembra addirittura scontata. E invece no, ma proprio no. Anzi, come alberi che emergono dalla nebbia, dove tu pensavi che non ce ne fossero, si levano grida di scontento, mugugni di rabbia, proteste di vario tenore. A questo punto la situazione necessita di un chiarimento che vorrei riuscire a far diventare definitivo. Vorrei intanto dire che, girala come vuoi, non esiste nessuna e ripeto nessuna causa oggettiva che possa giustificare queste reazioni, credo anche che, se facessimo un sondaggio sarebbe difficile ottenere risposte organizzate. E allora perché? Io credo di poter dare qualche risposta. Vediamo se ci riesce di individuare i meriti e i demeriti di tutti.
Il cacciatore italiano abituato da sempre a subire le angherie di tutti, la Regione, La Provincia, l'ATC, le Ass. Venatorie etc è da sempre diffidente verso ogni forma di partecipazione e vede come il fumo negli occhi qualsiasi modifica allo status quo, che è si da poveri, ma che lui sa bene può essere anche da indigenti e talvolta può vedere nelle iniziative del Club minacce alla sua (pseudo dico io) libertà. Se ci aggiungiamo poi che, solo per chi non approfondisce, talune iniziative, certe idee o criteri che il Club porta avanti vengono percepite come settarie, di parte, a beneficio di pochi, ecco che la frittata è fatta. E adesso arriva Perry Mason.
Partiamo dall'assunto che il Club ha una sua voce, che io credo possa anche, in taluni casi,arrivare all'orecchio di chi ci amministra, ma non contribuisce certo a scrivere le normative in prima persona. Può proporre, far conoscere le proprie idee ma non siede negli scranni del potere. Ed allora perché quando qualcosa cambia e ci sembra in peggio il Club ha delle responsabilità e di contro quando il cambiamento è in meglio non ci interessa sapere se l'influenza del Club è stata determinante o comunque c'è stata?
Non sto parlando al vento,partiamo da esempi concreti. Da una parte la famigerata pre apertura,osteggiata dal Club, dall'altra la nuova Legge Regionale Toscana sugli appostamenti.
La pre apertura, che parolina magica. Una giornata di caccia in un caldo infernale dove i cacciatori coinvolti danno il peggio di se. Presidi anche di settimane sul luogo prescelto, liti senza fine con gli altri, con le guardie, con i proprietari, esposti, denunce e verbali a tutto spiano. Che giornata speciale, i più contenti sono gli extra comunitari che vengono ingaggiati per dormire nel campo o quelli che vendono quelle fettucce bianche e rosse che delimitano i lavori, nelle settimane precedenti kilometri di nastrini adornano la campagna toscana, a dire: occhio ci sono io! E questa sarebbe caccia? La bandiera sotto la quale spargere sangue? Si lo so che il Club ha anche altre motivazioni ma a me bastano queste.
La L.R. 65/2013 della Regione Toscana. Nessuno si chiede se dietro queste modifiche normative che ci stanno salvando c'è anche la collaborazione fattiva del Club? Rispondetevi da soli.
Ecco citati due esempi di come certe idee possono diventare pregiudiziali nel definire la natura e l'operato del Club.
Certo il Club nasce con uno scopo ben preciso: mantenere e valorizzare quella tradizionale forma di caccia al colombaccio che non può prescindere da alcuni riferimenti puntuali ma che se ci pensiamo bene noi tutti vorremmo perpetuare perché danno un senso ad un attività venatoria che vuole trascendere il semplice atto della predazione. A questo punto tanto per concedere qualcosa anche all'accusa si può riconoscere che il Club ha stentato un attimo a riconoscere certe forme di evoluzione della caccia al colombaccio le quali, pur se svolte in un contesto diverso, abbisognano pure di tanta passione e di tanta tecnica, così come ha tardato un momento a capire che doveva diventare più trasparente, più comunicativo proprio allo scopo di far conoscere meglio la bontà delle proprie intenzioni. L'altro giorno Luca Bececcco ci ha chiamati, tutti, anche voi, fratelli cacciatori. Scontato, puerile, di facile presa? Può darsi ma a uno scafato come me ha fatto impressione e se devo dirla come la penso la dovrebbe fare anche a voi che leggete. Allora veniamo all'arringa conclusiva. Il Club ci salverà. Mamma mia che affermazione dirompente. Perché ci salverà? Ve lo dico io, nella mia innata presunzione, perché il Club può parlare di scienza, di etologia, di legalità, di regole, perché è portatore di valori tradizionali che per noi devono essere tutto se vogliamo compiacerci di essere cacciatori tradizionali di colombaccio! E ancora perché parla anche per noi, perché è in grado e lo sarà sempre di più di accogliere tutti coloro che vogliono riconoscersi nella sua bandiera, che è quella che riunisce i cacciatori, romantici come diceva Chianini, intelligenti, che vedono nella partecipazione e nella rappresentanza l'unica forma di sopravvivenza. Bene ho quasi finito, chi mi conosce personalmente o chi mi legge o ancora chi ha seguito certe vicende del passato prossimo non mi può accusare di piaggeria, di passività di asservimento ad idee delle quali non mi convinco da solo e, credetemi, a parte gli irredentisti di professione, che necessitano sempre di una barricata e un cesto di sampietrini da lanciare, contro chiunque va bene, non c'è nessun motivo per non riconoscere i meriti del Club e di non sperare, nel Club, in un futuro migliore. Abbiate fiducia, se c'è da discutere facciamolo, se qualcosa va cambiata ci proveremo, intanto vedrete nel futuro prossimo qualche presa di posizione, e mi riferisco alla Carta d'Intenti, che può sembrare da poco ma non lo è e che credo sarà riconosciuta positiva da tutti. Nessuno è perfetto e noi, plurale maiestatis, meno di tutti. Ho concluso e se sono stato prolisso pazienza l'argomento, almeno per me, lo meritava. Un abbraccio