Solito appuntamento a S.Vincenzo e via di nuovo con viveri da me preparati "srupolosamente", (più tardi capirete) da cuocere sulla brace, forse ancora alla collacchia, tradizionale punto di ristoro.
Il mio adorabile cucciolo di springer spaniel, di 9 mesi, color bianco fegato insiste nel suo atteggiamento di ostacolo alla scrittura, la moglie acconsente, decido di farlo uscire....ha sostituito la dolce Aida, breton di 7 anni morta per aver contratto la lehismania.
Buk a dire il vero ha sostituito il mitico "Baffo", che ha vissuto in casa per ben 18 anni, mentre Aida viveva nel suo box in giardino, e solo saltuariamente faceva visita alla vicinissima sala da pranzo....
Alle ore sette, puntualmente mi faccio trovare davanti al palazzo dove abita Marcello, il quale ovviamente si fa trovare pronto e alla guida del suo Defender, che ha acquistato per dare un po di sollievo alle sue gambe, partiamo per la meta stabilita. Il "Defender" ci permette di avvicinarci notevolmente alle zone di ispezione, a volte impervie e difficili da raggiungere con altri veicoli.
La giornata è splendida, senza vento, temperatura intorno allo zero, terreno asciutto ma friabile, il meglio che si possa chiedere per una escursione venatoria a beccacce. Arrivati sul posto il rituale vuole che Dik scenda dalla macchina, faccia i suoi bisogni corporali e ritorni dal padrone per indossare la "braca" con il campano sotto la pettorina, per il momento reso muto da un foglio di carta pressato, di solito è la carta di forno(o sacchetto) che viene usata, si appallottola bene e fa presa per un giusto periodo di tempo. Ci incamminiamo verso le loppole, e Dik ci segue senza mostrare grande entusiasmo di cerca, Marcello, domando, ma Dik stamani non ha voglia? lascialo fare, risponde, lo sa lui quando entrare nella macchia...si prosegue per la stradicciola a passo lento, Marcello si aiuta con un bastone dritto e leggero, mah sarà che stamani si riesca a cacciare, mi chiedo!?
Finalmente dopo una ventina di minuti di cammino, il campano viene liberato della carta e dopo poco Dik entra nel bosco, ispeziona una leggera collina e va in ferma, quo, quo, fiuu,fiuu, a volte può bere ad una cioccaia, ma dopo i suoni convenzionali Dik non strappa e vengo invitato a dirigermi verso il cane, mi accosto, lo scorgo ma non trovo di meglio che una piccola radura, insufficiente per la stoccata alla regina che di li a poco si "leva".
Il cane torna dal padrone e si decide di continuare il cammino verso casa ai venti, li ci aspetta un'altra beccaccia molto furba.
Dik la conosce e la blocca a ridosso di una piccola altura, ci appostiamo entrambi, ma è già volata, eheheheheh pensavi fosse facile, esclama lo scaltro conoscitore, ma questa la ritroviamo sullo stradello del sughericcio, più tardi, ora si va verso le gualazzine e dopo si ricerca la furbacchiona.
Detto fatto, la terza beccaccia si fa trovare vicino alla strada, mi piazzo sull'argine inferiore, Marcello entra lentamente e accosta il cane, un fischio di avvertimento, segue Eccola e la regina esce allo scoperto a tiro facile, commentiamo l'esito favorevole, la sicurezza di Dik, senza dispendio di energie, è molto esperto e avanti con gli anni come il padrone, e si limita ad ispezionare solo i posti che ha memorizzato essere prediletti dalla regina.
Si usa dire che le beccacce siano come i funghi, vanno cercate sempre nei soliti posti, e questo Dik lo sa perfettamente in un'area molto vasta.
Ci avviamo alla collacchia, è ormai quasi mezzogiorno, e dobbiamo arrostire le bistecche, una forcella di ornello è bene in vista e Marcello non tarda ad accaparrarsela, bella dritta come al solito, la sua è una mania consolidata, ci vuole dritta altrimenti la carne non cuoce bene, quando la devi rigirare, o ti casca o ti si brucia ai lati, si si hai ragione dico ,.... per me è sufficiente una relativamente torta ahahahahah
Accende il fuoco, con legna secca e preferibilmente di scopa, prepara il pasto a Dik e io mi appresto a aprire il pacchetto di carne da arrostire alla brace.
NOOOOO esclamo a gran voce, ho scambiato la carne, ho preso le fettine di vitellone anzichè le bistecche di maiale...., poco male se fossero state insaporite con il sale e pepe, invece solo carne sciapa e insipida, porca miseria esclama lui e ora? io ho portato il dolce...una risata mista a delusione accompagna la cottura, la consumiamo ugualmente ma non è certo il massimo per entrambi, Marcello è abitudinario, razionale, concreto e pure aperto a gradite e sostanziose sorprese, in alternativa non infierisce ed è pronto alla ricerca della beccaccia del sughericcio,
A Dik viene liberato nuovamente il campano, della carta di forno inserita per la sosta, trotterella sulla via, noi lo seguiamo da vicino, in prossimità di una carbonaia entra e dopo una ventina di metri il campano tace, fiuu, fiuu, muto, silenzio assoluto.
Mi guarda e mi indica di entrare in direzione del cane, con il cuore in gola, e con il fucile pronto mi dirigo verso il "silenzio", scorgo il cane in ferma statuaria, il bel testone di Dik indica il selvatico a breve distanza, mi avvicino, un fischio a Marcello che è già in posizione, ancora un passo e la beccaccia si invola nella sua direzione, una mia stoccata fa cadere la regina ai suoi piedi un attimo prima che potesse premere il grilletto, bravo disse me l'hai bruciata.
Ancora una volta si era verificato quello che può sembrare facile prevedere in questa disciplina di caccia, la sedentarietà e l'abitudine ripetitiva di alcuni soggetti ormai "argignati"in un luogo, rende più facile l'esercizio di questa nobile passione, ma occorre sempre avvalersi di esperienze vissute sul campo, con al seguito validi e specialisti ausiliari che sappiano cercare con metodo, delicatezza e garbo, senza infastidire ne impaurire le regine del bosco, ovunque esse siano, che comunque alloggeranno sempre per loro scelta, nei posti e nei luoghi più "regali".
C'è ancora tempo, la giornata è chiara e limpida, abbiamo ispezionato gran parte del bosco in pianura-leggera collina, senza troppo dispendio di energia e mi chiede se voglio andare verso le razzine delle buche al ferro, annuisco, ormai Dik si fida, Marcello mi aspetterà di nuovo alla collacchia, al fuoco rimasto dalla cottura veloce delle "sottili fettine", ahahahah aveva preparato una brace che ci si cuoceva un maiale intero ahahahaha, a posteriori è risultato un simpatico diversivo, tant'è che se lo ricorda sempre.
Senza tante domande capisco al volo che l'ispezione suggerita offre l'opportunità di un nuovo incontro, e così accadde, con conseguente cattura della terza beccaccia, quest'ultima ottenuta dopo due tentativi e con tre colpi sparati.
Al punto di ritrovo mi ricordo di aver trovato ancora fuoco, e un Marcello preoccupato ma contento per l'esito finale, quest'ultimo luogo era impervio e l'ora del ritorno prossima. Non ebbi nessuna necessità di riscaldarmi al fuoco, a dire il vero forse ero anche sudato, ci incamminammo verso il "Defender" dopo aver tolto la braca al meraviglioso e ormai "amico" Dik, setter inglese bianco nero, taglia grossa, un bel testone flemmatico e razionale, molto simile al suo padrone,"maniaco speciale"
un omone di poche parole ma con tanta sapienza, esperienza e umanità.
Concludo questa testimonianza,(ce ne sono state altre, ancora degne e ricche di ricordi), con l'affetto e con la stima che ci lega ancora, consapevole di essergli grato e altrettanto certo di avergli fatto gradita compagnia, in un periodo maturo per le nostre condivisioni di azioni di caccia, assaporate e godute nella loro completezza ed integrità etica e passionale.
Il nostro augurio, mio in particolare, è quello di poter trasmettere qualcosa che possa arricchire di rispetto, emozionalità, arte e passione questa disciplina di caccia, con il cane da ferma, per boschi, dall'alba al tramonto, in simbiosi con la natura, con il migliore amico, a pranzo insieme ad arrostire (carne di maiale rigorosamente e amorevolmente preparata la sera prima), sulla brace di scopa e di corbezzolo secco, su forcelle dritte e ben affilate, da poterle disporre a terra mentre si leva il pane fresco di forno dal tascapane, e si prepara il seggiolino ricavato sul posto con frasca, pietra o ceppo di legno che sia.
E in attesa che la carne cuocia si commenta la mattinata, si assaggia un sorso di vino rosso, rigorosamente rosso, che accompagni le carni.
Questa è la cultura della caccia che non deve mai essere dimenticata, che deve essere dignitosamente rispettata, goduta e divulgata ai giovani, vogliosi di vivere momenti di alto valore emozionale.
Con rispetto,
Rimescolo