Prima apertura, la prima licenza l'avevo presa l'ottobre precedente, si direbbe correva l'anno 1967, avevo 17 anni non ancora compiuti, giravo ancora con il motorino, un Guzzi Cardellino 65cc, con acceleratore a leva sul manubrio e le tre marce a leva sul lato serbatoio, a cui regolarmente dopo alcuni Km, se non andavo piano, si surriscaldava la testa cilindro.
In quegli anni mio padre, per problemi vari, aveva sospeso la caccia ed io avevo in uso il suo sovrapposto Beretta S56E da 71cm e strozzature di 7/10 - 10/10 di allora e cioè prima canna 18,4-17,7 e seconda canna 18,3-17,3.
Avevo un giovane bastardo che tutto poteva sembrare meno che un cane da caccia e che comunque capiva più o meno quanto me!
La mattina ancora buio, dietro mia richiesta, mio padre mi accompagnò con la 500 verdina, sportelli con apertura in avanti, a circa 5Km da casa, in una zona che sapevo "buona" per lepri. Poi sarei tornato a casa a piedi.
Naturalmente di dormire durante la notte neanche a parlarne.
Attesi all'inizio del campo prescelto i primi albori dell'alba dopodichè iniziai ad affondare nello spazio sottostante che comunque era abbondantemente guarnito di cacciatori.
Dopo un'oretta, forse, od anche meno, al di là? del fosso e nei pressi di una ripa vidi un leprone scantonare. Era abbastanza vicino, forse troppo, sparai il primo colpo, lo presi ma dietro e continuava a trascinarsi lentamente con le zampe anteriori. Sparai il secondo colpo ma evidentemente lo mancai.
Iniziai a correre saltando il fosso per prenderlo con le mani ma quando ero a pochi metri sentii un'altro colpo e il leprone si rovesciò. Rimasi inebetito.
Arrivò un rozzo trentenne per prendersi la lepre, gli dissi timidamente che la lepre spettava a me, rispose che quando lui gli aveva sparato la lepre ancora camminava e che quindi era a metà?, annuii accontentandomi, presi il mio coltellaccio e la dividemmo.
Mi incamminai su e giù per le dolci colline marchigiane verso casa.
Arrivai ad una vignetta bassa e sporca, assolata in una zona libera da cacciatori, mi misi in cima al centro e cercai di far cercare all'interno il cucciolone, ma questi evidentemente non sapeva proprio, allora entrai un pò dentro muovendo i filari.
Dopo un pò dall'angolo basso sinistro sgaiattolò via una bella lepre, nei pochi metri di visibilità? gli rilasciai un colpo ma non la presi.
Se ne andò in direzione di un campo di granturchetto. Io me ne andai verso casa essendo oramai tardi.
Dopo pranzo ingaggiai un ragazzotto dal doppio dei miei anni ed andammo a battere il campo di granturchetto.
Lucio, così si chiamava, di caccia ne capiva forse meno di me, ma aveva un cane, un bracco tedesco pesante di una decina di anni, che gli era stato regalato dal suo datore di lavoro, che di caccia ne capiva più di noi due messi assieme.
Io ero in cima al campo di granturchetto, Lucio in fondo, il cane batteva in mezzo.
Ad un certo punto in mezzo al granturchetto intravvidi un paio di orecchione e rivolto a Lucio gli gridai:
"vedo u paru de recchie, che fò, sparò? però no so s'è nu cuniù"
In effetti nelle vicinanze vi era una casa colonica ed a quei tempi era ancora uso allevare conigli in libertà? per i campi.
"Spara,spara" rispose, ma quando riabbassai gli occhi le orecchie erano sparite, allora stupidamente entrai nel granturchetto e la lepre, senza che io me ne accorgessi, mi passò alle spalle ed uscì in alto.
Sentii due colpi, vidi il compagno che sparava in direzione delle mie spalle a destra, mi girai e vidi la lepre in fuga ma oramai fuori tiro.
Lo rimbrottai per non avermi avvisato all'uscita della lepre dal campo, però tra me e me mi dissi quanto ero stato coglione ad entrare dentro il granturchetto.
Chissà? perchè, a fronte di tanti altri episodi molto più recenti e dimenticati, questi "antichi" rimangono sempre vivi e vitali stampati nella memoria?
Mah, forse saranno delle pietre miliari nella nostra vita di cacciatori!