FORUM Club Italiano del Colombaccio

giamp50

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Risposta #93 il: 26/05/2012 - 09:27
Ricordo adesso che addirittura feci una cosa inammissibile per il mio modo di pensare, andai addirittura da una veggente/chiromante che all'epoca andava per la maggiore in zona, ancora me ne vergogno, ma quando non si sa più dove sbattere la testa ci si attacca anche alle cose più assurde!

giamp50

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Risposta #92 il: 26/05/2012 - 05:11
Era un periodo particolarmente fortunato, avevo due cagne, non avevano ancora tre anni ed erano veramente eccellenti, ognuna con le sue caratteristiche e preferenze.
Una kurzhaar, figlia di un cane di un mio amico a suo tempo scelto da cucciolo dal sottoscritto, di grande genealogia di lavoro, grande passione, ottimo naso, ferma sicura. Recupero e riporto eccezionali, con lei non mi capitò mai di perdere un capo. Addirittura li sentiva e li indicava anche se rimanevano su piante e cespugli a qualche metro di altezza, al che era sufficiente farli cadere con una canna o bastone che erano subito in carniere, non vi erano rovi che la intimorissero.
Una setter inglese, anch'essa di genealogia lavoro, acquistata da cucciolona da un conoscente. Anch'essa grande passione e grande cerca. Stile e ferma. Era un piacere ammirarla battere il terreno.
Andare a caccia con queste due ausiliarie era veramente un piacere. La certezza che mi infondevano mi permetteva di cacciare senza preoccupazione alcuna di prevenire errori o di lasciare inesplorate zone del territorio di caccia, concedendomi di ammirare ed assaporare pienamente la bellezza della natura e del loro lavoro.

Mi rendevo conto che avrebbero meritato una cucciolata. Ma a me cuccioli non servivano, per chi caccia da solo due cani sono il massimo, tenerne di più di due e farli cacciare a turno neanche a parlarne, non è da me.

Quasi mi ero deciso a cederne una, naturalmente scegliendogli il nuovo proprietario, per fare una cucciolata con l'altra, ma poi non ne ebbi la forza.
A volte, aprendo il cancello del cortile, facevo fare loro una sgroppata, al massimo arrivavano fino al fosso e nel giro massimo di un quarto d'ora tornavano, bastava richiudere il cancello.

Quel maledetto giorno avevo effettuato dei lavori di pulizia, rimaneva da portare fuori erba e ramaglie, mentre la moglie provvedeva, nell'aprire il cancello le due cagne uscirono, io ero rientrato in casa stavo preparandomi per andare al lavoro, non potevo ritardare. Nella certezza assoluta che nel giro di un quarto d'ora sarebbero ritornate, Le dissi di richiudere il cancello appena rientrate.

Non le rividi più, le cercai per giorni ovunque chiedendo a tutti, nessuno le aveva viste.

Riempii tutta la zona di manifestini, per settimane ricevetti segnalazioni continue. Corsi in continuazione da un capo all'altro sperando sempre che fosse la volta buona, ma le speranze andarono sempre deluse.

Anche se ci provassi non riuscirei ad esprimere la rabbia, l'amarezza ed il dolore provati per la perdita, a volte ripensandoci, a distanza di quasi vent'anni, ancora un magone mi assale.

L'unica mia speranza fu che fossero finite in buone mani.

Vasco

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Risposta #91 il: 24/05/2012 - 12:28
Solo le persone speciali sanno descrivere momenti così speciali, che danno alla vita  sapori  e colori nuovi, che fanno rivivere, indimenticabili, vecchie emozioni.

Grazie Renzo, grazie Diego.

Vasco Feligetti

deliberoCICCIO

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Risposta #90 il: 24/05/2012 - 11:32
Leggere questi racconti è per me..."una cara abitudine" che si vorrebbe incessante e duratura.Dopo aver letto una così precisa e dettagliata descrizione del "magico evento"

e della "nuvola alata",bevendo a grandi sorsi ciò che si è conosciuto,è quasi come aver ingerito un "filtro d'amore" (che non vorrebbe congedo)...un sortilegio d'una memoria che non è mai deserto e che si muove sul" fiato delle emozioni"trasmesse.

Ancora oggi,l'emozione non regge,di certo,le mie gambe e di coforto è la "ragione di

resistenza"...la mia testardaggine d'attesa e di preparazione...per una "fiaba d'ali

serrate...in evoluzione".

GRAZIE DIEGO e RENZO...di cuore GRAZIE.

Con stima Cicciodelibero.

renzo

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Risposta #89 il: 24/05/2012 - 09:34
Ringrazio per l'accoglienza e per l'apprezzamento. Bellissimo sito !

DIEGOBACCARELLI

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Risposta #88 il: 24/05/2012 - 00:17
Cari Amici,

il grande Renzo Stella ci ha voluto regalare questo ....volo straordinario di colombi, raccontato magistralmente con un sussurro di colori e di parole dall'alto di uno stupendo palco, che domina il meviglioso mare della Liguria ed io, interpretando il vostro pensiero, con grande ammirazione gli voglio dire, ancora una volta, grazie Renzo e...al prossimo racconto.

diego

Rimescolo

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Risposta #87 il: 23/05/2012 - 19:07
Onore e gratitudine al protagonista di così grande, profonda, riflessione e descrizione di momenti della nostra passione.

Grazie, Rimescolo

DIEGOBACCARELLI

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Risposta #86 il: 23/05/2012 - 17:49
L'amico Renzo Stella, appassionato cacciatore genovese, mio tramite, ha voluto dedicare agli amici del Club due suoi racconti, meritevoli, a mio avviso, di essere portati alla vostra attenzione.

Cordialmente.

diego

1° racconto:

Poche frasi, forse scarne di contenuto, ma dedicate col cuore agli amici che praticano questa nobile arte. Nobile e difficilissima; dove si inizia a lavorare quando la caccia è ormai terminata
 Liguria»?.. e Colombacci d'Ottobre
-   Cùmbi.. arrivan i cùmbi, figgeau sun in sciu mà?à? , amiéé quanti ghe né----
( Colombi, arrivano i colombi, ragazzi sono sul mare, guardate quanti sono »?. )
Il grido quasi strozzato si perde tra i castani ed i pini marittimi ; alberi nati vicini uno all'altro, ed uno vicino all'altro hanno da migliaia  di anni colonizzato i monti che sovrastano la costa.

Dall'alto di uno di questi, il più alto, quello che pare nato apposta per ospitare il palco tra i suoi possenti rami, la coppia di amici avvisa con quel grido gli altri compagni che i Colombacci stanno passando sul mare.
Un branco enorme, forse mille, o forse poco meno»?.., quasi sicuramente di più,  vola in direzione dellOvest, come per agguantare il Sole che sta per iniziare la sua discesa.

Un vento sottile, pungente, proveniente da Nord piega i rami più deboli in direzione di quello stormo di uccelli e verso il grande mare

I rami stessi paiono salutare quello stormo di colombi durante il loro migrare, e allo stesso tempo sembra additarli per farli meglio scorgere dai cacciatori appostati su quelle capanne aeree.
Poco lontano in qualche parata a terra , i cacciatori non «specializzati»? per questa nobile preda , udendo il grido di avviso, quasi si sdraiano a terra per meglio nascondersi, rinunciano al colpo tirato al tordo che saetta via;  in cuor loro sperano che al momento qualche sbandato pennuto dalle mostrine bianche si avvicini al tiro utile. Difficile, ma può capitare, e allora è emozione grande per chi è abituato a raccogliere frutti, veloci sì, ma di  piccole dimensioni. Attimi»?..che durano ore !
La nuvola scura viaggia diritta per la sua strada, come se a lei nulla importasse; e sotto di lei si disegnano strade, palazzi, coste frastagliate e spiagge ciottolose. Alla sua destra, poco lontano, i dolci monti della bella Liguria; aspri, forti, odorosi di rosmarino salvia  e resina, colorati di ruggine, in un caleidoscopio di colori cangianti che nessun pittore potrebbe così ben rappresentare. Perfino usando la fotografia è difficile immortalarne la bellezza struggente .

Le piume delle ali  e delle mostrine candide , come tanti sergenti di un esercito in marcia, sono appena mosse da quel vento di traverso; quella fredda tramontana che li aiuta nel percorso lungo e faticoso.

 Eppure vanno, richiamati dal tempo, alternandosi alla testa del battaglione in marcia; i petti possenti costruiti per il lungo ed estenuante volo, le ali forti ,instancabili. Inseguono la via da sempre, sempre la stessa anno dopo anno, secolo dopo secolo, inseguendo il  meraviglioso mistero della vita
Il volantino ora si sta avvicinando allo stormo selvatico; attaccato alla zampetta ha una fettuccia di seta per farlo riconoscere in volo,per far sapere all'uomo quale è la sua parte  su quel palcoscenico immenso .; le ali truccate, sbiancate come i capelli di una star,  per ingannare gli altri ; quasi come una meravigliosa puttana
Si avvicina ,passa oltre, scarta, cabra, ripassa e ricomincia il ballo. Non migra ,lui, è nato vicino all'uomo, e per l'uomo ora lavora da consumato attore

 E come un attore  un poco guascone, compie l'azione che l'uomo ha saputo insegnargli: senza saperlo sta per tradire i suoi simili; con atteggiamenti da vero capo li guida verso la trappola, lassù verso quei monti dalle forme dolci, dal colore arrugginito; verso quell'unico pino verde dove è il suo posatoio.

E gli altri suoi compagni già? sbattono le ali da fermi per attirare quell'esercito di soldati dalle bianche mostrine .

Cabra ancora, gira e rigira una volta di più; poi si posa veloce e sta a guardare, torcendo il collo delicato a destra e a manca. L'occhio vigile ed attento
Il mucchio selvaggio ora non si può fermare, qualcosa o qualcuno gli ha detto che è arrivato il momento di avvicinarsi a  quelle fronde smosse dal vento freddo della tramontana.

Ore di volo ininterrotto abbisognano di una sosta, e dove, se non proprio tra quei rami accoglienti dove il compagno è atterrato ?

 Tutto lo stormo di colombacci si avvicina veloce al palco, sempre più a tiro di fucile; gli uomini trattengono a stento le grida in gola, la respirazione si fa affannosa, l'adrenalina sale nelle vene

Gli altri cacciatori , quelli nelle parate a terra, diventano piccoli e quasi invisibili; hanno paura a guardare; come se  il bianco dei loro occhi potesse tradirne la presenza. Ma che spettacolo ammirano

Gli uomini sui palchi aspettano abbassati, coperti dagli stessi rami. Sopra di loro solo cielo e colombi.
< Non ancora,»? non ancora, aspettate! >

Nessuno fiata , nessuno si muove, ma pare che la mente possa gridare quest'ordine a tutti i presenti.

 Ed i presenti lo sanno. E' la caccia »?.
Ora gli uccelli sono lì, maestosi, veloci »?»?stupendi ! E sono tanti, tantissimi; sicuramente più della stima fatta da molto lontano.
Ora, ora  si può ! I fucili tuonano; la scarica si sente da lontano; prima quelli alti, sui palchi, poi qualcuno ,tra i più fortunati, anche dalle parate a terra esplode qualche colpo
L'esercito dei pennuti si sbanda, qualcuno cade, colpito»? pochi esemplari ; gli altri fuggono via veloci

Velocemente riprendono il cielo, lasciano quei monti color verde marrone; scappano volando verso quel mare azzurro e poi ,quando la calma abbraccia nuovamente le loro ali di bianco segnate ,virano leggermente a destra e nuovamente compatti vanno verso il Sole che scende

Vanno lontano, verso Ovest .
 Da questi palchi non riusciremo mai a vedere dove poseranno le loro zampe, dove chiuderanno le loro ali.

Guardiamo a Est e a Sud, nel poco spazio che ci concede l'orizzonte ottico; sperando di rivedere ancora una volta la stessa scena, e poi ancora ed ancora.

Una rappresentazione fantastica, che la regia della Natura è capace di regalarci ogni autunno.

E il nostro volantino allungando il delicato collo ci guarda dal suo posatoio, roteando quella testina prima a destra e poi a sinistra

 Ora qualcuno dovrà? scendere da quassù,  per raccogliere i frutti che la natura ci ha regalato .

Pochi in verità?, semplicemente fantastici.
 Renzo stella
2° racconto:
Dedicata agli amici che praticano questa meravigliosa e storica caccia
 Aspettando Palombe
Ottobre, mese d'autunno

Foglie stanche ,rosse.

Cadute sulla terra

Notte che arriva fredda.

Porta tempesta
Mille e mille lampi,di un attimo sfuggente.

Mille e mille ancora che allungan ombre nella scura notte

Nubi invisibili ed altre nere, confuse nel buio
Stelle che lassù state a guardare

Luna che ti nascondi,complice.

Vento che ci porti gocce sul viso, e che disordini  chiome di piante
Fango che incolla le nostre gambe stanche.

Terra che non ha paura.

E poi il sole»?..
E poi il sole, che imperator, dissolve

E mille e mille lampi tacciono timidi

E mille e mille fragori si spengon timorosi
Nubi sciolte a l'aure mattiniera

Luna che splendi, ancor pallida ci lasci

Ombre che si accorciano ,meste.
E noi, bagnati, ad attender ali possenti

Guardando l'orizzonte dove il Sole nasce.

E saranno stormi di uccelli scuri

Che passeranno alti dove il Vento li mena
 Di    Renzo Stella

giamp50

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Risposta #85 il: 21/05/2012 - 22:18
A volte capitano episodi difficili da credere.

Battevo lungo un fosso demaniale con letto molto profondo e vegetazione mista di rovi, canne ed arbusti vari, ed argini con pioppi altissimi e foltissimi di molte decine di anni di età?.

La setterina con sangue spurio, dopo diversi accenni, imbrocca la passata e punta dritta dentro il fosso rimanendo in ferma sull'argine una trentina di metri avanti a  me.

Giro al largo, attento a non far rumore, mi porto una ventina di metri avanti ricercando un punto dove avrei potuto intravvedere l'alzata del probabile fagiano e fermarlo prima che si potesse tuffare tra le ramaglie dei pioppi.

Attendo, la setterina va in guidata e scompare nel fosso. Attendo ancora, e poi il frullo silenzioso, era una femmina, ma non si alza subito, sento lo sfrascare del suo volo dentro il fosso, procede per alcune decine di metri, poi, con lo scudo di un gruppo di pioppi, si alza per gettarsi veloce parallela al fosso sempre dietro ai grossi pioppi.

Non mi ha lasciato un buco di due metri di visibilità?!

Preso dalla rabbia, se non altro per il lavoro svolto dalla canina, calcolo più o meno dove doveva essere arrivata e lascio andare due colpi sulle ramaglie ad una quarantina di metri di distanza ed ad una ventina di altezza, naturalmente senza speranza alcuna.

Salto, non senza difficoltà?, il fosso, richiamo la setter e cerco di capire verso quale rimessa si possa essere diretta.

Procedo, dopo un duecento metri la cagna si arresta di colpo, piega a sinistra, ferma e poi abbocca.

La fagiana era incredibilmente caduta e moribonda colpita sul fianco sinistro.

COLOMBO71

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Risposta #84 il: 13/05/2012 - 19:12
Bravo Giamp, cè un vacchio detto a Livorno che dice Sagacia batte abbandono.. Hai avuto pazzienza e sei stato premiato..

SltC71

giamp50

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Risposta #83 il: 12/05/2012 - 22:18
Non ricordo bene l'anno, ma sempre basandomi sugli anni dei cani, dovrebbe essere stata una apertura ad estatini intorno all''87.

I miei vecchi spinoni correvano sulle praterie di Manitù, stavo cercando in tutti i modi di rifarne qualche altro ma senza risultati, nonostante mi rifacessi alle migliori genealogie esistenti, ma tutti sfaticati!
A quel tempo mi recavo talvolta presso un rivenditore di avicoli per l'acquisto di pulcini, un tipo, diciamo così per carità? di patria, strano e particolare, bugie a gò-gò.

Sotto un gelso centenario, legata a catena, aveva una setterina con evidente sangue spurio, alimentata a carcasse morte.

Mi propose più volte di prenderla, magnificandone le qualità? e dichiarandone un'età? da cucciolona.

Invece avrà? avuto un 15-20 mesi e se voleva affibbiarmela era semplicemente perchè non sapeva che farne dopo esiti precedenti certamente negativi.

La terza volta che mi recai presso di Lui, la setterina spuria mi fece tanta pena per come era tenuta, che le sciolsi la catena e la misi in macchina.

Arrivato a casa, prima di entrare nel cortile, presi il tubo dell'acqua, sapone allo zolfo, lavaggio profondo, asciugatura, antiparassitario. Successivamente sverminatura, vaccinazione ed alimentazione soft.

Dopo un paio di settimane di ambientamento ed attaccamento al nuovo "capo branco", iniziai con qualche breve escursione su terreno. Cerca sostenutissima, passione incontrovertibile e ferma. Mi chiedevo, ma quale sarà? il problema?

Bene mi dissi, passiamo al concreto. Appena uscii dalla porta di casa con il fucile in mano andò a cacciarsi nel posto più lontano ed inaccessibile che poteva.

Riposto il fucile, andai a tirarla fuori da sotto il groviglio di tavole, era terrorizzata, sbavava ed occhi fuori dalle orbite. Cercai in tutti i modi di tranquillizzarla e la lasciai in pace per un'altra settimana vezzeggiandola in continuazione.

La settimana servì anche a me per rifletterci sopra e decidere cosa fare e come procedere, la situazione non era certamente facile e di probabile esito non positivo. Però decisi di provare lo stesso anche spinto dalla grande passione e dalle grandi capacità? di cerca dimostrate senza fucile.

I due maggiori piaceri della canina erano la cerca e la carne cruda.

Andai da un rivenditore di giocattoli ed acquistai una pistola da bambini e relative capsule, dal macellaio dei ritagli di carne, ed iniziai.

Iniziai mettendomela sotto l'ascella sinistra, facendogli annusare la carne fresca, sparando un colpo con la pistola giocattolo e dandogli, non appena calmata, dei ritagli di carne. I primi giorni non fu semplice, allo sparo facevo fatica a tenerla, si agitava e sbavava da paura, però piano piano, giorno dopo giorno, iniziò ad abituarsi ed a capire che dopo il piccolo colpo della capsula ci sarebbe stato il premio.

Andai avanti gradatamente, passai alle capsule del cal.24, poi alle cartuccie del 24, a quelle del cal.12, alle prove in campo con quaglia liberata, ferma, abbattimento e premio.

Nel giro di un tre mesi ogni titubanza fu rimossa e si dimostrò eccellente con una eccezionalità? sulla lepre, ero alle stelle.
Ed arriviamo all'apertura ad estatini su detta, avevo la spinona di grande genealogia di una quindicina di mesi ma che dimostrava poca passione e la setterina spuria in calore.

Agosto molto piovoso, nei campi antistanti la mia casa ancora stoppie, i campi di stoppia con ricacci di erba medica dell'anno precedente della riserva privata confinante arati il venerdì e sabato, le quaglie, che fino ai giorni precedenti stavano dentro, erano venute tutte fuori, speravo che gli altri non se ne fossero accorti.

A notte fonda, lascio la setterina in calore a casa, prendo la spinona e vado a piazzarmi. All'alba ero da solo, non mi sembrava vero.

La spinona si dimostra, come comunque temevo, una completa delusione, sono demoralizzato ed incavolato.

Sono a circa 400mt da casa, dopo poco inizio a sentire i guaiti della setterina che evidentemente mi sentiva e sapeva. Salta la recinzione ed arriva, inizia a cacciare e ferme su ferme, incontenibile!

Dopo un paio di ore arriva un'altro cacciatore, ha un paio di cani, cerco in tutti i modi di stare lontano, sapendo di essere in fallo con la cagna in calore, ma quell'imbecille sembra che lo faccia apposta a venirmi sempre appresso, poi, visto che i suoi non trovavano mentre la mia ogni tanto fermava, si decise a levarsi di torno.

Con l'ultima quaglia finii le cartuccie, è una vergogna dirlo, ma successe proprio così, le precedenti le presi tutte di prima e qualcuna di seconda, quella indiavolata mi mangiò sette cartuccie, mi dette la certezza per due volte che fosse caduta, ma non riuscii ad incarnierala, se ne andò ancora.

Comunque il carniere era più che soddisfaciente e, dopo essere tornato a casa, non ritenni di rifornirmi di cartuccie e ricercarla.

COLOMBO71

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Risposta #82 il: 11/05/2012 - 07:42
Grazie Rimescolo, non sarebbe giusto fare paragoni hai ragione.

Pensa che come mi viene in mente qualsiasi posto ho rivedo alcune foto non riesco a non emozionarmi.

Un abbraccio sincero

C71

Rimescolo

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Risposta #81 il: 10/05/2012 - 19:50
C71 hai vissuto e ci hai regalato un bel racconto, mi hai fatto venire la pelle d'oca,

i cani ci regalano sempre tutto di loro stessi, è il nostro "aspetto" che cambia.

Vedrai che Dea saprà? soddisfarti per quello che è la sua originalità?, non cercare paragoni con la Lady, oltre ad essere due razze diverse, come hai giustamente detto i tempi sono cambiati, ma i cani saranno sempre disponibili e fedeli, in bocca al lupo.

con affetto,

Rimescolo

COLOMBO71

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Risposta #80 il: 10/05/2012 - 15:50
l'ultima beccaccia.

Lady setter bianconera di 15 anni malata di diabete da un anno, dovevo farli due punture al giorno .Fine stagione del gennaio 2006.Come tutti i fine settimana andavamo  nella nostra casetta in campagna ( Chianni,  Prov..di Pisa ). Il giorno succesivo mi svegliai alla solita ora (06:00)per recarmi in uno dei miei soliti posti. Uscito da casa fù travolto da un leggero ma "freddo" vento di tramontana, era una bellissima giornata, arrivato nel posto come sempre la vecchiona si sedette accanto a me alzando lo sguardo nella direzione da dove da anni vedevamo arrivare veloci ombre scure , ne vedemmo una soltanto ma passo cosi vicino che la vecchiona fece un mezzo salto e mi guardò, come per dirmi andiamo cerchiamola. Aspettai che facesse giorno e mi incaminai dove di solito la trovavo ( la rimessa ), chiaramente sapevo di non avere più il cane di una volta, però la sua esperienza e la sua passione erano superiori alla sua età? . Arrivammo alla prima rimessa e la vecchiona gattonando come se evesse paura di svegliarla si girò e mi guardò,come per dire qui non cè.Prima di arrivare alla seconda rimessa la vecchiona incomincio a cacciare strusciando il petto in terra e ad agitare la coda, gattonò per una quarantina di metri e poi entro in ferma.Al mio "Sù" dette la fogata e la Regina si alzò incolonnandosi verso le cime delle piante sfoglie, ma non gli detti tempo . La vecchiona colpì per l'ultima volta, morì l'estate seguente il 23/07/2006.Il vuoto lasciato da Lady fù immenso, non è stato facile separami da lei dopo 15 anni di convivenza.Edesso dopo 6 anni dalla sua morte ho avuto il coraggio di riprendere un cane, Dea Breton di 4 mesi.Non sò sè riuscirò a rifare un cane come  avevo, i tempi sono cambiati e sono cambiato IO..

Un saluto a Lady compagna di vita e di caccia.

C71

giamp50

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Risposta #79 il: 09/05/2012 - 21:17
Le ultime starne veraci.

Siamo nel '79, da poco spostatomi in questa zona, una mattina, probabilmente fine giugno, sulla stradina bianca di accesso alla mia casa vedo un brulicare di pulcini che scappano da tutte le parti, poi i due superbi genitori.

Erano nate nella ripa incolta e calancosa di fronte, più volte trovai il cerchio classico di fatte segno del riposo notturno.

Più volte il mio spinone Gem, dopo spasmodiche filate sulle pasture mi portò sul branco, erano quindici compresi genitori, ma erano furbe, non si facevano avvicinare più di tanto, e per loro e mia fortuna potevano andarsi a rimettere dentro alla riserva privata e salvarsi.

Così mi ci divertii tutta la stagione, ne presi 4 o 5.

Poi purtroppo mi accorsi che qualche altro, cacciatore non si può definire, andava ad aspettarle al confine della riserva per fucilarle ignobilmente a terra.

Chiusa la caccia al 31 Marzo ne rimasero sei.

Non riuscii mai a spiegarmi perchè sistematicamente il martedì, e solo il martedì, tutte e sei, iniziavano la pastura in fondo al campo di erba medica ed arrivavano fino alla mia stradina bianca. E questo per tutto il mese di Aprile.

Alla fine di aprile non le vedevo più, tutto contento pensavo fossero in cova e già? pregustavo una nutrita presenza per la stagione successiva.

Invece scomparvero completamente, i trattamenti primaverili di pesticidi alle colture specializzate le aveva sterminate!

Essersi spostate dalla ripa calancosa ai campi coltivati fu loro fatale.