Questo non è propriamente un racconto di caccia, piuttosto il tentativo di descrivere la suggestione che il mondo della caccia può provocare in un ragazzino di 15 anni. E mentre scrivo ti penso Giagio. Bene, andavo a scuola e l'unica occasione di seguire mio padre era la domenica mattina, quando si usciva a tordi, fringuelli e in genere l'uccellame che si muoveva nelle campagne intorno a Firenze, non troppo lontano, perchè il pranzo domenicale era sacro ed anche perchè il mezzo di locomozione era una lambretta 15o con parabrezza. In quegli anni avvicinandosi il sabato notte io non dormivo e, poichè mio padre aveva il sonno pesante, era mio compito preparare il caffè, poi vestito di tutto punto, stivali di gomma compresi, lo andavo a svegliare, cosa non del tutto scevra di difficoltà?. Ebbene quella mattina mi sentivo proprio male, avevo gli occhi lucidi, rabbrividivo, in una parola, avevo un bel febbrone. Ma non volevo rinunciare per niente al mondo, troppo desideravo l'odore della terra, lo sbrillume delle stelle che impallidivano mentre io, rigorosamente un passo indietro al tiratore, perchè lo era eccome se lo era, zirlavo con il richiamo nero di gomma a mantice, pronto ad avvisare "attento davanti" perchè lui, come me adesso, i tordi era un po' che non li sentiva più. Poi sospiravo la fucilata, espirando forte quando il tordo si accenciava precipitando nella vigna, non ne perdevo uno. Disgrazia, o fortuna non so, volle che quella mattina, forse spinta da un istinto che un uomo non sa, si alzasse anche mia madre, la quale mio "sgamò" subito. Ti senti male, non una domanda un'affermazione ed io "ma cosa dici" ma ero rosso come un peperone. Dopodichè passamo al termometro ed io a cercare di non farlo andare sotto l'ascella, a tenerlo sulla maglia. Niente da fare, il maledetto coso di vetro dichiarò la sua diagnosi, 39 di febbre. A letto di corsa mentre lui se ne andava, ed io sentivo il rombare modesto della lambretta bicolore. Alle 12, minuto più, minuto meno tornò e mi ricordo ancora il mazzetto abbondante di bottacci, non da tutti i giorni, anzi da giorno di festa. Mi sarei messo a piangere. Ebbene, forse voi non ci crederete, ma sono 45 anni che non ho una linea di febbre, posso aver avuto l'influenza, ho preso anche il bronco polmonite (a caccia naturalmente) ma la febbre no, mai più, brutta vigliacca che mi hai privato di un ricordo bellissimo, di quando la caccia era solo magia. ciao a tutti