Giornata d'inverno con Marcello
Il racconto è stato vissuto intorno all'anno 200/2001 e vuole ricordare una delle numerose avventure di caccia alla beccaccia con gli amici specialisti, uno di questi Marcello si distingue per il carattere, la sapienza, la peculiarità e lo stile.
Rifiuta da sempre l'aspetto (non consentito)e maledice chi pratica questa penosa forma di prelievo della regina del bosco, inutile scrivere che chi non è della sua opinione, non va a fargli compagnia per boschi.
Non entra mai nella macchia per poche ore, ma sempre dall'alba al tramonto e con al seguito il "tascapane" con i viveri per la giornata, suoi e del cane, una boccia d'acqua e 1/4 di litro di vino rosso generoso che accompagni la pancetta o la rosticciana di maiale rigorosamente cotta alla brace nell'ora che va da mezzogiorno all'una. Marcello è meticoloso, e quando si avvicina l'ora di pranzo si procura una forcella, preferibilmente di scopa o di orniello, che servirà per infilzare la carne prescelta, salcicce comprese. Pane fresco di forno e alla fine siccome è anche "ghiotto", una noce non manca mai e soprattutto il dolce, che sia cioccolata o panforte, panettone o pandoro poco importa, basta che sia dolce.
Marcello è un omone, sul metro e ottanta, con i suoi 95 kg di peso corporeo è un bel daffare per i suoi ginocchi, tant'è che spesso si aiuta con un bastone, dritto e leggero, non pensate di vedergli un bastone storto e pesante, no lui lo cerca dritto e leggero e sa sempre dove e come trovarlo...e lo trova. Le sue gambe hanno percorso migliaia di km per boschi e tagliate, sempre accompagnato dai suoi fedeli ausiliari, siano essi stati setter inglesi, pointer, o bracchi tedeschi, specialisti e specializzati, in cerca di beccacce.
Non ha mai amato grandi "combriccole", ben che abbia avuto tanti estimatori e amici, e la maggior parte delle giornate di caccia le ha trascorse e vissute insieme al suo amico inseparabile Franco, detto Coltellino, da poco tempo, ormai passato a miglior vita.
Il periodo che mi appresto a descrivere e a ricordare con tanta emozione e rispetto per gli attori coinvolti, per l'ambiente boschivo molto impegnativo, e per il degno e soddisfacente risultato finale, ci riporta in salita verso il Romitorio, Poggio Coronato, da S.Carlo, paese alle pendici del Monte Calvi.
Marcello vive tutt'ora a S.Vincenzo (LI) ma ormai da diversi anni, per raggiunti limiti d'età, non frequenta più attività venatorie, ma solamente meritati riposi e vacanze estive montane, con la moglie Rina.
Siamo alla fine di novembre, una telefonata mi raggiunge e concordiamo una uscita a beccacce con Dik, setter inglese bianco nero, taglia grossa, un bel "testone" e tanta, tantissima capacità di cerca e trattamento della regina in punta di piedi.
Il lavoro nella macelleria mi permette di assentarmi per alcune fughe di caccia, la moglie ormai è sicura di se e ha ricevuto una padronanza del mestiere che le permette di esercitare la vendita al dettaglio delle carni che mi premuro anticipatamente di disporgli nel banco frigo.
Orgoglioso di averla inoltrata in si grande responsabilità ed averne colto di riflesso e direttamente i risultati positivi, parto per l'avventura con Marcello, non prima di aver preparato salcicce (da me amorevolmente prodotte nel laboratorio), e rosticciana che metteremo a "sfrigolare" sulla brace a metà giornata.
Le sette, ora stabilita per la partenza, mi vede puntuale davanti al palazzo dove abita Marcello, che ovviamente si fa trovare pronto, con il pane fresco e il dolce, e con Dik che sembra non capire la mia presenza.
Più tardi, a metà mattinata, sembrò che ci conoscessimo da sempre, una vera delizia vederlo in opera, con accostamenti e ferme a "bloccare" la regina, quasi a ipnotizzarla, e con alcuni riporti decisi e rapidi.
Dimenticavo un dettaglio importante, Marcello mi invitò a usare un suo vecchio automatico cal. 12, (oppure glielo chiesi io, non ricordo)con canna da 60 cilindrica, e ad utilizzare cartucce caricate da lui, miste a qualche dispersante con piombo n°8 di JK6, la regina non avrebbe sofferto se investita da quelle rosate, e così fù.
La mattinata era decisamente fredda e leggermente umida, decidemmo di affrontare i monti che vanno da S.Carlo verso Sassetta, lato solatio, a ridosso della tramontana che soffiava leggera, in quota. Alle venelle incontrammo la prima beccaccia, una regina che aveva l'"argigno" da alcuni giorni in quel luogo e che era già stata scoperta in precedenza da Dik, il quale non esitò a bloccarla nella rimessa facilitandomi il tiro. Dik riporta e Marcello di pochi complimenti mi guarda come a dire lo sapevo, bravo, e si continua l'ascesa verso il romitorio. A ridosso del monte, in perfetta armonia di ambiente misto a rocce e toppe di macchia mediterranea, con sfondo di un paesaggio avvolgente vista mare, il campano di Dik resta muto.
Marcello, complice una sordità maturata durante gli anni di lavoro alla Solvay, e non ultimo alle numerose cartucce sparate alla regina del bosco, con risultati esilaranti per alcune performance ottenute nella lunghissima esperienza vissuta.
Marcello ama ricordare spesso che è stato uno dei pochi specialisti che abbiano avuto la possibilità di fare una coppiola "piena" e due "scempie" a regine involate contemporaneamente sotto la ferma del cane, bravissimo, i miei più sinceri complimenti.
Ma torniamo al campano che Marcello aveva disposto sotto il petto di Dik, tramite una "braca" artigianale di "vacchetta" che veniva indossata dal cane per evitare disturbi sonori all'orecchio e per far sentire al conduttore la posizione dell'ausiliare in cerca.
Mi soffermo sul campano di Dik perchè era veramente da bovino adulto, forse acquistato in montagna durante le vacanze estive. Emetteva un suono cupo tipo don dorodon don .....ma facile da seguire e tale da non disturbare le regine che forse lo confondevano come fosse indossato da mucche al pascolo!
Il campano era muto, e quando si verificava questa particolarità Marcello e ogni cacciatore specialista di beccacce, si accerta emettendo un leggero fischio di richiamo del cane, fiuuu fiuuu, e se questo non si muove o accenna un den, o don del campano, significa che il cane è in ferma sul selvatico.
Abbiamo localizzato il punto di silenzio, conosco il territorio, mi dirigo in fretta in una radura poco distante, Marcello accosta il cane e ad un mio segnale di pronto fa involare la beccaccia che colpisco facilmente. Dik riporta la regina al padrone e dopo i soliti sufficienti compiacimenti si riparte per la collacchia, dove è prevista una sosta pranzo a base di carne che avevo preparato di primo mattino.
Il pomeriggio vede Marcello a passeggio per le strade delle loppole, mentre Dik che nel frattempo si è fidato di me, mi porta ad ispezionare ancora delle rimesse.
La terza regina che avevamo "levato" in tarda mattinata, prima della pausa pranzo, era ritornata sulle sua, termine usato dai beccacciai per definire un ritorno della stessa, di sua spontanea volontà, nello stesso luogo dove era stata involata in precedenza.
Marcello dalla sua saggezza ed esperienza, era lì piazzato a mia insaputa, e con mia profonda e incommisurata soddisfazione, con un tiro di stoccata conquista la terza regina della giornata, la più bella, desiderata e assaporata.
Non abbiamo più spazio per le nostre emozioni, decidiamo di incamminarci per il ritorno, un lungo ritorno nel quale anche Dik sembra essere sazio e saturo di felicità, ci segue a trotterello in silenzio, il campano è stato tolto e il lavoro è terminato.
Il cammino è contornato da ricordi di azioni di caccia e di incontri fortuiti con altri selvatici, un branco rumoroso di colombacci, un lellero pieno di merli che si cibavano dei suoi frutti, un cinghiale che non voleva scappare ma che sembrava volesse giocare con il cane da ferma, uno scoiattolo curioso che saltellava sopra la querce, un temporale che ci aveva bagnato ecc..ecc..
Arrivammo a casa che era ormai l'imbrunire, anche un poco stanchi per il percorso ripido e variegato che avevamo ispezionato con Dik durante la giornata, ma sereni e felici di aver trascorso insieme momenti di autentica passione ed arte, di condivisione e realizzazione di emozioni, con Marcello, Dik, io, le regine e la maestosa natura, in assoluta tranquillità. Grazie Marcello