salve a tutti,penso che al di la di tutti i pensieri, gestire un migratore non sia cosa facile.se la memoria non mi inganna,nelle prime licenze cacciavo i colombi fino al 19 marzo,nel ripasso.a dire il vero(a parte l'annata in corso che dal mio punto di vista è stata più scarsa di avvistamenti),non mi pare che all'epoca ci fossero molti colombi in più di oggi.così come curassero i piccioni meglio di oggi.
è vero che le tecniche di caccia e le munizioni si siano evolute,ma di pari passo si è evoluta anche la specie così da resistere alle pressioni incessanti e per certi versi inconcepibili.l'alimentazione dell'epoca (se mi ricordo)del colombaccio, nei nostri territori,si limitava a ghiande di quercia,ottobre e novembre,e ghiande di leccio da dicembre a febbraio.oggi i colombi si alimentano con cereali vari rimasti nei campi,frutti di alloro,edera,lillatro,sondro ecc...
la faggiola che spesso si trovava nel ghebbio dei colombi di passo,non si trova più,segno secondo me che hanno cambiato abitudini di sostentamento,preferiscono alimentarsi di mais nelle pianure del nord prima di emigrare piuttosto che sostare brevemente nell'appennino(a faggiola).
queste premetto sono supposizioni e constatazioni di un cacciatore, non di uno studioso della specie! quello che ho voluto dire è che certe manifestazioni sono puramente fisiologiche e non devono accanire più di tanto chi pensa diversamente da altri.le teorie hanno validità? quando possono essere messe in pratica,altrimenti sono utopie,però è positivo esprimerle nella maniera in cui possono essere sostenute.
detto questo è ovvio che ognuno sia libero di cacciare il colombo come meglio crede (nel rispetto della legge e della specie)ma convinto sostenitore che nulla è da confondere con la matematica,ci saranno per fortuna ottobri con magnifiche curate e ottobri con colombi diffidenti,ma non solo per mancanza o abbondanza di cibo o per tecniche più o meno professionali,altrimenti che magia sarebbe il passo?
un caro saluto e scusate la lungagnata,
Rimescol