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Non è proprio così. E i lettori di Repubblica avranno al solito capito che si tratta di un favore concesso ai cacciatori. La D'Amico, che sprovveduta non è, farebbe bene a fare un passettino indietro e a considerare la recente sentenza della Corte Costituzionale, che ha messo dei paletti sugli appostamenti “fissi”, considerando irregolari quelli costruiti senza autorizzazione edilizia e paesaggistica (esclusi quelli definiti storici). E' la stessa Corte Costituzionale a definire il regime derogatorio alla costruzione di nuove strutture, sottolineando come le Regioni possano regolamentare per particolari esigenze la cosiddetta edilizia libera. In questo caso quindi è possibile assimilare questi manufatti per esempio alle serre mobili stagionali, sprovviste di struttura in muratura. La regione Toscana e il Veneto, colpite direttamente dalla sentenza della Corte, hanno già definito le nuove regole, disponendo che i capanni da caccia debbano essere facilmente rimovibili e non ancorati al terreno, per evitare ai cacciatori di finire ingarbugliati nel dedalo delle concessioni edilizie. D'Amico e gli animalisti, al di là di ciò che dice chiaramente l'emendamento, introducono il principio del sospetto ad ogni costo e semplicemente dichiarano di non credere alla temporaneità delle strutture. Insomma tanto fumo per nulla.