Caro Terfiro le tue riflessioni mi danno l'occasione per riesumare alcuni concetti che mi stanno a cuore. Partiamo un po' da lontano. Cominciamo con il dire che noi siamo una classe di vecchi, non c'è niente da fare, le percentuali di giovani che si avvicinano al mondo della caccia sono risibili e lo saranno ancora di più in futuro. Questo porta con sè alcune conseguenze, prima fra tutte che la cultura media del cacciatore italiano è abbastanza bassa soprattutto in considerazione che l'interesse verso l'attività venatoria aveva profonde radici nella società operaia e rurale. Niente di male in tutto questo ma ciò ha comportato la necessità di delegare, nella caccia più che in altri campi, il rapporto con le istituzioni e la società a quei pochi i quali avendone le possibilità culturali, il tempo e la voglia potevano rapportarsi con ci amministra. A questo dobbiamo aggiungere l'innato qualunquismo del cacciatore italiano, la diffidenza verso le regole e una sorta di immaturità che privilegia sempre la mancanza di conoscenza. Non è una critica ma hai visto da Te quante visite se si parla in un post di affitto di un capanno, in pratica è come preoccuparsi del foruncolo sul naso mentre stai andando in sala operatoria per un operazione a cuore aperto. Facciamo un passo indietro. Ci siamo fin qui detti che l'ignoranza, intesa come deficit di conoscenza, il qualunquismo etc hanno fatto si che i nostri rappresentanti, salvo alcune eccellenze a livello individuale, non fossero migliori del resto della classe politica italiana. Questo ci ha portato all'attuale stato di cose che è figlio di decisioni prese da pochi e con poca trasparenza. Questa la diagnosi, ora passiamo alla prognosi. Bisogna dire che allo stato attuale è infausta ma non irreversibile. Certo i nostri nemici sono stati capaci di cambiare strategia, lavorarci ai fianchi, costruirsi un sistema lobbistico che ci ucciderà prima che ci accorgiamo di essere feriti mentre noi siamo solo capaci di dire che questo non va bene, che quello non ci serve etc. E veniamo alla terapia. Prendendo esempio dagli Stati Uniti, dove tu eleggi il Tuo rappresentante al Congresso ed a LUI che ti rivolgi direttamente, bisogna cominciare a capire che la nostra difesa deve cominciare dal basso, ed agire sulle realtà locali in primis, piaccia o non piaccia la legge quadro delega all'ente locale la gestione della cosa venatoria e quello che si può fare in Toscana forse non si può fare in Veneto, ed ecco che io plaudo alla Confederazione che rappresenta lo sforzo di localizzare e concentrare i nostri sforzi su realtà tangibili sul territorio di riferimento. E veniamo al Club, in fondo la nostra è una piccola enclave di specialisti ma rappresenta bene le nostre realtà più generali. Anche qui io noto da un lato un attivismo positivo e producente ma che si può ricondurre a pochi, a troppo pochi, mentre non posso fare a meno di rilevare che ci sono alcuni interessi di parte, una scarsa conoscenza dei problemi, un soffuso disinteresse che scivola pericolosamente nell'inerzia. Ed allora nel nostro piccolo bisogna ricominciare da qui, aiutando chi ha la voglia di fare e mi dispiace dirlo ma chiedendo con cortesia a chi non se la sente di farsi da parte e ancora eliminando le fonti dei problemi. Siamo pochi ma Leonida ci ha insegnato che anche pochi, con le giuste motivazioni, possono fare molto. Io l'ho detto e lo ripeto, qui dentro ci sono delle eccellenze, le quali se ben supportate, perchè ci vogliono anche i solerti portatori d'acqua, possono fare molto agendo laddove si possano reperire ascoltatori attenti. La prossima riorganizzazione del Club, se avverrà con successo, è figlia di questa voglia che più che un desiderio è una necessità se vogliamo continuare ad essere ciò che siamo. Ti saluto.